domenica 14 marzo 2021

Per la Migliore Politica PCI, DC, Chiesa e Libera contro le mafie

Concludevamo il precedente post su Pio La Torre e Piersanti Mattarella dicendo che  erano amici e che li accomunò anche la morte: uccisi per la loro opera di concreta opposizione alla mafia siciliana. 

Scrivendo di Piersanti Mattarella, ho provato particolare emozione perché egli si è formato nel Movimento Studenti di Azione Cattolica, dove assunse ruoli nazionali, negli anni 60 del secolo scorso. Il MSAC è la associazione studentesca più antica d’Italia ed anche io ne ho fatto parte. Ecco una testimonianza su quegli anni, da parte del fratello Sergio, attuale Presidente della nostra Repubblica: “Si era formato nella Gioventù di Azione Cattolica. Anzitutto nell’ associazione della GIAC del San Leone, in cui era molto impegnato e di cui divenne presidente, con assistente mons. Renato Spallanzani, un sacerdote che va ricordato. L’associazione aveva un ritmo intenso di attività e Piersanti ne era protagonista con grande capacità di aggregare e coinvolgere e con la convinzione che, per dare un senso alla propria vita, occorre metterla a frutto perché questo vuol dire corrispondere al piano di salvezza di Dio. Con le stesse motivazioni si era impegnato nell’ufficio nazionale del Movimento nazionale studenti della GIAC, dove ha operato, durante gli anni universitari, accanto al delegato nazionale di allora, Alvise Cherubini, popolarissimo tra gli studenti del Movimento e all’Assistente mons. Nebiolo.” 

Questo post vuole approfondire il tema dei rapporti tra società civile, partiti, Chiesa e lotta alle mafie, in vista della giornata del 21 marzo, giornata nazionale, come di consueto organizzata dalla associazione Libera contro tutte le mafie.

Dal 1996 Libera legge pubblicamente l’elenco luttuoso degli uccisi dalle mafie. In Sicilia, oltre a La Torre e Mattarella, ricordiamo Boris Giuliano, Nini Cassarà, Mauro De Mauro, Giovanni Spampinato,  Carlo Dalla Chiesa,  Cesare Terranova, Lenin Mancuso, don Pino Puglisi, Ciaccio Montalto,  Rosario Livatino, Rocco Chinnici, Peppino Impastato, Beppe Montana,  gli uomini delle forze dell’ordine,  Giovanni Falcone, Paolo  Borsellino, Rita Atria…

Come è indicato dal sito di Libera: 

Leggere i nomi delle vittime, scandirli con cura, è un modo per far rivivere quegli uomini e quelle donne, bambini e bambine, per non far morire le idee testimoniate, l’esempio di chi ha combattuto le mafie a viso aperto e non ha ceduto alle minacce e ai ricatti che gli imponevano di derogare dal proprio dovere professionale e civile, ma anche le vite di chi, suo malgrado, si è ritrovato nella traiettoria di una pallottola o vittima di potenti esplosivi diretti ad altri. Storie pulsanti di vita, di passioni, di sacrifici, di amore per il bene comune e di affermazione di diritti e di libertà negate.

Il PCI ebbe sin da subito chiaro il proprio posizionamento contro le mafie. Abbiamo ricordato la figura di Pio La Torre. Se parliamo di Pio La Torre allora parliamo anche della strage di Portella della Ginestra: come giustamente fa un grande amico di La Torre, E. Macaluso, da poco scomparso: donne ed uomini del PCI, sindacalisti che manifestavano per il lavoro vennero uccisi dalle bande di Salvatore Giuliano, il 1 maggio 1947.

La DC, invece, maturò più lentamente questa posizione contro la mafia: non mi riferisco alle dichiarazioni ufficiali, ma alle prassi locali, ove – proprio per sconfiggere il PCI alle elezioni- era necessario avere tanti, troppi voti anche di gruppi economici affaristici e chiacchierati.   Per la Democrazia Cristiana il discorso è complesso, anche doloroso. Mi sembra di poter dire che le zone grigie tra mafia e DC siciliana non siano una invenzione dei giornalisti. Ci sono sentenze della magistratura che parlano chiaro! Come è potuto accadere?

