Il tema dell’impegno sociale e
politico dei credenti al tempo di Papa Francesco è un argomento assai
stimolante. Ringrazio la Redazione per l'opportunità di utilizzare questo blog e
spero, considerando la complessità del tema, di poter sviluppare il ragionamento con altri post. Inevitabile non iniziare dal 2013, anno della
sua elezione, Papa Francesco ha testimoniato la vicinanza della Chiesa al
Vangelo ed alle persone, soprattutto agli ultimi. Papa Francesco ha
“testimoniato questa sua indole di misericordia” con parole, scritti e gesti.
Tra i gesti vorrei ricordare i
seguenti: la visita a Lampedusa e le celebrazioni ecumeniche (cioè con altri
rappresentanti di Chiese cristiane) per ricordare i bambini, le donne e gli
uomini morti nel Mediterraneo per cercare di fuggire da siccità, fame, guerre,
mancanza di lavoro; la visita alle industrie di Genova, in cui ha parlato di
lavoro non solo come diritto ma come “unzione” di dignità per le persone; la
richiesta di digiuno e l’affidamento al Signore della Storia in una piazza San
Pietro deserta e scura, durante i terribili giorni della pandemia.
Tra le parole mi riferisco alle
omelie semplici e profonde che quotidianamente comunica presso la Chiesetta di
Santa Marta, in Vaticano. E’ un gesto umile di chi “spezza” la Parola di Dio
per noi che lo ascoltiamo.
Tra gli scritti sono
fondamentali gli accordi del 2018 con la Repubblica popolare cinese per la
emersione della Chiesa cattolica costretta nei decenni nella clandestinità; Il
documento congiunto del 2019 sulla Fratellanza Umana
sottoscritto con il grande Imam di Al Ahzar, Al Tayiib, per promuovere la pace tra persone, popoli e religioni, e per allontanare lo spettro dei fondamentalismi violenti. Dobbiamo
anche ricordare la enciclica del 2015 Laudato
Sì, in cui pone al centro la questione ambientale, collegandola alla
questione sociale e della lotta contro le ingiustizie globali.
Sul tema specifico dell’impegno in politica, Papa Francesco
è conosciuto per una decisa presa di posizione. "Non è opportuno creare un nuovo
partito cattolico". Così ha risposto a Gianni durante l’incontro con le comunità di vita cristiana (cvx) e la lega missionaria studenti d'Italia svoltosi, in Aula Paolo VI Giovedì, 30
aprile 2015.
Gianni
chiedeva: “Santo Padre, io sono Gianni,
vengono dalla CVX dell’Aquila. Siamo impegnati da oltre 30 anni nel volontariato,
nell’associazionismo e nella politica. Allora, nel nostro impegno nella vita
sociale vorremmo che ognuno – specialmente chi è più giovane tra noi –
comprenda che oltre al bene privato, troppo spesso prevalente, esiste un
interesse generale che appartiene alla comunità intera. Santo Padre, quale
discernimento può venirci dalla spiritualità ignaziana per aiutarci a mantenere
vivo il rapporto tra la fede in Gesù Cristo e la responsabilità ad agire sempre
per la costruzione di una società più giusta e solidale? Grazie”.
Papa Francesco ha risposto cosi: “Credo che a questa domanda che tu hai fatto
risponderebbe molto meglio di me padre Bartolomeo Sorge – non so se è qui, no,
non l’ho visto… - Lui è stato uno bravo! Lui è un gesuita che ha aperto la
strada in questo campo della politica. Ma si sente dire: “Noi dobbiamo fondare
un partito cattolico!”. Questa non è la strada. La Chiesa è la comunità dei
cristiani che adora il Padre, va sulla strada del Figlio e riceve il dono dello
Spirito Santo. Non è un partito politico. “No, non diciamo partito, ma… un partito
solo dei cattolici”. Non serve, e non avrà capacità di coinvolgere, perché farà
quello per cui non è stato chiamato. “Ma un cattolico può fare politica?” –
“Deve!” – “Ma un cattolico può immischiarsi in politica?” – “Deve!”. Il beato
Paolo VI, se non sbaglio, ha detto che la politica è una delle forme più alte
della carità, perché cerca il bene comune. “Ma Padre, fare politica non è
facile, perché in questo mondo corrotto… alla fine tu non puoi andare avanti…”.
