sabato 9 ottobre 2021

CONTRIBUTI PER LA MIGLIORE POLITICA: COSA SIGNIFICA ESSERE ANTIFASCISTI OGGI?

Ebbene sì, questo ciclo di divulgazione storica volge al termine…

Dallo scorso febbraio, abbiamo iniziato a rivolgerci alle lettrici ed ai lettori di questo blog, proponendo la memoria di una coppia di politici del Novecento, legati al PCI ed alla DC . Abbiamo attraversato  decennio, a partire dagli anni Novanta, con Achille Occhetto e Mino Martinazzoli… 

Questa piccola fatica divulgativa si compone sinora di quasi 20 post ed ha l’obiettivo sfidante di contribuire ad aumentare la qualità dell’ offerta formativa del PD nei confronti di iscritti, elettori, dirigenti…

In questi mesi, abbiamo incrociato figure di donne ed uomini che hanno fatto la storia del Novecento e tramite la loro biografia abbiamo affrontato temi di attualità come il ruolo delle donne, il lavoro oggi, il ruolo dei sindaci, la lotta alle mafie…

Adesso mancano tre coppie di figure di rilievo per  PCI e DC da sottoporre alla Vostra attenzione. 

Abbiamo scelto di unire queste ultime narrazioni con una parola chiave: ANTIFASCISMO. Tratteremo, infatti, degli anni Quaranta, Trenta e Venti del secolo scorso.

Per non spendere parole superficiali, si premette la opportunità di ricordare le tante vittime del fascismo e del nazismo in Italia, a partire dai giovani condannati a morte, le cui lettere sono un documento di cultura civile, prima ancora che politica, da preservare e rileggere periodicamente.

Inoltre, come suggerisce il segretario del circolo Matteo: “ Occorrerà approfondire il contesto storico:  l'idea di Mussolini sulla creazione di un uomo nuovo italico, poi ripresa da Hitler nel 1933;  le mire imperiali che hanno portato alla conquista e al milione di morti in Eritrea con i primi campi di concentramento in Libia e le deportazioni degli arabi fino alle isole Tremiti; l'uso del gas nervino da parte di Graziani per piegare la resistenza libica con l’ avallo di Mussolini. Bisognerà raccontare i costi di vite umane e materiali inflitti all'Italia e al mondo tramite il nazismo figlio del fascismo: l'umiliazione dell'essere umano”.

La impresa culturale è vasta, molto al di sopra di questo blog, ma sembra che anche l’attualità la reclami…

Iniziamo,dunque…e lo facciamo con una domanda introduttiva: Cosa significa esser antifascisti oggi? 

Azzardo alcune risposte, in forma volutamente aperta:

Significa conoscere e far conoscere la storia della dittatura fascista sotto il Re Vittorio Emanuele III? Significa conoscere le vicende della Seconda Guerra Mondiale?

Significa aver avuto famigliari uccisi, percossi, incarcerati dai nazifascisti?

Significa impegnarsi a non presentare nelle liste elettorali persone nostalgiche del Ventennio?

Significa iscriversi all’ANPI?

Significa lottare per l’uguaglianza e la dignità di ogni persona, contro tutte le discriminazioni?

Significa partecipare con convinzione e con le bandiere del PD alle celebrazioni per il 25 aprile?

Significa sottoscrivere le proposte di legge di iniziativa popolare contro i cimeli del ventennio?

Significa aderire alle manifestazioni popolari come le spaghettate antifasciste?

Significa opporsi ai sovranismi?

Significa essere antirazzisti?

Significa denunciare il clima di odio che su Internet viene scatenato dagli odiatori di professione contro gli ebrei, le donne, gli stranieri, le persone omosessuali?

Significa impegnarsi nei partiti che si ispirano espressamente ai valori della Costituzione repubblica (nata dalla lotta ideale contro il fascismo) e non hanno paura di dirlo?

Significa promuovere l’ educazione alla Costituzione, alla cittadinanza, alla educazione civica nelle scuole di ogni ordine e grado?

