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lunedì 1 agosto 2022

Oltre le "Barricate" - Parma 1922 - Italia 2022

BARRICATE DEL 1922

Nell’estate del 1922, in seguito all’inasprirsi delle violenze fasciste contro le organizzazioni e le sedi del movimento operaio e democratico, l’Alleanza del Lavoro proclamò per il 1° agosto 1922 uno sciopero generale nazionale in “difesa delle libertà politiche e sindacali”. Contro la mobilitazione dei lavoratori si scatenò la violenza delle squadre fasciste lungo tutta la penisola.

L’Alleanza del Lavoro sospese lo sciopero il 3 agosto, ma le aggressioni aumentarono e solo in poche città fu organizzata la resistenza alle azioni delle camicie nere. Le spedizioni punitive ebbero così un totale successo con la distruzioni di circoli, cooperative, sindacati, giornali ed amministrazioni popolari.

A Parma, sola eccezione, gli sviluppi dello sciopero furono ben diversi: la città divenne teatro di una resistenza armata alle squadre fasciste che, dopo cinque giorni di combattimenti, risultò vittoriosa. I lavoratori avevano risposto compatti allo sciopero e, forti delle tradizioni locali del sindacalismo rivoluzionario, mostrarono ancora una volta grande capacità di mobilitazione e di combattività.

Con la locuzione fatti di Parma s’intende l’assedio operato dagli squadristi, comandati prima da un quadrumvirato locale e successivamente da Italo Balbo, alla città di Parma in cui si trovavano asserragliati gli Arditi del popolo e le formazioni di difesa proletaria, all’inizio dell’agosto 1922.

Nei primi giorni di agosto vennero perciò mobilitati dal PNF (Partito Nazionale Fascista) circa 10.000 uomini per l’occupazione di Parma, giunti dai paesi del parmense e dalle province limitrofe. La popolazione dell’Oltretorrente e dei rioni Naviglio e Saffi si prepara all’aggressione, innalzando barricate e scavando trincee, volendo difendere ad oltranza le sedi delle organizzazioni proletarie e di quelle centriste conoscendo le devastazioni che i fascisti avevano compiuto in altre località, come nel ravennate, guidati proprio da Italo Balbo. Mentre a livello nazionale lo sciopero si esaurisce in un fallimento completo, a Parma l’idea di resistere si radica sempre di più. Nei quartieri popolari i poteri istituzionali passano al direttorio degli Arditi del Popolo comandati da Guido Picelli. Il 6 agosto, su consiglio anche dell’ufficiale militare al comando della locale Scuola di Applicazione militare, Lodomez, ma soprattutto resisi conto dell’impossibilità di conquistare la città senza scatenare una vera e propria guerra, che avrebbe provocato una carneficina, i fascisti passarono il controllo dell’ordine pubblico all’esercito, impegnandosi a ritirarsi. Fonte: https://www.testeparlantimemorie900.it/

Sembrano davvero lontani i tempi in cui, mossi dalla forte necessità di resistere, i cittadini, i sindacati, e la politica si univano per respingere il nemico "oppressore" fascista.

Il tempo sembra aver cambiato le vicissitudini, negli ultimi anni, soprattutto a sinistra, i partiti hanno preferito dividersi, per rincorrere contenuti distanti, a volte, solo per qualche sfumatura cromatica, piuttosto che unirsi e rilanciare il Paese, insieme e da sinistra, con riforme necessarie. 

In quel 1922 a Parma gli scontri coinvolsero attivamente tutta la popolazione e venne superata ogni polemica politica tra le diverse tendenze: arditi del popolo, sindacalisti corridoniani, confederali, anarchici (Antonio Cieri comandò la resistenza del rione Naviglio), comunisti, popolari, repubblicani e socialisti combatterono, fianco a fianco, le squadre delle camicie nere.

Una lezione di UNITA' che non può essere dispersa ne dal tempo ne da facili populismi, una lezione di RESISTENZA che è utile oggi più che mai, alla vigilia di una tornata elettorale tra le più complicate ed importanti degli ultimi tempi. Una lezione di modernità da ricordare a chi si candita a Rappresentare i valori della Sinistra Riformista. 

Nelle settimane che ci dividono da questa importante tornata elettorale saranno fondamentali le nostre capacità di gurardare oltre quelle "Barricate" e di aprire le nostre sedi, e le nostre liste, a quella società civile che, da molto tempo invano, reclama un centro sinistra capace di rinnovarsi, costruendo un nuovo fronte democratico e liberale che sappia andare oltre le "Barricate", oltre la "Resistenza" per combattere nuovi "sovranismi" e facili "populismi".

Consiglio di lettura: "Oltretorrente" di Pino Cacucci.

Un abbraccio democratico,

Circolo PD Monte San Vito






mercoledì 22 dicembre 2021

Contributi per la migliore politica Don Luigi Sturzo continua a parlarci…

Prima parte dell’intervista al prof. Ernesto Preziosi

Dopo l’intervista a Giorgio Benigni su Antonio Gramsci, presentiamo l’intervista su don Luigi Sturzo rivolta al prof. Ernesto Preziosi.  Nella precedente Legislatura, Preziosi è stato deputato, eletto per il PD, membro della Commissione Bilancio. Dirige il Centro di Ricerca e Studi Storici e sociali ed ha promosso Argomenti2000, associazione di amicizia politica. Tra i suoi recenti saggi: Un altro Risorgimento. Alle origini dell’Azione Cattolica per una biografia di Giovanni Acquaderni, San Paolo edizioni e la curatela di Ci vorrebbe un pensiero, Edizioni Vita e Pensiero, sui 100 anni dell’Università Cattolica. Nel 2015 è venuto al centro Carlo Urbani di Monte San Vito per presentare il suo libro Una sola è la città (Ave).  

Gentile Prof. Preziosi, grazie per il tempo dedicatoci.

Vorrei iniziare con questa domanda: sono 150 anni dalla nascita di don Sturzo. Tra le sue molte opere ed innovazioni, per cosa ricordiamo don Sturzo?

Oltre ai 150 anni dalla nascita, vorrei ricordare che due anni fa è ricorso il centenario dell’Appello ai liberi e forti del 1919, quando don Sturzo ed altri uomini hanno fondato il Partito popolare italiano. L’ importanza del richiamo ai liberi e forti va considerato sia come spinta morale che in termini di metodo. I credenti operano nei diversi contesti storici, offrendo risposte, dando vita a strumenti, che ritengono idonei a raggiungere il fine che è legato al senso stesso dell’impegno politico del cristiano: operare non già per sé o per gli interessi della Chiesa, bensì per il bene comune.

Don Sturzo nasce come un fungo? Oppure il contesto ecclesiale del tempo lo ha aiutato?

Il contesto ecclesiale è fondamentale, penso alla enciclica Rerum Novarum del 1891, prima enciclica che affronta i temi del lavoro, del capitalismo, dei diritti e doveri del lavoratore. Il papa fu Leone XIII, papa Pecci. Papa Pecci inaugura la dottrina sociale della Chiesa, dove tematiche come il lavoro, la società, lo Stato, la centralità della persona umana vengono riaffermate nel contesto della modernità figlia dei Lumi e del Romanticismo. 

Don Sturzo è passato alla storia del Novecento come fondatore del PPI, una partito di programma, non confessionale, nel gennaio del 1919. Dal punto di vista della cultura politica e dei rapporti con il movimento cattolico, cosa accade con la fondazione del PPI nel 1919?

Fondando il PPI, Sturzo mette di fatto fuori gioco i blocchi clerico-moderati e  le relative intese, iniziate già nel 1904, proseguite nelle elezioni di cinque anni dopo e nel 1913 con il Patto Gentiloni. Sturzo, sempre contrario a queste intese, con la sua iniziativa tenta di raccogliere intorno alla proposta programmatica anche quelle che sono le differenti anime del cattolicesimo italiano. 

Don Sturzo non fu solo, quando lanciò l’Appello ai liberi e forti. Quali personalità erano con lui?

Erano diverse e variegate. C’era il conte Santucci, persona ben introdotta in Vaticano e che esprime un orientamento conservatore. Accanto troviamo il murriano pratese Giovanni Bertini (eletto in Parlamento nel 1913 nel collegio di una cittadina a voi vicina, Senigallia), già aderente alla lega democratico-cristiana. Gli agrari della Sicilia sono rappresentati da Antonino Pecoraro, mentre da Rovigo viene l’avvocato Umberto Merlin organizzatore di leghe contadine e operaie. Presente anche Antonio Boggiano-Pico, espressione dell’industria siderurgica e metallurgica genovese.


Può aiutarci meglio a capire i rapporti con il movimento cattolico, con le parrocchie, ed in particolare con l’Azione Cattolica?

Stefano Cavazzoni esponente cattolico milanese, valutava come opportuno il legame del PPI con l’Azione Cattolica. Don Sturzo suonava tasti diversi, cioè quelli della opportuna distinzione. La coscienza politica di un partito nazionale- collegato da un capo all’altro d’Italia - opera non attraverso gli organismi di Azione Cattolica, ma nella coesione spirituale, nella fiducia operativa delle persone. La distinzione, più che il legame. Pur rimanendo fondamentale la formazione delle coscienze, che era ed è un compito specifico dell’Azione Cattolica.

Che idea aveva don Sturzo dei partiti politici?

Per lui, il compito specifico dei partiti politici in democrazia è quello di organizzare il corpo elettorale, prepararlo ed educarlo alla vita pubblica; di essere  intermediario tra gli organismi sociali, il potere delle amministrazione ed i cittadini; di aiutare i cittadini nella difesa dei propri diritti, indurli allo scrupoloso adempimento dei doveri pubblici, correggerne l’istinto demagogico e indirizzare al servizio del pubblico la impulsiva passionalità delle masse.

Nel prossimo post, proveremo ad attualizzare il pensiero di don Luigi Sturzo, sempre in compagnia di Ernesto Preziosi…

Per approfondire:

G. Bianchi, Dopo  Moro: Sturzo, Morcelliana, 2000

L. Ceci, Don Luigi Sturzo, il profeta coraggioso dei temi moderni, SEI, 1996

G. De Rosa, Il primo anno di vita del Partito Popolare Italiano, dalle origini al congresso di Napoli, La nuova cultura, Napoli, 1969.

A. Dessardo, Educazione e Scuola, Studium, 2021

E. Preziosi, Cattolici e presenza politica, Scholé- Morcelliana, 2020

Giandiego Carastro

sabato 4 dicembre 2021

Contributi per la migliore politica Perché Gramsci ha ancora qualcosa da dirci! Seconda Parte

Perché Gramsci ha ancora qualcosa da dirci!