Cosa vuoi dirmi, che fare politica è un po’ martiriale? Sì. Sì: è una sorta di
martirio. Ma è un martirio quotidiano: cercare il bene comune senza lasciarti
corrompere. Cercare il bene comune pensando le strade più utili per questo, i
mezzi più utili. Cercare il bene comune lavorando nelle piccole cose,
piccoline, da poco… ma si fa. Fare politica è importante: la piccola politica e
la grande politica. Nella Chiesa ci sono tanti cattolici che hanno fatto una
politica non sporca, buona; anche che hanno favorito la pace tra le Nazioni.
Pensate ai cattolici qui, in Italia, del dopoguerra: pensate a De Gasperi.
Pensate alla Francia: Schumann, che ha la causa di beatificazione. Si può
diventare santo facendo politica. E non voglio nominarne più: valgono due
esempi, di quelli che vogliono andare avanti nel bene comune. Fare politica è
martiriale: davvero un lavoro martiriale, perché bisogna andare tutto il giorno
con quell’ideale, tutti i giorni, con quell’ideale di costruire il bene comune.
E anche portare la croce di tanti fallimenti, e anche portare la croce di tanti
peccati. Perché nel mondo è difficile fare il bene in mezzo alla società senza
sporcarsi un poco le mani o il cuore; ma per questo vai a chiedere perdono,
chiedi perdono e continua a farlo. Ma che questo non ti scoraggi. “No, Padre,
io non faccio politica perché non voglio peccare” – “Ma non fai il bene! Vai
avanti, chiedi al Signore che ti aiuti a non peccare, ma se ti sporchi le mani,
chiedi perdono e vai avanti!”. Ma fare, fare…
E lottare per una
società più giusta e solidale. Qual è la soluzione che oggi ci offre questo
mondo globalizzato, per la politica? Semplice: al centro, il denaro. Non l’uomo
e la donna, no. Il denaro. Il dio denaro. Questo al centro. Tutti al servizio
del dio denaro. Ma per questo ciò che non serve al dio denaro si scarta. E ciò
che ci offre oggi il mondo globalizzato è la cultura dello scarto: quello che
non serve, si scarta. Si scartano i bambini, perché non si fanno bambini o
perché si uccidono i bambini prima di nascere. Si scartano gli anziani, perché…
gli anziani non servono… Ma adesso che manca il lavoro vanno a trovare i nonni
perché la pensione ci aiuti! Ma servono momentaneamente. Si scartano, si
abbandonano gli anziani. E adesso, il lavoro si deve diminuire perché il dio
denaro non può fare tutto, e si scartano i giovani: qui, in Italia, giovani dai
25 anni in giù – non voglio sbagliare, correggimi – il 40-41% è senza lavoro.
Si scarta… Ma questo è il cammino della distruzione. Io cattolico guardo dal
balcone? Non si può guardare dal balcone! Immischiati lì! Da’ il meglio di te.
Se il Signore ti chiama a quella vocazione, va’ lì, fai politica. Ti farà
soffrire, forse ti farà peccare, ma il Signore è con te. Chiedi perdono e vai
avanti. Ma non lasciamo che questa cultura dello scarto ci scarti tutti! Scarta
anche il creato, perché il creato ogni giorno viene distrutto di più. Non
dimenticare quella parola del beato Paolo VI: la politica è una delle forme più
alte della carità. Non so se ho risposto…”.
Nei prossimi post proveremo a ripercorrere quali sono state le razioni del mondo cattolico e della politica a queste sfide stimolanti.
Giandiego Carastro