Avanzo questa ipotesi: gli eredi del Regno delle due Sicilie che nell’Ottocento mal digerirono la unificazione con il Regno piemontese  cercarono di accreditarsi tra la povera gente siciliana  come i difensori civici contro le presunte angherie del giovane Regno sabaudo-italiano: tassazione elevata, leva obbligatoria, discriminazione verso i Meridionali. Nel Novecento, la Mafia entrò dentro questa mentalità e la contaminò, creando la doppiezza di due Stati in un medesimo territorio: quando parlo di due Stati, mi riferisco a S. Agostino che diceva che anche una banda di ladroni, se si dava delle regole, diventava una organizzazione politica. E la DC (che culturalmente aveva al proprio interno delle componenti diffidenti verso lo Stato) può aver implicitamente offerto una sponda alla mafia. Questo al netto delle sentenze della Magistratura che hanno riconosciuti esponenti della DC come collusi con la mafia.

La DC è stato un partito antifascista all’origine e che prestissimo, a causa delle decisioni di Jalta nel 1945 di dividere il mondo in blocchi, è diventato anche anticomunista. Un anticomunismo mai autoritario, sempre democratico, certo. Tuttavia, dietro il paravento dell’anticomunismo, possono aver avuto luogo delle scelte locali di oggettiva complicità con la mafia, anch’essa sempre dichiarata anticomunista. 

Proviamo a scavare più a fondo. Ed offrire ai lettori alcune indicazioni su come la Chiesa cattolica si comportò verso le mafie, sapendo che almeno idealmente la Chiesa era un referente importante per la stessa DC. 
Per chi volesse saperne di più, rimando agli studi del prof. Giuseppe  Savagnone e ad un saggio, in corso di pubblicazione, della prof.sa Carmelina Chiara. Entrambi gli intellettuali si sono confrontati con il tema  del rapporto della Chiesa siciliana con la mafia.

 
Nei primi decenni della Repubblica, la Chiesa potrebbe aver condiviso con la DC gli atteggiamenti di fondo anticomunisti e di diffidenza verso lo Stato. Questo potrebbe aver mitigato la sua denuncia contro la mafia.
Gli anni 80 ( di cui si stiamo occupando) segnano un chiaro cambio di passo: la Chiesa di Palermo, negli anni 80 guidata del card.  Salvatore Pappalardo, si impegnò a recidere legami di contiguità tra credenti e mafia. Ricordiamo l’importante sforzo educativo del Centro dei gesuiti Pedro Arrupe di Palermo. Questo crescendo ecclesiale contro la mafia,  arrivò al grido di San Giovanni Paolo II contro i mafiosi che non si fossero pentiti, nel 1993, ad Agrigento. Il Papa fu come san Cristoforo che minacciò don Rodrigo ed i bravi: verrà un giorno e la giustizia di Dio si sarebbe manifestata contro i mafiosi che non si fossero ravveduti…

Anche sulla scia di questi eventi, la Chiesa italiana sostiene tramite i sui membri la Giornata della Memoria e dell'Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie che giunge alla sua ventiseiesima edizione: un periodo lungo che ha reso protagonista una vasta rete di associazioni, scuole, realtà sociali in un grande percorso di cambiamento dei nostri territori, nel segno del noi, nel segno di Libera. 
Il 21 marzo è un momento di riflessione, approfondimento e di incontro, di relazioni vive e di testimonianze attorno ai familiari delle vittime innocenti delle mafie, persone che hanno subito una grande lacerazione che noi tutti possiamo contribuire a ricucire, costruendo insieme una memoria comune a partire dalle storie di quelle vittime. È una giornata di arrivo e ripartenza per il nostro agire al fine di porre al centro della riflessione collettiva la vittima come persona e il diritto fondamentale e primario alla verità, diritto che appartiene alla persona vittima, ai familiari della stessa, ma anche a noi tutti. È altresì il momento in cui dare spazio alla denuncia della presenza delle organizzazioni criminali mafiose e delle connivenze con politica, economia e massoneria deviate.

Concludo, con una testimonianza personale. Nel 1996 ho partecipato come rappresentante del MSAC  alla prima giornale nazionale di Libera contro tutte le mafie. Era il 21 marzo di 25 anni fa ed eravamo all’aperto, a Roma, in piazza del Campidoglio… Dopo il MSAC, allargammo l’interesse verso Libera anche nel Settore Giovani di ACI ( fui delegato dai Giovani di ACI a seguire gli incontri di Libera) e poi nella Presidenza nazionale di Azione Cattolica . Adesso, in tantissime diocesi, la Azione Cattolica Italiana lavora da anni con Libera!!!  Perché scrivo questo: perché Piersanti Mattarella si è formato nel MSAC degli ani 60! Oso pensare che quel mio gesto del 1996 al Campidoglio fosse un tassello di una storia antica e trovasse radicamento, benché  immemore, nel martirio di Piersanti Mattarella, amico del comunista Pio La Torre, uccisi perché volevano entrambi una Regione contro la mafia e con le carte in regola.

