martedì 1 dicembre 2020

Fratelli tutti: Nessuno si salva da solo

L'Acli Marche prova a fare una sintesi della terza enciclica di Papa Francesco, ringraziamo Giandiego per la segnalazione. 

“Fratelli tutti” è il titolo della terza enciclica di papa Francesco, resa pubblica il 4 ottobre, festa di San Francesco, un documento impossibile da sintetizzare in poche righe, ma dal quale si possono trarre alcune importanti indicazioni, anche per il particolare momento che stiamo vivendo.

Innanzitutto va sottolineata la continuità con l’enciclica “Laudato si’”, dedicata ai problemi del nostro pianeta, la “casa comune”: la fratellanza di cui si parla non riguarda soltanto il rapporto fra gli esseri umani, ma anche il rapporto con il creato. Anche questa enciclica si apre con una analisi dei problemi del mondo di oggi, che ostacolano lo sviluppo della fraternità universale. Il papa denuncia i “segni di un ritorno all’indietro”, in conflitti anacronistici, in “nazionalismi chiusi, esasperati, risentiti e aggressivi” e in molteplici forme di razzismo: “è inaccettabile – scrive il papa – che i cristiani condividano questa mentalità e questi atteggiamenti”.

A questo “mondo chiuso” il papa contrappone “un mondo aperto”, fondato sulla dignità di ogni persona, sulla legge suprema dell’amore fraterno e, come si legge nel sottotitolo dell’enciclica, “sulla fraternità e l’amicizia sociale”. Tutta l’enciclica trae ispirazione dalla parabola del buon samaritano, che ci propone appunto una fraternità universale aperta, “che permette di riconoscere, apprezzare e amare ogni persona al di là della vicinanza fisica, al di là del luogo del mondo dove è nata o dove abita”. Di qui l’invito ad avere “un cuore aperto al mondo intero”, unendo un sano amore per la propria patria all’apertura ai problemi del mondo intero. Dalla sfida di “sognare e pensare un’altra umanità” si passa alle sfide concrete che devono affrontare gli uomini di oggi; il papa riprende così temi a lui cari: il rifiuto della “cultura dello scarto” e del disprezzo per i deboli, il rispetto dei diritti umani, il corretto atteggiamento nei confronti delle migrazioni (vengono riproposti i 4 verbi: “accogliere, proteggere, promuovere e integrare”), “il grande tema del lavoro”, l’aiuto ai poveri consentendo loro “una vita degna mediante il lavoro”.

In una “società pluralista”, la fraternità nel mondo si costruisce sul dialogo, come “riconoscimento del punto di vista dell’altro”; ma si costruisce anche sul superamento dei conflitti, sul perdono reciproco e sulla pace. Da queste convinzioni discende la chiara condanna della guerra (non esiste una guerra giusta) e della pena di morte, definita “inammissibile” e quindi da abolire in tutti i Paesi del mondo. Nella costruzione della fraternità universale un contributo fondamentale deve venire dalle religioni, da tutte le religioni, a partire dal “dialogo tra persone di religioni differenti”.

Nell’enciclica non manca un riferimento alla pandemia che stiamo vivendo, con una indicazione di fondo: “Il vero dramma di questa crisi sarebbe quello di sprecarla”. Il papa riprende quanto aveva affermato nella meditazione del 27 marzo a Piazza San Pietro: “siamo tutti sulla stessa barca”. Siamo tutti fragili e disorientati, ma il virus ci ha fatto comprendere che ci troviamo tutti sulla stessa barca e ci ha reso consapevoli di essere “una comunità mondiale”. Non sprechiamo quindi questa crisi; dobbiamo sconfiggere il Coronavirus, ma ci sono altri virus da sconfiggere: l’egoismo, l’individualismo, il razzismo. Affrontiamoli, consapevoli che siamo fragili, ma convinti anche che “nessuno si salva da solo”.

Fonte "ACLI Marche"

mercoledì 25 novembre 2020

363 giorni all'anno: Donne tra paure e ipocrisie!

Dalla semplice spinta allo schiaffo, dalle minacce alle intimidazioni fino allo stalking, anche nella sua versione cyber, non meno devastante, dal revenge porn alla violenza fisica e sessuale vera e propria fino al femminicidio. Non si tratta solo di scene tratte da fictions televisive, o di titoli a effetto per i TG, sono storie drammaticamente vere, attuali più che mai. Su queste violenze l'ONU ha voluto accendere un faro istituendo, dal 1999, la giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le Donne e di genere. Una giornata simbolo che, insieme all'8 marzo, richiama l'attenzione sul tema e cerca di far sentire meno sole tutte quelle vittime di questo abominio primordiale.

Come Circolo sentiamo l'esigenza di approfondire questo delicato tema e, per capirne di più, abbiamo intervistato la Dott.ssa Giorgia Martelli, criminologa e sociologa.

Chi c’è dietro la violenza di genere? Non solo il 25 novembre e l’8 marzo.

Purtroppo non serve cercare troppo distanti da noi, anzi, si tratta spesso di persone cresciute e che vivono nella nostra società e ancora oggi, alla fine del 2020, poco si fa per analizzarli e tentare di recuperarli. Di violenza nelle relazioni affettive se ne parla prevalentemente in due giornate, il 25 novembre e l’8 marzo, come se gli altri 363 giorni dell’anno non esistesse…

Quando leggiamo di violenze perpetrate ad una donna ci domandiamo cosa stiano provando i suoi figli? Se abbiamo dei vicini particolarmente litigiosi solitamente alziamo il volume della televisione o della radio per non sentire, è più facile e meno rischioso che chiamare le Forze dell’Ordine ed “impicciarsi degli affari altrui” ignorando inoltre che i loro figli stiano assistendo alle violenze.

Oltre alle donne che subiscono violenza ci sono infatti altre figure sulle quali ricadono le azioni dei maltrattanti: gli eventuali figli vittime di violenza assistita, gli orfani speciali nei casi di femminicidio, i familiari delle vittime.

La società patriarcale, della quale ancora portiamo addosso gli strascichi, ci ha insegnato come il maltrattamento sia un modello culturale che apprendiamo ed al quale diamo rinforzo in quanto via semplice alla risoluzione dei problemi emotivi e relazionali. Pensiamo alla violenza come il risultato di un insieme di fattori (culturali, psicologici e sociali) e che non sempre siamo consapevoli di fare del male ad un’altra persona o che ce ne venga fatto, o che lediamo o ci ledano i nostri sentimenti. Sin dalla nascita apprendiamo comportamenti da chi ci circonda, i nostri genitori ci educano in base a come sono stati a loro volta formati ed ancora oggi siamo immersi negli stereotipi come “il maschio non deve mostrare i propri sentimenti”, “le femmine sono fragili e vanno protette” e via dicendo.

La violenza sulla compagna è una nuova forma di droga, gratuita, sempre a disposizione, fare violenza non comporta costi per chi maltratta: dai giovani che cercano unioni a tutti i costi e diventare genitori presto, ai professionisti di mezza età, ai padri disarmati; alcool, depressione, droghe, problemi economici e lavorativi, sono solo alcuni dei fattori di rischio che amplificano la violenza. Chi agisce violenza attribuisce la causa del suo atteggiamento a fattori esterni non dipendenti da se. Il maltrattamento è un processo che l’uomo sceglie di mantenere per ottenere potere e controllo sulla vittima, non è una forma di conflitto coniugale a causa della disparità delle forze in gioco e della ripetuta sottomissione agita.

Qual è l’identikit dell’uomo che agisce violenza nelle relazioni affettive?

Non esiste uno stereotipo del maltrattante o della donna vittima, chiunque è a rischio di subire maltrattamenti ed agire violenza, importante è sensibilizzarci ed aumentare la consapevolezza di cosa producono le nostre azioni nei riguardi degli altri in modo da non agire in modo errato.

