mercoledì 3 novembre 2021

Giorno dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate

Il 4 novembre è il Giorno dell’Unità Nazionale e la Giornata delle Forze Armate.

Ricordiamo avvenimenti del secolo scorso, come il ruolo che le Forze Armate hanno avuto nella Prima guerra mondiale, portando a compimento il disegno risorgimentale: l’unione dei territori e dei popoli che hanno dato origine all’Italia.

Questa ricorrenza coincide con il centenario dalla traslazione della salma del Milite ignoto all’Altare della Patria, a Roma.  La salma è ignota perché non si conosce l’identità del soldato tumulato. Il milite ignoto voleva rappresentare il sacrificio dei soldati in ciascuna delle zone del fronte della Prima guerra mondiale: Rovereto, Dolomiti, Altipiani, Grappa, Montello, Basso Piave, Cadore, Gorizia, Basso Isonzo, San Michele,  tratto da Castagnevizza al mare. 

La scelta tra undici bare identiche venne compiuta da Maria Bergamas di Trieste, il cui figlio Antonio – disertore dell'esercito austriaco e volontario nelle fila italiane – era caduto in combattimento senza che il suo corpo potesse essere identificato. Il Feretro prescelto fu trasferito a Roma su ferrovia, con un convoglio speciale a velocità ridotta sulla linea Aquileia-Venezia-Bologna-Firenze-Roma, ricevendo gli onori delle folle presso ciascuna stazione e lungo gran parte del tracciato. Il 4 novembre di 100 anni fa più di trecentomila persone accorsero per quel giorno a Roma da ogni parte d’Italia per rendere omaggio al Milite Ignoto.

Sembrano episodi lontani, ma è necessario ricordare le gesta di quanti hanno dedicato la propria vita per la Patria: ciò ha permesso l’edificazione di uno Stato finalmente unito e libero.

Facciamo nostro il ringraziamento del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella alle Forze Armate, anche in questi mesi di crisi pandemica: “ (…) Soldati, Marinai, Avieri, Carabinieri, Finanzieri e personale civile della Difesa che, in questo stesso momento, state profondendo le vostre migliori energie al servizio del Paese, siate sempre degni del giuramento di fedeltà prestato alla Repubblica dinnanzi alla Bandiera, suo emblema unitario più rappresentativo, in nome e per l’affermazione dei valori di pace, giustizia e libertà (…)”.

Approfondimenti: Il Milite Ignoto - Difesa.it

Giandiego Carastro

lunedì 25 ottobre 2021

CONTRIBUTI PER LA MIGLIORE POLITICA: Togliatti e De Gasperi

COSA SIGNIFICA ESSERE ANTIFASCISTI OGGI?

Il post del 9 ottobre ha voluto costituire un’ introduzione alla discussione su cosa significhi essere antifascisti oggi, per un partito come il PD che da pochi anni inserito nel proprio Statuto un esplicito richiamo alla sua natura di partito antifascista.


Mai più fascismi:

Queste modeste riflessioni cercano di aiutare il partito a capire il senso di questo aggiornamento statutario.  Ricorderemo Togliatti e De Gasperi, Gramsci e Sturzo, Terracini e Donati. 

Durante l’ elaborazione di questi ultimi post, la cronaca ci ha mostrato come parlare di antifascismo sia quanto mai attuale: l’assalto contro la sede della CGIL nazionale sabato 9 ottobre, l’abbandono di una bomba molotov presso la sede della CGIL di Jesi ci spingono a proseguire in questo nostro scavo storico. Per una coincidenza, mentre noi iniziavamo a chiederci cosa significhi essere antifascisti, i sindacati CGIL-CISL-UIL hanno offerto delle risposte di popolo:  il 16 ottobre, infatti, le organizzazioni sindacali confederali hanno organizzato una manifestazione a Piazza San Giovanni a Roma denominata “Mai più fascismi”. Per gli organizzatori hanno preso parte 200 mila persone provenienti da tutta Italia, con 10 treni speciali ed 800 pullman. Sono intervenuti i rappresentanti nazionali di CGIL, CISL, UIL, Landini, Sbarra, Bombardieri. Per il leader della CGIL, Landini, le forze che si richiamano al fascismo e che usano la violenza devono essere sciolte. Si è antifascisti per garantire la democrazia di tutti e i princìpi della nostra Costituzione. Quella di Piazza San Giovanni non è stata una piazza di parte, ma una manifestazione a difesa della democrazia di tutti. Anche diversi sindacati in Europa e di altre parti del mondo (v. il Brasile) hanno manifestato la propria solidarietà.

