martedì 11 maggio 2021

Contributi per una Migliore Politica: Il PCI e la DC negli anni 70 Alla luce di Berlinguer e Moro, che PD costruire insieme?

 Seconda parte dell’ ntervista a Matteo Sticozzi del PD di Monte San Vito (Ancona) ed

a Enzo Musolino del PD di Villa San Giovanni (Reggio Calabria)


Con questo post proseguiamo l’intervista al Segretario del circolo del PD di Monte San Vito, ing. Matteo Sticozzi ed al portavoce del PD del circolo di Villa san Giovanni (Reggio Calabria), dott. Enzo Musolino. Ecco altre tre domande ai nostri interlocutori che ringraziamo per aver avviato questo dialogo a distanza tra Marche e Calabria..

Domande n. 5

Il presidente di Argomenti 2000 ed ex deputato PD, Ernesto Preziosi, ha dichiarato su Avvenire che occorre che il PD riprenda quel progetto culturale in cui trovava un posto importante il cattolicesimo democratico. Ha anche chiesto al Segretario Enrico Letta di rendere il PD un partito non agnostico, ma plurale. Cosa significa concretamente per Voi che il PD sia partito plurale e non agnostico? Vi ritrovate in questa affermazione del Presidente di Argomenti2000?

Risposta di Enzo

Un partito plurale significa un partito aperto alle contraddizioni feconde e alla messa in critica del concetto di identità. Ce lo sta insegnando Papa Francesco e la Fratelli tutti lo dice chiaramente: il “fissismo etico” è un limite!  Di fronte ai grandi problemi sociali va utilizzato un approccio laico di tipo giuridico: la mediazione, il compromesso, non sono parolacce, sono il buon viatico per le Riforme!  Mi sembra, invece, che dietro lo spauracchio dell’agnosticismo si possa nascondere il richiamo nefasto a nuovi e pericolosi “valori non negoziabili” che hanno fatto il male di una lunga stagione del cattolicesimo democratico a guida clericale.  Nel tempo Penultimo sono tante le Strade che possono condurre al benessere e al bene comune!  La responsabilità individuale, il culto della Persona, la lotta alle diseguaglianze, il rilancio della stagione dei diritti, devono essere il “faro ideale” del Partito Democratico, insieme all’Ideologia Necessaria della Repubblica (espressione questa di Aldo Moro), ossia l’Antifascismo!

Risposta di Matteo

La società è plurale, la famiglia è plurale e meno male che lo è.

Le ideologie del passato, da ambo le parti, fanno parte di quel tempo di quella società del livello culturale del momento. Ritengo ne giusto ne sbagliato ma in quel momento, esattamente un secolo fa, la condizione del popolo era ben diversa rispetto ad oggi. Se nascevi figlio di bracciante eri destinato a restare tale. Quelle condizioni hanno portato alla polarizzazione e ad arroccamenti. L'esperienza del fascismo e la lotta partigiana hanno dato il via ad un percorso, seppur lento, ad un dialogo, in nuce, che ha portato alla Costituzione e a battaglie per migliorare le condizioni dei più deboli. Venendo ad oggi il Partito Democratico è già plurale e deve esserlo sempre di più sui temi di interesse comune nel rispetto di tutti i credi e convinzioni confrontandosi ad ampio raggio assumendo un ruolo di aggregatore con capacità di sintesi verso una visione di futuro di lungo respiro. 

Domande n. 6

Ci aspettano mesi interessanti, di dibattito interno al Partito e con la società civile… In questi anni, abbiamo letto di posizioni favorevoli alle primarie, di posizioni contrarie alle primarie, ma anche di posizioni favorevoli alle primarie solo per indicare i candidati nelle istituzioni per la coalizione di centrosinistra, lasciando agli iscritti il compito di eleggere le cariche di partito. Sempre Preziosi, intervenendo alla ultima assemblea nazionale del PD, ha chiesto di ragionare sulla forma-partito.

Cosa pensate delle primarie? Dove il PD ha mostrato fragilità? Cosa invece sta andando bene?  Cosa vi aspettate dalle Agorà democratiche?

