domenica 21 marzo 2021

Contributi per una Migliore Politica: Il PCI e la DC negli anni 70 Nilde Iotti e Tina Anselmi

Ringrazio Laura, Veronica, Rosa, Annapaola, Teresa per aver arricchito il post con la loro voce

Dopo aver pubblicato l’articolo su Achille Occhetto & Mino Martinazzoli (anni 90) e quelli più recenti su Pio La Torre & Piersanti Mattarella Mattarella (anni 80), entriamo adesso negli anni 70 del Novecento. Il post che segue è dedicato a due donne: Nilde Iotti e Tina Anselmi, due figure importanti sia per il PCI e per la DC, sia per la Repubblica e per la storia delle donne nel nostro Paese. Sono, per così dire, delle “madri della Repubblica”. Vissero in periodi difficili, cioè negli anni del fascismo, della fuoriuscita dalla dittatura, della ricostruzione del Paese: pur da avversarie (PCI e DC erano antagonisti),  queste due donne seppero dare una visione comune e concreta all’impegno femminile  in politica. Nilde Iotti fu la prima Presidente della Camera. Tina Anselmi fu la prima Ministra! Nelle righe che seguono saranno ospitate delle voci di donne di oggi che arricchiscono questo mio articolo.

Dati Biografici di Nilde Iotti

Nilde Iotti, pseudonimo di Leonilde Iotti (Reggio Emilia, 10 aprile 1920 – Poli, 4 dicembre 1999).

Incarichi pubblici

Prima donna nella storia dell'Italia repubblicana a ricoprire una delle tre massime cariche dello Stato, la Presidenza della Camera dei deputati, incarico che detenne per quasi 13 anni e per ben tre legislature, dal 20 giugno 1979 al 22 aprile 1992. Il suo impegno politico affonda le radici nella partecipazione alla Resistenza come attivista nei Gruppi di Difesa della donna: in tali strutture provvedeva alla raccolta di indumenti, medicinali e cibo per i partigiani impegnati nella guerra di Liberazione. Nilde Iotti ha partecipato alla stesura della Costituzione.  Ha voluto dar voce alle donne emiliane.

Dati Biografici di Tina Anselmi

Tina Anselmi (Castelfranco Veneto, 25 marzo 1927 – Castelfranco Veneto, 1º novembre 2016 ).

Incarichi pubblici 

Fu staffetta partigiana, poi politica nella DC. Fu la prima donna a ricoprire la carica di Ministro della Repubblica. Nominata nel Luglio del 1976 titolare del dicastero del Lavoro, fece approvare la legge 903 del 1977 sulla occupazione femminile. Successivamente fu Ministro della  Sanità. Grazie al suo impegno, venne istituito il Servizio Sanitario nazionale universale ( legge n. 833 del 1978) e reca la  sua firma la legge per il riconoscimento della interruzione volontaria di gravidanza (legge n. 194 del 1978, poi “confermata” dai cittadini durante lo storico referendum nel 1981).  Nel 1981,Tina Anselmi fu  inoltre Presidente della Commissione parlamentare di inchiesta che scoperchiò il cancro della P2, la loggia segreta che manovrava nell’ombra contro le decisioni del popolo sovrano.

La voce delle donne di oggi

“Nilde Iotti è stata una donna che ha combattuto tante battaglie, in nome della giustizia sociale, del divorzio e del diritto all’aborto” mi dice Laura, giovane avvocata, impegnata nel nostro circolo e che ringrazio anche per le note biografiche sopra esposte. “Donne determinate come Nilde Iotti hanno partecipato alla stesura del più importante documento italiano, la Costituzione. In questo breve intervento, vorrei evidenziare il forte sentimento politico della Iotti, ma anche le forti ideologie politiche che dopo il fascismo hanno spinto le persone a lottare per vedere affermati finalmente i diritti civili, l’uguaglianza tra gli uomini e l’emancipazione femminile.  Oggi, purtroppo viviamo passivamente il sentimento politico e le grandi lotte che hanno vissuto i nostri nonni ci sembrano solo un vecchio libro di storia impolverato, non ci rendiamo conto del fatto che alcuni politicanti si stanno divertendo a voler cancellare diritti acquisiti con fatica e, talvolta con il sangue di chi quelle lotte le ha volute e/o dovute davvero combattere per sfuggire ad un opprimente regime che non dava libertà.   Anche oggi, nel 2021, c’è da combattere, cito un recente episodio che mi ha particolarmente colpito: la pallavolista citata per danni dalla società che ha investito su di lei perché incinta; ancora una volta la nostra società fa apparire come la “lotta al femminile” non sia affatto terminata con le battaglie di Nilde Iotti, ma al contrario, emerge proprio di quanto ci sia ancora da combattere affinché la parità di genere non rimanga solo nei testi giuridici e venga effettivamente affermata”. 