Il 9 ottobre avevamo iniziato a raccogliere alcune domande che ci serviranno da bussola per capire cosa significa essere antifascisti oggi, dopo aver ricordato alcune vicende del secolo scorso: torniamo dunque a fare memoria di una figura del PCI e di una della DC.  Questo post è dunque dedicato al ricordo di Palmiro Togliatti ed Alcide De Gasperi. 

Palmiro ed Alcide sono due figure agli antipodi per scelte politiche: la Storia ha voluto che fossero prima alleati nei primi Governi della Repubblica e poi ruvidi avversari in vista delle elezioni del 18 aprile del 1948 (Si racconta l’aneddoto di Togliatti che avrebbe voluto prendere a calci nel sedere Togliatti, una volta vinte le elezioni). Due figure diverse, ma che esprimono un’ idea altissima di politica: non a caso sia Togliatti che De Gasperi oltre a fare politica, ne scrivevano…e molte loro riflessioni sono state poi attuate nella realtà.

Dati biografici di Palmiro Togliatti

Nasce a Genova nel 1893. Aderì al Partito comunista d’Italia nel 1921. Nel 1927 divenne Segretario del partito e ricoprì questa carica fino alla morte, il 21 agosto del 1964. Nel 1934 si trasferì a Mosca; rientrò in italia nel 1944 e promosse la collaborazione delle forze antifasciste. Fu Vicepresidente del Consiglio dei Ministri dal 1944 al 1945 e poi ministro della Giustizia (1945-1946).  Fu membro della Costituente e dal 1948 deputato.

Durante il ventennio fascista

Lo storico Giuseppe Vacca ha delineato alcune caratteristiche dell’opera intellettuale e politica di Palmiro Togliati, noto con l’appellativo di Il Migliore.

L'analisi del fascismo costituì il suo maggior contributo al dibattito dell'Esecutivo del Comintern ( la Terza Internazionale comunista). 

Nel VI Congresso dell'Internazionale (agosto-settembre 1928) egli si oppose alla equiparazione della socialdemocrazia al fascismo e alla politica del "terzo periodo", che riformulava la strategia dell'Internazionale come lotta "classe contro classe" e prospettava la ripresa immediata di una ondata rivoluzionaria, nella quale i partiti comunisti avrebbero dovuto prepararsi all'insurrezione.

Nei primi mesi del 1935 tenne il corso sugli avversari, destinato ai quadri del PCd'I presenti a Mosca. La parte principale di quel corso fu dedicata all'analisi del fascismo.Le Lezioni sul fascismo furono pubblicate per la prima volta nel 1969 e sono considerate l'analisi più approfondita del fascismo fra quelle svolte dai suoi contemporanei.

Togliatti divenne una figura eminente del comunismo internazionale e in questo ruolo, nel 1936, assolse il compito di sostenere con l'attività di propaganda il processo contro l'opposizione trockista, che si concluse con l'esecuzione di Kamenev e Zinov´ev inaugurando la stagione del Grande Terrore.

Nell'articolo Sulle particolarità della rivoluzione spagnola, pubblicato nell'ottobre del 1936, veniva formulata per la prima volta la concezione della "democrazia di tipo nuovo": essa prevedeva una strategia di accesso al potere diversa da quella sperimentata in Russia nel 1917, realizzata con il consenso democratico e non con un putsch, e una forma di stato pluralistico, nel quale le classi lavoratrici avrebbero potuto esercitare la direzione politica senza dover/">dover ricorrere alla dittatura.