Risposta di Enzo

Le Primarie sono un falso problema.  Tutti gli strumenti possono essere utili in una fase storica e deleteri in un’altra. Negli ultimi anni abbiamo vissuto una disarticolazione progressiva del Partito, con i Circoli e i militanti abbandonati a loro stessi. I territori, nel silenzio della dirigenza nazionale, hanno “salvato” la Comunità Democratica, auto tassandosi, mantenendo accesa la luce all’interno delle sezioni, occupandosi del territorio e aprendosi alla cittadinanza.  Oggi Enrico Letta, meritoriamente, ha deciso di ripartire dai Circoli, dagli Iscritti e, quindi, dai militanti.  È questa al Via!  Le Primarie non potranno più essere l’occasione regalata ai nemici del PD per metterlo in difficoltà, attraverso “falsi elettori” pronti a condizionare le scelte del Centrosinistra.  Per questo, a mio parere, lo strumento va profondamente ripensato, riportandolo all’interno di una dinamica di iscritti/militanti/elettori.

Risposta di Matteo

Le primarie, secondo il mio punto di vista, nacquero in un contesto politico che doveva cambiare ma che in realtà è rimasto quello che era nel '900 anzi è peggiorato diventando uno strumento di potere di singoli in cerca di prestigio e potere. In queste condizioni non possono funzionare anzi favoriscono l'infiltrazione di gruppi interessati a portare in ruoli apicali i più spregiudicati e spesso rappresentanti di lobbisti. Non esiste nessuna organizzazione strutturata che quando è il momento di rinnovare i suoi organi faccia decidere a soggetti non appartenenti ad essa. In questo modello manca il rispetto di chi lavora tutti i giorni nel territorio; sostiene i costi della politica locale e per questo non può essere equiparato al primo che passa il giorno delle primarie. Personalmente nelle ultime elezioni amministrative locali ho assunto  insieme a tutto il direttivo, la responsabilità di indire primarie tra gli iscritti per la scelta del candidato sindaco.

Oggi c'è necessità di rivedere l'organizzazione del Partito ma ancora più importante è definire in modo chiaro la propria linea e chi si vuole rappresentare. Da troppo tempo mancano entrambi o almeno non sono evidenti ai cittadini.

Cosa sta andando bene? Che nonostante tutto i circoli ancora operano sul territorio e rappresentano il vero motore del Partito. Il nuovo segretario Letta, se mantiene la promessa, potrà rigenerare il Partito a patto che definisca bene gli obiettivi per cui ci batteremo. Per quanto riguarda le Agorà mi aspetto un dibattito aperto, franco impostato sulla chiarezza e sulla proposta. Un contributo aperto alla integrazione derivante  del confronto con i cittadini e associazioni.

Il Partito che si riappropria del suo ruolo di formatore e informatore su temi attuali ma di visione di lungo respiro. Tornare a dare speranza a chi oggi vedo tutto nero. Scaldare i cuori dei più deboli che potranno vedere chi si batte al loro fianco.. .

Domande finale, n. 7

Siete esponenti di un circolo PD dell’Italia di Centro e del nostro meridione. Reputo una novità questa possibilità di dialogo tra circoli di diverse regioni. Che Italia è questa in cui operiamo? Dal vostro punto di vista, cosa il PD deve rivendicare nel PNNR per dare attuazione a questa strategica visione del futuro del Paese?

Risposta di Enzo

Il Pd deve rivendicare livelli unici e garantiti di prestazioni sanitarie e sociali in tutto il territorio nazionale. Deve rivendicare risorse e investimenti perequativi per le aree in difficoltà. Deve rilanciare le infrastrutture al Sud per il bene di tutto il Paese. Si tratta di affermare un nuovo Meridionalismo che sia davvero questione comune, nazionale, propria di tutti i sinceri democratici. Questo, in fondo, ci chiede l’Europa e fondi Comunitari svincolati per affrontare la Pandemia e le ricadute sociali di questa crisi epocale, hanno l’obiettivo – finalmente – di risolvere problemi endemici per troppo tempo non affrontati.  Il PD deve essere solo conseguenziale! Io ho fiducia in Enrico Letta!