Concludiamo, allora, lanciano la XVI Giornata di Libera contro tutte le mafie:
21 marzo 2021, A ricordare e riveder le stelle (libera.it)

Giandiego Carastro





lunedì 8 marzo 2021

8 marzo - Giornata internazionale della donna (meglio definirla così, piuttosto che festa della donna)

Tanti sono ancora i risultati da ottenere. Anche in questo caso, per cercare di trovare una soluzione, i dati sono importanti. 

Partiamo dai fatti.

Fatto: ogni tre giorni in Italia una donna viene uccisa per mano di un uomo. Quasi sempre l’aguzzino è il compagno della vittima.

Fatto: il 31,5% delle donne ha subìto nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale.  

Fatto: la promozione dell'uguaglianza di genere è fondamentale soltanto per circa un quarto degli italiani.

Fatto: in Italia, ogni ora 50 persone perdono il proprio posto di lavoro. Il 98% sono donne.

Fatto: il lavoro femminile è meno pagato di quello maschile. I dati europei sulla discriminazione salariale di genere raccontano che l’Italia si attesta 20 punti sotto la Svezia e 9 sotto la media europea.

Fatto: esiste ancora un forte divario tra Nord e Sud d’Italia. Nel 2018 aveva un'occupazione solo il 32% delle donne meridionali contro il 60% delle donne del Nord.

Fatto: nel nostro Paese appena il 18% delle posizioni regolate da un contratto da dirigente sono occupate da donne, una percentuale che negli ultimi 10 anni è cresciuta di appena lo 0,3%.

Fatto: per riuscire ad arrivare ad una parità di genere è stato calcolato che ci vorranno almeno 60 anni.

Fatto: le donne laureate sono il 22,4% contro il 16,8% degli uomini, ciononostante il tasso di occupazione femminile è molto più basso di quello maschile, 56,1% contro 76,8%.

Fatto: nel nostro Paese, solo il 16,5% delle giovani si laurea in facoltà scientifiche, contro il 37% dei maschi.

Fatto: alla Sapienza sono serviti 717 anni per nominare una donna Rettore di Ateneo. Attualmente in Italia le Rettrici sono solo il 7%.

Fatto: in Italia un solo partito ha come leader una donna, e non è un partito di sinistra.

Fatto: in 75 anni le donne al governo sono state appena il 6,5%.

Fatto: mai nessuna donna è stata a capo di un ministero economico. Al contrario, la delega alle Pari opportunità è sempre stata assegnata a una donna, senza portafoglio.

Fatto: sono solo il 34% le donne elette nel Parlamento mentre l’attuale governo conta una presenza femminile che sfiora appena il 33%.

Fatto: la presenza delle donne nei Consigli di Regione e delle Province autonome italiane è di circa il 21%.

Fatto: in Italia non esiste alcun partito a vocazione femminista. 

Fatto: in politica le donne sono tollerate e più delle volte usate dai colleghi uomini per dimostrare di essere inclusivi. O sono la “vice di” oppure “donne di facciata”.  

Questi, sono solo alcuni dati che riguardano la situazione delle donne in Italia. Possa essere il nostro impegno politico capace di cambiare le cose. È questo lo scopo della politica. Non essere un poltronificio.

Ilaria Ramazzotti

Argomenti2000


Giornata internazionale della donna 2021

Siamo noi donne le prime che ci ricordiamo delle battaglie conquistate da chi ci ha preceduto? Siamo consapevoli di quante di noi siano cadute per ottenere l’emancipazione femminile e conquistare la parità di genere con tanti sacrifici?

Questa giornata viene celebrata in tutto il mondo per ricordare i progressi in ambito economico, politico e culturale raggiunti dalle donne: ci sono parti del mondo dove tutt’ora la donna è la schiava dell’uomo, l’essere che serve al maschio per riprodurre la specie; in Medio Oriente vengono uccise donne magistrate e giornaliste per farle tacere, in alcuni paesi ancora le è negato il diritto di guidare o entrare nei cinema o negli stadi.