Il fascismo e Togliatti

Cosa il fascismo ha comportato per la  vita di Palmiro Togliatti? Ha comportato moltissimi anni di esilio dall’Italia.

Dati biografici di Alcide De Gasperi

Nel 1881 nasce a Pieve Tesino, quando il Trentino era parte dell’impero austro-ungarico. Segretario del Partito popolare italiano nel 1924, e poi fondatore del partito Democrazia Cristiana. Una volta liberato il Sud Italia ad opera delle forze anglo-americane, De Gasperi entrò a far parte in rappresentanza della Democrazia Cristiana (DC) nel Comitato di Liberazione Nazionale. Fu Presidente del Consiglio di 8 successivi Governi di coalizione dal dicembre 1945 all'agosto 1953.

Durante il ventennio fascista

Nella prima composizione del governo Mussolini il PPI era rappresentato da due ministri, quindi anche De Gasperi, il 16 novembre 1922, gli votò la fiducia. Già nell'aprile 1923 tuttavia, i ministri del Partito Popolare Italiano ne uscirono su impulso del loro segretario Sturzo. Il 20 maggio 1924 assunse la segreteria del Partito Popolare portando il partito su posizioni di opposizione al fascismo, tanto da farlo aderire in blocco alla secessione aventiniana. Il 9 novembre del 1926, dopo l'approvazione delle leggi eccezionali del fascismo (regio decreto 6 novembre 1926, n. 1848), il Partito Popolare Italiano fu forzatamente sciolto dal regime. Riporto da Wikipedia: Nel settembre del 1942, quando la sconfitta del regime era di là da venire, De Gasperi iniziò ad incontrarsi clandestinamente con altri esponenti cattolici nell'abitazione di Giorgio Enrico Falck, per discutere e approvare il documento, redatto da De Gasperi, "Le idee ricostruttive della Democrazia Cristiana", considerato l'atto di fondazione ufficiale del nuovo partito. Lo stemma del nuovo partito fu lo stesso scudo crociato che era stato adottato precedentemente dal Partito Popolare di Sturzo. Negli anni novanta, la Chiesa cattolica ha avviato la causa di beatificazione di Alcide De Gasperi.

Il fascismo e De Gasperi

Cosa ha comportato per lui il fascismo? Ha comportato l’arresto, la disoccupazione, l’ isolamento morale, l’essere continuamente sorvegliato dalla polizia. 

… Nel prossimo post ricorderemo Antonio Gramsci e don Luigi Sturzo…Nel frattempo, una conclusione provvisoria …

Quando amici e conoscenti ci chiederanno perché è importante essere antifascisti, potremmo rispondere …”perché il fascismo ha negato la democrazia liberale,  soppresso i partiti, approvato le leggi contro la razza, condotto il Paese nel disastro della seconda guerra mondiale”, ma anche “perché ha  privato della libertà persone come il Migliore ed il Santo di Pieve Tesino”.

Per approfondire:

La voce dedicata a Palmiro Togliatti scritta da Giuseppe Vacca: Togliatti, Palmiro nell'Enciclopedia Treccani

Alcide De Gasperi - Wikipedia

Palmiro Togliatti, il migliore - Collettiva

De Gàsperi, Alcide nell'Enciclopedia Treccani

Pietro Scoppola, La proposta politica di De Gasperi, il Mulino.

Giandiego Carastro



sabato 9 ottobre 2021

CONTRIBUTI PER LA MIGLIORE POLITICA: COSA SIGNIFICA ESSERE ANTIFASCISTI OGGI?