L’uomo violento non ha necessariamente disturbi psicopatologici e/o dipendenze da gioco d’azzardo, alcool e droghe. Non tutti i maltrattati sono pericolosi allo stesso modo: gli uomini mentono principalmente per salvaguardare la propria immagine con il mondo esterno, per salvare la reputazione con chi ha intorno e per prevenire le conseguenze legate all’ammissione.

I maltrattanti legittimano la violenza e quando non può essere motivata entra in gioco la negazione, occultando la violenza e le sue conseguenze o attribuendole un altro significato. Alcuni uomini sono convinti che la donna provi piacere nel venire violentata, credono che la vittima sia destinata a recitare il ruolo della preda e che lui abbia il potere. L’uomo ha sempre visto decretata la sua presunta superiorità attraverso l’esercizio del potere misogino e con l’avvento della separazione e del divorzio le donne vittime di violenza hanno trovato il coraggio e la forza di sottrarsi agli abusi.

Tra i fattori di rischio del maltrattante sono state evidenziate alcune caratteristiche ricorrenti tra le quali la scarsa assertività, la scarsa autostima, le scarse competenze sociali, l’abuso di sostanze, la scarsa capacità di autocontrollo, le distorsioni cognitive, l’inadeguata dipendenza, la violenza subita o assistita da bambini o in adolescenza, i precedenti comportamenti violenti, il disturbo antisociale di personalità. Gli uomini violenti non hanno necessariamente subito maltrattamenti nel corso dell’infanzia. I maltrattamenti non dipendono da momentanee perdite di controllo (il “raptus”, termine entrato nel gergo comune ed erroneamente utilizzato per “giustificare” la violenza contro le donne). L’uomo deve essere chiamato a rendere conto dei propri comportamenti abusivi e può essere accompagnato, attraverso trattamenti mirati, in un processo di assunzione di responsabilità e di acquisizione di nuove risposte orientate al rispetto.

Come si possono aiutare gli uomini ad uscire dal circolo della violenza?

Negli ultimi anni anche in Italia si sono sviluppate Associazioni e movimenti che aiutano l’uomo che ha agito violenza sulla propria partner o ex partner a lavorare su se stessi ed evitare di ricommettere gli errori del passato, non è un percorso semplice e non tutti coloro che lo intraprendono poi riescono a portarlo a termine: c’è chi lascia durante il percorso per poi tornare ed altri che abbandonano definitivamente, chi è stato invitato dal proprio avvocato per “fare bella figura” davanti al Giudice pensando di ottenere sconti di pena, chi invece è spinto dall’amore per i figli e chi chiede aiuto per cambiare realmente. Il maltrattante non è recuperabile in tutti i casi purtroppo, il lavoro è lungo, faticoso e non tutti sono disposti a mettersi in gioco per cambiare. Il rischio di recidiva c’è. L’uomo è motivato nell’andare avanti nel percorso quando sa che può perdere la relazione con la compagna e con gli eventuali figli, il cambiamento deve partire da lui in primis. Il maltrattante, seguendo un programma di aiuto, potrà essere in grado di osservarsi in modo critico ed assumersi la responsabilità delle violenze che ha agito. L’obiettivo primario del lavoro con gli uomini autori di violenza è l’assicurare l’incolumità delle donne e dei loro figli.

Solitamente il primo tipo di violenza che scompare dopo aver iniziato il percorso è quella fisica mentre permane la violenza psicologica nei confronti della donna. Con il maltrattante è importante incoraggiare le azioni buone, anticipare le possibili ricadute e prevenire il drop-out (l’uscita dal percorso) così da rinforzare l’adesione al percorso: il drop-out è pericoloso anche per la donna e gli eventuali figli del maltrattante.

Il lavoro con gli autori di violenza può aumentare la sicurezza delle partner (ex partner) e dei minori consentendo risposte più rapide e più informate alle situazioni di rischio. Non esistono interventi privi di rischi ma si cerca di minimizzare il rischio di recidiva. I programmi per autori lavorano in collaborazione con i servizi di supporto per le donne e con gli altri servizi territoriali oltre che con la Magistratura, devono rispettare la Convenzione di Istanbul e forniscono informazioni sugli effetti della violenza aiutando a sviluppare nel maltrattante empatia ed assunzione di responsabilità.

Durante i vari lockdown si è visto un abbassarsi del tasso di femminicidio ma aumentare la violenza, perché?

La violenza di genere non si è fermata con la quarantena per la pandemia, tante sono le problematiche sommerse, le vittime avendo in molti casi il maltrattante in casa, non provano nemmeno a contattare le Associazioni che si occupano di aiutarle.

La casa dovrebbe essere un posto sicuro per non contrarre il Covid19 ma non evita di patire maltrattamenti, per le donne che subiscono violenza ed i bambini sottoposti a quella assistita, le mura che li circondano diventano l’inferno: il non potersi muovere liberamente ha frenato il consumo di alcool e stupefacenti, la prostituzione, il gioco d’azzardo e le dipendenze che alcuni maltrattanti avevano prima della pandemia facendo ricadere la frustrazione e l’astinenza sulle compagne ed eventuali figli richiusi in qualche metro quadrato.

Il consiglio che va caldamente dato alle donne vittime è di chiudersi in una stanza e chiamare il numero del centro/sportello antiviolenza di zona altrimenti il numero nazionale 1522 (disponibile anche tramite chat), oppure il 112 o infine utilizzando le applicazioni “112 Where ARE U” o “YouPol”.

Ringraziamo la Dott.ssa Martelli per averci fornito un punto di vista più tecnico dell'argomento. Un tema delicatissimo e spesso proprio per questo trattato come un tabù, pericoloso e sconveniente da affrontare. Invece come Circolo PD di Monte San Vito non solo crediamo che serva parlarne ma servono anche una serie di azioni/progetti mirati a creare, anche fosse solo nelle coscienze delle persone, quell'identità civile che superi i generi e guardi ad una società nuova, plurale, paritaria e solidale. In questo senso stiamo formando un "Gruppo di Azione" tutto al femminile che tratterà, per il Circolo, diverse tematiche sociali oltre che politiche.

Un abbraccio di genere,

La Redazione

venerdì 20 novembre 2020

L'opinione: Sassoli, riformista o sovranista?

E poi succede quello che non ti aspetti, David Sassoli, attuale Presidente del Parlamento Europeo, chiede, o auspica, che "l'Europa cancelli i debiti contratti dai governi durante il periodo della pandemia", ed aggiunge, "non è accettabile che essi ricadano sui cittadini e sulle generazioni future, si abbia la capacità di scelte forti e coraggiose". Quello che non ti aspetti non tanto per la dichiarazione in se, ma per lo spessore stesso del dichiarante, per la sua cultura concertativa e politica, per la sua storia e non ultimo per il ruolo che ricopre. Di sicuro le sue parole, se lette con il giusto spirito critico e ripulite dalle immondizie populiste di questi anni sul tema, aprono negli organismi europei ad una riflessione molto forte, anche se, al momento, questa riflessione sembra molto ben celata, e lo fa soprattutto dal suo interno, non da nazionalista e lontanissimo da ogni possibile lettura sovranista. 

Una simile dichiarazione non può lasciarci indifferenti proprio perché, se non ben perimetrata (e nella dichiarazione il chiaro richiamo al debito del solo periodo di pandemia è centrale) rischierebbe di lasciare ampi spazi di galoppo ai tanti cani sciolti in giro per l'Europa (per l'appunto sovranisti e populisti). Ci piace comunque pensare che questa svolta di pensiero arrivi proprio da un uomo del Partito Democratico, Riformista nell'accezione più nobile del termine, con una visione paternalistica sul futuro prossimo che va oltre l'art.123 del funzionamento dell'Unione Europea stessa, laddove si dice che la BCE non può finanziare gli Stati membri, che va oltre un ragionamento più ampio sugli interessi, esclusivamente politici, delle diverse nazioni europee che per loro interessi interni osteggerebbero tale scelta, che va oltre anche al legittimo pensiero che, tale scelta, potrebbe minare la fiducia dei mercati verso la stessa Banca Centrale Europea. E' difatti un pensiero che "va oltre", di ampio respiro, di visione, probabilmente teso a smuovere e frugare nelle coscienze più statiche, ed egoistiche, dei diversi Governanti europei, europeisti o presunti tali.