Veronica - professoressa di Lingua inglese e Scienze politiche a Roma, presso l’ Università La Sapienza - mi dice che un fil rouge collega Tina e Nilde: “Hanno conquistato i ruoli istituzionali non perché donne, ma per la loro autorevolezza. Tina ha fatto moltissimo per i diritti delle donne e Nilde aveva una grande forza nell’espletare la sua carica istituzionale. Vorrei ricordare anche Rosa Oliva recentemente premiata dal Presidente Mattarella”.

Rosa - già dirigente scolastica e consigliera comunale a Jesi ed in provincia-  aggiunge: "Due donne che pur appartenenti a parti politiche opposte si sono trovate vicine nell'impegno  profuso nelle Istituzioni ai massimi livelli sempre con lucida intelligenza che le ha condotte ad assumere responsabilità anche molto pesanti affrontate con stile discreto, solerte, intellettualmente onesto. Voglio solo ricordare il lavoro condotto dalla Anselmi come Presidente (quando la politica maschilista non vuole correre rischi chiama una donna) della Commissione Parlamentare d'inchiesta sulla loggia segreta P2 di Licio Gelli, una storia buia che allunga ancora le sue nocive ombre sulla nostra fragile democrazia. Ambedue rappresentano un modello di impegno politico che sembra essere assente nel vuoto vociare al quale ci ha abituato il panorama politico di oggi". Ringrazio Rosa per avermi mandato la foto che ritrae insieme Iotti ed Anselmi:  sono a Montecitorio in occasione della festa della donna 8 marzo 1991. (La foto è tratta dal libro autobiografico di Tina Anselmi, Storia di un passione politica, Sperling & Kupfer, 2016).
In particolare su Tina Anselmi si è soffermata la voce di Annapaola, dirigente di cooperativa ed impegnata nella pastorale sociale: “Non si può riuscire a contenere in poche righe il pensiero, le esperienze, insieme al coraggio e alla generosità imponente che hanno attraversato le scelte di vita di Tina Anselmi; un bel libro- intervista: “Storia di una passione politica” l’autobiografia -  la descrive con semplicità e rende ragione della personalità originale di una donna speciale. Tra i tanti passaggi mi ha colpito una sua affermazione: ͔<< La democrazia va a cercare i protagonisti, affida loro un compito e se ciascuno lo assume perché ci crede, allora la democrazia vive e progredisce. Anche su questo punto mi trovavo in perfetta sintonia con Nilde Iotti, così come eravamo entrambe convinte di dover lasciare un segno in politica: noi che crediamo nella libertà e pretendiamo che sia difesa e tramandata alle nuove generazioni. Testimoniare è possibile se non si smette di cercare la verità>>. È una sintesi bellissima dell’impegno che la Anselmi ha espresso verso le istituzioni e la gente del suo amato Paese, della dignità di una donna politica capace di apprezzare la statura degli avversari fino alla libertà di esprimere loro più stima che rispetto;  ma soprattutto, la tenace ricerca della verità che l’ha sostenuta in tante battaglie. Tina Anselmi, si definisce come Nilde Iotti una testimone orgogliosa e serena di un grande amore verso le future generazioni. Per questo riconosciamo ancora oggi il loro incontestabile valore di donne di Stato ”.
Infine, ecco la voce di Teresa, giurista dei diritti umani ed insegnante apprendente: “Ho conosciuto personalmente Tina Anselmi che era già anziana, a Bassano. 15 o forse 20 anni prima l’ avevo ascoltata ad un incontro Rosy Bindi a Treviso, che lei presentò come la sua " delfina". Due donne in gamba, democristiane preparate e colte di generazioni diverse. In quest’ ultimo incontro a Bassano avevamo condiviso con lei i temi della Resistenza… io ero intervenuta come esperta in diritti umani o come difensora civica o come fondatrice del club Unesco in zona, non ricordo. Comunque  abbiamo condiviso forme e approcci, oltre ad un rispetto ed un ascolto reciproco del quale mi sono, ricordo nitidamente,  meravigliata anch’ io … perché  sembrava che avessimo sempre condiviso molto. Alla fine con Tina ci siamo subito date del tu … e mi dice che avremmo dovuto vederci presto, perché  dovevamo fare molte altre cose insieme. Poi non ci siamo più riviste,  ma ricordo - e vorrei condividere questo con chi mi legge- che, allora, la visione comune riguardava un senso di libertà e uguaglianza per una democraticità fondata sui valori costituzionali… per una consapevolezza che, mi sembrava, pochi potessero  avere come noi due. La cosa mi gratificò molto. Ho conoscenza della sua storia e di come si era comportata nei luoghi di potere dove fu eletta:  Tina Anselmi affrontò l’impegno con grande senso dei valori, di quegli stessi valori che abbiamo condiviso, con un contributo che dovrebbe essere di indicazione su come comportarsi anche oggi… I politici veneti potrebbero  ricordare e imparare  da tale “archivio” di memoria colta, democratica e di condivisione”.
Cosa Tina e Nilde possono dire oggi al PD, alle sue donne ed ai suoi uomini? A tutte le cittadine e cittadini? Quale sarà il protagonismo femminile nella società della ricostruzione dopo la pandemia? Ne parleremo nel prossimo post…