2021... la tecnologia va avanti veloce come la luce, i ricercatori hanno trovato in pochi mesi un vaccino al COVID-19 e noi? La situazione femminile italiana come procede? Non riusciamo ad avere un capo di Governo che sia donna ed in poche ricoprono postazioni di potere. Siamo ancora a rivendicare la parità di genere che non riusciamo ad ottenere, vorremmo essere retribuite tanto quanto un uomo per lo stesso lavoro svolto, lottiamo per le discriminazioni che subiamo quotidianamente, le violenze ed i femminicidi sempre attuali. Parliamo di “quote rosa” rivendicandole con tanto ardore non capendo che sono la mortificazione dell’essere femminile: donne ed uomini, in un mondo utopico, dovrebbero ricoprire determinati ruoli per le loro capacità, dovremmo essere felici che in un posto ci sia a capo una donna di qualità oppure un uomo che valga ed invece ci incaponiamo sull’ottenere dei “contentini” denominati quote rosa... come se poi, alla donna, debba per forza essere attribuito quel colore per via della sua delicatezza... siamo immersi negli stereotipi di genere (es. donna=fragile).

Le donne che portano avanti la vita quotidiana lavorando il doppio ed ottenendo un salario minore, chi poi decide di avere famiglia avrà sulle spalle il peso di quella decisione, bambini, compagno/a, genitori e suoceri tutti su di lei senza considerare poi il lavoro; chi invece decide coraggiosamente di non avere figli si sentirà dire che non è una donna completa e le mancherà sempre un pezzo, verrà additata come la zitella acida incompleta... ancora oggi, nel ventunesimo secolo.

Quest’anno (e forse dovremmo dire “grazie”) immersi nella situazione pandemica, non daremo il peggio di noi andando a festeggiare la giornata internazionale della donna a gruppi di femmine arrapate che si dimenticano di essere donne proprio in questa importante ricorrenza, non vedremo spogliarelli o faremo le deficienti facendoci passare come sciacquette che si devono mettere in mostra e si meritano il posto di svantaggio rispetto alla figura maschile.

Torniamo ad essere come le mimose, pianta che dal 1946 rappresenta questa ricorrenza: siamo emblemi della resilienza, sbocciamo per prime anche nei terreni più ostici, continuiamo ad essere vivaci, allegre e bellissime ma rispettiamoci di più.

Dott.ssa Giorgia Martelli 

Criminologa Clinica e Sociologa


domenica 7 marzo 2021

Contributi per una Migliore Politica: Il PCI e la DC negli anni 80

Pio La Torre e Piersanti Mattarella- Prima parte:

Il post precedente descriveva gli anni relativi alla conclusione delle vicende politiche del PCI e della DC, attraverso le scelte di due protagonisti quali Achille Occhetto e Mino Martinazzoli. Questo post affronta gli anni 80 della lotta alle mafie.

Cosa sono stati gli anni 80:

Gli anni 80 rappresentano un decennio ramificato: ci sono stati i Mondiali di calcio del 1982 vinti dall’Italia, l’affacciarsi del neo-liberismo angloamericano nei sistemi produttivi, il passaggio tra due Presidenti della Repubblica:  Sandro Pertini e Francesco Cossiga, il riflusso giovanile nel privato, nel famigerato edonismo reaganiano (copyright Roberto D’Agostino in Quelli della Notte),  la musica dance,  i Righeira e Ivana Spagna, l’incidente di Chernobyl, le crisi internazionali con gli Usa e con la Libia, il diffondersi delle leghe per la difesa dell’ambiente; il Magistero di Papa Giovanni Paolo II sul lavoro e la solidarietà, l’ attuazione della legge sulla interruzione volontaria di gravidanza,  le marce dei movimenti cattolici e laici uniti per la pace… Oggi vorremmo concentrarci sul tema della lotta alle mafie:  grazie al sacrificio di tanti, questo tema uscì dalle aule giudiziarie e dalle pagine di cronaca nera per arrivare pian piano nella società civile, nei partiti, nei sindacati, nelle parrocchie…

In questa decade i protagonisti sono Pio La Torre e Piersanti Mattarella.

Dati Biografici

Pio La Torre nasce a Palermo, il 24 dicembre 1927. Cresciuto insieme a cinque fratelli in una famiglia contadina, matura precocemente il proprio interesse per le lotte sociali e aderisce fin dalla giovane età alle lotte dei braccianti siciliani per il diritto alla coltivazione delle terre.

Data della uccisione: Il 30 aprile 1982 .