Ebbene sì, questo ciclo di divulgazione storica volge al termine…

Dallo scorso febbraio, abbiamo iniziato a rivolgerci alle lettrici ed ai lettori di questo blog, proponendo la memoria di una coppia di politici del Novecento, legati al PCI ed alla DC . Abbiamo attraversato  decennio, a partire dagli anni Novanta, con Achille Occhetto e Mino Martinazzoli… 

Questa piccola fatica divulgativa si compone sinora di quasi 20 post ed ha l’obiettivo sfidante di contribuire ad aumentare la qualità dell’ offerta formativa del PD nei confronti di iscritti, elettori, dirigenti…

In questi mesi, abbiamo incrociato figure di donne ed uomini che hanno fatto la storia del Novecento e tramite la loro biografia abbiamo affrontato temi di attualità come il ruolo delle donne, il lavoro oggi, il ruolo dei sindaci, la lotta alle mafie…

Adesso mancano tre coppie di figure di rilievo per  PCI e DC da sottoporre alla Vostra attenzione. 

Abbiamo scelto di unire queste ultime narrazioni con una parola chiave: ANTIFASCISMO. Tratteremo, infatti, degli anni Quaranta, Trenta e Venti del secolo scorso.

Per non spendere parole superficiali, si premette la opportunità di ricordare le tante vittime del fascismo e del nazismo in Italia, a partire dai giovani condannati a morte, le cui lettere sono un documento di cultura civile, prima ancora che politica, da preservare e rileggere periodicamente.

Inoltre, come suggerisce il segretario del circolo Matteo: “ Occorrerà approfondire il contesto storico:  l'idea di Mussolini sulla creazione di un uomo nuovo italico, poi ripresa da Hitler nel 1933;  le mire imperiali che hanno portato alla conquista e al milione di morti in Eritrea con i primi campi di concentramento in Libia e le deportazioni degli arabi fino alle isole Tremiti; l'uso del gas nervino da parte di Graziani per piegare la resistenza libica con l’ avallo di Mussolini. Bisognerà raccontare i costi di vite umane e materiali inflitti all'Italia e al mondo tramite il nazismo figlio del fascismo: l'umiliazione dell'essere umano”.

La impresa culturale è vasta, molto al di sopra di questo blog, ma sembra che anche l’attualità la reclami…

Iniziamo,dunque…e lo facciamo con una domanda introduttiva: Cosa significa esser antifascisti oggi? 

Azzardo alcune risposte, in forma volutamente aperta:

Significa conoscere e far conoscere la storia della dittatura fascista sotto il Re Vittorio Emanuele III? Significa conoscere le vicende della Seconda Guerra Mondiale?

Significa aver avuto famigliari uccisi, percossi, incarcerati dai nazifascisti?

Significa impegnarsi a non presentare nelle liste elettorali persone nostalgiche del Ventennio?

Significa iscriversi all’ANPI?

Significa lottare per l’uguaglianza e la dignità di ogni persona, contro tutte le discriminazioni?

Significa partecipare con convinzione e con le bandiere del PD alle celebrazioni per il 25 aprile?

Significa sottoscrivere le proposte di legge di iniziativa popolare contro i cimeli del ventennio?

Significa aderire alle manifestazioni popolari come le spaghettate antifasciste?

Significa opporsi ai sovranismi?

Significa essere antirazzisti?

Significa denunciare il clima di odio che su Internet viene scatenato dagli odiatori di professione contro gli ebrei, le donne, gli stranieri, le persone omosessuali?

Significa impegnarsi nei partiti che si ispirano espressamente ai valori della Costituzione repubblica (nata dalla lotta ideale contro il fascismo) e non hanno paura di dirlo?

Significa promuovere l’ educazione alla Costituzione, alla cittadinanza, alla educazione civica nelle scuole di ogni ordine e grado?

Significa fare i conti con la propria storia di famiglia, come la filosofa Michela Marzano, nel recente libro Stirpe e Vergogna, Edizioni Rizzoli?

Per chi scrive, non si tratta di domande retoriche. Per due motivi: innanzitutto perché i sondaggi ci dicono che l’elettorato italiana ha sempre voglia dell’uomo forte al comando, anche a discapito delle libertà democratiche. In secondo luogo, perché il PD di definisce un partito antifascista (faccio riferimento ad una recente modifica dello Statuto nazionale del partito, che ha inserito espressamente il richiamo all’antifascismo. Anche l’Assemblea Regionale del PD introdurrà questo richiamo all’antifascismo nel proprio Statuto Regionale).