Per approfondire:
:: Fondazione Nilde Iotti ::
9 Dicembre 1977: la ‘Legge Anselmi” sul lavoro. La rottura di un tabù, l’inizio della marcia per la “parità di trattamento” (ilmamilio.it)
Tina Anselmi, Storia di un passione politica, Sperling & Kupfer, 2016
Luisa Lama, Nilde Iotti. Una storia politica al femminile
Nilde Iotti, La tecnica della libertà, Edizioni di Comunità
Andrea Canova, Nilde Iotti, La ragazza dalle spalle larghe. Omaggio alla figura di Nilde Iotti, nel centenario della nascita. Con scritti di Luca Vecchi, Ileana Malavasi, Raffaella Curioni, Antonio Petrucci, Ugo Bellocchi, Marisa Malagoli Togliatti, Jone Bartoli, Marisa Rodano, Loretta Giaroni, Giorgio Napolitano, Livia Turco, Giorgio Frasca Polara, Vannino Chiti, Rocco Caccavari, Michele Giardiello, Piera Capitelli, Mauro Guerra, Anna Foglietta

Giandiego Carastro



domenica 14 marzo 2021

Per la Migliore Politica PCI, DC, Chiesa e Libera contro le mafie

Concludevamo il precedente post su Pio La Torre e Piersanti Mattarella dicendo che  erano amici e che li accomunò anche la morte: uccisi per la loro opera di concreta opposizione alla mafia siciliana. 

Scrivendo di Piersanti Mattarella, ho provato particolare emozione perché egli si è formato nel Movimento Studenti di Azione Cattolica, dove assunse ruoli nazionali, negli anni 60 del secolo scorso. Il MSAC è la associazione studentesca più antica d’Italia ed anche io ne ho fatto parte. Ecco una testimonianza su quegli anni, da parte del fratello Sergio, attuale Presidente della nostra Repubblica: “Si era formato nella Gioventù di Azione Cattolica. Anzitutto nell’ associazione della GIAC del San Leone, in cui era molto impegnato e di cui divenne presidente, con assistente mons. Renato Spallanzani, un sacerdote che va ricordato. L’associazione aveva un ritmo intenso di attività e Piersanti ne era protagonista con grande capacità di aggregare e coinvolgere e con la convinzione che, per dare un senso alla propria vita, occorre metterla a frutto perché questo vuol dire corrispondere al piano di salvezza di Dio. Con le stesse motivazioni si era impegnato nell’ufficio nazionale del Movimento nazionale studenti della GIAC, dove ha operato, durante gli anni universitari, accanto al delegato nazionale di allora, Alvise Cherubini, popolarissimo tra gli studenti del Movimento e all’Assistente mons. Nebiolo.” 