Significa fare i conti con la propria storia di famiglia, come la filosofa Michela Marzano, nel recente libro Stirpe e Vergogna, Edizioni Rizzoli?

Per chi scrive, non si tratta di domande retoriche. Per due motivi: innanzitutto perché i sondaggi ci dicono che l’elettorato italiana ha sempre voglia dell’uomo forte al comando, anche a discapito delle libertà democratiche. In secondo luogo, perché il PD di definisce un partito antifascista (faccio riferimento ad una recente modifica dello Statuto nazionale del partito, che ha inserito espressamente il richiamo all’antifascismo. Anche l’Assemblea Regionale del PD introdurrà questo richiamo all’antifascismo nel proprio Statuto Regionale).

Per provare a scrivere cose non banali sull’argomento, proseguiremo come abbiamo fatto sinora, partendo dalla storia: dedicheremo gli ultimi tre post di divulgazione storica a tre coppie PCI e DC: 

Palmiro Togliatti ed Alcide De Gasperi; 

Don Luigi Sturzo ed Antonio Gramsci; 

Umberto Terracini e Giuseppe Donati. 

Ricorderemo non solo il loro contributo alla storia della libertà in Italia, ma anche al modo in cui affrontarono il ventennio fascista, subendone le conseguenze sulla propria pelle con la morte, la prigionia, l’esilio…

Infine, proveremo a rispondere alle domande sopraelencate, coinvolgendo dirigenti, militanti del partito, docenti, storici, personalità della società civile, al fine di arricchire la nostra indagine…

E’ un finale di ciclo non facile, impegnativo, ma speriamo utile ed arricchente, coinvolgente e calato nell’oggi..

Link:

antifascismo nell'Enciclopedia Treccani

Contro il fascismo - Giacomo Matteotti - Libro - Garzanti - I piccoli grandi libri | IBS

Ultime lettere di condannati a morte e di deportati della Resistenza italiana | Banca dati INSMLI

Italiani, brava gente? - Angelo Del Boca - Libro - Neri Pozza - I colibrì | IBS

Fascismo e società. Storia d'Italia del XX secolo - Pietro Scoppola - Libro Usato - Editalia - | IBS

Autobiografia del fascismo, Renzo De Felice. Giulio Einaudi Editore - ET Storia

Ma perché siamo ancora fascisti? Un conto rimasto aperto - Francesco Filippi - Libro - Mondadori Store

Michela Marzano: «Mio nonno era fascista» - L'Espresso (repubblica.it)

Giandiego Carastro




domenica 3 ottobre 2021

CONTRIBUTI PER LA MIGLIORE POLITICA Intervista all’avv. Laura Carnevali ed al sindacalista Donato Acampora 2° parte

Seconda PARTE

Proseguiamo l’intervista iniziata con il post precedente:  continuiamo ad ascoltare due voci che vivono sulla propria pelle le contraddizioni del mondo del lavoro, o meglio dei lavori: l’avv. Laura Carnevali ed il sindacalista CISL Donato Acampora.

Scuola ed Università, cosa possono fare per i giovani?

Risponde Laura: Occorrerebbe che le scuole e le università aiutino i giovani ad entrare prima nel mercato del lavoro. Per me, i ragazzi dovrebbero essere immessi prima nel mondo professionale, con stage e borse studio, già a 23/25 anni così da poter prendere contatto con il mondo lavorativo, acquisendo esperienza, professionalità e rivendibilità per il futuro. Ecco perché credo fortemente che anche il mondo universitario vada ripensato, o meglio sarebbe opportuno che tutte le Università italiana fossero capaci di offrire ai loro studenti sbocchi professionali ed un maggior contatto con le aziende presenti sul territorio, così da facilitare agli stessi l’ingesso nel mondo professionale. Tutti abbiamo diritto di trovare bei posti di lavoro, ben retribuiti, stimolanti e professionalizzanti; basta pensare che solo chi studia alla Bocconi o alla Luiss sia in grado di effettuare la scalata sociale e professionale.