Come sintetizza il sito Massime dal passato, egli perse la vita a Palermo  per mano di due uomini che spararono decine di colpi d’arma da fuoco sfrecciando in moto da via Turba. La Torre stava dirigendosi verso la sede del Partito Comunista in compagnia del suo autista, Rosario Di Salvo che, dopo un primo tentativo di difesa, morì. La Torre è stato ucciso per aver profuso il suo impegno in modo costante in una vigorosa lotta alla mafia e, in particolare, per la proposta di legge  che porta il suo nome.

Azioni politiche da ricordare

Gli anni 50 sono gli anni della lotta popolare per la redistribuzione delle terre incolte ai contadini. Durante i duri scontri che si scatenano anche in Sicilia fra occupanti le terre e forze dell'ordine,  La Torre viene arrestato e condotto in carcere, dove resterà dall'11 marzo 1950 al 23 agosto 1951.

Nel maggio 1972 fa il suo ingresso alla Camera dei deputati, dove resterà per tre legislature (VI, VII e VIII) partecipando ai lavori delle commissioni Bilancio e Agricoltura e della Commissione parlamentare d'inchiesta sul fenomeno della mafia in Sicilia. 

Nel 1981 rientra in Sicilia, dove assume l'incarico di segretario regionale del Pci ed intraprende la sua ultima battaglia politica contro l'installazione di missili Nato nella base militare di Comiso, nei pressi di Ragusa. 

Il Centro Pio La Torre- da cui abbiamo ricavato i dati biografici- descrive bene la natura e lo scopo di una importantissima legge voluta da Pio La Torre: “La legge n. 646, del 13 settembre 1982, nota come legge "Rognoni-La Torre", introdusse per la prima volta nel codice penale la previsione del reato di “associazione di tipo mafioso” (art. 416 bis) e la conseguente previsione di misure patrimoniali applicabili all’accumulazione illecita di capitali. Il testo normativo traeva origine da una proposta di legge presentata alla Camera dei deputati il 31 marzo 1980 (Atto Camera n. 1581), che aveva come primo firmatario l'on. Pio La Torre ed alla cui formulazione tecnica collaborarono anche due giovani magistrati della Procura di Palermo, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.”

Dati biografici
Piersanti Mattarella nacque a Castellammare del Golfo il 24 maggio 1935. Secondogenito di Bernardo Mattarella, uomo politico della Democrazia Cristiana e fratello di Sergio, attuale Presidente della Repubblica Italiana, studiò a Roma presso il San Leone Magno, ed operò da dirigente dell’Ufficio Studenti dell’Azione Cattolica.
Data della uccisione: il 6 gennaio 1980. 
Cosa ti aspetti il giorno dell’Epifania? Una bella festa in famiglia e con gli amici, magari l’ultima giocata a carte o a tombola prima dell’inizio delle scuole. Se sei credente, sei felice perché festeggi la Epifania di Gesù. E credente era Piersanti…che quel 6 gennaio del 1980 era uscito di casa per recarsi a messa, nella sua Palermo… fu un martirio che diede frutto…Idealmente a Piersanti Mattarella si legarono i gesuiti del Centro padre Arrupe (tra cui Padre Bartolomeo Sorge recentemente scomparso) e i giovani che fonderanno la Rete, con Leoluca Orlando.

Azioni politiche da ricordare
Fece parte della Commissione Legislativa regionale, della Giunta per il Regolamento e di quella Giunta per il Bilancio venendo nominato relatore della legge sul bilancio di previsione della Regione per l'anno 1970. Parlava sempre di Regione “con le carte in regola” e  prese il rischio di “giocarsi consensi”, mettendo in dubbio pubblicamente l’utilità degli enti regionali e la loro economicità.
Il 9 febbraio 1978 fu eletto dall'Assemblea presidente della Regione Siciliana, alla guida di una coalizione di centro-sinistra con l'appoggio esterno del Partito Comunista Italiano.

Considerazioni:

La Torre e Mattarella erano amici e li accomunò anche la morte: uccisi per la loro opera di concreta opposizione alla mafia siciliana. Non furono solo gli unici, elenchiamo solo alcuni: Boris Giuliano, Nini Cassarà, Mauro De Mauro, Giovanni Spampinato,  Carlo Dalla Chiesa,  Cesare Terranova, Lenin Mancuso, don Pino Puglisi, Ciaccio Montalto,  Rosario Livatino, Rocco Chinnici, Peppino Impastato, Beppe Montana,  gli uomini delle forze dell’ordine,  Giovanni Falcone, Paolo  Borsellino, Rita Atria…
Il prossimo post approfondire il tema dei rapporti tra società civile, partiti, Chiesa e lotta alle mafie, in vista della giornata del 21 marzo, giornata nazionale, come di consueto organizzata dalla associazione Libera contro tutte le mafie.