Questo post vuole approfondire il tema dei rapporti tra società civile, partiti, Chiesa e lotta alle mafie, in vista della giornata del 21 marzo, giornata nazionale, come di consueto organizzata dalla associazione Libera contro tutte le mafie.

Dal 1996 Libera legge pubblicamente l’elenco luttuoso degli uccisi dalle mafie. In Sicilia, oltre a La Torre e Mattarella, ricordiamo Boris Giuliano, Nini Cassarà, Mauro De Mauro, Giovanni Spampinato,  Carlo Dalla Chiesa,  Cesare Terranova, Lenin Mancuso, don Pino Puglisi, Ciaccio Montalto,  Rosario Livatino, Rocco Chinnici, Peppino Impastato, Beppe Montana,  gli uomini delle forze dell’ordine,  Giovanni Falcone, Paolo  Borsellino, Rita Atria…

Come è indicato dal sito di Libera: 

Leggere i nomi delle vittime, scandirli con cura, è un modo per far rivivere quegli uomini e quelle donne, bambini e bambine, per non far morire le idee testimoniate, l’esempio di chi ha combattuto le mafie a viso aperto e non ha ceduto alle minacce e ai ricatti che gli imponevano di derogare dal proprio dovere professionale e civile, ma anche le vite di chi, suo malgrado, si è ritrovato nella traiettoria di una pallottola o vittima di potenti esplosivi diretti ad altri. Storie pulsanti di vita, di passioni, di sacrifici, di amore per il bene comune e di affermazione di diritti e di libertà negate.

Il PCI ebbe sin da subito chiaro il proprio posizionamento contro le mafie. Abbiamo ricordato la figura di Pio La Torre. Se parliamo di Pio La Torre allora parliamo anche della strage di Portella della Ginestra: come giustamente fa un grande amico di La Torre, E. Macaluso, da poco scomparso: donne ed uomini del PCI, sindacalisti che manifestavano per il lavoro vennero uccisi dalle bande di Salvatore Giuliano, il 1 maggio 1947.

La DC, invece, maturò più lentamente questa posizione contro la mafia: non mi riferisco alle dichiarazioni ufficiali, ma alle prassi locali, ove – proprio per sconfiggere il PCI alle elezioni- era necessario avere tanti, troppi voti anche di gruppi economici affaristici e chiacchierati.   Per la Democrazia Cristiana il discorso è complesso, anche doloroso. Mi sembra di poter dire che le zone grigie tra mafia e DC siciliana non siano una invenzione dei giornalisti. Ci sono sentenze della magistratura che parlano chiaro! Come è potuto accadere?

Avanzo questa ipotesi: gli eredi del Regno delle due Sicilie che nell’Ottocento mal digerirono la unificazione con il Regno piemontese  cercarono di accreditarsi tra la povera gente siciliana  come i difensori civici contro le presunte angherie del giovane Regno sabaudo-italiano: tassazione elevata, leva obbligatoria, discriminazione verso i Meridionali. Nel Novecento, la Mafia entrò dentro questa mentalità e la contaminò, creando la doppiezza di due Stati in un medesimo territorio: quando parlo di due Stati, mi riferisco a S. Agostino che diceva che anche una banda di ladroni, se si dava delle regole, diventava una organizzazione politica. E la DC (che culturalmente aveva al proprio interno delle componenti diffidenti verso lo Stato) può aver implicitamente offerto una sponda alla mafia. Questo al netto delle sentenze della Magistratura che hanno riconosciuti esponenti della DC come collusi con la mafia.

La DC è stato un partito antifascista all’origine e che prestissimo, a causa delle decisioni di Jalta nel 1945 di dividere il mondo in blocchi, è diventato anche anticomunista. Un anticomunismo mai autoritario, sempre democratico, certo. Tuttavia, dietro il paravento dell’anticomunismo, possono aver avuto luogo delle scelte locali di oggettiva complicità con la mafia, anch’essa sempre dichiarata anticomunista. 

Proviamo a scavare più a fondo. Ed offrire ai lettori alcune indicazioni su come la Chiesa cattolica si comportò verso le mafie, sapendo che almeno idealmente la Chiesa era un referente importante per la stessa DC. 
Per chi volesse saperne di più, rimando agli studi del prof. Giuseppe  Savagnone e ad un saggio, in corso di pubblicazione, della prof.sa Carmelina Chiara. Entrambi gli intellettuali si sono confrontati con il tema  del rapporto della Chiesa siciliana con la mafia.