Vogliamo credere e sperare che quel vento caldo ed avvolgente creato dal Recovery Fund, purtroppo anch'esso ancora ostaggio di alcuni veti, i soliti, sappia ancora soffiare e gonfiare non solo i membri delle Governance, ma le vele di quei Paesi che, da quel vento, potrebbero recuperare il gap economico-sociale epocale, a cui loro stessi, con le loro politiche esclusivamente assistenzialiste, si continuano a condannare, a partire dall'Italia. Una seconda possibilità, forse l'ultima, per spingere la così "rinnovata" Unione Europea verso quel futuro da soggetto centrale dell'economia mondiale per cui era nata e per cui ha ancora un senso crederci. Una seconda possibilità anche per rilanciare lo sguardo all'orizzonte dove, offuscato dalle nebbie di incompetenti statisti, c'è ancora il MES, con la sua linea di credito da dedicare alla Sanità, e per questo privo di ogni condizionalità e con tassi largamente inferiori a qualsiasi richiesta di credito attualmente in essere sul mercato. 

Due grandi opportunità per le quali c'è un però, il solito però italiano, o meglio di quell'italietta che vogliamo e dobbiamo superare, essi hanno bisogno di progettualità, ed è proprio li, in quegli spazi di tentennamenti, lunghe riflessioni e colpevoli ritardi che si inseriscono i venditori di fumo. Stavolta dobbiamo essere più bravi di loro, ci sono tutte le condizioni per un rilancio vero, autentico, affidiamoci alle competenze vere. Non perdiamoci in chiacchiere, la sfida stavolta non può essere recuperare le condizioni pre-Covid, non stavamo bene neanche allora, facciamo uno sforzo di memoria, andiamo oltre, basta immaginare un Paese migliore, è ora di costruirlo.

Un abbraccio europeista,

La Redazione



mercoledì 28 ottobre 2020

Meglio il consenso, o la verità?

In storia non vi è alcun dubbio, alla fine, la verità vince sempre. Purtroppo però la "storia" è una sciccheria per i posteri e che, chi deve lavorare sul presente per scriverne le trame, anche se abbagliato dalle luci del consenso, non può, e non deve, permettersi. In questo scenario si muove oggi la nostra "amata" politica imbavagliata dalla sua stessa dialettica, spesso di bandiera e vittima, consenziente, dei duri colpi che la "realtà" sanitaria ed economica gli (o meglio "ci") sta sferrando.  
Lo scenario a cui assistiamo quotidianamente è di una politica destinata a lucrare per pochi spiccioli di vantaggi personali, consapevole che, scherzando col fuoco, prima o poi una fiammata, di quelle forti e dolorose, ci investirà, e saranno dolori per tutti. Possibile che nemmeno un nemico dichiarato come il Covid riesce a farci desistere dalla nostra perenne esigenza di "consenso"? Possibile che non riusciamo a percepire il forte odore di bruciato nemmeno quando a bruciare sono le nostre stesse case? Apriamo gli occhi, e lo faccia la politica tutta, questa emergenza sanitaria, se non affrontata con pragmatismo e visione,  finirà per mandare tutti a casa, un reset politico da cui non si salva nessuno, nemmeno il più viscido tra profeti di sventura. 
Abbiamo avuto mesi per preparare il Paese alla seconda ondata, e ora che è arrivata, puntuale come solo le sventure e le brutte notizie sanno essere, ci accorgiamo di non aver fatto abbastanza, di non aver preparato il Paese all'impatto. Si perchè non basta dire che arriverà la pioggia se poi non si costruiscono ripari, o almeno tanto ombrelli (e non monopattini). E di contro un opposizione che di par suo gridava di aprire quando si chiudeva e di chiudere quando si apriva, nel più classico del bastian contrario, finendo per destabilizzare più l'opinione pubblica che la maggioranza stessa. 
Il nuovo DPCM (24 ottobre) è figlio naturale di tutto questo, si chiude la stalla dopo che i buoi sono usciti e senza aver costruito un bel recinto (ampio, sicuro e condiviso) all'interno del quale difenderli. Abbiamo perso mesi, dalla prima forte ondata del virus, a dibattere su come affrontare l'inverno, e ora? Proponiamo alla Scuola la Didattica A Distanza dopo che per mesi ne abbiamo decantato la centralità? Chiudiamo la Cultura accomunandola come pericolosità al più classico aperitivo tra amici e dimenticandoci di esserne il Paese principe per antonomasia? Chiudiamo le attività sportive dopo aver guidato le stesse ad autoregolarsi, e autofinanziarsi, con stringenti protocolli di sicurezza, cosi come hanno fatto anche attività commerciali come Ristoranti e Bar.
Credo che tutto questo faccia male al Paese e faccia ancora più male a noi del PD, noi che, storicamente, dovremmo essere i primi a caricarci sulle spalle il peso delle scelte. Sarebbe ora di imprimere alla "storia" quel cambiamento in cui abbiamo (forse) sempre creduto, accantonando le facili e sterili proposte di assistenzialismo, utile solo per un giro di ruota, e virare la prua verso lidi meno turistici ma più connessi alla realtà, rimettendo al centro del dibattito il vero problema, il Virus, e colpendolo nelle sue debolezze, ovvero rilanciando la Sanità Pubblica e rafforzando i Trasporti con i soldi del MES, pronti da subito, fermi in un limbo di ipocrisie e demagogie a gridare vendetta.
Dopo le elezioni Regionali il nostro segretario, Zingaretti, forse rinvigorito dal pericolo scampato, almeno per le Regioni che il PD è riuscito a difendere, ha iniziato ad invocare un cambio di marcia netto al Governo ma, almeno in apparenza, sembra non crederci nemmeno lui. 
La verità è una pratica faticosa, non sempre (quasi mai) conduce al consenso, ma di sicuro produce stima, questo deve valere per i Governi centrali cosi come per le Regioni, le Province e i Comuni, nessuno deve sentirsi esente da colpe e forse, un giorno, la storia ci ricorderà come quelli che, attraverso la "verità" hanno poi raggiunto il "consenso".

Un abbraccio vero,
La Redazione



mercoledì 21 ottobre 2020

Stiamo meglio nel PD: Motivazioni, visioni, condizioni per stare nel Partito Democratico da cattolici

 

Terza parte

Come scrivevo prima, diversi amici mi invitano a militare in Italia Viva o in Dipende da Noi o in DEMOS o nel nuovo Centro Insieme, poiché mi segnalano diversi limiti del nostro partito.

E’ vero, non dobbiamo nasconderci dietro facili retoriche…ci sono diverse cose da poter migliorare.

Personalmente, indico queste aree di miglioramento con il termine “condizioni” e ne elenco alcune:

Potremo stare tutti meglio nel PD:

A condizione che il PD diventi un luogo dove la formazione della classe dirigente pesi…eccome

Gli studenti universitari hanno il loro libretto. La mia proposta è che anche i militanti ed i loro dirigenti abbiano un loro libretto, nel quale inserire le ore di attività formativa a cui si è preso parte, da discenti, come da docenti. I militanti dovrebbero garantire l’impegno a frequentare almeno 50 ore annuali. I dirigenti invece almeno 100 ore. Per questi ultimi, sarà necessario prevedere una formazione speciale, a seconda che vogliano offrire le proprie energie per candidarsi alle elezioni, oppure dentro gli organismi di partiti, oppure nelle società partecipate dallo Stato, dalle Regioni, dagli enti pubblici.