Link per approfondire: 
30 Aprile 1982 – Omicidio di Pio La Torre | Massime dal Passato
La chiesa di fronte alla mafia - Savagnone Giuseppe, San Paolo Edizioni, Trama libro, 9788821529702 | Libreria Universitaria
Centro di Studi ed Iniziative Culturali Pio La Torre onlus
carteInRegola.pdf (camera.it)
mattarella_piersanti.pdf (interno.gov.it)

Melania Federico, Pio La Torre. Una vita contro la mafia e i poteri forti, Navarra Editore

Antonio La Spina, Piersanti Mattarella. La persona, il politico, l'innovatore, Il Pozzo di Giacobbe



domenica 28 febbraio 2021

Contributi per la Migliore Politica, ricordando PCI e DC: GLI ANNI 90

Non sono uno storico, ma sento l’ urgenza di fare qualcosa per aiutare le giovani generazioni a non perdere contatto con il passato prossimo o remoto: tanti giovani, W. Veltroni aveva intervistato per il suo documentario, non sapevano chi fosse Enrico Berlinguer!!! Ancora, lo ripeto… non sono uno storico e nemmeno uno dei partiti. Sono però un cittadino che si è impegnato tanto nella vita studentesca alle superiori e che ha sempre guardato con rispetto ai partiti politici degli anni 80 e 90 del secolo scorso. Ho fatto in tempo a vivere quella fase della vita repubblicana in cui i discorsi dei Segretari  Generali di partito oppure i riti congressuali nazionali avevano una certa aurea che suscitava interesse, se non vero e proprio rispetto… La mia  famiglia, la società civile, la scuola, la Chiesa mi restituivano questo collegamento: le nostre istituzioni repubblicane avevano spessore grazie anche alla qualità ed alla vitalità dei partiti politici.

Questa premessa mi è necessaria per chiedere scusa in anticipo: questo ciclo di post sulla storia del PCI e della DC avrà sicuramente lacune, potrà sembrare superficiale o dallo stile scanzonato. L’intenzione è buona, dal mio punto di vista: è quella di dare nuovo spessore culturale al Partito Democratico che - come sa chi ha seguito questo blog nelle puntate precedenti - è a mio avviso destinato a riconfigurarsi come partito neo berlingueriano & neomoroteo al contempo (v. i post precedenti pubblicati in questo blog lo scorso ottobre).

E proprio questa  parziale, personale impostazione sul futuro del PD spiega la scelta di concentrarmi solo sul PCI e sulla DC, pur sapendo che il PD deve tanto anche ad altre anime: socialista, laico-repubblicana, ambientalista, femminista, etc.

Parziale, ma convinta è la scelta di iniziare dalla fine…perché spesso le cose si capiscono meglio dalla fine …inizieremo dalla decade gli anni 90, andremo a ritroso, post dopo post, fino agli anni 20 del secolo scorso, giusto cento anni fa…

Pur non avendo la sfacciataggine di provare ad aprire una nuova pista di storia dei partiti, vi propongo una novità: prendere ad esempio l’opera dello storico greco Plutarco Le Vite Parallele. Questa operazione culturale (per la quale sono grato al Segretario del PD di Monte San Vito Matteo Sticozzi ed al Direttivo del circolo) potrebbe arrivare sul tavolo della Fondazione Gramsci oppure dell’Istituto Sturzo? Potrebbe non essere ignorata dalla Fondazione del PD che ha l’obiettivo di progettare gli itinerari formativi per militanti e dirigenti? Non lo so… La cosa più bella sarebbe se questa metodologia aiutasse i ragazzi, i giovani ed i giovani adulti ad andare a scavare nella memoria recente del nostro Paese, appassionandosi a questa “epica democratica” che è testimoniata dal PCI e dalla DCI.

Dopo queste parole di premessa, ecco le prime due figure che propongo alla vostra attenzione: Achille Occhetto e Mino Martinazzoli. Seguono solo alcuni frammenti delle biografie politiche di A. Occhetto e di M. Martinazzoli. Saremo contenti se i lettori volessero integrare nel blog o nelle pagine FB questi rapidi ma essenziali tratti di due protagonisti del PCI e della DC.