Per provare a scrivere cose non banali sull’argomento, proseguiremo come abbiamo fatto sinora, partendo dalla storia: dedicheremo gli ultimi tre post di divulgazione storica a tre coppie PCI e DC: 

Palmiro Togliatti ed Alcide De Gasperi; 

Don Luigi Sturzo ed Antonio Gramsci; 

Umberto Terracini e Giuseppe Donati. 

Ricorderemo non solo il loro contributo alla storia della libertà in Italia, ma anche al modo in cui affrontarono il ventennio fascista, subendone le conseguenze sulla propria pelle con la morte, la prigionia, l’esilio…

Infine, proveremo a rispondere alle domande sopraelencate, coinvolgendo dirigenti, militanti del partito, docenti, storici, personalità della società civile, al fine di arricchire la nostra indagine…

E’ un finale di ciclo non facile, impegnativo, ma speriamo utile ed arricchente, coinvolgente e calato nell’oggi..

Link:

antifascismo nell'Enciclopedia Treccani

Contro il fascismo - Giacomo Matteotti - Libro - Garzanti - I piccoli grandi libri | IBS

Ultime lettere di condannati a morte e di deportati della Resistenza italiana | Banca dati INSMLI

Italiani, brava gente? - Angelo Del Boca - Libro - Neri Pozza - I colibrì | IBS

Fascismo e società. Storia d'Italia del XX secolo - Pietro Scoppola - Libro Usato - Editalia - | IBS

Autobiografia del fascismo, Renzo De Felice. Giulio Einaudi Editore - ET Storia

Ma perché siamo ancora fascisti? Un conto rimasto aperto - Francesco Filippi - Libro - Mondadori Store

Michela Marzano: «Mio nonno era fascista» - L'Espresso (repubblica.it)

Giandiego Carastro




domenica 3 ottobre 2021

CONTRIBUTI PER LA MIGLIORE POLITICA Intervista all’avv. Laura Carnevali ed al sindacalista Donato Acampora 2° parte

Seconda PARTE

Proseguiamo l’intervista iniziata con il post precedente:  continuiamo ad ascoltare due voci che vivono sulla propria pelle le contraddizioni del mondo del lavoro, o meglio dei lavori: l’avv. Laura Carnevali ed il sindacalista CISL Donato Acampora.

Scuola ed Università, cosa possono fare per i giovani?

Risponde Laura: Occorrerebbe che le scuole e le università aiutino i giovani ad entrare prima nel mercato del lavoro. Per me, i ragazzi dovrebbero essere immessi prima nel mondo professionale, con stage e borse studio, già a 23/25 anni così da poter prendere contatto con il mondo lavorativo, acquisendo esperienza, professionalità e rivendibilità per il futuro. Ecco perché credo fortemente che anche il mondo universitario vada ripensato, o meglio sarebbe opportuno che tutte le Università italiana fossero capaci di offrire ai loro studenti sbocchi professionali ed un maggior contatto con le aziende presenti sul territorio, così da facilitare agli stessi l’ingesso nel mondo professionale. Tutti abbiamo diritto di trovare bei posti di lavoro, ben retribuiti, stimolanti e professionalizzanti; basta pensare che solo chi studia alla Bocconi o alla Luiss sia in grado di effettuare la scalata sociale e professionale.

Risponde Donato: Università e mondo del lavoro sono spesso percepiti come mondi distanti, incapaci di comunicare. Spesso, lo studente, sia durante il percorso scolastico che universitario, si ritrova abbandonato a sé stesso e si riscopre- almeno questa è la sensazione più comune- privo di quegli strumenti e collegamenti utili che lo avviino nel mondo del lavoro. Questo problema occupazionale, a mio avviso, affonda le sue radici in una mancanza di strategia a monte: per gli studenti delle superiori manca difatti, o è molto debole, una guida all’orientamento nella scelta dell’Università giusta che potrà garantire il lavoro del futuro. Analisi di mercato simili possono guidare ed aiutare non solo gli studenti, ma un intero Paese, formandone le competenze per le sfide future. 