Non vi spaventate…nel conteggio delle ore, andranno considerate le ore di Assemblea di circolo o i Seminari previsti dalle componenti culturali che compongono il PD oppure le ore di volantinaggio oppure il tempo dedicato a scovare, studiare, condividere con il partito un determinato saggio di cultura, oppure le ore certificate ad esempio dalle Università sui temi di interesse di un partito come il PD.

Il riferimento è all’articolo 35 dello Statuto nazionale del PD, che incentiva la formazione continua, attraverso la Fondazione Costituente.

Potremo stare tutti meglio nel PD:

A condizione che il PD dimostri più chiaramente di avere a cuore la qualità della democrazia interna

Il PD deve adottare al proprio interno i principi espressi dalle leggi regionali sulla partecipazione. Qui citiamo la legge n. 31 del 2020 delle Marche poiché, come sopra riportato, Argomenti2000 ha potuto contribuire alla sua stesura. Inclusione di più punti di vista, trasparenza, fiducia nel dialogo, accountabiliy...sono solo alcuni principi per riformare alla radice la vita dei circoli del PD.

Un secondo elemento sarà quello di valorizzare le componenti! Sul punto vorrei essere chiaro.

Le correnti possono esser di due tipi: d’aria fredda e fanno ammalare; di energia e danno la carica. Ecco una condizione per abitare da cattolici democratico il PD è che esso inizi ad essere animato da componenti che siano correnti di energia, di collegamento tra vita concreta e idee politiche, che facciano circolare nuova linfa. Nel concreto, ipotizzando che ogni circolo convochi 4-5 Assemblee e 8-10 Direttivi per anno solare, ogni riunione dell’Assemblea e del Direttivo dovrebbero essere preceduta da una riflessione delle componenti presenti, in modo da arrivare adeguatamente preparati. Ciò comporta che i Segretari di circolo e le rispettive segreterie programmino per tempo temi e date degli incontri.

La base di questa riflessione è data dalla necessità di dare attuazione all’articolo 1, comma 8 dello Statuto del PD, sul rispetto del pluralismo delle opzioni culturali e delle posizioni politiche come essenziale alla vita di partito.

Potremo stare tutti meglio nel PD: 

A condizione che nel PD siano valutate le competenze dei propri iscritti/intellettuali, non solo dei propri amministratori

Nel PD ci si deve confrontare tra culture politiche, prima ancora che sui nomi da inserire nelle liste elettorali. Altrimenti le persone non si avvicineranno più ai circoli e non ci voteranno perché non ci sarà il sale che anima una sana dialettica politica.

Il PD non può essere solo il partito che elogia i sindaci che ben amministrano. Deve ritornare ad essere il partito di studiosi, studenti, appassionati di politica che pensano, si confrontano, litigano sui temi della cittadinanza, della giustizia, della religione e della laicità. Non solo sindaci, ma anche professori, impiegati, giuristi, architetti, operatori sociali, teologi possono offrire un contributo di pregio…la figura che individuo è quella dell’intellettuale militante, di cui va valorizzato il sapere, la esperienza, lo sguardo critico…

In questo ambito, invito il Partito a non cedere alle lusinghe del “frettolismo” rispetto a come decidere su piani, progetti, opere dal grande impatto sociale ed ambientale. Le sirene del decisionismo democratico, proprie di molti nostri sindaci, non sono un campo fruttuoso. Occorre recuperare, con pazienza, un tema caratteristico dei partiti di centrosinistra: la valorizzazione della partecipazione dei cittadini e dei comitati alla vita delle istituzioni: ascoltare i cittadini PRIMA di una decisione è di sinistra e fa ridurre i contenziosi al TAR o al Consiglio di Stato. Per questo, bisogna stare attenti a non assecondare versioni neoliberali,  incentrate sul “fare di fretta”, richiamandosi al modello del sindaco di destra di Genova. Il PD dovrebbe ricordare un altro modello Genova, quello voluto dalla sindaca pro tempore Marta Vicenzi che dieci anni fa ebbe il coraggio di istituire un “dibattito pubblico”, alla francese sul tema della Gronda di Genova, servendosi di esperti brillanti come il compianto Luigi Bobbio!!!

E’ molto importante aver riattivato il blog del circolo e per questo ringrazio in particolare Matteo e Donato. E’ su questa strada che occorre continuare, anche sfruttando le competenze informatiche apprese durante i mesi di pandemia, chiusi in casa ma collegati tramite Internet con i colleghi, gli amici, etc.

Conclusioni

“Il PD deve porsi l’obiettivo di essere il primo partito dei cattolici”, scriveva qualche anno fa il prof. Fulvio De Giorgi nel saggio Il mito del centro, cattolico? che potete leggere nel libro a cura di Argomenti2000 Il cattolicesimo democratico in ricerca.

E’ un obiettivo a cui tendere insieme, nei prossimi anni.

La motivazione è questa: nel PD, da cattolici democratici, si può essere incisivi.

La visione è da far tremare le vene ai polsi: il PD sia un partito ad impianto berlingueriano ed a trazione morotea.

A patto che siano rispettate le condizioni espresse: un PD che punti concretamente sulla formazione della classe dirigente; un PD di amministratori ed anche di iscritti/intellettuali; un PD che abbia  cuore la democrazia interna.

Sarà un cammino non facile, ma l’obiettivo è sfidante e sono convinto che possa essere condiviso da tanti iscritti e dirigenti del PD, non solo da tante cattoliche e cattolici democratici.

Per conto mio, in questa direzione vorrei poter continuare a dare il mio contributo per i prossimi anni…

Giandiego Carastro

lunedì 19 ottobre 2020

Stiamo meglio nel PD: Motivazioni, visioni, condizioni per stare nel Partito Democratico da cattolici


Seconda parte

La visione in tre punti: antifascismo, cattolicesimo politico, benecomunismo

Il Segretario nazionale del PD Zingaretti ha da tempo lanciato il Congresso delle idee, per dare nuovo slancio ideale al partito, e riposizionarlo in un tempo nuovo, diverso – come ricordavo prima.

Poi è arrivata la pandemia ed il congresso è stato rinviato senza una data certa. Ma prima o poi sarà svolto, e, da cattolico democratico, mi piacerebbe presentare la seguente nuova visione per il bene comune di tutto il PD. Da quando nella società civile era ancora presente lo spirito dell’Ulivo, il movimento popolare di trasformazione sociale che ha animato moltissime realtà a fine anni 90 del secolo scorso, raggiugendo importanti traguardi in tema di adesione all’Unione Europea e di riduzione delle diseguaglianze. Lo spirito dell’Ulivo è esaurito: occorre costruire insieme una nuova visione. Da dove partire?

Vorrei ricordare che un anno fa, a novembre 2019, l’Assemblea nazionale del PD ha modificato lo Statuto del partito: "Il PD è un partito antifascista che ispira la sua azione al pieno sviluppo dell'Art.3 della Costituzione". La modifica collega la qualifica di "partito antifascista" con l'Art.3 della Costituzione italiana che recita: "Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
E' compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese".

La pandemia non ci ha permesso di approfondire questa importante modifica, ma adesso possiamo dire che il PD può creare delle alleanze con i ricercatori che stanno analizzando sotto basi rinnovate il tema della riduzione delle disuguaglianze: penso a Suor Smerilli, a Fabrizio Barca, a Luigino Bruni, a Enrico Giovannini, ed anche gli stessi Zamagni, Becchetti, Rosina che ho citato nei post precedenti.

A mio avviso, il PD del futuro, oltre proporsi come partito antifascista, è destinato ad essere un partito benecomunista e socialcattolico.