Biografia di A. Occhetto:

Nasce Torino il  3 marzo 1936

Incarichi ricoperti:

Segretario nazionale della Federazione Giovanile Comunista Italiana, Eurodeputato, deputato e Senatore, segretario generale del PCI

Discorsi da ricordare:

Il 12 novembre del 1989, Occhetto tenne il discorso cosiddetta “svolta della Bolognina”: con la caduta del Muro, un ciclo storico si era concluso. il PCI avrebbe potuto anche cambiare nome.

Il 3 febbraio 1991 a Rimini, con un discorso di 17 minuti, Achille Occhetto chiude l’ultimo congresso del Pci: “Cari compagni e care compagne, in molti sentono che è giunta in qualche modo l’ora di cambiare. Non si tratterà solo di cambiare targhe sulle porte delle sezioni, occorrerà andare a una grande opera di conquista e di proselitismo (…) Oggi è un momento importante della nostra vicenda collettiva e sarà un momento memorabile della storia politica d’Italia (…) Per costruire, con il compito, con l’orgoglio che vi guida, il futuro dell’Italia”. 

Epilogo del PCI

La mozione del segretario generale fu appoggiata da D’Alema, Fassino, Iotti, Reichlin, Mussi, Veltroni e Folena a cui si opporrà il cosiddetto "Fronte del No", capeggiato dal Armando Cossutta e sostenuto da Alessandro Natta, Aldo Tortorella, Pietro Ingrao, Sergio Garavini e Fausto Bertinotti. Il 3 febbraio 1991, con 807 voti favorevoli, 75 contrari e 49 astenuti, il Pci, fondato il 21 gennaio 1921, decreterà il proprio scioglimento al termine di un percorso avviato nel Comitato centrale del 20 novembre 1989.

Considerazioni 

Achille Occhetto è passato alla storia come il liquidatore degli ideali comunisti, una persona di cui non ho quasi mai sentito parlare dentro il Partito Democratico, quando i militanti ex PCI o PDS ricordavano gli anni della chiusura del Partito Comunista; come se fosse oggetto di una damnatio memoriae. Penso che ciò sia frutto di una irrisolta elaborazione del lutto: nonostante gli organismi di partito ed i militanti avessero nella maggioranza consistente scelto per la fine del PCI, quel passaggio è ancora oggi visto come un fatto dolorosissimo. Di cui si attribuisce una colpa sentimentale al Segretario generale, denominato ACHEL, per non riconoscere “avrei fatto anche io così”.  A livello internazionale, va ricordato il vano ma coraggioso sforzo di Michail Sergeevič Gorbačëv di riformare il PCUS in Russia, una operazione risultata impossibile per i grovigli totalitari creati dal sistema sovietico al proprio interno e nei confronti dei Paesi satelliti (esempio Ungheria, Polonia, Cecoslovacchia).

La fine del PCI e la successiva nascita del PDS e di Rifondazione Comunista sono degne di un grande scrittore di romanzi rosa: da persona che non ha aderito al PCI- avverto tutt’oggi nei racconti di chi è stato comunista e che adesso milita nel PD un legame amoroso intenso tra militanti, dirigenti e la bandiera con la falce ed il martello.  L’impressione è che se non fosse tracollata l’Unione Sovietica, madre di tutti i comunismi nazionali, il PCI avrebbe voluto, potuto, sperato di poter valicare anche il Duemila, per portare nel nuovo Millennio gli ideali del Sol dell’avvenire.

Biografia di Mino Martinazzoli:
(Orzinuovi, 30 novembre 1931 – Brescia, 4 settembre 2011 ) 

Incarichi ricoperti:

Più volte Ministro, capogruppo DC ed alla guida di commissioni parlamentari di inchiesta.

Discorsi da ricordare:

In occasione del XVIII Congresso nazionale della DC a Roma nel 1989, il politico bresciano parlò della necessità di una ricomposizione “fra popolo e Stato”, nella consapevolezza che se lo Stato non può pretendere di assorbire e definire né il singolo né la collettività rimane comunque “la regola più alta, l’attitudine ordinatrice e di governo più equa che una società può disporsi a raffigurare”. Bisogna dunque rifiutare tanto l’idea di una contrapposizione fra lo Stato e la società quanto quella di uno Stato debole che “non corrisponde alle ragioni della solidarietà ma è assai arreso alle ragioni della prepotenza”. Non era un’affermazione scontata negli anni in cui Primo ministro inglese era Margaret Thatcher, non è un’affermazione scontata oggi (commenta in un post Aurelio Zuroli, che si cita in fondo ); nel 1989 Martinazzoli vide profilarsi all’orizzonte un “carico di disuguaglianze ingovernabile”. Ricevete un applauso di venti minuti.

