In storia non vi è alcun dubbio, alla fine, la verità vince sempre. Purtroppo però la "storia" è una sciccheria per i posteri e che, chi deve lavorare sul presente per scriverne le trame, anche se abbagliato dalle luci del consenso, non può, e non deve, permettersi. In questo scenario si muove oggi la nostra "amata" politica imbavagliata dalla sua stessa dialettica, spesso di bandiera e vittima, consenziente, dei duri colpi che la "realtà" sanitaria ed economica gli (o meglio "ci") sta sferrando.
Lo scenario a cui assistiamo quotidianamente è di una politica destinata a lucrare per pochi spiccioli di vantaggi personali, consapevole che, scherzando col fuoco, prima o poi una fiammata, di quelle forti e dolorose, ci investirà, e saranno dolori per tutti. Possibile che nemmeno un nemico dichiarato come il Covid riesce a farci desistere dalla nostra perenne esigenza di "consenso"? Possibile che non riusciamo a percepire il forte odore di bruciato nemmeno quando a bruciare sono le nostre stesse case? Apriamo gli occhi, e lo faccia la politica tutta, questa emergenza sanitaria, se non affrontata con pragmatismo e visione, finirà per mandare tutti a casa, un reset politico da cui non si salva nessuno, nemmeno il più viscido tra profeti di sventura.
Abbiamo avuto mesi per preparare il Paese alla seconda ondata, e ora che è arrivata, puntuale come solo le sventure e le brutte notizie sanno essere, ci accorgiamo di non aver fatto abbastanza, di non aver preparato il Paese all'impatto. Si perchè non basta dire che arriverà la pioggia se poi non si costruiscono ripari, o almeno tanto ombrelli (e non monopattini). E di contro un opposizione che di par suo gridava di aprire quando si chiudeva e di chiudere quando si apriva, nel più classico del bastian contrario, finendo per destabilizzare più l'opinione pubblica che la maggioranza stessa.
Il nuovo DPCM (24 ottobre) è figlio naturale di tutto questo, si chiude la stalla dopo che i buoi sono usciti e senza aver costruito un bel recinto (ampio, sicuro e condiviso) all'interno del quale difenderli. Abbiamo perso mesi, dalla prima forte ondata del virus, a dibattere su come affrontare l'inverno, e ora? Proponiamo alla Scuola la Didattica A Distanza dopo che per mesi ne abbiamo decantato la centralità? Chiudiamo la Cultura accomunandola come pericolosità al più classico aperitivo tra amici e dimenticandoci di esserne il Paese principe per antonomasia? Chiudiamo le attività sportive dopo aver guidato le stesse ad autoregolarsi, e autofinanziarsi, con stringenti protocolli di sicurezza, cosi come hanno fatto anche attività commerciali come Ristoranti e Bar.
Credo che tutto questo faccia male al Paese e faccia ancora più male a noi del PD, noi che, storicamente, dovremmo essere i primi a caricarci sulle spalle il peso delle scelte. Sarebbe ora di imprimere alla "storia" quel cambiamento in cui abbiamo (forse) sempre creduto, accantonando le facili e sterili proposte di assistenzialismo, utile solo per un giro di ruota, e virare la prua verso lidi meno turistici ma più connessi alla realtà, rimettendo al centro del dibattito il vero problema, il Virus, e colpendolo nelle sue debolezze, ovvero rilanciando la Sanità Pubblica e rafforzando i Trasporti con i soldi del MES, pronti da subito, fermi in un limbo di ipocrisie e demagogie a gridare vendetta.
Dopo le elezioni Regionali il nostro segretario, Zingaretti, forse rinvigorito dal pericolo scampato, almeno per le Regioni che il PD è riuscito a difendere, ha iniziato ad invocare un cambio di marcia netto al Governo ma, almeno in apparenza, sembra non crederci nemmeno lui.
La verità è una pratica faticosa, non sempre (quasi mai) conduce al consenso, ma di sicuro produce stima, questo deve valere per i Governi centrali cosi come per le Regioni, le Province e i Comuni, nessuno deve sentirsi esente da colpe e forse, un giorno, la storia ci ricorderà come quelli che, attraverso la "verità" hanno poi raggiunto il "consenso".
Un abbraccio vero,
La Redazione