Seconda parte dell’intervista al dott. Giorgio Benigni

….Continuiamo l’intervista al dott. Giorgio Benigni sul pensiero di Antonio Gramsci…

In quali campi del sapere (diritto, sociologica, scienze, tecnologia) il pensiero di Gramsci andrebbe ripreso con vigore?

Di fatto a questa domanda ho già risposto: il posto di Gramsci rientra sia nell’ambito dei filosofi della politica che degli scienziati della politica. Ad esempio, si può pensare ad un parallelismo tra il concetto di egemonia e quello coniato dalla scienza politica di “rendimento istituzionale”. Ma poi Gramsci è anche un critico letterario e un suo posto lo deve avere anche nel campo della filosofia estetica.

Durante la Agora democratica sul ruolo degli intellettuali, svoltasi l'8 novembre, hai citato proprio Gramsci, per le sue riflessioni sul moderno principe, cioè il partito. Perché il PD dovrebbe tornare a frequentare Antonio Gramsci?

Il PD è nato fuggendo Gramsci, la sua solidità, il suo rigore intellettuale ed analitico. E’ nato senza un pensiero, è nato all’insegna della personalizzazione e della leggerezza. Penso all’inconsistenza di una delle allora parole chiave, quella della “contaminazione delle culture”, ecco penso che Gramsci avrebbe inorridito all’idea di un partito nascesse per contaminazione. Tornare a Gramsci significa innanzitutto tornare a studiare.

Ti conosco come cattolico gramsciano. Quali legami tra mondo ecclesiale ed il pensiero di Antonio Gramsci? Nel precedente post ho abbinato la figura di Gramsci a quella di don Luigi Sturzo...che ne pensi? Il Magistero di Papa Francesco ha suggestioni popolane, popolari, di popolo. Sarebbe piaciuto a Gramsci?

Un grande rispetto per Don Sturzo e per I popolari si coglie da tutti gli scritti gramsciani, sia quelli da giornalista sui quotidiani politici sia quelli della prigione. Addirittura in alcuni passaggi viene suggerito un accostamento tra Sturzo e Lutero e il PPI come il soggetto in grado di realizzare una sorta di riforma protestante in Italia. Gramsci è seriamente interrogato dal partito dei “liberi e forti”; non lo liquida come una scontata e anacronistica operazione politica di restaurazione. Ne coglie le novità che sono appunto quelle di un laicato cattolico che vuole diventare classe dirigente e che non si fa più comandare a bacchetta dalle gerarchie ecclesiastiche.

Come valuti la esperienza di questo blog: stiamo facendo memoria di una figura del PCI e di una della DC, per andare alla ricerca di esempi di una migliore politica…

Io ho sempre pensato che la memoria sia fondamentale. Sono laureato in storia e quindi mi viene facile. Se devo pensare ai grandi padri di quello che doveva essere prima l’Ulivo e poi il Partito Democratico non ho dubbi che queste radici siano negli anni 20 del ‘900 e nelle biografie di Luigi Sturzo, Antonio Gramsci e Piero Gobetti.

Stiamo dedicando gli ultimi post di questo ciclo storico a figure che vissero e subirono il fascismo: Togliatti e De Gaperi, Gramsci e Sturzo e poi Terracini e Donati. Cosa vuol dire essere antifascisti oggi? Tanto più che il PD ha cambiato recentemente il proprio Statuto, esplicitando la natura di partito antifascista.

Ecco… potreste intanto cominciare aggiungendo Gobetti, un ragazzo di una rarissima brillantezza intellettuale, che pure da posizioni laiche, capì la portata rivoluzionaria dell’invenzione del partito popolare e dei cattolici impegnati in politica, morto a 25 anni a Parigi forse anche a causa delle percosse e dai pestaggi subiti dagli squadristi quando era in Italia. Penso che partire da queste tre figure, tre cercatori di verità e di libertà, Sturzo, esiliato dal fascismo, Gramsci incarcerato dal fascismo, Gobetti esiliato, bastonato e di fatto ammazzato dal fascismo sia il miglior modo per affermare il carattere consustazialmente antifascista del PD.

Concludiamo, con una domanda di attualità politica: cosa possiamo aspettarci dalla Giunta Gualtieri?

Sicuramente molta serietà. Mi hanno poi molto colpito le visite in Vaticano al Papa e a Parolin in vista del Giubileo. Ha capito che la Capitale non si governa contro il mondo cattolico ma in alleanza con esso.  

Ringraziamo il dott. Giorgio Benigni per queste sue parole competenti e stimolanti. Speriamo di poter continuare la collaborazione nei prossimi anni.

… La prossima intervista riguarderà il pensiero di Don Luigi Sturzo.

Giandiego Carastro


martedì 30 novembre 2021

Contributi per la migliore politica: Perché Gramsci ha ancora qualcosa da dirci! Prima parte

Perché Gramsci ha  ancora qualcosa da dirci!

Prima parte dell’intervista al dott. Giorgio Benigni

Il precedente post è stato dedicato alla presentazione congiunta delle figure di Antonio Gramsci e don Luigi Sturzo.  Adesso, approfondiremo il pensiero di Antonio Gramsci, con una intervista al dott. Giorgio Benigni, analista di politica interna e internazionale, dottore di ricerca in diritto costituzionale italiano e comparato, dirigente PD nel Primo Municipio di Roma, assiduo conoscitore del pensiero di Antonio Gramsci..

Grazie, Giorgio, per aver accolto l’invito a rispondere a questa intervista. Tu hai una intensa esperienza di militante e dirigente del PD in un quartiere centrale di Roma come l’ Esquilino. Puoi parlarci brevemente della vita del tuo circolo PD nella tua realtà territoriale?

Abbiamo tenuto in piedi una comunità politica in uno dei rioni più popolosi e problematici del Primo municipio di Roma pur non avendo ormai da 8 anni, una sede fisica dove riunirci. Siamo stati tra i primi ad utilizzare le piattaforme informatiche in tempi di pandemia ed avviare una serie di incontri e confronti di livello in questa modalità. La tradizione è quella di un circolo anticonformista, dove si ritrovano persone libere che non devono obbedire o “rispondere” a niente e nessuno. Penso che in questi 18 mesi abbiamo dato vita a una sorta di scuola di politica per la qualità e quantità di interventi che abbiamo saputo mettere organizzare.

Ai giovani di oggi, come presenteresti Antonio Gramsci?

Gramsci è stato un uomo che ha cercato sempre la verità. Questo sia prima di andare in carcere che durante la prigionia. Poi è stato un figlio, un marito, un padre attentissimo alle relazioni primarie e a preservarle e proteggerle dal moloch totalitario della politica. Certo è stato un dirigente comunista, ma il suo pensiero, il suo acume, la sua profondità, la sua ricerca in grandissima parte sono sopravvissute alla fine del comunismo. Gramsci ancora oggi è l’intellettuale italiano del ‘900 più studiato nel mondo. Proprio a partire da Paesi che uno non immaginerebbe neppure come gli Stati Uniti.

 In un precedente post su questo blog riportavamo quello stralcio del documentario di Veltroni in cui si diceva che diversi giovani non conoscevano Enrico Berlinguer. A maggior ragione, forse non conoscono Gramsci..Tu hai studiato le opere ed il pensiero di Gramsci. Quali sono le parti sempreverdi del suo pensiero? 

Io l’ho studiato per passione, per corrispondenza nello stile di pensiero. Non a scuola. E’ stato una sorta di rapimento intellettuale. Penso non sia facilissimo accostarsi ai suoi scritti, non ha prodotto un’opera con un titolo, un inizio e una fine. Il suo è uno straordinario flusso di ricerca, pensiero e di esperienza di vita su cui è bello adagiare la propria mente. Ma forse è arrivato il tempo di farlo studiare anche nei programmi scolastici, nei corsi di storia e filosofia. Gramsci è un immenso teorico della politica, e faccio rientrare in questa espressione sia la filosofia che la scienza politica. Quello che per me è fondamentale è che non è un pensatore materialista: la dialettica centrale per lui non è quella servo/padrone ma quella dirigenti/diretti, non esiste nessun determinismo scientifico materialista negli avvenimenti storici, le condizioni materiali da sole non generano iniziative politiche. 

Puoi citarci qualche suo contributo, in tal senso?

Magistrale un suo articolo scritto a 26 anni sul giornale dei socialisti torinesi all’indomani dello scoppio della rivoluzione russa: “la rivoluzione contro il Capitale”, dove il Capitale con la maiuscola è il capolavoro di Carlo Marx che il giovane studente sardo vede completamente smentito dall’iniziativa russa. 

Su cosa si basa, allora, la politica per Gramsci?

Se quindi la politica non segue logiche meramente materiali su quali concetti poggia? La risposta di Gramsci è innanzitutto il partito politico, il “moderno principe”, secondo la famosissima definizione che richiama ed attualizza il pensiero di Niccolò Machiavelli. Certo, per il comunista Gramsci il partito politico è essenzialmente il partito della classe operaia ma sarebbe riduttivo pensare che sia il partito che si limita a fare gli interessi della classe operaia. Nella concezione di Gramsci il partito è quello che fa diventare la classe operaia classe dirigente. Per I meri interessi materiali della classe operaia ci sono i sindacati. E’ un’altra funzione che lui chiama “economico corporativa” per distinguerla da quella del partito che invece è “etico politica”. 

Ci sono ancora altri punti importanti del suo pensiero?

Vengo quindi al terzo grande concetto che a quasi 100 anni dalla sua elaborazione mostra ancora una vitalità e forza straordinaria: l’egemonia. Nella vulgata comune e molto anche grazie alle semplificazioni del pensiero cattolico, il concetto di egemonia è stato di fatto equiparato a quello di volontà di potenza e quindi considerato antitetico a quelli di libertà e pluralismo. Io non penso così. Egemonia, nella definizione che per la prima volta ho letto in un breve scritto di un importante dirigente del Pci, Aldo Tortorella, non è altro che “compiuta capacità di direzione”. Insomma egemonia è quando c’è piena consonanza tra dirigenti e diretti perché questi ultimi riconoscono e si riconoscono consapevolmente, chiaro, non perché manipolati, nell’azione dei dirigenti politici. Il contrario di egemonia quindi non è libertà ma è il contrario, è “dominio”, ovvero un potere esercitato dal dirigente solo con l’uso della forza e senza il consenso del diretto. Ecco, io penso che questi tre concetti, “il partito come moderno principe”, la distinzione tra la “fase economico corporativa e quella etico politica” e il concetto di egemonia siano ancora parole ricche di linfa vitale e di significato.