 
Nei primi decenni della Repubblica, la Chiesa potrebbe aver condiviso con la DC gli atteggiamenti di fondo anticomunisti e di diffidenza verso lo Stato. Questo potrebbe aver mitigato la sua denuncia contro la mafia.
Gli anni 80 ( di cui si stiamo occupando) segnano un chiaro cambio di passo: la Chiesa di Palermo, negli anni 80 guidata del card.  Salvatore Pappalardo, si impegnò a recidere legami di contiguità tra credenti e mafia. Ricordiamo l’importante sforzo educativo del Centro dei gesuiti Pedro Arrupe di Palermo. Questo crescendo ecclesiale contro la mafia,  arrivò al grido di San Giovanni Paolo II contro i mafiosi che non si fossero pentiti, nel 1993, ad Agrigento. Il Papa fu come san Cristoforo che minacciò don Rodrigo ed i bravi: verrà un giorno e la giustizia di Dio si sarebbe manifestata contro i mafiosi che non si fossero ravveduti…

Anche sulla scia di questi eventi, la Chiesa italiana sostiene tramite i sui membri la Giornata della Memoria e dell'Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie che giunge alla sua ventiseiesima edizione: un periodo lungo che ha reso protagonista una vasta rete di associazioni, scuole, realtà sociali in un grande percorso di cambiamento dei nostri territori, nel segno del noi, nel segno di Libera. 
Il 21 marzo è un momento di riflessione, approfondimento e di incontro, di relazioni vive e di testimonianze attorno ai familiari delle vittime innocenti delle mafie, persone che hanno subito una grande lacerazione che noi tutti possiamo contribuire a ricucire, costruendo insieme una memoria comune a partire dalle storie di quelle vittime. È una giornata di arrivo e ripartenza per il nostro agire al fine di porre al centro della riflessione collettiva la vittima come persona e il diritto fondamentale e primario alla verità, diritto che appartiene alla persona vittima, ai familiari della stessa, ma anche a noi tutti. È altresì il momento in cui dare spazio alla denuncia della presenza delle organizzazioni criminali mafiose e delle connivenze con politica, economia e massoneria deviate.

Concludo, con una testimonianza personale. Nel 1996 ho partecipato come rappresentante del MSAC  alla prima giornale nazionale di Libera contro tutte le mafie. Era il 21 marzo di 25 anni fa ed eravamo all’aperto, a Roma, in piazza del Campidoglio… Dopo il MSAC, allargammo l’interesse verso Libera anche nel Settore Giovani di ACI ( fui delegato dai Giovani di ACI a seguire gli incontri di Libera) e poi nella Presidenza nazionale di Azione Cattolica . Adesso, in tantissime diocesi, la Azione Cattolica Italiana lavora da anni con Libera!!!  Perché scrivo questo: perché Piersanti Mattarella si è formato nel MSAC degli ani 60! Oso pensare che quel mio gesto del 1996 al Campidoglio fosse un tassello di una storia antica e trovasse radicamento, benché  immemore, nel martirio di Piersanti Mattarella, amico del comunista Pio La Torre, uccisi perché volevano entrambi una Regione contro la mafia e con le carte in regola.

Concludiamo, allora, lanciano la XVI Giornata di Libera contro tutte le mafie:
21 marzo 2021, A ricordare e riveder le stelle (libera.it)

Giandiego Carastro





lunedì 8 marzo 2021

8 marzo - Giornata internazionale della donna (meglio definirla così, piuttosto che festa della donna)

Tanti sono ancora i risultati da ottenere. Anche in questo caso, per cercare di trovare una soluzione, i dati sono importanti. 

Partiamo dai fatti.

Fatto: ogni tre giorni in Italia una donna viene uccisa per mano di un uomo. Quasi sempre l’aguzzino è il compagno della vittima.

Fatto: il 31,5% delle donne ha subìto nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale.  

Fatto: la promozione dell'uguaglianza di genere è fondamentale soltanto per circa un quarto degli italiani.

Fatto: in Italia, ogni ora 50 persone perdono il proprio posto di lavoro. Il 98% sono donne.

Fatto: il lavoro femminile è meno pagato di quello maschile. I dati europei sulla discriminazione salariale di genere raccontano che l’Italia si attesta 20 punti sotto la Svezia e 9 sotto la media europea.