Il PD sarà un partito benecomunista, perché tenderà verso la trasformazione profonda del modello economico volto ad implementare resilienza, sostenibilità, prossimità. La Laudato Sì di Papa Francesco e le azioni di G. Thumberg con i ragazzi di Friday for Future hanno tanto da suggerire al partito. Come anche le riflessioni dei cittadini attivi che da anni guardano ai beni comuni come risorsa di rinnovamento (penso a Labsus, o alla Rete dei beni comuni emergenti, etc).

Come diventare partito “benecomunista”?

La prospettiva per me più fertile per il PD sarà quella di proporsi come partito moroteo ad impianto berlingueriano. Cosa voglio dire? Voglio dire che il PD si proporrà come partito con il radicamento nella cura per la qualità costituzionale delle istituzioni ed attivamente proteso verso la difesa dei diritti e dei doveri dei cittadini, soprattutto i più piccoli e poveri.  Provando a dare visibilità alle soggettività benecomuniste presenti nel Paese, che costituiscono il terzo pilastro del vivere civile, insieme alle istituzioni (Comuni, Aree vaste, Regioni, Stato, Unione Europea, Onu…) ed al mercato.

Il PD sarà berlingueriano… mi spiego meglio: il riferimento è al compromesso storico elaborato da Enrico Berliguer, negli anni 70 e che si basava sull’orizzonte di una fusione tra cattolici e comunisti per la trasformazione socio-economica del Paese nell’ottica della riduzione delle diseguaglianze.  Il progetto venne interrotto dal barbaro omicidio di Aldo Moro ad opera delle Brigate Rosse, nel 1978. Tuttavia, questo precedente storico mi porta a proporre di definire il PD “ad impostazione berlingueriana”, dal momento che - come da Statuto nazionale - la  base del PD è e continuerà ad essere plurale, nell’orizzonte unitivo elaborato da E. Berlinguer: cattolici, atei, agnostici, ebrei, islamici, femministe, LGBTQ sono la componente attiva del PD, ciascuno con la ricchezza delle proprie culture politiche di riferimento, come voleva l’allora Segretario del PCI.

Inoltre il PD sarà a trazione morotea…che vuol dire? La impostazione sarà berlingueriana, ma la trazione sarà morotea perché come metodo e direzione il PD si reggerà sul cattolicesimo politico democratico e sociale  che ha ospitato tra le sue file lo statista di Maglie. Come A. Moro ha guidato il processo di inserimento pieno nella dinamica democratica del PSI (anni Sessanta del Novecento) e del PCI (Anni 70 del Novecentro), così adesso la mission dei prossimi decenni sarà guidare il cambiamento ecologista rappresentato da un parte consistente del M5S nella accettazione della dinamica parlamentare e rappresentativa. Certo, il M5S dovrà stemperare l’ardore eccessivo verso la democrazia diretta on-line, ma i processi politici necessitano tempo ed Argomenti 2000 Senigallia può offrire una base di partenza: la legge sulla partecipazione n. 31 del 2020 che ha avuto come primo firmatario Antonio Mastrovincenzo e come relatore Claudio Minardi. E’ una legge trasformativa, basata sulla democrazia deliberativa e partecipativa e che non contrasta la democrazia rappresentativa, ma la arricchisce…C’è già, basta implementarla e praticarla…

Inoltre, il PD sarà a trazione morotea perché il riferimento al ruolo del cattolicesimo politico dentro il PD non riguarda solo l’ingegno di Aldo Moro, ma è rivolto al cattolicesimo universale e sociale: come abbiamo visto nei post precedenti, la Chiesa cattolica (ad esempio con la enciclica Laudato Si ed adesso con la enciclica Tutti Fratellista irrorando di nuova linfa le riflessioni di persone, popoli, istituzioni planetarie: sui seguenti temi: verso nuovo modello di sviluppo che superi la economia che uccide; una ecologia integrata con la giustizia sociale; politiche attive per lavori degni, creativi, partecipati; la strategia del voto con il portafoglio... Il PD potrà utilmente assorbire nel suo tessuto connettivo queste idealità molto concrete…...Continua....

Giandiego Carastro


giovedì 15 ottobre 2020

Stiamo meglio nel PD: Motivazioni, visioni, condizioni per stare nel Partito Democratico da cattolici

Prima parte

Questo è l’ultimo post che dedico al tema “cattolici e politica al tempo di Papa Francesco”. Nei post precedenti abbiano esaminato le novità sociali del Magistero di Papa Francesco alla luce del Concilio Vaticano II (1962-1965), abbiamo accennato alla storia del movimento cattolico rimandando alle opere dello storico Ernesto Preziosi, abbiamo infine approfondito tre distinte posizioni: Stefano Zamagni, Leonardo Becchetti, Alessandro Rosina. Abbiamo concluso il precedente post, citando una riflessione del prof. Riccardo Saccenti che ha dato conto della complessità del mondo cattolico, tra la seconda metà del Novecento ed inizio del nuovo Millennio.

Adesso è mio compito sostenere le ragioni per rimanere o entrare nel Partito Democratico, da cattolici democratici e sociali.

Inizio con alcuni episodi di vita reale, verificatisi durante la campagna per le recenti elezioni regionali. Alcuni amici che hanno votato per Italia Viva mi hanno criticato perché rimango nel PD: per loro è un partito "troppo di sinistra". Amici che hanno votato per Dipende Da Noi (movimento marchigiano vicino al prof. Roberto Mancini) mi hanno mosso una critica speculare: il PD è un partito "troppo che si dice di sinistra, ma in fondo in fondo assai simile alla destra". Dal 4 ottobre, immagino che altri amici mi diranno di andare nel nuovo partito cattolico di centro denominato Insieme, opposto alla destra e alternativo alla sinistra, da poco costituito.

Non sapendo a chi dare retta, e visto che” virtus in medio stat”, rimango nel PD.

Provo a ragionare insieme a Voi, offrendo motivazioni, visioni, condizioni per una presenza fruttuosa del cattolicesimo democratico dentro il PD.

Premessa

Il PD ha una sua identità ed una sua missione. Queste vanno “ritarate” a partire da alcuni fenomeni esterni ed interni. Tra i fenomeni esterni, basti citare la crisi profonda causata dalla pandemia (“Nulla sarà come prima”) oppure la globalizzazione che ha creato agio per le classi medie in alcuni Paesi (vedi Cina) e disagio in altri Paesi (v. Italia). Tra i fatti interni, cito semplicemente la necessità di trovare dei nuovi miti fondatori: infatti, andando a ritroso, si sono esauriti i miti “ delle primarie” (v. gli anni del confronto tra Renzi e Bersani, non a caso entrambi Segretari PD ed entrambi usciti dal loro ex partito..), della buona politica (il riferimento è alle lezioni del primo Segretario nazionale W. Veltroni) e dell’Ulivo (cioè di quel fermento sociale che ha  non solo spinto ma addirittura “spintonato” i dirigenti del PPI-Margherita, dei Repubblicani, degli ambientalisti, dei socialisti, del PDS-DS a dare una prospettiva politica unica ed unitaria: il PD appunto).

La mia proposta, che riprenderò successivamente, è quella di recuperare la stagione del confronto serrato tra Aldo Moro ed Enrico Berlinguer, in quella stagione che la DC definiva della “solidarietà nazionale” ed il PCI “compromesso storico”.

Nel nostro circolo, fino a qualche tempo fa, era presente una foto della storica stretta di mano tra Berlinguer e Moro.