…continua nel prossimo post…

Giandiego Carastro

giovedì 18 novembre 2021

Contributi per la Migliore Politica: Gramsci e don Sturzo

Gramsci e don Sturzo

Il post precedente è stato dedicato a Palmiro Togliatti e ad Alcide De Gasperi. Ricordo che stiamo affrontando il tema dell’antifascismo a partire da figuredel PCI e della DC che vennero uccise, esiliate, imprigionate dal fascismo. Il seguente post vuole ricordare due figure di politici, che furono anche intellettuali: Antonio Gramsci e Don Luigi Sturzo.

Antonio Gramsci (1891-1937)

Fondatore del Partito Comunista d’Italia il 21 gennaio del 1921, a Livorno. 

Per cosa ricordare Gramsci

Va sicuramente ricordato per il concetto di “egemonia culturale”. Dal sito Pilloledigramsci, possiamo sintetizzarne una spiegazione nel mondo che segue:

- Quanto sia importante il loro ruolo nell'educazione delle classi culturalmente "inferiori", nella creazione di uno spirito critico comune, nel favorire ed incentivare la formazione di pensieri ragionevoli e logici da parte di più persone possibili.

- L'importanza cruciale della classe intellettuale di ogni società. Di quanto essa, attraverso i suoi esponenti, sia determinante nel forgiare il pensiero comune diffuso fra la cittadinanza. La classe intellettuale si manifesta in svariate forme: politici, università, giornalisti, filosofi, letterati, artisti e tante altre figure (oggi potremmo, a determinate condizioni, inserire anche gli influencer?)

- Quanto sia importante il ruolo del partito dell’educare le masse al confronto, all’aggiornamento, allo scambio dei saperi tra cultura accademica e cultura popolare.

Durante il ventennio fascista

Nel 1928, durante il cosiddetto “processone” contro di lui, il Pubblico Ministero affermò: "Per vent'anni dobbiamo impedire a questo cervello di funzionare”.

Il fascismo e Gramsci

Cosa ha comportato per lui il fascismo? Ha comportatol’arresto, l’aggravarsi delle proprie condizioni di salute a cui è seguita la morte nel 1937.

Don Luigi Sturzo (1871-1959)

Fondatore del Partito Popolare Italiano il 18 gennaio del 1919, a Roma.

Per cosa ricordare Sturzo

Per aver intuito la urgenza di un partito di cattolici, programmatico e non clericofascista.

Aver rispettato la dimensione societaria della vita civile, dove né l’egoismo dell’individuo né le pretese dello Stato devono aver eccessiva voce in capitolo,

Aver creato una coscienza europea sui temi della libertà e della democrazia, in tempi di guerre, discriminazioni, lager.

Aver valorizzato la analisi rigorosa dei fatti, prima di esprimere giudizi ideologici

Durante il ventennio fascista

Fu costretto all’esilio, prima in Inghilterra e poi in America, dimettendosi da Segretario del Partito Popolare Italiano.

Il fascismo e  don Sturzo

Cosa ha comportato per lui il fascismo? Ha comportato l’esilio, il ripudio della Santa Sede, la perdita di ogni reputazione non solo politica, ma anche ecclesiale (e per un sacerdote questo è causa di grave sofferenza morale)

Conclusione

L’intellettuale è colui che può aiutare gli iscritti del PD ad interpretare la realtà che stiamo vivendo, che ha coscienza storica e consapevolezza culturale. Può sembrare un tema astratto, ma su di esso si è svolta una Agorà democratica, lo scorso 8 novembre. Il titolo era  “Chi ci aiuta a pensare la realtà?” e sono intervenuti iscritti e non iscritti da Venezia, Roma, dalla Toscana, da Parigi ed anche dalla Germania. On-line, ci siamo chiesti quali intellettuali ci stiano aiutando a pensare la realtà per trasformarla secondo i principi di uguaglianza, libertà e giustizia. Non ci crederete, ma abbiamo parlato anche di Antonio Gramsci!!!

Questa coincidenza ci spinge  a continuare a studiare  il pensiero di Gramsci e di Sturzo.

Intervisteremo diverse personalità che hanno studiato i loro percorsi culturali e politici...

Per approfondire:

Fondazione Gramsci onlus

Homepage | Istituto Luigi Sturzo

Giandiego Carastro

lunedì 25 ottobre 2021

CONTRIBUTI PER LA MIGLIORE POLITICA: Togliatti e De Gasperi

COSA SIGNIFICA ESSERE ANTIFASCISTI OGGI?

Il post del 9 ottobre ha voluto costituire un’ introduzione alla discussione su cosa significhi essere antifascisti oggi, per un partito come il PD che da pochi anni inserito nel proprio Statuto un esplicito richiamo alla sua natura di partito antifascista.


Mai più fascismi:

Queste modeste riflessioni cercano di aiutare il partito a capire il senso di questo aggiornamento statutario.  Ricorderemo Togliatti e De Gasperi, Gramsci e Sturzo, Terracini e Donati. 

Durante l’ elaborazione di questi ultimi post, la cronaca ci ha mostrato come parlare di antifascismo sia quanto mai attuale: l’assalto contro la sede della CGIL nazionale sabato 9 ottobre, l’abbandono di una bomba molotov presso la sede della CGIL di Jesi ci spingono a proseguire in questo nostro scavo storico. Per una coincidenza, mentre noi iniziavamo a chiederci cosa significhi essere antifascisti, i sindacati CGIL-CISL-UIL hanno offerto delle risposte di popolo:  il 16 ottobre, infatti, le organizzazioni sindacali confederali hanno organizzato una manifestazione a Piazza San Giovanni a Roma denominata “Mai più fascismi”. Per gli organizzatori hanno preso parte 200 mila persone provenienti da tutta Italia, con 10 treni speciali ed 800 pullman. Sono intervenuti i rappresentanti nazionali di CGIL, CISL, UIL, Landini, Sbarra, Bombardieri. Per il leader della CGIL, Landini, le forze che si richiamano al fascismo e che usano la violenza devono essere sciolte. Si è antifascisti per garantire la democrazia di tutti e i princìpi della nostra Costituzione. Quella di Piazza San Giovanni non è stata una piazza di parte, ma una manifestazione a difesa della democrazia di tutti. Anche diversi sindacati in Europa e di altre parti del mondo (v. il Brasile) hanno manifestato la propria solidarietà.

Il 9 ottobre avevamo iniziato a raccogliere alcune domande che ci serviranno da bussola per capire cosa significa essere antifascisti oggi, dopo aver ricordato alcune vicende del secolo scorso: torniamo dunque a fare memoria di una figura del PCI e di una della DC.  Questo post è dunque dedicato al ricordo di Palmiro Togliatti ed Alcide De Gasperi. 

Palmiro ed Alcide sono due figure agli antipodi per scelte politiche: la Storia ha voluto che fossero prima alleati nei primi Governi della Repubblica e poi ruvidi avversari in vista delle elezioni del 18 aprile del 1948 (Si racconta l’aneddoto di Togliatti che avrebbe voluto prendere a calci nel sedere Togliatti, una volta vinte le elezioni). Due figure diverse, ma che esprimono un’ idea altissima di politica: non a caso sia Togliatti che De Gasperi oltre a fare politica, ne scrivevano…e molte loro riflessioni sono state poi attuate nella realtà.

Dati biografici di Palmiro Togliatti

Nasce a Genova nel 1893. Aderì al Partito comunista d’Italia nel 1921. Nel 1927 divenne Segretario del partito e ricoprì questa carica fino alla morte, il 21 agosto del 1964. Nel 1934 si trasferì a Mosca; rientrò in italia nel 1944 e promosse la collaborazione delle forze antifasciste. Fu Vicepresidente del Consiglio dei Ministri dal 1944 al 1945 e poi ministro della Giustizia (1945-1946).  Fu membro della Costituente e dal 1948 deputato.

Durante il ventennio fascista

Lo storico Giuseppe Vacca ha delineato alcune caratteristiche dell’opera intellettuale e politica di Palmiro Togliati, noto con l’appellativo di Il Migliore.

L'analisi del fascismo costituì il suo maggior contributo al dibattito dell'Esecutivo del Comintern ( la Terza Internazionale comunista). 

Nel VI Congresso dell'Internazionale (agosto-settembre 1928) egli si oppose alla equiparazione della socialdemocrazia al fascismo e alla politica del "terzo periodo", che riformulava la strategia dell'Internazionale come lotta "classe contro classe" e prospettava la ripresa immediata di una ondata rivoluzionaria, nella quale i partiti comunisti avrebbero dovuto prepararsi all'insurrezione.

Nei primi mesi del 1935 tenne il corso sugli avversari, destinato ai quadri del PCd'I presenti a Mosca. La parte principale di quel corso fu dedicata all'analisi del fascismo.Le Lezioni sul fascismo furono pubblicate per la prima volta nel 1969 e sono considerate l'analisi più approfondita del fascismo fra quelle svolte dai suoi contemporanei.

Togliatti divenne una figura eminente del comunismo internazionale e in questo ruolo, nel 1936, assolse il compito di sostenere con l'attività di propaganda il processo contro l'opposizione trockista, che si concluse con l'esecuzione di Kamenev e Zinov´ev inaugurando la stagione del Grande Terrore.

Nell'articolo Sulle particolarità della rivoluzione spagnola, pubblicato nell'ottobre del 1936, veniva formulata per la prima volta la concezione della "democrazia di tipo nuovo": essa prevedeva una strategia di accesso al potere diversa da quella sperimentata in Russia nel 1917, realizzata con il consenso democratico e non con un putsch, e una forma di stato pluralistico, nel quale le classi lavoratrici avrebbero potuto esercitare la direzione politica senza dover/">dover ricorrere alla dittatura.

Il fascismo e Togliatti

Cosa il fascismo ha comportato per la  vita di Palmiro Togliatti? Ha comportato moltissimi anni di esilio dall’Italia.

Dati biografici di Alcide De Gasperi

Nel 1881 nasce a Pieve Tesino, quando il Trentino era parte dell’impero austro-ungarico. Segretario del Partito popolare italiano nel 1924, e poi fondatore del partito Democrazia Cristiana. Una volta liberato il Sud Italia ad opera delle forze anglo-americane, De Gasperi entrò a far parte in rappresentanza della Democrazia Cristiana (DC) nel Comitato di Liberazione Nazionale. Fu Presidente del Consiglio di 8 successivi Governi di coalizione dal dicembre 1945 all'agosto 1953.

