Seconda parte dell’ ntervista a Matteo Sticozzi del PD di Monte San Vito (Ancona) ed
a Enzo Musolino del PD di Villa San Giovanni (Reggio Calabria)
Con questo post proseguiamo l’intervista al Segretario del circolo del PD di Monte San Vito, ing. Matteo Sticozzi ed al portavoce del PD del circolo di Villa san Giovanni (Reggio Calabria), dott. Enzo Musolino. Ecco altre tre domande ai nostri interlocutori che ringraziamo per aver avviato questo dialogo a distanza tra Marche e Calabria..
Domande n. 5
Il presidente di Argomenti 2000 ed ex deputato PD, Ernesto Preziosi, ha dichiarato su Avvenire che occorre che il PD riprenda quel progetto culturale in cui trovava un posto importante il cattolicesimo democratico. Ha anche chiesto al Segretario Enrico Letta di rendere il PD un partito non agnostico, ma plurale. Cosa significa concretamente per Voi che il PD sia partito plurale e non agnostico? Vi ritrovate in questa affermazione del Presidente di Argomenti2000?
Risposta di Enzo
Un partito plurale significa un partito aperto alle contraddizioni feconde e alla messa in critica del concetto di identità. Ce lo sta insegnando Papa Francesco e la Fratelli tutti lo dice chiaramente: il “fissismo etico” è un limite! Di fronte ai grandi problemi sociali va utilizzato un approccio laico di tipo giuridico: la mediazione, il compromesso, non sono parolacce, sono il buon viatico per le Riforme! Mi sembra, invece, che dietro lo spauracchio dell’agnosticismo si possa nascondere il richiamo nefasto a nuovi e pericolosi “valori non negoziabili” che hanno fatto il male di una lunga stagione del cattolicesimo democratico a guida clericale. Nel tempo Penultimo sono tante le Strade che possono condurre al benessere e al bene comune! La responsabilità individuale, il culto della Persona, la lotta alle diseguaglianze, il rilancio della stagione dei diritti, devono essere il “faro ideale” del Partito Democratico, insieme all’Ideologia Necessaria della Repubblica (espressione questa di Aldo Moro), ossia l’Antifascismo!
Risposta di Matteo
La società è plurale, la famiglia è plurale e meno male che lo è.
Le ideologie del passato, da ambo le parti, fanno parte di quel tempo di quella società del livello culturale del momento. Ritengo ne giusto ne sbagliato ma in quel momento, esattamente un secolo fa, la condizione del popolo era ben diversa rispetto ad oggi. Se nascevi figlio di bracciante eri destinato a restare tale. Quelle condizioni hanno portato alla polarizzazione e ad arroccamenti. L'esperienza del fascismo e la lotta partigiana hanno dato il via ad un percorso, seppur lento, ad un dialogo, in nuce, che ha portato alla Costituzione e a battaglie per migliorare le condizioni dei più deboli. Venendo ad oggi il Partito Democratico è già plurale e deve esserlo sempre di più sui temi di interesse comune nel rispetto di tutti i credi e convinzioni confrontandosi ad ampio raggio assumendo un ruolo di aggregatore con capacità di sintesi verso una visione di futuro di lungo respiro.
Domande n. 6
Ci aspettano mesi interessanti, di dibattito interno al Partito e con la società civile… In questi anni, abbiamo letto di posizioni favorevoli alle primarie, di posizioni contrarie alle primarie, ma anche di posizioni favorevoli alle primarie solo per indicare i candidati nelle istituzioni per la coalizione di centrosinistra, lasciando agli iscritti il compito di eleggere le cariche di partito. Sempre Preziosi, intervenendo alla ultima assemblea nazionale del PD, ha chiesto di ragionare sulla forma-partito.
Cosa pensate delle primarie? Dove il PD ha mostrato fragilità? Cosa invece sta andando bene? Cosa vi aspettate dalle Agorà democratiche?
Risposta di Enzo
Le Primarie sono un falso problema. Tutti gli strumenti possono essere utili in una fase storica e deleteri in un’altra. Negli ultimi anni abbiamo vissuto una disarticolazione progressiva del Partito, con i Circoli e i militanti abbandonati a loro stessi. I territori, nel silenzio della dirigenza nazionale, hanno “salvato” la Comunità Democratica, auto tassandosi, mantenendo accesa la luce all’interno delle sezioni, occupandosi del territorio e aprendosi alla cittadinanza. Oggi Enrico Letta, meritoriamente, ha deciso di ripartire dai Circoli, dagli Iscritti e, quindi, dai militanti. È questa al Via! Le Primarie non potranno più essere l’occasione regalata ai nemici del PD per metterlo in difficoltà, attraverso “falsi elettori” pronti a condizionare le scelte del Centrosinistra. Per questo, a mio parere, lo strumento va profondamente ripensato, riportandolo all’interno di una dinamica di iscritti/militanti/elettori.