Quella foto andrebbe riaffissa a Monte San Vito, come in tutti i circoli PD del Paese…

Le motivazioni

Ecco una prima motivazione: è’ opportuno rimanere nel PD, perché il cattolicesimo democratico può essere significativo. Con questo, rispondo indirettamente alle annotazioni dei professori Zamagni e Becchetti per i quali nel PD i cattolici non contano. Nel 2018 e 2019, Argomenti2000 di Senigallia ha avviato una riflessione sulla qualità della partecipazione democratica. Il 5 ottobre 2019, a Senigallia, insieme alla Presidente nazionale di Aip2 Chiara Pignaris ed al Presidente del Consiglio regionale Antonio Mastrovincenzo, le idee hanno preso forma. Grazie al fatto che alcuni di noi di Argomenti2000 erano anche componenti del PD, queste idee sono diventate legge regionale sulla partecipazione n. 31 del 2020. Una legge che trasforma alla radice la partecipazione marchigiana!.A Senigallia, è stato importante il ponte che siamo riusciti a costruire tra società civile riflessiva, partiti, istituzioni regionali. E’ stato importante il ruolo della coordinatrice di Argomenti2000 Senigallia, Ilaria Ramazzotti, membro dell'Assemblea regionale del PD Marche.

Quindi, da cattolici democratici si può incidere nel PD: è una motivazione in termini di efficacia dei processi.

Ecco una seconda motivazione, forse poco nota: alcuni membri di Argomenti2000 che sono anche iscritti al PD hanno costituito, due anni fa, la componente Progetto Italia Progetto Europa, che ha siglato un patto con l’allora candidato alla Segreteria nazionale Nicola Zingaretti, che il 18 dicembre 2018 ha ringraziato Argomenti2000 per il contributo.

Adesso, Progetto Italia Progetto Europa è una componente del PD, come le tante altre che esistono…Si tratta di una motivazione squisitamente politica per rimanere nel PD, ma assai importante!  ....a breve la seconda parte...

Giandiego Carastro

sabato 3 ottobre 2020

Un nuovo partito di ispirazione cattolica? Ma non è meglio stare nel PD?

PARTE II

Nella pagine finali del suo libro “Cattolici e presenza politica”, Ernesto Preziosi discute anche le posizioni dell’economista Leonardo Becchetti e del demografo Alessandro Rosina.

Becchetti è famoso in Italia per aver lanciato lo slogan del “voto con il portafoglio”: i cittadini possono orientare i mercati acquistando prodotti dotati di certificazione equa e solidale e ambientale. Il docente di Tor Vergata (Roma) propone di costruire una piattaforma/manifesto di una idea di società che sia riferibile al mondo cattolico (anche nel pluralismo di alcune differenze); tale piattaforma andrà ispirata ai valori cristiani nel loro complesso in modo tale da superare la dicotomia del bipolarismo tra valori etici (per così dire “di destra”) e questione sociale (“di sinistra”). Come Stefano Zamagni, anche Becchetti è contrario a che i cattolici siano minoranza insignificante nei partiti esistenti. E’, però, anche contrario a creare un partitino confessionale.

La terza posizione esaminata da E. Preziosi è quella di un demografo: Alessandro Rosina. Egli si distingue sia da Zamagni che da Becchetti.  Per Rosina serve un nuovo modo di intendere l’impegno politico, puntando su un protagonismo dei cattolici che sia diffuso a partire dalle realtà sociali più dinamiche e positive nel territorio del Paese. Non si tratta di partire da cosa il mondo cattolico può offrire, ma da cosa manca al Paese e cosa i cattolici possono dare ad un progetto che risponda a tale mancanza. A giudizio di Preziosi, Rosina chiede di rafforzare una domanda di Paese che possa essere condivisa anche da esponenti di altre culture politiche e sia come la base di una nuova domanda di politica, intorno alla quale i partiti potrebbero spendersi per la costruzione di un’offerta coerente con tale nuova domanda di buona politica.

Abbiamo viste tre posizioni distinte, frutto del mondo cattolico che è un mondo plurale, non monolitico. Sul tema del pluralismo dei cattolici, riporto alcune parole del prof. Riccardo Saccenti, pubblicate proprio sul sito di Argomenti2000 di cui è Presidente nazionale Ernesto Preziosi: “(…) Alla radice della lunga esperienza democratico cristiana vi è però una cruciale ragione storica, il cui valore non è riducibile al semplice fare “l’interesse dei cattolici”, ma risiede piuttosto nell’aver dato forza alla democrazia repubblicana obbligando i cattolici ad un lungo e complesso itinerario che li ha portati non solo ad accettare la democrazia ma soprattutto a maturare essenziali espressioni di coscienza democratica. È questo uno snodo storico essenziale per il paese e certo anche per la Chiesa italiana, che tuttavia sarebbe sbagliato trasformare nell’unico possibile paradigma di riferimento, senza considerare che, fin dall’inizio, la Democrazia Cristiana ha svolto la propria funzione politica rimanendo, finché le condizioni lo hanno permesso e reso necessario, spazio di espressione di un pluralismo culturale che oggi permane e richiede di trovare ricadute politiche vitali e durature che siano fedeli a questo stesso pluralismo.” (http://www.argomenti2000.it/content/se-è-solo-un-problema-di-percentuali).

Nel post successivo e penso conclusivo, vorrei provare a indicare i motivi e le condizioni per una fruttuosa presenza dei cattolici democratici e sociali dentro un partito plurale quale il Partito Democratico.

Giandiego Carastro


mercoledì 30 settembre 2020

Un nuovo partito di ispirazione cattolica? Ma non è meglio stare nel PD?

Parte I

Questo post è suddiviso in due parti, per agevolarne la lettura e vuole presentare tre diverse posizioni sul tema “cattolici e politica al tempo di Papa Francesco”.

Il precedente post del 30 agosto scorso si era concluso con le parole del Presidente nazionale di Argomenti2000, Ernesto Preziosi, che è autore del recente “Cattolici e presenza politica”, Scholè- Morcelliana, 2020. Da parlamentare per il PD nella precedente Legislatura, Preziosi è stato a Monte San Vito, cinque anni fa, per presentare un suo lavoro precedente: “Una sola è la città”, Editrice Ave, 2014. In questo ultimo libro del 2020, Preziosi compie un lavoro da storico qual è, donandoci una approfondita analisi delle motivazioni ecclesiali, sociali, istituzionali che portarono alla fondazione del Partito Popolare, nel 1919, a partire dalla enciclica “Rerum Novarum” di Papa Leone XIII, che tanto affascinò il sacerdote e prosindaco di Caltagirone, Don Luigi Sturzo, fondatore proprio del PP.

Il libro di Preziosi è attuale perché dedica, soprattutto negli ultimi capitoli, una riflessione sull’eventuale partito di ispirazione cattolica e neocentrista che in tanti vorrebbero costituire. E’ di qualche settimana fa la notizia per cui “il partito dei moderati di ispirazione cristiana e popolare potrebbe diventare realtà il 4 ottobre”.  L’economista e docente dell’Alma Mater Stefano Zamagni, ospite del Meeting di Comunione e Liberazione svoltosi a Rimini, ha spiegato che "non si tratterà di una nuova Dc” e che “in Italia abbiamo bisogno di dare vita a un soggetto politico di centro, moderato, autonomo sia dalla destra che dalla sinistra. E ci saranno anche ricadute a livello locale”. (https://it.notizie.yahoo.com/zamagni-il-4-ottobre-penso-via-libera-al-162936981.html). 

Il prof. Zamagni è Presidente della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali e grande conoscitore dell'economia civile, introdotta in Italia dal prof. Antonio Genovesi nel 1700.

Il libro di Preziosi è stato pubblicato molti mesi prima di queste dichiarazioni.