Fatto: esiste ancora un forte divario tra Nord e Sud d’Italia. Nel 2018 aveva un'occupazione solo il 32% delle donne meridionali contro il 60% delle donne del Nord.

Fatto: nel nostro Paese appena il 18% delle posizioni regolate da un contratto da dirigente sono occupate da donne, una percentuale che negli ultimi 10 anni è cresciuta di appena lo 0,3%.

Fatto: per riuscire ad arrivare ad una parità di genere è stato calcolato che ci vorranno almeno 60 anni.

Fatto: le donne laureate sono il 22,4% contro il 16,8% degli uomini, ciononostante il tasso di occupazione femminile è molto più basso di quello maschile, 56,1% contro 76,8%.

Fatto: nel nostro Paese, solo il 16,5% delle giovani si laurea in facoltà scientifiche, contro il 37% dei maschi.

Fatto: alla Sapienza sono serviti 717 anni per nominare una donna Rettore di Ateneo. Attualmente in Italia le Rettrici sono solo il 7%.

Fatto: in Italia un solo partito ha come leader una donna, e non è un partito di sinistra.

Fatto: in 75 anni le donne al governo sono state appena il 6,5%.

Fatto: mai nessuna donna è stata a capo di un ministero economico. Al contrario, la delega alle Pari opportunità è sempre stata assegnata a una donna, senza portafoglio.

Fatto: sono solo il 34% le donne elette nel Parlamento mentre l’attuale governo conta una presenza femminile che sfiora appena il 33%.

Fatto: la presenza delle donne nei Consigli di Regione e delle Province autonome italiane è di circa il 21%.

Fatto: in Italia non esiste alcun partito a vocazione femminista. 

Fatto: in politica le donne sono tollerate e più delle volte usate dai colleghi uomini per dimostrare di essere inclusivi. O sono la “vice di” oppure “donne di facciata”.  

Questi, sono solo alcuni dati che riguardano la situazione delle donne in Italia. Possa essere il nostro impegno politico capace di cambiare le cose. È questo lo scopo della politica. Non essere un poltronificio.

Ilaria Ramazzotti

Argomenti2000


Giornata internazionale della donna 2021

Siamo noi donne le prime che ci ricordiamo delle battaglie conquistate da chi ci ha preceduto? Siamo consapevoli di quante di noi siano cadute per ottenere l’emancipazione femminile e conquistare la parità di genere con tanti sacrifici?

Questa giornata viene celebrata in tutto il mondo per ricordare i progressi in ambito economico, politico e culturale raggiunti dalle donne: ci sono parti del mondo dove tutt’ora la donna è la schiava dell’uomo, l’essere che serve al maschio per riprodurre la specie; in Medio Oriente vengono uccise donne magistrate e giornaliste per farle tacere, in alcuni paesi ancora le è negato il diritto di guidare o entrare nei cinema o negli stadi.

2021... la tecnologia va avanti veloce come la luce, i ricercatori hanno trovato in pochi mesi un vaccino al COVID-19 e noi? La situazione femminile italiana come procede? Non riusciamo ad avere un capo di Governo che sia donna ed in poche ricoprono postazioni di potere. Siamo ancora a rivendicare la parità di genere che non riusciamo ad ottenere, vorremmo essere retribuite tanto quanto un uomo per lo stesso lavoro svolto, lottiamo per le discriminazioni che subiamo quotidianamente, le violenze ed i femminicidi sempre attuali. Parliamo di “quote rosa” rivendicandole con tanto ardore non capendo che sono la mortificazione dell’essere femminile: donne ed uomini, in un mondo utopico, dovrebbero ricoprire determinati ruoli per le loro capacità, dovremmo essere felici che in un posto ci sia a capo una donna di qualità oppure un uomo che valga ed invece ci incaponiamo sull’ottenere dei “contentini” denominati quote rosa... come se poi, alla donna, debba per forza essere attribuito quel colore per via della sua delicatezza... siamo immersi negli stereotipi di genere (es. donna=fragile).

Le donne che portano avanti la vita quotidiana lavorando il doppio ed ottenendo un salario minore, chi poi decide di avere famiglia avrà sulle spalle il peso di quella decisione, bambini, compagno/a, genitori e suoceri tutti su di lei senza considerare poi il lavoro; chi invece decide coraggiosamente di non avere figli si sentirà dire che non è una donna completa e le mancherà sempre un pezzo, verrà additata come la zitella acida incompleta... ancora oggi, nel ventunesimo secolo.