Risponde Donato: Università e mondo del lavoro sono spesso percepiti come mondi distanti, incapaci di comunicare. Spesso, lo studente, sia durante il percorso scolastico che universitario, si ritrova abbandonato a sé stesso e si riscopre- almeno questa è la sensazione più comune- privo di quegli strumenti e collegamenti utili che lo avviino nel mondo del lavoro. Questo problema occupazionale, a mio avviso, affonda le sue radici in una mancanza di strategia a monte: per gli studenti delle superiori manca difatti, o è molto debole, una guida all’orientamento nella scelta dell’Università giusta che potrà garantire il lavoro del futuro. Analisi di mercato simili possono guidare ed aiutare non solo gli studenti, ma un intero Paese, formandone le competenze per le sfide future. 

Quale il ruolo dei sindacati confederali in questa difficile transizione?

Risponde Laura: Alla luce delle continue crisi, le Marche hanno preso molti schiaffi - dal 2008 ad oggi, tra crisi finanziaria, bancaria, terremoto e Covid – ed i contorni della sicurezza sul lavoro, della giusta retribuzione, della dignità si sono fatti più sottili. Per anni abbiamo sentito dire che le crisi si risolvevano tagliando salari e diritti. Il risultato è stato quello di impoverire tutta la Regione. La realtà ha ampiamente smentito questa tesi, perché è dimostrato dai dati che le aziende che hanno avuto un maggior successo sono quelle che hanno saputo innovare, coinvolgere il territorio, ma anche promuovere processi partecipativi attraverso relazioni sindacali di qualità, ovvero hanno valorizzano le professionalità nella ricerca del miglioramento del benessere lavorativo e formato i lavoratori, creando così un’occupazione di qualità, stabile, adeguatamente remunerata e tutelata.

Parole chiave di una nuova economia ad alto tasso di innovazione sono: il digitale, la transizione energetica, l’economia circolare, la sostenibilità, l'ambientale… queste realtà si contrappongono all’imprenditoria poco illuminata ed a un capitalismo parassitario sempre alla ricerca, a suon di delocalizzazioni, di un proprio paradiso a scapito dell’inferno in terra per qualcun altro. Diversamente i diritti sociali, il lavoro tutelato e di qualità, soprattutto per donne e giovani, sono e saranno necessari per ricomporre un tessuto sociale che l’emergenza Covid ha messo e sta mettendo tutt’ora a dura prova, solo così si potrà rilanciare lo sviluppo e la crescita della nostra Regione. Dai sindacati mi aspetto, quindi dibattiti più accesi, non solo verso le aziende, soprattutto con il mondo politico: è ora che l’abbassamento del cuneo fiscale sugli stipendi diventi un tema caldo, cosìcché siano finalmente garantiti anche nel Bel Paese (come nel resto dei Paesi dell’UE) salari più alti e adeguati al livello della vita in costante rialzo.

Risponde Donato: Sarò netto, il ruolo del Sindacato senza una Politica capace di ascoltare e recepire è nullo, anzi rischia di avere un impatto sociale devastante, soprattutto in un momento come questo, per la comunicativa di contrasto che gli attori in causa a quel punto andrebbero, per parte e per ruolo, a mettere in atto. E’ il momento della concretezza, anche per meglio investire sul futuro grazie ai fondi del Recovery Fund. Da subito una netta riforma delle Pensioni superando definitivamente, e senza inequità, la legge Fornero, in essa prevedere uscite con maggiori flessibilità, specifiche condizioni per le Donne, e garanzie per i giovani; un nuovo patto Sindacati-Governo-Aziende che rinnovi l’attenzione alla sicurezza sui luoghi di lavoro, lo slogan “basta morti sul lavoro” diventi un azione concreta che anticipi gli eventi; una riforma equa del fisco come importante strumento di redistribuzione che favorisca finalmente e realmente i redditi più bassi da lavoro dipendente, quelli che le tasse le hanno sempre pagate. Uno dei limiti che ho sempre riscontrato nel Sindacato, e lo dico dall’interno, è quello di restare troppo ambiguo su temi spesso centrali, oggi ad esempio serve coraggio nel dire che Vaccino e Green Pass sono la chiave per continuare a crescere ed evitare nuove drammatiche chiusure, ma va detto, e con chiarezza; cosi come da tempo serve coraggio nel dire che le competenze vanno premiate, ma bisogna dirlo e nel contempo farlo. L’ambiguità potrà anche garantire al Sindacato un numero maggiore di tesserati, ma non garantisce un futuro al nostro Paese.