Risposta di Matteo
Le primarie, secondo il mio punto di vista, nacquero in un contesto politico che doveva cambiare ma che in realtà è rimasto quello che era nel '900 anzi è peggiorato diventando uno strumento di potere di singoli in cerca di prestigio e potere. In queste condizioni non possono funzionare anzi favoriscono l'infiltrazione di gruppi interessati a portare in ruoli apicali i più spregiudicati e spesso rappresentanti di lobbisti. Non esiste nessuna organizzazione strutturata che quando è il momento di rinnovare i suoi organi faccia decidere a soggetti non appartenenti ad essa. In questo modello manca il rispetto di chi lavora tutti i giorni nel territorio; sostiene i costi della politica locale e per questo non può essere equiparato al primo che passa il giorno delle primarie. Personalmente nelle ultime elezioni amministrative locali ho assunto insieme a tutto il direttivo, la responsabilità di indire primarie tra gli iscritti per la scelta del candidato sindaco.
Oggi c'è necessità di rivedere l'organizzazione del Partito ma ancora più importante è definire in modo chiaro la propria linea e chi si vuole rappresentare. Da troppo tempo mancano entrambi o almeno non sono evidenti ai cittadini.
Cosa sta andando bene? Che nonostante tutto i circoli ancora operano sul territorio e rappresentano il vero motore del Partito. Il nuovo segretario Letta, se mantiene la promessa, potrà rigenerare il Partito a patto che definisca bene gli obiettivi per cui ci batteremo. Per quanto riguarda le Agorà mi aspetto un dibattito aperto, franco impostato sulla chiarezza e sulla proposta. Un contributo aperto alla integrazione derivante del confronto con i cittadini e associazioni.
Il Partito che si riappropria del suo ruolo di formatore e informatore su temi attuali ma di visione di lungo respiro. Tornare a dare speranza a chi oggi vedo tutto nero. Scaldare i cuori dei più deboli che potranno vedere chi si batte al loro fianco.. .
Domande finale, n. 7
Siete esponenti di un circolo PD dell’Italia di Centro e del nostro meridione. Reputo una novità questa possibilità di dialogo tra circoli di diverse regioni. Che Italia è questa in cui operiamo? Dal vostro punto di vista, cosa il PD deve rivendicare nel PNNR per dare attuazione a questa strategica visione del futuro del Paese?
Risposta di Enzo
Il Pd deve rivendicare livelli unici e garantiti di prestazioni sanitarie e sociali in tutto il territorio nazionale. Deve rivendicare risorse e investimenti perequativi per le aree in difficoltà. Deve rilanciare le infrastrutture al Sud per il bene di tutto il Paese. Si tratta di affermare un nuovo Meridionalismo che sia davvero questione comune, nazionale, propria di tutti i sinceri democratici. Questo, in fondo, ci chiede l’Europa e fondi Comunitari svincolati per affrontare la Pandemia e le ricadute sociali di questa crisi epocale, hanno l’obiettivo – finalmente – di risolvere problemi endemici per troppo tempo non affrontati. Il PD deve essere solo conseguenziale! Io ho fiducia in Enrico Letta!
Risposta di Matteo
Per rispondere a questa domanda servirebbero almeno 10 incontri tematici che però dovrebbero partire dall'unità d'Italia. In questo periodo sto leggendo alcuni saggi del giornalista Pino Aprile, giornalista appassionato e “incazzato”, su come è avvenuta l'unità del nostro paese. Non è un diletto puro ma, come in tutte le cose, prima di dare dei pareri bisogna conoscere l'oggi ma ancor di più come ci si è arrivati. Su questo il Partito dovrebbe fare mia culpa e decidere di prendere di petto la situazione del Sud ed oggi anche del Centro Italia. Dai dati, adeguatamente documentati, nei testi di Aprile e di molti studiosi emerge chiaramente che:
– Il sud è stato colonizzato dal nord e saccheggiato
– che il sud era dopo Inghilterra e Francia il terzo regno d'Europa (nel 1860) per cultura, benessere, flotta commerciale, innovazione. Napoli aveva i più grandi e stimati cantieri navali d'Europa. Due terzi dei prodotti venivano esportati. Il bilancio del regno era in attivo per 420 Milioni, quello dei colonizzatori sabaudi in forte perdita e non riusciva a pagare i debiti dovuti alle guerre che aveva sostenuto..
– Dopo l'unificazione tutto fu trasferito al nord, le tasse furono triplicate, l'economia azzerata, le infrastrutture interrotte quelle in costruzione, zero investimenti, le scuole investimenti zero, ecc...
– Obiettivo: fare del sud un mercato di consumo dei prodotti del nord, senza concorrenza, e riserva di manodopera per il nord estirpando milioni di cittadini dai loro territori.
– Questo è continuato e continua ancora oggi con le leggi Tremonti - Gelmini che al Sud hanno sempre tagliato e usurpato pure i fondi europei che spettavano al SUD dirottandoli al Nord: Ricordate la multa da 4 Miliardi sulle quote latte sforate dagli allevatori del Nord? Chi ha pagato è il Sud togliendosi 4 miliardi dei fondi FAS dell'Europa.
Cosa deve fare il PD? Partire da questa situazione. La Quistione Meridionale si è aggravata, è ora di iniziare a far trasferire i fondi di ripartizione che spettano al SUD senza nessun taglio.
Nella ripartizione dei fondi deve valere il principio che chi ha i livelli di servizio più bassi deve avere più fondi per raggiungere i livelli di servizio (asili nido, strade, ferrovie, istruzione ecc...) equivalenti al resto delle altre regioni.
Grazie ancora a Matteo ed a Vincenzo…sono sicuro che questo esempio di approfondimento e di dialogo a distanza potrà dare giovamento anche alle imminenti agorà democratiche…
Giandiego Carastro