Quale il ruolo dei sindacati confederali in questa difficile transizione?

Risponde Laura: Alla luce delle continue crisi, le Marche hanno preso molti schiaffi - dal 2008 ad oggi, tra crisi finanziaria, bancaria, terremoto e Covid – ed i contorni della sicurezza sul lavoro, della giusta retribuzione, della dignità si sono fatti più sottili. Per anni abbiamo sentito dire che le crisi si risolvevano tagliando salari e diritti. Il risultato è stato quello di impoverire tutta la Regione. La realtà ha ampiamente smentito questa tesi, perché è dimostrato dai dati che le aziende che hanno avuto un maggior successo sono quelle che hanno saputo innovare, coinvolgere il territorio, ma anche promuovere processi partecipativi attraverso relazioni sindacali di qualità, ovvero hanno valorizzano le professionalità nella ricerca del miglioramento del benessere lavorativo e formato i lavoratori, creando così un’occupazione di qualità, stabile, adeguatamente remunerata e tutelata.

Parole chiave di una nuova economia ad alto tasso di innovazione sono: il digitale, la transizione energetica, l’economia circolare, la sostenibilità, l'ambientale… queste realtà si contrappongono all’imprenditoria poco illuminata ed a un capitalismo parassitario sempre alla ricerca, a suon di delocalizzazioni, di un proprio paradiso a scapito dell’inferno in terra per qualcun altro. Diversamente i diritti sociali, il lavoro tutelato e di qualità, soprattutto per donne e giovani, sono e saranno necessari per ricomporre un tessuto sociale che l’emergenza Covid ha messo e sta mettendo tutt’ora a dura prova, solo così si potrà rilanciare lo sviluppo e la crescita della nostra Regione. Dai sindacati mi aspetto, quindi dibattiti più accesi, non solo verso le aziende, soprattutto con il mondo politico: è ora che l’abbassamento del cuneo fiscale sugli stipendi diventi un tema caldo, cosìcché siano finalmente garantiti anche nel Bel Paese (come nel resto dei Paesi dell’UE) salari più alti e adeguati al livello della vita in costante rialzo.

Risponde Donato: Sarò netto, il ruolo del Sindacato senza una Politica capace di ascoltare e recepire è nullo, anzi rischia di avere un impatto sociale devastante, soprattutto in un momento come questo, per la comunicativa di contrasto che gli attori in causa a quel punto andrebbero, per parte e per ruolo, a mettere in atto. E’ il momento della concretezza, anche per meglio investire sul futuro grazie ai fondi del Recovery Fund. Da subito una netta riforma delle Pensioni superando definitivamente, e senza inequità, la legge Fornero, in essa prevedere uscite con maggiori flessibilità, specifiche condizioni per le Donne, e garanzie per i giovani; un nuovo patto Sindacati-Governo-Aziende che rinnovi l’attenzione alla sicurezza sui luoghi di lavoro, lo slogan “basta morti sul lavoro” diventi un azione concreta che anticipi gli eventi; una riforma equa del fisco come importante strumento di redistribuzione che favorisca finalmente e realmente i redditi più bassi da lavoro dipendente, quelli che le tasse le hanno sempre pagate. Uno dei limiti che ho sempre riscontrato nel Sindacato, e lo dico dall’interno, è quello di restare troppo ambiguo su temi spesso centrali, oggi ad esempio serve coraggio nel dire che Vaccino e Green Pass sono la chiave per continuare a crescere ed evitare nuove drammatiche chiusure, ma va detto, e con chiarezza; cosi come da tempo serve coraggio nel dire che le competenze vanno premiate, ma bisogna dirlo e nel contempo farlo. L’ambiguità potrà anche garantire al Sindacato un numero maggiore di tesserati, ma non garantisce un futuro al nostro Paese.