Eppure ci è utile perché ci aiuta a capire meglio la posizione del professore dell’Università di Bologna: Zamagni critica la diaspora dei cattolici negli attuali contenitori partitici (come ad esempio nel PD o in Forza Italia o Italia Viva o Lega o Leu o M5S o Fratelli d’Italia, etc), poiché in tal modo i cattolici si condannano ad essere come la minoranza che sa di restare tale, a meno di gesti compassionevoli della maggioranza. Zamagni esclude anche la via di un partito di cattolici come quello di Sturzo e De Gasperi.  Egli propone una terza via: puntare sull’associazionismo politico che si aggreghi su alcuni punti qualificanti basati sull’ economia civile di mercato (distinta sia dall’ economia di Stato che dall’economia di Mercato). Su queste basi, Zamagni chiede al variegato mondo cattolico di convergere su un nuovo progetto politico che egli definisce “ trasformazionale”.

Probabilmente, a partire dal 4 ottobre sentiremo ancora parlare di questo progetto…


Giandiego Carastro


giovedì 24 settembre 2020

Elezioni Regionali Marche: PD primo partito a Monte San Vito

Abbiamo aspettato che i risultati si consolidassero prima di esprimere la nostra soddisfazione per il risultato (locale e provinciale) che ha visto il PD e la coalizione di Maurizio Mangialardi, a cui va il nostro ringraziamento per l’impegno e il progetto elaborato, raggiungere la maggioranza sulle forze della destra.

Il lavoro fatto dai militanti e simpatizzanti ci soddisfa e indica come l’AZIONE POLITICA MESSA IN ATTO DAL GRUPPO DIRIGENTE SIA RISULTATA VINCENTE E CONTRIBUISCA ALL’AFFERMAZIONE, anche, DEL PARTITO DEMOCRATICO CHE RISULTA IL PRIMO PARTITO A LIVELLO NAZIONALE!!

ANCHE A MONTE SAN VITO IL PD È RISULTATO IL PRIMO PARTITO!!!

E anche il PD PROVINCIALE, guidato dal segretario Sabrina Sartini, vede un risultato importante e, con il 28,68%, si conferma primo partito.

Questa percentuale del PD provinciale ha permesso al Partito Democratico di poter eleggere il secondo consigliere regionale, consentendo l’accesso in consiglio regionale a Manuela Bora (alla quale vanno i nostri migliori auguri di buon lavoro), altrimenti non eletta.

Questi risultati ci impegnano ancora di più a PROSEGUIRE NELL’ATTIVITÀ POLITICA E NELLA COSTRUZIONE DI UN PARTITO APERTO A TUTTI I CITTADINI, non necessariamente tesserati, che hanno a cuore la comunità e condividono le idee.

Il tempo dei capi bastone lo abbiamo archiviato nel 2019 e non tornerà! E questo ha permesso l’avvicinamento di figure nuove (giovani e meno giovani) che credono nella politica e non nel populismo che scomparirà in quanto incapace di dare una visione e guida per il futuro.

Come accade nelle Democrazie prendiamo atto del cambio a livello regionale e auguriamo, per l’interesse dei cittadini, che questa nuova amministrazione, beneficiando dei fondi Europei per i quali ha votato contro sia in Europa che nel parlamento italiano (Acquaroli è uno di quelli), sia capace di utilizzarli bene per risolvere i problemi storici della Regione per i quali sono sempre mancati i soldi.

Nelle Marche dovrebbero arrivare circa 8 miliardi dal Recovery Fund e circa 1 miliardo del MES per la sanità....quindi

BUON LAVORO A TUTTI E ANCORA...GRAZIE!!!!!!!!!!!

https://dati.elezioni.marche.it/votiListe.html


La Redazione

giovedì 17 settembre 2020

Elezioni Regionali 2020: il punto della Segreteria Provinciale PD

Dopo aver presentato tutti i candidati della lista PD per le prossime Elezioni Regionali concludiamo con l'appello al voto del Segretario Provinciale del PD, Sabrina Sartini Speriamo di aver dato a tutti degli spunti di riflessione per scegliere il meglio per la nostra Regione. "Maurizio Mangialardi ha esperienza, capacità e visione, amore per il territorio e spirito di servizio. Maurizio Mangialardi è stato scelto dai Sindaci, da tutto il Partito Democratico e dal centro-sinistra unito. E’ stato scelto nelle e dalle Marche. Ha un #programmachiaro e dettagliato per le #Marche. Insieme a lui, nella provincia di Ancona, nella lista del #PartitoDemocratico ci sono nove candidati, cinque donne e quattro uomini che hanno già dimostrato sul campo, prima di questa esperienza, il loro valore. Anche questi candidati sono stati scelti dai cittadini. Le #Marche sono una #terralibera da decenni, nessuno deve venirci a liberare. Il 20 e 21 settembre si vota per le Marche non per il governo nazionale e le Marche non sono terra di spartizione romana. Si vota per continuare ad avere nelle Marche una #sanitàpubblica, per investire i fondi del Recovery Fund e del Mes, che il centro-destra non ha mai voluto votando sempre contro, per il miglioramento degli #ospedali, per il potenziamento dei #presidisanitariterritoriali, per la riapertura dei #puntinascita e dei punti di #primointervento specie nelle aree interne della Regione, per completare le #infrastruttureviarie (autostrade, ferrovie, aeroporto, porto) e quelle informatiche e telematiche, al servizio dei cittadini e delle imprese. Si vota per mettere mano e concludere in 5 anni la #ricostruzionepostsisma: votare Maurizio Mangialardi significa dare fiducia all’uomo che, da Presidente dell’ANCI, chiese all’allora governo Lega-M5S di introdurre per il terremoto la stessa norma che ha consentito la ricostruzione del ponte di Genova in tempi record. Richiesta bocciata dal centro-destra. Si vota per mantenere alto nelle Marche il vessillo dei diritti civili conquistato in anni di lotte, a cominciare dai diritti delle donne, delle coppie di fatto e di quelle formate da persone dello stesso sesso. Si vota contro il sovranismo e contro la cultura dell’odio. Il voto a Maurizio Mangialardi serve a tutto questo. L’unica sfida vera il 20 e 21 settembre sarà quella tra Maurizio Mangialardi e il candidato del centro-destra. Ogni voto dato a candidati diversi, pur pienamente rispettabile, sarà di fatto un voto regalato alla destra e ai sovranisti. Il 20 e 21 settembre c’è dunque solo un voto utile affinchè le Marche restino libere e progressiste: IL VOTO A MAURIZIO MANGIALARDI!" #mauriziomangialardi #partitodemocratico

Segretaria Provinciale PD

Sabrina Sartini

mercoledì 16 settembre 2020

I nostri candidati alle Elezioni Regionali Marche 2020: Fabio Sturani

Continuiamo con la presentazione dei candidati, di espressione PD, della provincia di Ancona per le prossime Elezioni Amministrative Regionali che si terranno il 20 e 21 SETTEMBRE. 
 
In rigoroso ordine alfabetico andiamo a conoscere: Fabio Sturani
 
Anche per lui il nostro quesito: "Parlaci un po di te, cosa ti ha spinto a candidarti e qual è il tuo progetto per le Marche".

“Ieri è passato. Il domani non è ancora arrivato. Abbiamo solo l’oggi: cominciamo!”  (cit. Madre Teresa di Calcutta)

"Questa citazione riassume perfettamente la necessità di coniugare l'esperienza con una visione prospettica, per realizzare oggi un futuro migliore. La mia esperienza politica inizia nel 1983 nel Consiglio Comunale di Ancona. Due volte Sindaco di Ancona (2001 e nel 2006 sempre eletto al primo turno), con importanti risultati come la riapertura del Teatro delle Muse, l'inaugurazione del Parco del cardeto, il Parco di Posatora, il recupero dell'area in frana, la pedonalizzazione del Corso Garibaldi e l'inaugurazione del Palaindoor di Atletica Leggera. Anche Presidente ANCI Marche e Vice Presidente Nazionale dell'ANCI, con deleghe al Bilancio e Immigrazione. Segretario Nazionale di Federsanità ANCI, occupandomi di Politiche di Integrazione, dai Servizi Sociali dei Comini a quelli Socio-Sanitari delle Aziende Sanitarie. Insieme ai Comini marchigiani ha sostenuto il progetto di Donazione degli Organi all'atto del rinnovo della Carta d'Identità.