Risposta di Matteo

Per rispondere a questa domanda servirebbero almeno 10 incontri tematici che però dovrebbero partire dall'unità d'Italia. In questo periodo sto leggendo alcuni saggi del giornalista Pino  Aprile, giornalista appassionato e “incazzato”, su come è avvenuta l'unità del nostro paese. Non è un diletto puro ma, come in tutte le cose, prima di dare dei pareri bisogna conoscere l'oggi ma ancor di più come ci si è arrivati. Su questo il Partito dovrebbe fare  mia culpa e decidere di prendere di petto la situazione del Sud ed oggi anche del Centro Italia. Dai dati, adeguatamente documentati, nei testi di Aprile e di molti studiosi emerge chiaramente che:

Il sud è stato colonizzato dal nord e saccheggiato

che il sud  era dopo Inghilterra e Francia il terzo regno d'Europa (nel 1860) per cultura, benessere, flotta commerciale, innovazione. Napoli aveva i più grandi e stimati cantieri navali d'Europa. Due terzi dei prodotti venivano esportati. Il bilancio del regno era in attivo per 420 Milioni, quello dei colonizzatori sabaudi in forte perdita e non riusciva a pagare i debiti dovuti alle guerre che aveva sostenuto..

Dopo l'unificazione tutto fu trasferito al nord, le tasse furono triplicate, l'economia azzerata, le infrastrutture interrotte quelle in costruzione, zero investimenti, le scuole investimenti zero, ecc...

Obiettivo: fare del sud un mercato di consumo dei prodotti del nord, senza concorrenza, e riserva di manodopera per il nord estirpando milioni di cittadini dai loro territori.

Questo è continuato e continua ancora oggi con le leggi Tremonti - Gelmini che al Sud hanno sempre tagliato e usurpato pure i fondi europei che spettavano al SUD dirottandoli al Nord: Ricordate la multa da 4 Miliardi sulle quote latte sforate dagli allevatori del Nord? Chi ha pagato è il Sud togliendosi 4 miliardi dei fondi FAS dell'Europa.

Cosa deve fare il PD? Partire da questa situazione. La Quistione Meridionale si è aggravata, è ora di iniziare a far trasferire i fondi di ripartizione che spettano al SUD senza nessun taglio.

Nella ripartizione dei fondi deve valere il principio che chi ha i livelli di servizio più bassi deve avere più fondi per raggiungere i livelli di servizio (asili nido, strade, ferrovie, istruzione ecc...) equivalenti al resto delle altre regioni.

Grazie ancora a Matteo ed a Vincenzo…sono sicuro che questo esempio di approfondimento e di dialogo a distanza potrà dare giovamento anche alle imminenti agorà democratiche…

Giandiego Carastro



domenica 9 maggio 2021

Giornata dell'Europa: Lettera ai Cittadini Europei

Di seguito il testo della lettera ai cittadini europei firmata dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, insieme ad altri Capi di Stato, in occasione della “Giornata dell’Europa”.

“In occasione della Giornata dell’Europa vorremmo estendere i nostri più sentiti auguri a tutti i cittadini europei.

Questa Giornata dell’Europa è speciale. Per il secondo anno di fila, è celebrata in circostanze complesse a causa della pandemia di Covid-19. Siamo vicini a tutti coloro che ne hanno sofferto.

La Giornata dell’Europa di quest’anno è speciale anche perché segna l’avvio della Conferenza sul Futuro dell’Europa. Facciamo appello a tutti i cittadini dell’UE affinché colgano questa occasione unica per plasmare il nostro comune futuro.

Questo dialogo sul futuro dell’Europa si svolge in circostanze molto differenti da quelle degli anni passati. Potrebbe sembrare che nella situazione attuale non ci sia tempo sufficiente per una discussione approfondita sul futuro dell’Europa. Al contrario, la pandemia di Covid-19 ci ha ricordato ciò che è veramente importante nelle nostre vite: la nostra salute, il nostro rapporto con la natura, le nostre relazioni con gli altri esseri umani, la reciproca solidarietà e la collaborazione. Essa ha sollevato degli interrogativi sul modo in cui viviamo le nostre vite. Ha mostrato i punti di forza dell’integrazione europea, così come le sue debolezze. Di tutto ciò è necessario parlare.

Le sfide che ci si pongono come europei sono molteplici: dall’affrontare la crisi climatica e dalla creazione di economie verdi, in un contesto che rende necessario bilanciare la crescente competizione tra gli attori globali, alla trasformazione digitale delle nostre società. Avremo bisogno di sviluppare nuovi metodi e nuove soluzioni. Come democrazie la nostra forza consiste nel coinvolgere le molte voci presenti nelle nostre società per identificare il percorso migliore da intraprendere. Quante più persone parteciperanno a una discussione ampia e aperta, tanto meglio sarà per la nostra Unione.

