Riprendiamo questi post, dopo la pausa pasquale. Ringraziamo le lettrici ed i lettori che sinora ci hanno seguito e ci hanno espresso interesse. Abbiamo avviato un percorso di riflessione sulla storia della politica italiana nel Novecento, scegliendo di ricordare, di volta in volta, due figure di riferimento, una per il PCI e una per la DC. Dopo la pausa pasquale riprendiamo il discorso.
Sinora abbiamo ricordato Achille Occhetto e Mino Martinazzoli, Pio La Torre e Piersanti Mattarella, Nilde Iotti e Tina Anselmi, con un approfondimento sul tema donne e società, insieme al Gruppo Donne del circolo.
… adesso è la volta di Enrico Berlinguer ed Aldo Moro.
Sono un po' emozionato ad iniziare questo post, perché lo reputo particolarmente importante, dal momento che, a mio parere, me il PD è chiamato ad essere un partito contemporaneamente neoberligueriano e neomoroteo. In ogni sezione d’Italia dovrebbe essere affissa la seguente celebre foto:
Vista la importanza dei due protagonisti del Novecento politico italiano, qui tratteggerò solo alcuni aspetti. Nel prossimo post, proveremo a dare voce ai ricordi di dirigenti, militanti, uomini e donne impegnati in politica, per rappresentare il loro ricordo di Enrico ed Aldo.
Enrico Berlinguer
Dati biografici
Nato a Sassari nel 1922, morto a Padova nel 1984, durante un comizio. Si iscrisse al PCI nel 1943. Entrò nel 1962 nella Segreteria nazionale. Dieci anni dopo divenne Segretario generale.
Significative azioni politiche
Ebbe la intuizione di lanciare l’eurocomunismo, cioè un PCI presente attivamente nel cammino di integrazione europea (ricordiamo che all’inizio il PCI fu contrario alla Comunità europea, perché considerata troppo filo-americana).
Ebbe il coraggio di andare a Mosca e legare le sorti del PCI alla democrazia pluralistica. Era il 1977 e si celebrava il 70 anniversario della Rivoluzione d’Ottobre.
Ebbe il coraggio di dire di sentirsi più sicuro sotto ombrello Nato anziché nel patto di Varsavia, in una celebre intervista a G. Pansa del 1976.
Accettò di dialogare con Aldo Moro, perseguendo la politica del compromesso storico, cioè un connubio tra masse comuniste e masse cattoliche per una trasformazione dello Stato nell’ottica di una democrazia sostanziale.
Portò il PCI a superare la DC nelle elezioni europee del 1984.
Diede la vita letteralmente per il partito, iniziando a stare male a Padova nel 1984 durante un comizio elettorale.
Aldo Moro
Dati biografici
Nacque a Maglie in Puglia nel 1916. Si sposò il 5 aprile 1945 presso il Santuario dell’Alberici, con Eleonora Chiavarelli originaria di Montemarciano, a pochi chilometri da noi. Nel 1978 venne rapido dalle Brigate Rosse che uccisero gli uomini della scorta: dopo due mesi di prigionia, venne ucciso barbaramente.
Azioni politiche significative
Da Ministro dell’Istruzione, introdusse la educazione civica nelle scuole.
Nel 1959 divenne Segretario nazionale della DC.
Fu cinque volte Presidente del Consiglio dei Ministri
Fu un abile tessitore, capace di spostare il corpaccione DC e gran parte dell’elettorato moderato verso la apertura al Partito socialista italiano di Nenni. Da questa scelta, nacque un periodo di innovazione democratica che portò ad esempio alla scuola media unica ed alla energia elettrica per tutti.
Fu tra i pochi politici a capire che i giovani del 68 avrebbero cambiato il contesto sociale e cercò sempre un dialogo con loro. Inoltre, pur essendo Presidente del Consiglio dei Ministri oppure Ministro degli esteri, non volle mai abbandonare i suoi studenti di diritti e procedura penale a Scienze Politiche alla Sapienza di Roma.
In un contesto assai ostile, maturò la idea della solidarietà nazionale, cioè una fase di reciproca attenzione tra DC e PCI finalizzata a dare all’Italia una democrazia compiuta, in cui anche il PCI avrebbe in teoria potuto vincere le elezioni ed andare al Governo. Ricordiamo che in qui decenni c’era un veto internazionale a che i comunisti andassero al potere, in un Paese della Nato.
Nel prossimo post continueremo a studiare queste due importanti figure, anche cercando di capire cosa possono ancora dire e dare al nostro PD.
Giandiego Carastro