Durante il ventennio fascista

Nella prima composizione del governo Mussolini il PPI era rappresentato da due ministri, quindi anche De Gasperi, il 16 novembre 1922, gli votò la fiducia. Già nell'aprile 1923 tuttavia, i ministri del Partito Popolare Italiano ne uscirono su impulso del loro segretario Sturzo. Il 20 maggio 1924 assunse la segreteria del Partito Popolare portando il partito su posizioni di opposizione al fascismo, tanto da farlo aderire in blocco alla secessione aventiniana. Il 9 novembre del 1926, dopo l'approvazione delle leggi eccezionali del fascismo (regio decreto 6 novembre 1926, n. 1848), il Partito Popolare Italiano fu forzatamente sciolto dal regime. Riporto da Wikipedia: Nel settembre del 1942, quando la sconfitta del regime era di là da venire, De Gasperi iniziò ad incontrarsi clandestinamente con altri esponenti cattolici nell'abitazione di Giorgio Enrico Falck, per discutere e approvare il documento, redatto da De Gasperi, "Le idee ricostruttive della Democrazia Cristiana", considerato l'atto di fondazione ufficiale del nuovo partito. Lo stemma del nuovo partito fu lo stesso scudo crociato che era stato adottato precedentemente dal Partito Popolare di Sturzo. Negli anni novanta, la Chiesa cattolica ha avviato la causa di beatificazione di Alcide De Gasperi.

Il fascismo e De Gasperi

Cosa ha comportato per lui il fascismo? Ha comportato l’arresto, la disoccupazione, l’ isolamento morale, l’essere continuamente sorvegliato dalla polizia. 

… Nel prossimo post ricorderemo Antonio Gramsci e don Luigi Sturzo…Nel frattempo, una conclusione provvisoria …

Quando amici e conoscenti ci chiederanno perché è importante essere antifascisti, potremmo rispondere …”perché il fascismo ha negato la democrazia liberale,  soppresso i partiti, approvato le leggi contro la razza, condotto il Paese nel disastro della seconda guerra mondiale”, ma anche “perché ha  privato della libertà persone come il Migliore ed il Santo di Pieve Tesino”.

Per approfondire:

La voce dedicata a Palmiro Togliatti scritta da Giuseppe Vacca: Togliatti, Palmiro nell'Enciclopedia Treccani

Alcide De Gasperi - Wikipedia

Palmiro Togliatti, il migliore - Collettiva

De Gàsperi, Alcide nell'Enciclopedia Treccani

Pietro Scoppola, La proposta politica di De Gasperi, il Mulino.

Giandiego Carastro



domenica 3 ottobre 2021

CONTRIBUTI PER LA MIGLIORE POLITICA Intervista all’avv. Laura Carnevali ed al sindacalista Donato Acampora 2° parte

Seconda PARTE

Proseguiamo l’intervista iniziata con il post precedente:  continuiamo ad ascoltare due voci che vivono sulla propria pelle le contraddizioni del mondo del lavoro, o meglio dei lavori: l’avv. Laura Carnevali ed il sindacalista CISL Donato Acampora.

Scuola ed Università, cosa possono fare per i giovani?

Risponde Laura: Occorrerebbe che le scuole e le università aiutino i giovani ad entrare prima nel mercato del lavoro. Per me, i ragazzi dovrebbero essere immessi prima nel mondo professionale, con stage e borse studio, già a 23/25 anni così da poter prendere contatto con il mondo lavorativo, acquisendo esperienza, professionalità e rivendibilità per il futuro. Ecco perché credo fortemente che anche il mondo universitario vada ripensato, o meglio sarebbe opportuno che tutte le Università italiana fossero capaci di offrire ai loro studenti sbocchi professionali ed un maggior contatto con le aziende presenti sul territorio, così da facilitare agli stessi l’ingesso nel mondo professionale. Tutti abbiamo diritto di trovare bei posti di lavoro, ben retribuiti, stimolanti e professionalizzanti; basta pensare che solo chi studia alla Bocconi o alla Luiss sia in grado di effettuare la scalata sociale e professionale.

Risponde Donato: Università e mondo del lavoro sono spesso percepiti come mondi distanti, incapaci di comunicare. Spesso, lo studente, sia durante il percorso scolastico che universitario, si ritrova abbandonato a sé stesso e si riscopre- almeno questa è la sensazione più comune- privo di quegli strumenti e collegamenti utili che lo avviino nel mondo del lavoro. Questo problema occupazionale, a mio avviso, affonda le sue radici in una mancanza di strategia a monte: per gli studenti delle superiori manca difatti, o è molto debole, una guida all’orientamento nella scelta dell’Università giusta che potrà garantire il lavoro del futuro. Analisi di mercato simili possono guidare ed aiutare non solo gli studenti, ma un intero Paese, formandone le competenze per le sfide future. 

Quale il ruolo dei sindacati confederali in questa difficile transizione?

Risponde Laura: Alla luce delle continue crisi, le Marche hanno preso molti schiaffi - dal 2008 ad oggi, tra crisi finanziaria, bancaria, terremoto e Covid – ed i contorni della sicurezza sul lavoro, della giusta retribuzione, della dignità si sono fatti più sottili. Per anni abbiamo sentito dire che le crisi si risolvevano tagliando salari e diritti. Il risultato è stato quello di impoverire tutta la Regione. La realtà ha ampiamente smentito questa tesi, perché è dimostrato dai dati che le aziende che hanno avuto un maggior successo sono quelle che hanno saputo innovare, coinvolgere il territorio, ma anche promuovere processi partecipativi attraverso relazioni sindacali di qualità, ovvero hanno valorizzano le professionalità nella ricerca del miglioramento del benessere lavorativo e formato i lavoratori, creando così un’occupazione di qualità, stabile, adeguatamente remunerata e tutelata.

Parole chiave di una nuova economia ad alto tasso di innovazione sono: il digitale, la transizione energetica, l’economia circolare, la sostenibilità, l'ambientale… queste realtà si contrappongono all’imprenditoria poco illuminata ed a un capitalismo parassitario sempre alla ricerca, a suon di delocalizzazioni, di un proprio paradiso a scapito dell’inferno in terra per qualcun altro. Diversamente i diritti sociali, il lavoro tutelato e di qualità, soprattutto per donne e giovani, sono e saranno necessari per ricomporre un tessuto sociale che l’emergenza Covid ha messo e sta mettendo tutt’ora a dura prova, solo così si potrà rilanciare lo sviluppo e la crescita della nostra Regione. Dai sindacati mi aspetto, quindi dibattiti più accesi, non solo verso le aziende, soprattutto con il mondo politico: è ora che l’abbassamento del cuneo fiscale sugli stipendi diventi un tema caldo, cosìcché siano finalmente garantiti anche nel Bel Paese (come nel resto dei Paesi dell’UE) salari più alti e adeguati al livello della vita in costante rialzo.

Risponde Donato: Sarò netto, il ruolo del Sindacato senza una Politica capace di ascoltare e recepire è nullo, anzi rischia di avere un impatto sociale devastante, soprattutto in un momento come questo, per la comunicativa di contrasto che gli attori in causa a quel punto andrebbero, per parte e per ruolo, a mettere in atto. E’ il momento della concretezza, anche per meglio investire sul futuro grazie ai fondi del Recovery Fund. Da subito una netta riforma delle Pensioni superando definitivamente, e senza inequità, la legge Fornero, in essa prevedere uscite con maggiori flessibilità, specifiche condizioni per le Donne, e garanzie per i giovani; un nuovo patto Sindacati-Governo-Aziende che rinnovi l’attenzione alla sicurezza sui luoghi di lavoro, lo slogan “basta morti sul lavoro” diventi un azione concreta che anticipi gli eventi; una riforma equa del fisco come importante strumento di redistribuzione che favorisca finalmente e realmente i redditi più bassi da lavoro dipendente, quelli che le tasse le hanno sempre pagate. Uno dei limiti che ho sempre riscontrato nel Sindacato, e lo dico dall’interno, è quello di restare troppo ambiguo su temi spesso centrali, oggi ad esempio serve coraggio nel dire che Vaccino e Green Pass sono la chiave per continuare a crescere ed evitare nuove drammatiche chiusure, ma va detto, e con chiarezza; cosi come da tempo serve coraggio nel dire che le competenze vanno premiate, ma bisogna dirlo e nel contempo farlo. L’ambiguità potrà anche garantire al Sindacato un numero maggiore di tesserati, ma non garantisce un futuro al nostro Paese.

Come il PD sta per voi seguendo la tematica del lavoro?

Risponde Laura: Credo fortemente che il nostro partito debba continuare a rimarcare a livello governativo i temi del lavoro mettendoli, come sta facendo, al primo posto.  Un partito serio come il PD deve operare per risolvere i problemi, come sta facendo il ministro Orlando, a differenza della destra che incita il dissenso, non propone idee fattibili,ma alza la voce su tematiche che stanno a cuore alle persone solo per acquisire ì consensi.  Penso al  tema degli stipendi, dell’abbattimento del cuneo fiscale, del mettere un freno ai costanti rialzi delle bollette, del carburante (ricordo che Salvini nel Governo Conte 1 affermava che avrebbe eliminato le accise sui carburanti, beh, non l’ha MAI FATTO!!!) Peraltro questi aumenti di bollette/carburante colpiscono tutti anche perché non sono proporzionali ed è quindi giusto che il Governo intervenga. Mi aspetto, quindi, un partito più tra la gente, che faccia emergere il suo programma e la linea di pensiero, che parli di più agli italiani, continuando a pensare ai più fragili e alle grandi battaglie, come lo ius soli.

Importante la posizione del PD critico verso il RDC nella strutturazione attuale, cosa che ha sempre segnalato, e che ritorni allo spirito del REI (reddito di inclusione del Governo Gentiloni) e, soprattutto, l’attivazione di strumenti specifici indirizzati alla inclusione lavorativa per giovani e disoccupati. Occorrerebbe pensare anche ai sussidi di disoccupazione ovvero a meccanismi in grado di supportare chi perde il lavoro e, al contempo, che i centri per l’impiego siano più tagliati a favorire il ricollocamento di queste persone nel ciclo produttivo.

Un partito che parli di più della “questione degli immobili” in Italia, riforma questa necessaria per ridurre le disuguaglianze ancora oggi esistenti sugli immobili. Ricordo che il sistema attuale non distingue la differenza di valore tra un immobile, a parità di vani, situato al centro di una città o in periferia, invece il valore commerciale dei due è differente!! Ecco quindi che non si tratta di aumentare la tassa sulla casa, ma di ridistribuire i carichi in base al valore vero di mercato. Questo va a beneficio dei cittadini, diversamente oggi il vantaggio è a favore dei più ricchi che dispongono di immobili di valore elevato.