Una vita contraddistinta dall'amore e dall'impegno per lo Sport. Agonista in atletica leggera tra le fila della società SEF STAMURA ANCONA. Ho ricoperto diversi ruoli nello sport e per lo sport. Presidente Provinciale e Regionale del CONI fino a diventare Componente del Consiglio e della Giunta Nazionale CONI, rappresentando i comitati regionali. Da giugno 2015 lavora come responsabile della Segreteria del Presidente della regione Marche, Luca Ceriscioli, seguendo direttamente le deleghe alla promozione sportiva e alle politiche giovanili.

Ho deciso di candidarmi perchè ritengo questa campagna elettorale importante e fondamentale per il futuro delle Marche; perchè sostengo con forza la candidatura di Maurizio Mangialardi e credo che sarà un Presidente efficace e autorevole; perchè voglio portare in Consiglio Regionale la mia esperienza e competenza maturata in questi anni nella macchina regionale, nei miei mandati da Sindaco e da Dirigente dello sport e garantire, proprio grazie a questo, lo sport per tutte le cittadine ed i cittadini e promuovere il turismo e l'economia dei territori grazie allo sport; perchè sono abituato ad ascoltare i cittadini e confrontarmi per dare risposte e, con la mia determinazione, ad essere l'uomo dei fatti; perchè desidero condividere le scelte future legate allo sviluppo sostenibile, alla solidarietà, ai servizi alla persona, alla ricostruzione e alla ripresa economica; per favorire l'integrazione e la socializzazione con l'attività motoria e sportiva nella scuola primaria con un uomo di sport in Consiglio regionale; perchè credo che lo sport sia il farmaco più efficace e la scelta più giusta per la salute e la prevenzione attraverso l'attività sportiva.

Ho lanciato lo slogan "7 IDEE PER LE MARCHE" e "7 IDEE PER LO SPORT"

GIOVANI E FUTURO: creare le migliori condizioni per cui le imprese tornino ad investire sul nostro territorio. Settori centrali per la nostra Regione sono il turismo, le nuove tecnologie, l’ambiente, le energie rinnovabili, partendo dalle politiche scolastiche;

SALUTE: mi impegnerò per potenziare l’assistenza nelle strutture residenziali, migliorare e incrementare l’assistenza domiciliare;

LA BUONA AMMINISTRAZIONE: Efficentare e rendere pienamente funzionali gli apparati amministrativi e tecnici;

GREEN E SOSTENIBILITA': Il mio impegno sarà quello di fare in modo che la Regione agisca attraverso Linee Guida rivolte ai Comuni, favorendo una mobilità più sostenibile, attraverso investimenti e incentivi mirati;

CURA E DIFESA DEL TERRITORIO: Il mio impegno sarà quello di adoperarmi per garantire tempi rapidi nella ricostruzione nei luoghi del terremoto, implementare i fondi a difesa della costa, valorizzare i nostri borghi e le nostre città inserendoli in un circuito di turismo “dolce” dal mare alle colline alle montagne;

ANCONA "CITTA' REGIONE": Nell’unica Regione Italiana “plurale”, il ruolo della città capoluogo riveste comunque una grande importanza. Collegare il porto alla grande viabilità significa rendere agevole il trasporto di merci e passeggeri, così come realizzare il nuovo Salesi significa fare dell’Ospedale Regionale di Torrette una cittadella delle Eccellenze sanitarie;

SPORT E ASSOCIAZIONISMO: Lo sport è un diritto di tutti i cittadini, un elemento di civiltà e cultura che dobbiamo sostenere e promuovere. Dobbiamo quindi potenziare gli impianti e sostenere le associazione e le federazioni sportive, per migliorare e incentivare l’accesso allo sport delle fasce di età più giovani e non solo;

VALORE SOCIALE DELLO SPORT: Lo Sport al centro della Società come valore educativo e di integrazione, un piano di prevenzione sociale per la salute della mente e del corpo. Una promozione dello Sport dall'agonismo all'amatoriale. Lo Sport tra i "diversamente abili" come forma di integrazione sociale;

LO SPORT NELLA SCUOLA: La collaborazione con i vari Enti Comunali, Regionali ed anche Nazionali per verificate le disponibilità di utilizzo delle palestre scolastiche per l’attività sportiva degli studenti e, negli orari extrascolastici, e per definite le risorse necessarie per la sanificazione dei locali. Progetti per il mondo dello sport e della scuola primaria. Instaurare la figura dell'insegnante laureato in Scienze Motorie. E progetti per gli over 65 per arrivare al diritto allo Sport per tutti;

SPORT E SALUTE: Investire nello sport come farmaco a basso costo di prevenzione e di salute per tutti, ogni euro investito in attività sportiva comporta un risparmio di ben tre euro nella spesa sanitaria. Dare piena attuazione alla Legge Regionale così da garantire a tutti i ragazzi under 18 la gratuità delle visite mediche sportive per l’attività agonistica;

COLLABORAZIONE TRA ENTI: E’ fondamentale implementare la collaborazione con il mondo sportivo (CONI, CIP, Federazioni ed Enti di Promozione Sportiva) e con i Ministeri interessati a partire da quelli dello Sport, dell’Istruzione e della Sanità. Proponiamo l’utilizzo dei fondi comunitari nella nuova programmazione europea 2021-2027. 

SPORT, TALENTI E SOCIETA': È compito della Regione valorizzare e permettere la crescita di talenti sportivi, sostenendo lo sport agonistico a partire dalla diffusione dei settori giovanili. Un’attività che ha donato e continua a dare alla nostra Regione atleti di caratura nazionale e internazionale che accrescono il senso di appartenenza al territorio e danno visibilità alla regione. In tal senso, per celebrare la storia sportiva marchigiana, va realizzato un Museo dello sport.

TURISMO ED ECOSOSTENIBILITA': Lo sport si distingue anche come strumento di promozione turistica e sviluppo economico del territorio tramite l’organizzazione di manifestazioni, eventi, gare e stages. Più del 12% del flusso turistico viene promosso dallo sport con evidenti ricadute positive sul settore turistico. Favorire, in collaborazione con le varie Federazioni Sportive, eventi ecosostenibili con progetti plastic freee e di recupero e riciclo del materiale sportivo

IMPIANTISTICA SPORTIVA: Riqualificare e mettere a norma gli impianti esistenti utilizzando i fondi comunitari. Rifinanziare il bando per acquisto automezzi per le società sportive. Completare la rete regionale ciclabile. Attrarre Centri Federali Nazionali, completare il censimento degli impianti sportivi, favorire finanziamenti agevolati a tasso zero a favore dei Comuni e delle società sportive. Stilare un protocollo tra la Regione e i quattro Atenei marchigiani per potenziare l’impiantistica dedicata agli studenti universitari e sottoscrivere convenzioni con i Comuni dedicate all’utilizzo diffuso di tali impianti sportivi. Particolare attenzione e collaborazione va rivolta alla Scuola di Scienze Motorie dell’Università di Urbino."
 
Ringraziamo Fabio per aver accettato il nostro invito su questo spazio e vogliamo chiudere aggiungendo un'ultima motivazione, che riguarda tutti noi, e che anche Fabio cita nella sua campagna elettorale: perchè in queste elezioni ci saranno richiesti l'impegno e la responsabilità di votare e far votare, contrastiamo l'astensionismo e diamo un voto utile per le Marche: votiamo Maurizio Mangialardi come presidente della Regione, votiamo Partito Democratico.

 Un abbraccio convinto,

La Redazione