Epilogo della DC

Alle 17.45 del 26 luglio 1993, al Palazzo dei congressi dell’Eur di Roma, sulle note di una curiosa Rapsodia europea che riunisce le note di tutti gli inni nazionali, la Democrazia Cristiana dopo mezzo secolo è uscita di scena». Così Repubblica descriveva il 26 luglio del 1993 la fine della Democrazia Cristiana, il partito che aveva governato l’Italia ininterrottamente fin dal Dopoguerra. 

Considerazioni

Non meno doloroso e travagliato fu il percorso di Mino Martinazzoli che si trovò a chiudere la DC per ritornare al Partito Popolare. Eppure, rispetto ad Occhetto, Martinazzoli visse quella fase in maniera molto meno passionale,  e forse con più intimo strazio: i militanti ed i dirigenti della DC non esprimevano verso la Balena Bianca lo stesso amore espresso in casa PCI.  Perché questo? Forse perché la DC aveva subito diverse secolarizzazioni, cioè nei decenni precedenti si erano già rotti i legami affettivi tra bandiera, ideali e classi dirigenti: il Concilio Vaticano II aveva rinnovato il modo con cui la Chiesa guardava al mondo contemporaneo e forse la DC non si è mai interrogata fino in fondo su come quell’evento potesse riguardarla nella propria mission; la DC forse preferì rimanere al sicuro dietro l’ombrello dell’anticomunismo che le dava sicure rendite elettorali, senza però tante tensioni valoriali; inoltre, la uccisione di Aldo Moro (Presidente della DC nel 1978) ad opera delle Brigate Rosse aveva in un certo senso ucciso anche la DC, che operò ancora per un quindicennio ma quasi come un fantasma ; infine, gli anni 80 -90 sono   quelli in cui si era diffusa capillarmente la lottizzazione delle correnti, per cui il partito si era sempre più trasformato in agenzia di collocamento anziché in volano di democrazia solidale, sussidiaria, sostanziale, non senza cadute nel penale e nei reati di corruzione. Non da ultimo la nascita dei movimenti politici di area cattolica alternativa alla DC, quali la Rete a Palermo ed il Patto Segni, erano chiari sintomi di questo distacco conclamato tra ideali e militanti.  Infine, non va dimenticato che l’elettorato storicamente cattolico del Nord, Nord-Est già nei primi anni 80 aveva scelto di sostenere il partito di Umberto Bossi, la Lega Nord per la indipendenza della Padania.

Conclusione provvisoria

Due fini a pochi anni di distanza: il PCI chiude nel 1991, la DC nel 1994. La fine del PCI fu una grande esperienza di popolo, dal calore sudamericano e dalle forti passioni: ci furono casi in cui marito e moglie si separarono perché l’uno votò per il PDS ed altra per Rifondazione comunista. La Fine della DC fu in un certo senso più algida, lugubre, rassegnata, quasi uno strascico della morte del grande padre Aldo Moro nel 1978,  forse un rantolo dei personaggi descritti in un romanzo di Leonardo Sciascia (v. Todo Modo, Adelphi). O No?

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Nella prossima puntata, dedicata agli 80, torneremo sulle figure di Pio La Torre per il PCI e di Piersanti Mattarella per la DC.

Se vuoi saperne di più su Achille Occhetto:

Achille Occhetto - Il sentimento e la ragione, Una intervista di Teresa Bartoli, Rizzoli.

Se vuoi saperne di più su Mino Martinazzoli

Mino Martinazzoli, Annachiara Valle, Uno strano democristiano,  Rizzoli

Altri Blog o siti :

Martinazzoli e il coraggio di "una parola in più" - All'altezza della sfida!

Il 3 febbraio 1991 si chiude l'ultimo congresso del Pci. La reazione di Pietro Ingrao. - Collettiva

Achille Occhetto - Wikipedia

Mino Martinazzoli - Wikipedia

Achille Occhetto conclude i lavori del XX Congresso del Partito - Bing video

intervento di Mino Martinazzoli all'ultimo Congresso nazionale DC del febbraio 1989 - Bing video

100 anni del Pci, Occhetto: "Alla Bolognina le mie lacrime di dolore. Ma non ero pentito, il partito voleva una nuova sinistra" (msn.com)

https://www.ibs.it/eutanasia-di-potere-storia-politica-libro-marco-damilano/e/9788842098225

MARTINAZZOLI: ORA LE NUOVE REGOLE - la Repubblica.it

Giandiego Carastro