Il progetto europeo non ha precedenti nella storia. Sono passati 70 anni dalla firma del Trattato istitutivo della Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio e 64 dalla nascita a Roma della Comunità Europea. A quel tempo i leader europei trovarono soluzioni per unire un’Europa devastata dalla guerra. Trent’anni fa l’Est e l’Ovest dell’Europa hanno iniziato a connettersi più strettamente. Paesi molto diversi si sono uniti per formare l’Unione Europea. Ciascun Paese ha le proprie esperienze storiche e sente il peso del proprio passato, con il quale fare i conti da solo e nel rapporto con altri Paesi.

Il progetto europeo è un progetto di pace e riconciliazione. Lo è stato fin dalla sua concezione, e rimane tale oggi. Sosteniamo una comune visione strategica per l’Europa, un’Europa nella sua interezza, libera, unita e in pace.

Tutti i principi fondamentali dell’integrazione europea restano assolutamente rilevanti al giorno d’oggi: libertà, uguaglianza, rispetto dei diritti umani, Stato di diritto e libertà di espressione, solidarietà, democrazia e lealtà tra gli Stati membri. Come possiamo assicurare collettivamente che questi principi fondanti dell’integrazione europea restino rilevanti per il futuro?

Nonostante l’Unione Europea a volte sembri mal equipaggiata per far fronte alle molte sfide emerse nell’ultimo decennio – dalla crisi economica e finanziaria alle sfide nel perseguire un sistema migratorio europeo giusto ed equo sino all’attuale pandemia – siamo ben consapevoli che sarebbe molto più difficile per ciascuno di noi se fossimo da soli. Come possiamo rafforzare al meglio cooperazione e solidarietà europee e garantirci un’uscita da questa crisi sanitaria che ci renda più resilienti in vista di sfide future?

Abbiamo bisogno di un’Unione Europea forte ed efficace, un’Unione Europea che sia leader globale nella transizione verso uno sviluppo sostenibile, climaticamente neutrale e trainato dal digitale. Occorre un’Unione Europea nella quale ci possiamo tutti identificare, certi di aver fatto tutto il possibile a beneficio delle generazioni future. Insieme possiamo raggiungere quest’obiettivo.

La Conferenza sul Futuro dell’Europa sarà un’opportunità per parlare apertamente di Unione Europea e per ascoltare i nostri concittadini, soprattutto i più giovani. Essa crea uno spazio di dialogo, dibattito e discussione su quel che ci aspettiamo dall’UE domani e su come possiamo contribuirvi oggi.

Dobbiamo pensare al nostro futuro comune; per questo vi invitiamo a unirvi alla discussione e a trovare insieme il percorso da seguire.”

Borut Pahor - Presidente della Repubblica di Slovenia

Alexander Van der Bellen - Presidente Federale della Repubblica d'Austria

Rumen Radev  - Presidente della Repubblica di Bulgaria

Zoran Milanović - Presidente della Repubblica di Croazia

Nicos Anastasiades  - Presidente della Repubblica di Cipro

Miloš Zeman - Presidente della Repubblica Ceca

Kersti Kaljulaid  - Presidente della Repubblica di Estonia

Sauli Niinistö - Presidente della Repubblica di Finlandia

Emmanuel Macron - Presidente della Repubblica Francese

Frank-Walter Steinmeier - Presidente della Repubblica Federale di Germania

Katerina Sakelloropoulou - Presidente della Repubblica Ellenica

János Áder - Presidente della Repubblica d'Ungheria

Michael D. Higgins  - Presidente d'Irlanda

Sergio Mattarella - Presidente della Repubblica Italiana

Elgis Levits - Presidente della Repubblica di Lettonia

Gitanas Nausėda  - Presidente della Repubblica di Lituania

George Vella  - Presidente della Repubblica di Malta

Andrzej Duda - Presidente della Repubblica di Polonia

Marcelo Rebelo de Sousa - Presidente della Repubblica Portoghese

Klaus Iohannis - Presidente di Romania

Zuzana Čaputová  - Presidente della Repubblica Slovacca


 Roma, 08/05/2021