PARTE II
Nella pagine finali del suo
libro “Cattolici e presenza politica”, Ernesto Preziosi discute anche le
posizioni dell’economista Leonardo Becchetti e del demografo Alessandro Rosina.
Becchetti è famoso in Italia
per aver lanciato lo slogan del “voto con il portafoglio”: i cittadini possono
orientare i mercati acquistando prodotti dotati di certificazione equa e
solidale e ambientale. Il docente di Tor Vergata (Roma) propone di costruire
una piattaforma/manifesto di una idea di società che sia riferibile al mondo
cattolico (anche nel pluralismo di alcune differenze); tale piattaforma andrà ispirata
ai valori cristiani nel loro complesso in modo tale da superare la dicotomia
del bipolarismo tra valori etici (per così dire “di destra”) e questione sociale (“di sinistra”). Come Stefano Zamagni, anche Becchetti è contrario a
che i cattolici siano minoranza insignificante nei partiti esistenti. E’, però,
anche contrario a creare un partitino
confessionale.
La terza posizione esaminata da E. Preziosi è quella di un demografo: Alessandro Rosina. Egli si distingue sia da Zamagni che da Becchetti. Per Rosina serve un nuovo modo di intendere l’impegno politico, puntando su un protagonismo dei cattolici che sia diffuso a partire dalle realtà sociali più dinamiche e positive nel territorio del Paese. Non si tratta di partire da cosa il mondo cattolico può offrire, ma da cosa manca al Paese e cosa i cattolici possono dare ad un progetto che risponda a tale mancanza. A giudizio di Preziosi, Rosina chiede di rafforzare una domanda di Paese che possa essere condivisa anche da esponenti di altre culture politiche e sia come la base di una nuova domanda di politica, intorno alla quale i partiti potrebbero spendersi per la costruzione di un’offerta coerente con tale nuova domanda di buona politica.
Abbiamo viste tre posizioni distinte, frutto del mondo cattolico che è un mondo plurale, non monolitico. Sul tema del pluralismo dei cattolici, riporto alcune parole del prof. Riccardo Saccenti, pubblicate proprio sul sito di Argomenti2000 di cui è Presidente nazionale Ernesto Preziosi: “(…) Alla radice della lunga esperienza democratico cristiana vi è però una cruciale ragione storica, il cui valore non è riducibile al semplice fare “l’interesse dei cattolici”, ma risiede piuttosto nell’aver dato forza alla democrazia repubblicana obbligando i cattolici ad un lungo e complesso itinerario che li ha portati non solo ad accettare la democrazia ma soprattutto a maturare essenziali espressioni di coscienza democratica. È questo uno snodo storico essenziale per il paese e certo anche per la Chiesa italiana, che tuttavia sarebbe sbagliato trasformare nell’unico possibile paradigma di riferimento, senza considerare che, fin dall’inizio, la Democrazia Cristiana ha svolto la propria funzione politica rimanendo, finché le condizioni lo hanno permesso e reso necessario, spazio di espressione di un pluralismo culturale che oggi permane e richiede di trovare ricadute politiche vitali e durature che siano fedeli a questo stesso pluralismo.” (http://www.argomenti2000.it/content/se-è-solo-un-problema-di-percentuali).
Nel post successivo e penso conclusivo, vorrei provare a indicare i motivi e le condizioni per una fruttuosa presenza dei cattolici democratici e sociali dentro un partito plurale quale il Partito Democratico.
Giandiego Carastro