Un partito che dia voce anche alle piccole partite IVA e le PMI, perché non sono i nuovi ricchi, il mondo autonomo non è più quello degli anni ’60 e come tale va ripensato. Vorrei che il partito alzasse di più la voce sulla condizione dei lavoratori, dalla questione dell’abbassamento del cuneo fiscale sul lavoro, a come reimmettere le persone che perdono il loro posto di lavoro (anche a 50 anni) nel mercato… questi dibattiti devono diventare sempre più presenti all’interno delle aule parlamentari. Bisogna far sì che la politica si impegni a favorire le condizioni affinché le imprese aumentino i posti di lavoro e ciò proprio a partire dall’abbassamento del fisco sulle imprese, oltreché dalla riduzione delle trattenute in busta paga, altrimenti non stupiamoci se le grandi imprese (che peraltro hanno importante offerta di manodopera) preferiscono delocalizzare altrove le aziende. Bisognerebbe cercare di far alzare il livello reddituale e salariale dei cittadini, invece di cercare escamotage per creare tassazioni e rincari, ultima tra tutte la tassa sul carboidrato visto il periodo di siccità che ha interessato l’Italia a causa del cambiamento climatico!

Risponde Donato: Il tema “lavoro” è di una complessità inaudita, da sempre il PD prova a muoversi in questa giungla ma, a mio avviso, con azioni spesso troppo soft che non spostano di molto, soprattutto nella percezione di lavoratori ed imprese, l’asticella della competitività. Bene sul cuneo fiscale, un primo passo, ma da solo non esaustivo, serve proseguire rivedendo tutto il tema della tassazione del lavoro, sia verso i lavoratori sia verso le imprese, in special modo per le nuove assunzioni. Incentivi che mirino ad un occupazione buona, stabile, che dia garanzie di reddito e di futuro. Altro tema caldo riguarda le delocalizzazioni, per combatterle serve creare condizioni ed infrastrutture che rendano virtuoso investire nel nostro Paese. Al momento vedo solo tanta demonizzazione e poco realismo verso le imprese, lasciamo gli spot elettorali ai partitini di destra e ritroviamo lo spirito costruttivo intorno al quale nasce il PD. La crescita del nostro paese passa attraverso il suo grado di coesione sociale e la difesa e la creazione di lavoro, distribuendo cosi i benefici dei fondi europei, in questa direzione vanno individuate le giuste soluzioni. Dobbiamo crederci di più.

In conclusione, quali sono le principali riforme che Vi attendete?

Risponde Laura: Mi aspetto norme sull’abbattimento del cuneo fiscale, misure a sostegno di chi perde li lavoro per un certo arco temporale breve (es. un anno), questo finché i centri per l’impegno (sempre entro un anno) non siano in grado di reimmettere le persone (di qualsiasi età) che perdono il posto di lavoro sul mercato. Occorre, quindi, effettuare un generale miglioramento e un perfezionamento delle strutture che già abbiamo.

Risponde Donato: Il tema principale, quando si parla di riforme, sono le risorse economiche di copertura e sono convinto che trovare e destinare le risorse ad un determinato tema non sia un fatto tecnico ma assolutamente politico. Servirà una riforma solidale degli ammortizzatori sociali che esca dall’ottica del corporativismo. Una riforma strutturale dei centri per l’impiego anche assorbendo le attuali agenzie, private, per il lavoro interinale: bisogna uscire dall’ottica della riduzione selvaggia dei costi ed abbracciare la più proficua e prospettica ottica della competenza. Serve una definitiva e solidaristica riforma delle Pensioni (lo accennavo prima) che metta al centro i giovani e le donne. Vanno individuate soluzioni che permettano di superare le disuguaglianze create dalla sperimentale “quota 100” evitando però di tornare alla Fornero, ormai fuori dai radar di tutte le forze politiche. Ci sono già importanti indicazioni che escono dal lavoro dalla Commissione lavoro della Camera (presieduta dal PD Cesare Damiano) che sta svolgendo un lavoro capillare individuando le categorie usuranti, ne sono state individuate già oltre 25, che consentirebbero un uscita anticipata dal lavoro… è solo l’inizio di una discussione e di un lavoro, politico, che si preannuncia comunque molto lungo e complicato (le sensibilità in campo sono molto diverse e spesso troppo attratte dal consenso). Nelle ultime riforme pensionistiche si è sempre parlato di Patto tra le generazioni, è ora di dare il giusto valore a questa affermazione individuando una formula che, al netto delle categorie usuranti, garantisca tutti, in special modo le nuove generazioni. Serve finalmente una concreta riforma del Fisco che riesca ad abbattere il muro dell’evasione, un macigno che affossa il nostro bilancio, anno dopo anno. Non ultimo serve una “legge elettorale” che da un lato sia capace di garantire a chi vince le elezioni condizioni concrete di governabilità e dall’altro garantisca alle opposizioni strumenti concreti di dialogo.

Ringraziamo Laura e Donato per queste preziosi riflessioni!!!

Giandiego Carastro

domenica 2 maggio 2021

Contributi per una Migliore Politica: Alla luce di Berlinguer e Moro, che PD costruire insieme?

Intervista ad Enzo Musolino del PD di Villa San Giovanni (Reggio Calabria) E a Matteo Sticozzi del PD di Monte San Vito (Ancona):

Nei due precedenti post abbiamo presentato le figure di Enrico Berlinguer e di Aldo Moro, chiedendoci quale potesse essere il contributo di queste due importanti figure del Novecento per il PD di oggi e di domani.  In questi stessi giorni, Goffredo Bettini ha presentato un documento su socialismo e cristianesimo, che ha innescato un confronto nel partito. Inoltre, dopo la consultazione dei circoli richiesta dal Segretario nazionale Letta, si è svolta la Assemblea nazionale del PD che ha lanciato le agorà democratiche, a partire da luglio.

A conclusione di questi post su Enrico Berlinguer ed Aldo Moro, ho trovato interessante intervistare il Segretario del circolo del PD di Monte San Vito, ing. Matteo Sticozzi ed il portavoce del PD del circolo di Villa san Giovanni, dott. Enzo Musolino. Proprio un esponente che proviene dalla tradizione berlingueriana e l’ altro dalla tradizione morotea….

Ecco le loro risposte ad alcune domande che proseguiranno anche nel post della settimana prossima:

Domanda n.1

Innanzitutto, vi chiedo di presentarvi, riassumendo in poche righe il vostro impegno politico, attuale e pregresso.

Enzo

Sono un Cattolico Democratico impegnato nel Partito Democratico, forza costitutiva del Socialismo Europeo. Sono il Portavoce del Circolo di Villa San Giovanni, Citta Metropolitana di Reggio Calabria.

Matteo

Fin dalla giovane età ho militato nell'area di sinistra. Iscritto alla FGCI e poi al PCI seguendo tutte le evoluzioni dello stesso. A metà degli anni novanta ho ricoperto il ruolo di segretario di Circolo a Monte San Vito per 4 anni. Nel 2000 sono stato fondatore e presidente di Network Marche ( ramo territoriale di quella nazionale) per promuovere l'innovazione informatica. Aderito fin dalla fondazione al PD e da aprile 2017 ho assunto la responsabilità di segretario del circolo di Monte San Vito. Membro dei probiviri provinciali.

Domanda n. 2

Per Voi, che vuol dire impostare il PD in base al collegamento proposto da Bettini tra socialismo e cristianesimo? Ad ottobre scorso, ho scritto un post in cui auspicavo un PD che fosse al contempo neoberlingueriano e neomoroteo. Trovo che ci possano essere dei punti di contatto con la nuova area culturale proposta da Goffredo  Bettini, ma questo è un mio giudizio personale…

Enzo

Al di là del progetto di Bettini per un’ennesima corrente democratica, mi sembra molto importante articolare il dibattito del retaggio di Moro e di Berlinguer all’interno del quadro rappresentato da Peppe Provenzano e Emanuele Felice nel loro saggio “La Democrazia è in crisi? Liberali e socialisti per i tempi nuovi”, pubblicato su il Mulino nel 2019. 

Il ruolo del cattolicesimo democratico sta tutto in quella articolazione pluriarchica.  Se il socialismo democratico e l’impegno dei cristiano-democratici ci può insegnare qualcosa è proprio questo: l’identità va messa sempre in discussione di fronte alla possibilità di allargare la base democratica del Governo e del Paese. Nessun arroccamento ideologico è ammesso! I diversi riformismi italici sono destinati a marciare insieme per il progresso comune.  L’idea di “terza forza” e “terza via” (idea legata all’elaborazione cristiana grazie a Wilhelm Röpke) ha senso solo se non significa ipostatizzare al “Centro” un nuovo assetto ideologico (cerchiobottista del tipo ago della bilancia) ma se arricchisce di significato e mitiga gli aculei ideologici della contrapposizione epocale Centrosinistra/Centrosinistra.  Le Estreme vanno in tal senso marginalizzate, anche grazie ad una forte contesa in tema di agenda politica e mediatica.  Mi sembra che sia quello che sta realizzando Enrico Letta.

Matteo

Ho sempre creduto e auspicato, come d'altronde lo stesso Berlinguer ha praticato, una collaborazione tra le maggiori forze politiche… DC e PCI, a quel tempo, per lo sviluppo di una politica che avesse come riferimento i più deboli, lavorando all'aumento dei diritti ed alla diminuzione delle disuguaglianze tenendo al centro l'Uomo. Chi dal punto di vista più laico, chi più dal punto di vista della fede… ma l'obiettivo doveva essere il benessere dell'uomo.

Domanda n. 3

Cosa vi ha colpito positivamente nella proposta di Area Agorà di Bettini?

Enzo

È positivo articolare in modo plurale le diverse tradizioni Democratiche.  È negativo farlo solo per strutturare una nuova divisione all’interno del Partito.  Spero che Bettini colga la prima opportunità e rigetti la seconda.

Matteo

Non ho avuto modo di valutarla attentamente. Sicuramente è un documento che ha messo in moto una necessità di riflessione in un momento in cui la politica è scesa a livelli non adeguati al ruolo che la stessa dovrebbe assolvere.

Domanda n. 4

Ho letto qualche critica alla elaborazione di Bettini perché potrebbe fare ombra alla azione del neo Segretario PD Enrico Letta.  Io aderisco ad un componente dentro il PD, piccola ma propositiva e ho trovato giovamento in questa adesione, per la mia crescita culturale…Che ne pensate, in generale, del rapporto tra partito ed aree culturali/componenti/correnti?