Quest’anno (e forse dovremmo dire “grazie”) immersi nella situazione pandemica, non daremo il peggio di noi andando a festeggiare la giornata internazionale della donna a gruppi di femmine arrapate che si dimenticano di essere donne proprio in questa importante ricorrenza, non vedremo spogliarelli o faremo le deficienti facendoci passare come sciacquette che si devono mettere in mostra e si meritano il posto di svantaggio rispetto alla figura maschile.

Torniamo ad essere come le mimose, pianta che dal 1946 rappresenta questa ricorrenza: siamo emblemi della resilienza, sbocciamo per prime anche nei terreni più ostici, continuiamo ad essere vivaci, allegre e bellissime ma rispettiamoci di più.

Dott.ssa Giorgia Martelli 

Criminologa Clinica e Sociologa


domenica 7 marzo 2021

Contributi per una Migliore Politica: Il PCI e la DC negli anni 80

Pio La Torre e Piersanti Mattarella- Prima parte:

Il post precedente descriveva gli anni relativi alla conclusione delle vicende politiche del PCI e della DC, attraverso le scelte di due protagonisti quali Achille Occhetto e Mino Martinazzoli. Questo post affronta gli anni 80 della lotta alle mafie.

Cosa sono stati gli anni 80:

Gli anni 80 rappresentano un decennio ramificato: ci sono stati i Mondiali di calcio del 1982 vinti dall’Italia, l’affacciarsi del neo-liberismo angloamericano nei sistemi produttivi, il passaggio tra due Presidenti della Repubblica:  Sandro Pertini e Francesco Cossiga, il riflusso giovanile nel privato, nel famigerato edonismo reaganiano (copyright Roberto D’Agostino in Quelli della Notte),  la musica dance,  i Righeira e Ivana Spagna, l’incidente di Chernobyl, le crisi internazionali con gli Usa e con la Libia, il diffondersi delle leghe per la difesa dell’ambiente; il Magistero di Papa Giovanni Paolo II sul lavoro e la solidarietà, l’ attuazione della legge sulla interruzione volontaria di gravidanza,  le marce dei movimenti cattolici e laici uniti per la pace… Oggi vorremmo concentrarci sul tema della lotta alle mafie:  grazie al sacrificio di tanti, questo tema uscì dalle aule giudiziarie e dalle pagine di cronaca nera per arrivare pian piano nella società civile, nei partiti, nei sindacati, nelle parrocchie…

In questa decade i protagonisti sono Pio La Torre e Piersanti Mattarella.

Dati Biografici

Pio La Torre nasce a Palermo, il 24 dicembre 1927. Cresciuto insieme a cinque fratelli in una famiglia contadina, matura precocemente il proprio interesse per le lotte sociali e aderisce fin dalla giovane età alle lotte dei braccianti siciliani per il diritto alla coltivazione delle terre.

Data della uccisione: Il 30 aprile 1982 .

Come sintetizza il sito Massime dal passato, egli perse la vita a Palermo  per mano di due uomini che spararono decine di colpi d’arma da fuoco sfrecciando in moto da via Turba. La Torre stava dirigendosi verso la sede del Partito Comunista in compagnia del suo autista, Rosario Di Salvo che, dopo un primo tentativo di difesa, morì. La Torre è stato ucciso per aver profuso il suo impegno in modo costante in una vigorosa lotta alla mafia e, in particolare, per la proposta di legge  che porta il suo nome.

Azioni politiche da ricordare

Gli anni 50 sono gli anni della lotta popolare per la redistribuzione delle terre incolte ai contadini. Durante i duri scontri che si scatenano anche in Sicilia fra occupanti le terre e forze dell'ordine,  La Torre viene arrestato e condotto in carcere, dove resterà dall'11 marzo 1950 al 23 agosto 1951.

Nel maggio 1972 fa il suo ingresso alla Camera dei deputati, dove resterà per tre legislature (VI, VII e VIII) partecipando ai lavori delle commissioni Bilancio e Agricoltura e della Commissione parlamentare d'inchiesta sul fenomeno della mafia in Sicilia. 