Come il PD sta per voi seguendo la tematica del lavoro?

Risponde Laura: Credo fortemente che il nostro partito debba continuare a rimarcare a livello governativo i temi del lavoro mettendoli, come sta facendo, al primo posto.  Un partito serio come il PD deve operare per risolvere i problemi, come sta facendo il ministro Orlando, a differenza della destra che incita il dissenso, non propone idee fattibili,ma alza la voce su tematiche che stanno a cuore alle persone solo per acquisire ì consensi.  Penso al  tema degli stipendi, dell’abbattimento del cuneo fiscale, del mettere un freno ai costanti rialzi delle bollette, del carburante (ricordo che Salvini nel Governo Conte 1 affermava che avrebbe eliminato le accise sui carburanti, beh, non l’ha MAI FATTO!!!) Peraltro questi aumenti di bollette/carburante colpiscono tutti anche perché non sono proporzionali ed è quindi giusto che il Governo intervenga. Mi aspetto, quindi, un partito più tra la gente, che faccia emergere il suo programma e la linea di pensiero, che parli di più agli italiani, continuando a pensare ai più fragili e alle grandi battaglie, come lo ius soli.

Importante la posizione del PD critico verso il RDC nella strutturazione attuale, cosa che ha sempre segnalato, e che ritorni allo spirito del REI (reddito di inclusione del Governo Gentiloni) e, soprattutto, l’attivazione di strumenti specifici indirizzati alla inclusione lavorativa per giovani e disoccupati. Occorrerebbe pensare anche ai sussidi di disoccupazione ovvero a meccanismi in grado di supportare chi perde il lavoro e, al contempo, che i centri per l’impiego siano più tagliati a favorire il ricollocamento di queste persone nel ciclo produttivo.

Un partito che parli di più della “questione degli immobili” in Italia, riforma questa necessaria per ridurre le disuguaglianze ancora oggi esistenti sugli immobili. Ricordo che il sistema attuale non distingue la differenza di valore tra un immobile, a parità di vani, situato al centro di una città o in periferia, invece il valore commerciale dei due è differente!! Ecco quindi che non si tratta di aumentare la tassa sulla casa, ma di ridistribuire i carichi in base al valore vero di mercato. Questo va a beneficio dei cittadini, diversamente oggi il vantaggio è a favore dei più ricchi che dispongono di immobili di valore elevato.

Un partito che dia voce anche alle piccole partite IVA e le PMI, perché non sono i nuovi ricchi, il mondo autonomo non è più quello degli anni ’60 e come tale va ripensato. Vorrei che il partito alzasse di più la voce sulla condizione dei lavoratori, dalla questione dell’abbassamento del cuneo fiscale sul lavoro, a come reimmettere le persone che perdono il loro posto di lavoro (anche a 50 anni) nel mercato… questi dibattiti devono diventare sempre più presenti all’interno delle aule parlamentari. Bisogna far sì che la politica si impegni a favorire le condizioni affinché le imprese aumentino i posti di lavoro e ciò proprio a partire dall’abbassamento del fisco sulle imprese, oltreché dalla riduzione delle trattenute in busta paga, altrimenti non stupiamoci se le grandi imprese (che peraltro hanno importante offerta di manodopera) preferiscono delocalizzare altrove le aziende. Bisognerebbe cercare di far alzare il livello reddituale e salariale dei cittadini, invece di cercare escamotage per creare tassazioni e rincari, ultima tra tutte la tassa sul carboidrato visto il periodo di siccità che ha interessato l’Italia a causa del cambiamento climatico!