Enzo

Il dibattito all’interno del Partito deve essere culturale e politico, per Idee e Posizioni di ampio respiro, prospettiche.  Non ha senso dividersi tra diversi personalismi in contrapposizione.  Mi sembra che il correntismo democratico, negli ultimi anni, abbia deragliato in tal senso. Ho fiducia, però, in Enrico Letta e sono convinto che saprà risolvere questi limiti interni.

Matteo

Il rapporto tra il PD e le aree culturali deve essere potenziato. Oggi una delle forti carenze è propria la mancanza di rapporti con intellettuali e aree culturali diverse, che non devono essere però correnti di potere, ma luoghi di elaborazione di pensieri che alla fine devono fare sintesi verso un unico obiettivo: il miglioramento delle condizioni dell'Uomo.

…Segue nel prossimo post….

Giandiego Carastro

domenica 18 aprile 2021

Contributi per una Migliore Politica: Il messaggio di Enrico Berlinguer ed Aldo Moro, oggi: Socialismo e cristianesimo

Il post precedente ha centrato l’attenzione su Enrico Berlinguer e Aldo Moro. Per una coincidenza del destino politico, in questi giorni il compagno G. Bettini ha presentato una nuova area culturale nel partito, Le Agorà, chiamando a discuterne tanti militanti, dirigenti, eletti ed intellettuali. L’area ha elaborato un manifesto intitolato “socialismo e cristianesimo”.

Nel mio piccolo, trovo una coincidenza impressionante tra questa proposta e l’idea che sommessamente avanzo da ottobre scorso, di delineare il PD come partito neoberlingueriano e neomoroteo.

Pertanto, anticipando che nel prossimo post analizzeremo insieme proprio questa nuova area culturale, oggi mi limito a fare la seguente panoramica storica.

Cosa è accaduto quando cristianesimo e socialismo si sono ignorati oppure si sono scontrati:
- Il liberalismo autoritario ebbe facile presa contro entrambi e le truppe regine fecero fuoco contro le masse milanesi che volevano pane e dignità, uccidendo 83 persone (1898)
- La monarchia poté approfittare della divisione tra cattolici e socialisti, per lasciare spazio al regime fascista (1922)

Cosa è successo quando cristianesimo e socialismo/comunismo si sono fidati gli uni degli altri:
è nata la Carta Costituzionale dopo due anni di Costituente (1946-1948)
L’energia elettrica è diventata per tutti (legge n. 1643 del 1962)
La scuola media è diventata per tutti ( legge n. 1859 del 1962)
La sofferenza psichica è stata liberata dalle mura ( legge n. 180 del 1978)



Ha avuto luogo un compromesso alto tra diritti delle donne e apertura alla vita ( n. 194 del 1978)
La sanità pubblica è diventata per tutti ( legge n. 833 del 1978)

Nel frattempo, condivido il link per leggere il manifesto delle Agorà:
prima di copertina (leagora.it)
Il prossimo post sarà arricchito da un dialogo con lo studioso di politica, Enzo Musolino, nonché militante del PD di Reggio Calabria, il quale ci aiuterà in questo approfondimento.

Giandiego Carastro




domenica 11 aprile 2021

Contributi per una Migliore Politica: Il PCI e la DC negli anni 70 Enrico Berlinguer ed Aldo Moro

Riprendiamo questi post, dopo la pausa pasquale.  Ringraziamo le lettrici ed i lettori che sinora ci hanno seguito e ci hanno espresso interesse. Abbiamo avviato un percorso di riflessione sulla storia della politica italiana nel Novecento, scegliendo di ricordare, di volta in volta, due figure di riferimento, una per il PCI e una per la DC. Dopo la pausa pasquale riprendiamo il discorso.

Sinora abbiamo ricordato Achille Occhetto e Mino Martinazzoli, Pio La Torre e Piersanti Mattarella, Nilde Iotti e Tina Anselmi, con un approfondimento sul tema donne e società, insieme al Gruppo Donne del circolo.

… adesso è la volta di Enrico Berlinguer ed Aldo Moro

Sono un po' emozionato ad iniziare questo post, perché lo reputo particolarmente importante, dal momento che, a mio parere, me il PD è chiamato ad essere un partito contemporaneamente neoberligueriano e neomoroteo.  In ogni sezione d’Italia dovrebbe essere affissa la seguente celebre foto:


Vista la importanza dei due protagonisti del Novecento politico italiano, qui tratteggerò solo alcuni aspetti. Nel prossimo post, proveremo a dare voce ai ricordi di dirigenti, militanti, uomini e donne impegnati in politica, per rappresentare il loro ricordo di Enrico ed Aldo.

Enrico Berlinguer
Dati biografici

Nato a Sassari nel 1922,  morto a Padova nel 1984, durante un comizio. Si iscrisse al PCI nel 1943. Entrò nel 1962 nella Segreteria nazionale. Dieci anni dopo divenne Segretario generale.

Significative azioni politiche

Ebbe la intuizione di lanciare l’eurocomunismo, cioè un PCI presente attivamente nel cammino di integrazione europea (ricordiamo che all’inizio il PCI fu contrario alla Comunità europea, perché considerata troppo filo-americana).
Ebbe il coraggio di andare a Mosca e legare le sorti del PCI alla democrazia pluralistica. Era il 1977 e si celebrava il 70 anniversario della Rivoluzione d’Ottobre.
Ebbe il coraggio di dire di sentirsi più sicuro sotto ombrello Nato anziché nel patto di Varsavia, in una celebre intervista a G. Pansa del 1976.
Accettò di dialogare con Aldo Moro, perseguendo la politica del compromesso storico, cioè un connubio tra masse comuniste e masse cattoliche per una trasformazione dello Stato nell’ottica di una democrazia sostanziale.
Portò il PCI a superare la DC nelle elezioni europee del 1984.
Diede la vita letteralmente per il partito, iniziando a stare male a Padova nel 1984 durante un comizio elettorale.

Aldo Moro
Dati biografici

Nacque a Maglie in Puglia nel 1916. Si sposò il 5 aprile 1945 presso il Santuario dell’Alberici, con Eleonora Chiavarelli originaria di Montemarciano, a pochi chilometri da noi. Nel 1978 venne rapido dalle Brigate Rosse che uccisero gli uomini della scorta: dopo due mesi di prigionia, venne ucciso barbaramente.

Azioni politiche significative

Da Ministro dell’Istruzione, introdusse la educazione civica nelle scuole.
Nel 1959 divenne Segretario nazionale della DC.
Fu cinque volte Presidente del Consiglio dei Ministri
Fu un abile tessitore, capace di spostare il corpaccione DC e gran parte dell’elettorato moderato verso la apertura al Partito socialista italiano di Nenni. Da questa scelta, nacque un periodo di innovazione democratica che portò ad esempio alla scuola media unica ed alla energia elettrica per tutti.
Fu tra i pochi politici a capire che i giovani del 68 avrebbero cambiato il contesto sociale e cercò sempre un dialogo con loro. Inoltre, pur essendo Presidente del Consiglio dei Ministri oppure Ministro degli esteri, non volle mai abbandonare i suoi studenti di diritti e procedura penale a Scienze Politiche alla Sapienza di Roma.

In un contesto assai ostile, maturò la idea della solidarietà nazionale, cioè una fase di reciproca attenzione tra DC e PCI finalizzata a dare all’Italia una democrazia compiuta, in cui anche il PCI avrebbe in teoria potuto vincere le elezioni ed andare al Governo. Ricordiamo che in qui decenni c’era un veto internazionale a che i comunisti andassero al potere, in un Paese della Nato.

Nel prossimo post continueremo a studiare queste due importanti figure, anche cercando di capire cosa possono ancora dire e dare al nostro PD.

Giandiego Carastro



domenica 28 marzo 2021

Contributi per una Migliore Politica: Donne e società alla luce di Nilde e Tina

Concludevamo il precedente post, chiedendoci cosa Tina Anselmi e Nilde Iotti potessero dire oggi al PD, alle sue donne ed ai suoi uomini ed in generale ai cittadini della nostra Repubblica. Già nel precedente post abbiamo ascoltato le voci di alcune donne: Laura, Veronica, Annapaola, Rosa, Teresa. In questo post proviamo ad allargare il discorso, parlando di donne e società alla luce dell’esempio di Nilde e Tina. Chissà come Tina Anselmi e Nilde Iotti avrebbero affrontato le sfide post-pandemia, siano esse  politiche, sociali, economiche, culturali... E per far questo ho chiesto la cooperazione del Gruppo Donne del PD che ringrazio per il contributo e per la pazienza nell’aver voluto leggere la prima versione di questo post.

Un po' di filosofia

In questa indagine su donne e società, devo riconoscere un tributo alle riflessioni della teologa Selene Zorzi, che ha approfondito le tematiche del “genere” sia nella sfera culturale che in quella ecclesiale. Ad i suoi saggi rimando le lettrici ed i lettori. Proprio da un suo scritto, ho trovato questa “premessa” filosofica che risale a Platone e Aristotele (Antica Grecia), ma che ha ancora i suoi impatti oggi giorno (v. maschilismo).

Per Platone, le donne potevano diventare filosofe e guardiane. Per lui prevaleva la uguaglianza: la uguaglianza è morale, non legata alla diversa fisiologia dei corpi; quindi le donne possono valutare e decidere come gli uomini. Per Aristotele, invece, ha prevalenza la differenza. E da lui deriva la visione della donna come un uomo mancato, come un mezzo uomo. S. Tommaso, che nel Medioevo studiò molto Aristotele, assorbì la sua visione ed anche nella Chiesa per molti secoli la donna è stata considerata un uomo a metà… Quindi, quando nel discorso pubblico, tendiamo a sottolineare la uguaglianza tra uomo e donna, siamo più platonici. Quando invece tendiamo a sottolineare le differenze, siamo più aristotelici (anche le femministe, in una certa fase del loro percorso, hanno praticato la differenza, promuovendo la separazione sociale tra uomini e donne al fine di dare alle donne quanto spetta loro). 

E’ utile questa premessa culturale, per provare a capire insieme in modo aggiornato la questione di genere? Penso di sì. Ovviamente, le visioni che considerano la donna come uomo-a-metà sono sorpassate ed occorre trovare nuovi paradigmi, come ad esempio quelli basati sulla relazione paritaria tra donne ed uomini!!!