Nel 1981 rientra in Sicilia, dove assume l'incarico di segretario regionale del Pci ed intraprende la sua ultima battaglia politica contro l'installazione di missili Nato nella base militare di Comiso, nei pressi di Ragusa. 

Il Centro Pio La Torre- da cui abbiamo ricavato i dati biografici- descrive bene la natura e lo scopo di una importantissima legge voluta da Pio La Torre: “La legge n. 646, del 13 settembre 1982, nota come legge "Rognoni-La Torre", introdusse per la prima volta nel codice penale la previsione del reato di “associazione di tipo mafioso” (art. 416 bis) e la conseguente previsione di misure patrimoniali applicabili all’accumulazione illecita di capitali. Il testo normativo traeva origine da una proposta di legge presentata alla Camera dei deputati il 31 marzo 1980 (Atto Camera n. 1581), che aveva come primo firmatario l'on. Pio La Torre ed alla cui formulazione tecnica collaborarono anche due giovani magistrati della Procura di Palermo, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.”

Dati biografici
Piersanti Mattarella nacque a Castellammare del Golfo il 24 maggio 1935. Secondogenito di Bernardo Mattarella, uomo politico della Democrazia Cristiana e fratello di Sergio, attuale Presidente della Repubblica Italiana, studiò a Roma presso il San Leone Magno, ed operò da dirigente dell’Ufficio Studenti dell’Azione Cattolica.
Data della uccisione: il 6 gennaio 1980. 
Cosa ti aspetti il giorno dell’Epifania? Una bella festa in famiglia e con gli amici, magari l’ultima giocata a carte o a tombola prima dell’inizio delle scuole. Se sei credente, sei felice perché festeggi la Epifania di Gesù. E credente era Piersanti…che quel 6 gennaio del 1980 era uscito di casa per recarsi a messa, nella sua Palermo… fu un martirio che diede frutto…Idealmente a Piersanti Mattarella si legarono i gesuiti del Centro padre Arrupe (tra cui Padre Bartolomeo Sorge recentemente scomparso) e i giovani che fonderanno la Rete, con Leoluca Orlando.

Azioni politiche da ricordare
Fece parte della Commissione Legislativa regionale, della Giunta per il Regolamento e di quella Giunta per il Bilancio venendo nominato relatore della legge sul bilancio di previsione della Regione per l'anno 1970. Parlava sempre di Regione “con le carte in regola” e  prese il rischio di “giocarsi consensi”, mettendo in dubbio pubblicamente l’utilità degli enti regionali e la loro economicità.
Il 9 febbraio 1978 fu eletto dall'Assemblea presidente della Regione Siciliana, alla guida di una coalizione di centro-sinistra con l'appoggio esterno del Partito Comunista Italiano.

Considerazioni:

La Torre e Mattarella erano amici e li accomunò anche la morte: uccisi per la loro opera di concreta opposizione alla mafia siciliana. Non furono solo gli unici, elenchiamo solo alcuni: Boris Giuliano, Nini Cassarà, Mauro De Mauro, Giovanni Spampinato,  Carlo Dalla Chiesa,  Cesare Terranova, Lenin Mancuso, don Pino Puglisi, Ciaccio Montalto,  Rosario Livatino, Rocco Chinnici, Peppino Impastato, Beppe Montana,  gli uomini delle forze dell’ordine,  Giovanni Falcone, Paolo  Borsellino, Rita Atria…
Il prossimo post approfondire il tema dei rapporti tra società civile, partiti, Chiesa e lotta alle mafie, in vista della giornata del 21 marzo, giornata nazionale, come di consueto organizzata dalla associazione Libera contro tutte le mafie.

Link per approfondire: 
30 Aprile 1982 – Omicidio di Pio La Torre | Massime dal Passato
La chiesa di fronte alla mafia - Savagnone Giuseppe, San Paolo Edizioni, Trama libro, 9788821529702 | Libreria Universitaria
Centro di Studi ed Iniziative Culturali Pio La Torre onlus
carteInRegola.pdf (camera.it)
mattarella_piersanti.pdf (interno.gov.it)

Melania Federico, Pio La Torre. Una vita contro la mafia e i poteri forti, Navarra Editore

Antonio La Spina, Piersanti Mattarella. La persona, il politico, l'innovatore, Il Pozzo di Giacobbe