Risponde Donato: Il tema “lavoro” è di una complessità inaudita, da sempre il PD prova a muoversi in questa giungla ma, a mio avviso, con azioni spesso troppo soft che non spostano di molto, soprattutto nella percezione di lavoratori ed imprese, l’asticella della competitività. Bene sul cuneo fiscale, un primo passo, ma da solo non esaustivo, serve proseguire rivedendo tutto il tema della tassazione del lavoro, sia verso i lavoratori sia verso le imprese, in special modo per le nuove assunzioni. Incentivi che mirino ad un occupazione buona, stabile, che dia garanzie di reddito e di futuro. Altro tema caldo riguarda le delocalizzazioni, per combatterle serve creare condizioni ed infrastrutture che rendano virtuoso investire nel nostro Paese. Al momento vedo solo tanta demonizzazione e poco realismo verso le imprese, lasciamo gli spot elettorali ai partitini di destra e ritroviamo lo spirito costruttivo intorno al quale nasce il PD. La crescita del nostro paese passa attraverso il suo grado di coesione sociale e la difesa e la creazione di lavoro, distribuendo cosi i benefici dei fondi europei, in questa direzione vanno individuate le giuste soluzioni. Dobbiamo crederci di più.

In conclusione, quali sono le principali riforme che Vi attendete?

Risponde Laura: Mi aspetto norme sull’abbattimento del cuneo fiscale, misure a sostegno di chi perde li lavoro per un certo arco temporale breve (es. un anno), questo finché i centri per l’impegno (sempre entro un anno) non siano in grado di reimmettere le persone (di qualsiasi età) che perdono il posto di lavoro sul mercato. Occorre, quindi, effettuare un generale miglioramento e un perfezionamento delle strutture che già abbiamo.

Risponde Donato: Il tema principale, quando si parla di riforme, sono le risorse economiche di copertura e sono convinto che trovare e destinare le risorse ad un determinato tema non sia un fatto tecnico ma assolutamente politico. Servirà una riforma solidale degli ammortizzatori sociali che esca dall’ottica del corporativismo. Una riforma strutturale dei centri per l’impiego anche assorbendo le attuali agenzie, private, per il lavoro interinale: bisogna uscire dall’ottica della riduzione selvaggia dei costi ed abbracciare la più proficua e prospettica ottica della competenza. Serve una definitiva e solidaristica riforma delle Pensioni (lo accennavo prima) che metta al centro i giovani e le donne. Vanno individuate soluzioni che permettano di superare le disuguaglianze create dalla sperimentale “quota 100” evitando però di tornare alla Fornero, ormai fuori dai radar di tutte le forze politiche. Ci sono già importanti indicazioni che escono dal lavoro dalla Commissione lavoro della Camera (presieduta dal PD Cesare Damiano) che sta svolgendo un lavoro capillare individuando le categorie usuranti, ne sono state individuate già oltre 25, che consentirebbero un uscita anticipata dal lavoro… è solo l’inizio di una discussione e di un lavoro, politico, che si preannuncia comunque molto lungo e complicato (le sensibilità in campo sono molto diverse e spesso troppo attratte dal consenso). Nelle ultime riforme pensionistiche si è sempre parlato di Patto tra le generazioni, è ora di dare il giusto valore a questa affermazione individuando una formula che, al netto delle categorie usuranti, garantisca tutti, in special modo le nuove generazioni. Serve finalmente una concreta riforma del Fisco che riesca ad abbattere il muro dell’evasione, un macigno che affossa il nostro bilancio, anno dopo anno. Non ultimo serve una “legge elettorale” che da un lato sia capace di garantire a chi vince le elezioni condizioni concrete di governabilità e dall’altro garantisca alle opposizioni strumenti concreti di dialogo.

Ringraziamo Laura e Donato per queste preziosi riflessioni!!!

Giandiego Carastro