Ringrazio Giorgia del Gruppo Donne del PD per questa aggiunta che conferma quanto riportato dalla teologa Selene Zorzi: “ Per la parte filosofica c’è un libro molto bello del filosofo Paolo Ercolani del 2016 “Contro le donne. Storia e critica del pensiero più antico” dove esamina i pregiudizi dall’antichità per capire la storia della misoginia. Aristotele, filosofo greco, sosteneva che era il maschio ad essere portatore del principio di movimento e della generazione, mentre la femmina era ridotta al rango di materia fecondabile: il corpo della donna svolgeva una funzione passiva ed impotente di ricezione del seme maschile, un seme generativo che quel corpo non era in grado di coagulare e scernere al proprio interno. Aristotele vede nella donna un uomo sterile ma che non deve essere considerata al pari degli schiavi. Anche i filosofi religiosi Sant’Agostino e San Tommaso d’Aquino avevano pregiudizi verso il genere femminile: Sant’Agostino sosteneva che la donna doveva essere sottomessa per ragioni sessuali e corporali al sesso maschile nonostante la ritenesse intelligente e razionale come l’uomo mentre San Tommaso d’Aquino cita Aristotele che bolla la donna come “maschio mancato o menomato, la cui sottomissione all’uomo è perfettamente naturale in virtù della capacità di discernimento razionale che abbonda in quest’ultimo, a differenza di quanto accade per ella, evidentemente”.

Fare memoria dei diversi femminismi

Le donne hanno qualcosa da dire e dare non solo in casa o nell’ambito del focolare: questa visione è parziale, ma ha dei supporters in politica (basti pensare alle  recenti affermazioni di  alcuni esponenti dei partiti di destra nella nostra Regione)…Per non parlare del diffondersi dei femminicidi e della violenza dei maschi contro le donne.

Qui accenno solamente, al ruolo dei diversi femminismi che dall’ Ottocento in poi hanno lottato per dare voce, diritti di voto, spazio, dignità alle donne.  I femminini sono stati sia laici che cattolici, basti pensare ad Armida Barelli, fondatrice della Gioventù Femminile di Azione Cattolica e della Università cattolica a Milano e da poco dichiarata Beata da Papa Francesco!!!

Ovviamente, vanno ricordate le lotte per i diritti civili, in campo del diritto famigliare (legge sul divorzio e nuovo diritto di famiglia), della tutela della gravidanza ed al contempo della interruzione volontaria di gravidanza (1978)

Donne e laicità

Nel precedente post, abbiamo ricordato come Nilde Iotti si batté per i diritti delle donne, anche in tema di scelta della interruzione volontaria di gravidanza. Tina Anselmi fu profondamente credente ma questo non le impedì di  firmare la legge che depenalizzò l’aborto, che rimane una scelta dolorosissima e che nessuna donna immagino compia a cuor leggero. La legge  in questione è la n. 194 del 1978 e prevede anche una parte che promuove e tutela la maternità, creando una sintesi alta tra cultura DC e la cultura PCI. Ciò delinea un polarità interna alla legge: da un lato il diritto alla autodeterminazione della donna e dall’altro la promozione della maternità tramite il ruolo dei consultori.   In Nilde Iotti, si possono rivedere le tante donne di sinistra che hanno manifestato per i propri diritti. In  Tina Anselmi, cattolica e democratica, si possono rivedere quelle donne sinceramente democratiche che, pur contrarie all’aborto per motivi di coscienza e culturali, difendono la  salute delle donne, la laicità della convivenza civile. Cosa questo può dirci oggi? Forse può spingerci a chiedere a tutte le donne di riconoscere la importanza di una legge approvata dal Parlamento, per la cui piena attuazione  (autodeterminazione e tutela della maternità) occorre ancora oggi impegnarsi insieme. Laiche e credenti.

Donne e potere

Una amica mi ha scritto, leggendo una versione di questo post: “ La questione di genere non è solo da imputare al maschilismo imperante, ma anche al mondo femminile troppo abituato ad accomodarsi sulle posizioni degli uomini”…registro e riporto anche questo punti di vista…

Anche recentemente il PD si è interrogato su come dare equa rappresentanza alle donne: il  precedente Segretario nazionale, Nicola Zingaretti, è stato criticato per non aver proposto figure femminili nel Governo Draghi, preferendo alle donne la nomina di esponenti delle principali correnti interne, tutti e tre maschi. Per qualche giorno, la questione è andata sulle pagine dei giornali e dei siti Internet, con la critica anche interna che il PD si fosse fatto battere da Forza Italia che aveva espresso più donne. Poi, la questione è come tramontata. E’ importante ritornarci perché il PD ha alle spalle l’impegno di tante donne, sia nei ruoli di partito, che nelle istituzioni.  Ricordiamo, ad esempio, che il  Consiglio regionale delle Marche  ha approvato nel 2019  all'unanimità la introduzione della parità di genere nel voto per le elezioni regionali: per questa legge si era battuta l’assessore alle Pari Opportunità Manuela Bora e con lei tutto il gruppo consigliare dei PD.

Proprio in questi giorni, il neo-Segretario Enrico Letta ha chiesto a deputati e senatori di eleggere due nuove capigruppo. Al Senato, è stata eletta la Sen.  Flavia Malpezzi. Alla Camera, si dovrà scegliere tra Marianna Madia e Deborah Serracchiani. 

Quale protagonismo femminile per la ricostruzione nel dopo-pandemia?

Mi è capitato di intervenire a favore della valorizzazione delle donne in politica.  Un’ amica mi ha criticato perché ho usato il termine “valorizzazione”, quasi che fosse una gentile concessione maschile valorizzare le donne. Le donne ci sono e vanno riconosciute. Non valorizzate…

Sempre a livello terminologico, da qualche anno, provo a parlare sia al maschile che al femminile (“care amiche ed amici”), non solo al maschile (“cari amici”). Provocatoriamente, mi rivolgo ad un pubblico generico  anche con il solo riferimento al femminile (“care amiche”)…ma mi è stato fatto notare che a loro non fa caldo né freddo essere chiamate al “plurale maschile”, “tanto ci siamo abituate da sempre”…Al recente Festival della canzone italiana a Sanremo è sorta la questione se fosse preferibile chiamare Beatrice Venezi “Direttore di orchestra” o “Direttrice di orchestra”…Lei accettava la definizione di “Direttore”, ma altre donne, come Laura Boldrini, sono intervenute per dire che sarebbe stato opportuno chiamarla “Direttrice”.

Al di là di queste pur importanti questioni terminologiche, qui possiamo chiederci quali politiche attive dedicare al protagonismo femminile. Personalmente sono un fautore delle quote-rosa, cioè di quei meccanismi previsti per legge che ad esempio garantiscano che una percentuale di posti nei consigli di amministrazione delle aziende sia destinato al genere meno rappresentato, quindi solitamente al genere femminile. Ma anche qui, quante discussioni con quelle amiche anche nel PD che non si considerano “panda” da salvaguardare ! Sono solo desiderose di vedere riconosciuti i propri meriti, le proprie competenze, le proprie peculiarità….La loro critica è questa: le donne vanno prese in considerazione  dalla società, perché valgono, non perché donne…

Inoltre, segnalo che alcuni studi sociali segnalano come la presenza delle donne nei ruoli apicali sia ancora diseguale rispetto a quella degli uomini. Invece, le aziende che premiano le donne sono quelle che hanno rendimenti migliori… ma è un dato che pochi conoscono e che andrebbe divulgato…

Volgendo alla conclusione, mi sento di dire che la testimonianza di Nilde e Tina sia ancora eloquente.

Lascio l’ultima parola a Chiara Canta ed a Laura.

La cara amica prof.ssa Chiara Canta mi fa notare che “durante la pandemia l’impegno femminile nel lavoro domestico e di cura è aumentato. Quando si è trattato di decidere nelle case degli italiani, all’interno della coppia, chi doveva restare a casa a prendersi cura dei figli e delle persone con disabilità, non ci sono stati dubbi: le donne sono state le prime ad essere scelte per smart working, cassa integrazione o licenziamento non appena possibile. Lavorare da remoto rischia di essere l’ennesima trappola attraverso cui farle fuori dall’ufficio, dalla vita sociale del Paese relegandole a un ruolo marginale, facendo compiere alle donne un balzo all’indietro di cinquant’anni rispetto alle posizioni conquistate”.  Di Chiara mi permetto di segnalare l’importante saggio “ Le Pietre scartate”, Edizione Franco Angeli, sul ruolo delle teologhe ( e quindi anche delle donne) nella Chiesa cattolica.

Laura, del Gruppo Donne del PD, aggiunge: “Purtroppo i passi per le donne non sono finiti. In quarantena, molte donne sono saltate dai posti di lavoro e al contempo sono aumentati femminicidi e maltrattamenti. La strada è ancora lunga perché il nostro Paese ci tenga in considerazione a prescindere se si è belle o brutte, o dalla lunghezza delle gonne. Anche a me viene detto vuoi fare carriera come avvocata, o vuoi una famiglia? …Come se non avere una famiglia fosse una condicio sine qua non della carriera…Forse avere figli rallenta la carriera, ma senza bimbi continuiamo ad essere il Paese con molti anziani ed un tasso demografico che sale (pochissimo) grazie alle persone straniere..”

Ecco, mi auguro che  dopo questi due post dedicati alle donne, le lettrici di questo blog  possano sentirsi chiamate in causa, in qualche modo prendendo il testimone da Tina e da Nilde e prendendo parte attiva al Gruppo Donne promosso dal PD

Materiali per approfondire:

(Ringrazio Ilaria, Coordinatrice di Argomenti2000 Senigallia,  per i consigli sui libri):

A cura di Ester Rizzo, Associazione Toponomastica femminile, Le mille. I primati delle donne

Ritratti di grandi donne del nostro tempo,  Edizioni White Star

Valentina Ricci,Viola Afrifa,Romana Rimondi, Via Libera. 50 donne che si sono fatte strada

Paolo Ercolani, “Contro le donne. Storia e critica del pensiero più antico”, Marsilio, 2016

Dobbiamo trasformare la pandemia in un’occasione per diminuire le disuguaglianze di genere, insieme - THE VISION

San Giovanni Paolo II, Mulieris Dignitatem (15 agosto 1988) | Giovanni Paolo II (vatican.va)

La Legge Golfo-Mosca 8 anni dopo - Diversity Management (diversity-management.it)

Benedetta Zorzi, Genere in teologia: dalla trinitaria verso una rigenerazione della maschilità, in CONVIVIUM ASSISIENSE XI (2009) 1, 105-146

Giandiego Carastro



domenica 21 marzo 2021

Contributi per una Migliore Politica: Il PCI e la DC negli anni 70 Nilde Iotti e Tina Anselmi

Ringrazio Laura, Veronica, Rosa, Annapaola, Teresa per aver arricchito il post con la loro voce

Dopo aver pubblicato l’articolo su Achille Occhetto & Mino Martinazzoli (anni 90) e quelli più recenti su Pio La Torre & Piersanti Mattarella Mattarella (anni 80), entriamo adesso negli anni 70 del Novecento. Il post che segue è dedicato a due donne: Nilde Iotti e Tina Anselmi, due figure importanti sia per il PCI e per la DC, sia per la Repubblica e per la storia delle donne nel nostro Paese. Sono, per così dire, delle “madri della Repubblica”. Vissero in periodi difficili, cioè negli anni del fascismo, della fuoriuscita dalla dittatura, della ricostruzione del Paese: pur da avversarie (PCI e DC erano antagonisti),  queste due donne seppero dare una visione comune e concreta all’impegno femminile  in politica. Nilde Iotti fu la prima Presidente della Camera. Tina Anselmi fu la prima Ministra! Nelle righe che seguono saranno ospitate delle voci di donne di oggi che arricchiscono questo mio articolo.

