sabato 1 agosto 2020

RECOVERY FUND: SOLO UNA DISPONIBILITÀ DI FONDI O UN CAMBIO DI APPROCCIO?

Europa - Recovery Fund
                                                
Abbiamo girato la domanda al prof. Paolo Sospiro, Direttore EUABOUT BRUXELLES, ricercatore e docente di Economia delle imprese presso l’ Università di Firenze e l’Università Politecnica delle Marche.

“Il percorso europeo è sempre stato a strappi e, spesso, le accelerazioni sono avvenute a causa di imprevisti o di crisi interne o esterne, come nel caso della Brexit. Così come nel caso dell’accelerazione della moneta unica, della quale si è inizia a parlare e ragionare sin dal 1969, ma che poi avviene solo nel 1989 sospinta da rinnovata idea europeista derivante della caduta del muro di Berlino.

Così come nel 1969 l’esigenza di una moneta europea era nata dalla evidenza della crisi del dollaro a causa delle guerre in Corea e in Vietnam. Infatti, all’epoca, non dimentichiamo che tutte le monete erano ancorate al dollaro ed il dollaro era ancorato all’oro. Quindi tutti i paesi erano consapevoli che comprando dollari, potevano ricevere oro dagli Stati Uniti. Ma questo non era sostenibile con gli Stati Uniti che continuavano a stampare moneta per finanziare le guerre in Corea e in Vietnam. Tuttavia l’Europa a 6 dell’epoca non era stata in grado di andare oltre il cosiddetto Serpente Monetario Europeo. A Seguire negli anni ottanta l’ECU. Ma solo la forte volontà della Germania al momento della sua  riunificazione ha fatto sì che si giungesse al Trattato di Maastricht ed alla moneta unica e quindi all’euro.

Attualmente l’assoluta inaffidabilità di Trump e l’uscita del Regno Unito stanno portando alla difesa europea. Al momento si tratta solo di ricerca e sviluppo e acquisti comuni.

Così come le diverse crisi che si stanno susseguendo (l’attacco alle torri gemelle del 2001, la crisi economica del 2008, la crisi migratoria del 2015 ed infine il COVID-19) stanno costringendo i paesi membri, sempre più, a pensare ed agire in un’ottica comune in quanto le sfide davanti a loro sono troppo importanti per poterle affrontare da soli. Compresa la Germania che ne è ancora più consapevole.

Credo che quello del Recovery Found  sia un ulteriore passo avanti verso un maggiore coordinamento, da una parte, e una maggiore cessione di sovranità, dall’altra, da parte dei paesi membri.

Se tutto questo possa significare che presto ci saranno gli Stati Uniti d’Europa o un maggiore sistema Intergovernativo, credo che nessuno lo sappia perché i cittadini europei non sono ancora pronti a prendere decisioni di questa portata.

Un fatto è certo, nonostante la scarsa fiducia che emerge di giorno in giorno tra i paesi, e specie in alcuni paesi, gli stati membri trovano sempre una soluzione per stare insieme e superare le crisi che si trovano davanti.

Quello che possiamo dire è che il percorso europeo non è altro che superare le crisi insieme per evitare che il rischio di una guerra (commerciale, diplomatica o militare) sia sempre superato. Garantendo, allo stesso tempo, uno standard di vita sempre più elevato ai cittadini europei. Questo approccio e questi due obiettivi permettono di coniugare passato, presente e futuro e di coniugare gli interessi delle generazioni “passate” degli adulti di oggi e dei giovani di oggi e delle future generazioni.

A conti fatti, pensando solo agli ultimi 20 anni, nei quali nel mondo è accaduto di tutto, quello che possiamo sostenere è che il progetto europeo, per quanto criticale, lento, incompleto e sempre in ritardo abbia comunque garantito sempre una certa sicurezza e benessere nonostante, appunto, il mondo sia diventato un posto complicato. Basti pensare all’ascesa economica e politica della Cina, all’avvento dell’India, ai problemi degli Stati Uniti, alla Brexit, al fenomeno migratorio e tanto altro. Insomma, il processo europeo, credo che permetta ai paesi europei di avere una sorta di cuscino che attutisce e ritarda gli effetti degli avvenimenti che avvengono nel mondo. Oggi è fondamentale, quanto meno fino a quando il mondo non troverà un nuovo equilibrio."

 

Prof. Paolo Sospiro