Dati Biografici di Nilde Iotti

Nilde Iotti, pseudonimo di Leonilde Iotti (Reggio Emilia, 10 aprile 1920 – Poli, 4 dicembre 1999).

Incarichi pubblici

Prima donna nella storia dell'Italia repubblicana a ricoprire una delle tre massime cariche dello Stato, la Presidenza della Camera dei deputati, incarico che detenne per quasi 13 anni e per ben tre legislature, dal 20 giugno 1979 al 22 aprile 1992. Il suo impegno politico affonda le radici nella partecipazione alla Resistenza come attivista nei Gruppi di Difesa della donna: in tali strutture provvedeva alla raccolta di indumenti, medicinali e cibo per i partigiani impegnati nella guerra di Liberazione. Nilde Iotti ha partecipato alla stesura della Costituzione.  Ha voluto dar voce alle donne emiliane.

Dati Biografici di Tina Anselmi

Tina Anselmi (Castelfranco Veneto, 25 marzo 1927 – Castelfranco Veneto, 1º novembre 2016 ).

Incarichi pubblici 

Fu staffetta partigiana, poi politica nella DC. Fu la prima donna a ricoprire la carica di Ministro della Repubblica. Nominata nel Luglio del 1976 titolare del dicastero del Lavoro, fece approvare la legge 903 del 1977 sulla occupazione femminile. Successivamente fu Ministro della  Sanità. Grazie al suo impegno, venne istituito il Servizio Sanitario nazionale universale ( legge n. 833 del 1978) e reca la  sua firma la legge per il riconoscimento della interruzione volontaria di gravidanza (legge n. 194 del 1978, poi “confermata” dai cittadini durante lo storico referendum nel 1981).  Nel 1981,Tina Anselmi fu  inoltre Presidente della Commissione parlamentare di inchiesta che scoperchiò il cancro della P2, la loggia segreta che manovrava nell’ombra contro le decisioni del popolo sovrano.

La voce delle donne di oggi

“Nilde Iotti è stata una donna che ha combattuto tante battaglie, in nome della giustizia sociale, del divorzio e del diritto all’aborto” mi dice Laura, giovane avvocata, impegnata nel nostro circolo e che ringrazio anche per le note biografiche sopra esposte. “Donne determinate come Nilde Iotti hanno partecipato alla stesura del più importante documento italiano, la Costituzione. In questo breve intervento, vorrei evidenziare il forte sentimento politico della Iotti, ma anche le forti ideologie politiche che dopo il fascismo hanno spinto le persone a lottare per vedere affermati finalmente i diritti civili, l’uguaglianza tra gli uomini e l’emancipazione femminile.  Oggi, purtroppo viviamo passivamente il sentimento politico e le grandi lotte che hanno vissuto i nostri nonni ci sembrano solo un vecchio libro di storia impolverato, non ci rendiamo conto del fatto che alcuni politicanti si stanno divertendo a voler cancellare diritti acquisiti con fatica e, talvolta con il sangue di chi quelle lotte le ha volute e/o dovute davvero combattere per sfuggire ad un opprimente regime che non dava libertà.   Anche oggi, nel 2021, c’è da combattere, cito un recente episodio che mi ha particolarmente colpito: la pallavolista citata per danni dalla società che ha investito su di lei perché incinta; ancora una volta la nostra società fa apparire come la “lotta al femminile” non sia affatto terminata con le battaglie di Nilde Iotti, ma al contrario, emerge proprio di quanto ci sia ancora da combattere affinché la parità di genere non rimanga solo nei testi giuridici e venga effettivamente affermata”. 

Veronica - professoressa di Lingua inglese e Scienze politiche a Roma, presso l’ Università La Sapienza - mi dice che un fil rouge collega Tina e Nilde: “Hanno conquistato i ruoli istituzionali non perché donne, ma per la loro autorevolezza. Tina ha fatto moltissimo per i diritti delle donne e Nilde aveva una grande forza nell’espletare la sua carica istituzionale. Vorrei ricordare anche Rosa Oliva recentemente premiata dal Presidente Mattarella”.

Rosa - già dirigente scolastica e consigliera comunale a Jesi ed in provincia-  aggiunge: "Due donne che pur appartenenti a parti politiche opposte si sono trovate vicine nell'impegno  profuso nelle Istituzioni ai massimi livelli sempre con lucida intelligenza che le ha condotte ad assumere responsabilità anche molto pesanti affrontate con stile discreto, solerte, intellettualmente onesto. Voglio solo ricordare il lavoro condotto dalla Anselmi come Presidente (quando la politica maschilista non vuole correre rischi chiama una donna) della Commissione Parlamentare d'inchiesta sulla loggia segreta P2 di Licio Gelli, una storia buia che allunga ancora le sue nocive ombre sulla nostra fragile democrazia. Ambedue rappresentano un modello di impegno politico che sembra essere assente nel vuoto vociare al quale ci ha abituato il panorama politico di oggi". Ringrazio Rosa per avermi mandato la foto che ritrae insieme Iotti ed Anselmi:  sono a Montecitorio in occasione della festa della donna 8 marzo 1991. (La foto è tratta dal libro autobiografico di Tina Anselmi, Storia di un passione politica, Sperling & Kupfer, 2016).
In particolare su Tina Anselmi si è soffermata la voce di Annapaola, dirigente di cooperativa ed impegnata nella pastorale sociale: “Non si può riuscire a contenere in poche righe il pensiero, le esperienze, insieme al coraggio e alla generosità imponente che hanno attraversato le scelte di vita di Tina Anselmi; un bel libro- intervista: “Storia di una passione politica” l’autobiografia -  la descrive con semplicità e rende ragione della personalità originale di una donna speciale. Tra i tanti passaggi mi ha colpito una sua affermazione: ͔<< La democrazia va a cercare i protagonisti, affida loro un compito e se ciascuno lo assume perché ci crede, allora la democrazia vive e progredisce. Anche su questo punto mi trovavo in perfetta sintonia con Nilde Iotti, così come eravamo entrambe convinte di dover lasciare un segno in politica: noi che crediamo nella libertà e pretendiamo che sia difesa e tramandata alle nuove generazioni. Testimoniare è possibile se non si smette di cercare la verità>>. È una sintesi bellissima dell’impegno che la Anselmi ha espresso verso le istituzioni e la gente del suo amato Paese, della dignità di una donna politica capace di apprezzare la statura degli avversari fino alla libertà di esprimere loro più stima che rispetto;  ma soprattutto, la tenace ricerca della verità che l’ha sostenuta in tante battaglie. Tina Anselmi, si definisce come Nilde Iotti una testimone orgogliosa e serena di un grande amore verso le future generazioni. Per questo riconosciamo ancora oggi il loro incontestabile valore di donne di Stato ”.
Infine, ecco la voce di Teresa, giurista dei diritti umani ed insegnante apprendente: “Ho conosciuto personalmente Tina Anselmi che era già anziana, a Bassano. 15 o forse 20 anni prima l’ avevo ascoltata ad un incontro Rosy Bindi a Treviso, che lei presentò come la sua " delfina". Due donne in gamba, democristiane preparate e colte di generazioni diverse. In quest’ ultimo incontro a Bassano avevamo condiviso con lei i temi della Resistenza… io ero intervenuta come esperta in diritti umani o come difensora civica o come fondatrice del club Unesco in zona, non ricordo. Comunque  abbiamo condiviso forme e approcci, oltre ad un rispetto ed un ascolto reciproco del quale mi sono, ricordo nitidamente,  meravigliata anch’ io … perché  sembrava che avessimo sempre condiviso molto. Alla fine con Tina ci siamo subito date del tu … e mi dice che avremmo dovuto vederci presto, perché  dovevamo fare molte altre cose insieme. Poi non ci siamo più riviste,  ma ricordo - e vorrei condividere questo con chi mi legge- che, allora, la visione comune riguardava un senso di libertà e uguaglianza per una democraticità fondata sui valori costituzionali… per una consapevolezza che, mi sembrava, pochi potessero  avere come noi due. La cosa mi gratificò molto. Ho conoscenza della sua storia e di come si era comportata nei luoghi di potere dove fu eletta:  Tina Anselmi affrontò l’impegno con grande senso dei valori, di quegli stessi valori che abbiamo condiviso, con un contributo che dovrebbe essere di indicazione su come comportarsi anche oggi… I politici veneti potrebbero  ricordare e imparare  da tale “archivio” di memoria colta, democratica e di condivisione”.
Cosa Tina e Nilde possono dire oggi al PD, alle sue donne ed ai suoi uomini? A tutte le cittadine e cittadini? Quale sarà il protagonismo femminile nella società della ricostruzione dopo la pandemia? Ne parleremo nel prossimo post…

Per approfondire:
:: Fondazione Nilde Iotti ::
9 Dicembre 1977: la ‘Legge Anselmi” sul lavoro. La rottura di un tabù, l’inizio della marcia per la “parità di trattamento” (ilmamilio.it)
Tina Anselmi, Storia di un passione politica, Sperling & Kupfer, 2016
Luisa Lama, Nilde Iotti. Una storia politica al femminile
Nilde Iotti, La tecnica della libertà, Edizioni di Comunità
Andrea Canova, Nilde Iotti, La ragazza dalle spalle larghe. Omaggio alla figura di Nilde Iotti, nel centenario della nascita. Con scritti di Luca Vecchi, Ileana Malavasi, Raffaella Curioni, Antonio Petrucci, Ugo Bellocchi, Marisa Malagoli Togliatti, Jone Bartoli, Marisa Rodano, Loretta Giaroni, Giorgio Napolitano, Livia Turco, Giorgio Frasca Polara, Vannino Chiti, Rocco Caccavari, Michele Giardiello, Piera Capitelli, Mauro Guerra, Anna Foglietta

Giandiego Carastro