Come il PD sta per voi seguendo la tematica del lavoro?

Risponde Laura: Credo fortemente che il nostro partito debba continuare a rimarcare a livello governativo i temi del lavoro mettendoli, come sta facendo, al primo posto.  Un partito serio come il PD deve operare per risolvere i problemi, come sta facendo il ministro Orlando, a differenza della destra che incita il dissenso, non propone idee fattibili,ma alza la voce su tematiche che stanno a cuore alle persone solo per acquisire ì consensi.  Penso al  tema degli stipendi, dell’abbattimento del cuneo fiscale, del mettere un freno ai costanti rialzi delle bollette, del carburante (ricordo che Salvini nel Governo Conte 1 affermava che avrebbe eliminato le accise sui carburanti, beh, non l’ha MAI FATTO!!!) Peraltro questi aumenti di bollette/carburante colpiscono tutti anche perché non sono proporzionali ed è quindi giusto che il Governo intervenga. Mi aspetto, quindi, un partito più tra la gente, che faccia emergere il suo programma e la linea di pensiero, che parli di più agli italiani, continuando a pensare ai più fragili e alle grandi battaglie, come lo ius soli.

Importante la posizione del PD critico verso il RDC nella strutturazione attuale, cosa che ha sempre segnalato, e che ritorni allo spirito del REI (reddito di inclusione del Governo Gentiloni) e, soprattutto, l’attivazione di strumenti specifici indirizzati alla inclusione lavorativa per giovani e disoccupati. Occorrerebbe pensare anche ai sussidi di disoccupazione ovvero a meccanismi in grado di supportare chi perde il lavoro e, al contempo, che i centri per l’impiego siano più tagliati a favorire il ricollocamento di queste persone nel ciclo produttivo.

Un partito che parli di più della “questione degli immobili” in Italia, riforma questa necessaria per ridurre le disuguaglianze ancora oggi esistenti sugli immobili. Ricordo che il sistema attuale non distingue la differenza di valore tra un immobile, a parità di vani, situato al centro di una città o in periferia, invece il valore commerciale dei due è differente!! Ecco quindi che non si tratta di aumentare la tassa sulla casa, ma di ridistribuire i carichi in base al valore vero di mercato. Questo va a beneficio dei cittadini, diversamente oggi il vantaggio è a favore dei più ricchi che dispongono di immobili di valore elevato.

Un partito che dia voce anche alle piccole partite IVA e le PMI, perché non sono i nuovi ricchi, il mondo autonomo non è più quello degli anni ’60 e come tale va ripensato. Vorrei che il partito alzasse di più la voce sulla condizione dei lavoratori, dalla questione dell’abbassamento del cuneo fiscale sul lavoro, a come reimmettere le persone che perdono il loro posto di lavoro (anche a 50 anni) nel mercato… questi dibattiti devono diventare sempre più presenti all’interno delle aule parlamentari. Bisogna far sì che la politica si impegni a favorire le condizioni affinché le imprese aumentino i posti di lavoro e ciò proprio a partire dall’abbassamento del fisco sulle imprese, oltreché dalla riduzione delle trattenute in busta paga, altrimenti non stupiamoci se le grandi imprese (che peraltro hanno importante offerta di manodopera) preferiscono delocalizzare altrove le aziende. Bisognerebbe cercare di far alzare il livello reddituale e salariale dei cittadini, invece di cercare escamotage per creare tassazioni e rincari, ultima tra tutte la tassa sul carboidrato visto il periodo di siccità che ha interessato l’Italia a causa del cambiamento climatico!

Risponde Donato: Il tema “lavoro” è di una complessità inaudita, da sempre il PD prova a muoversi in questa giungla ma, a mio avviso, con azioni spesso troppo soft che non spostano di molto, soprattutto nella percezione di lavoratori ed imprese, l’asticella della competitività. Bene sul cuneo fiscale, un primo passo, ma da solo non esaustivo, serve proseguire rivedendo tutto il tema della tassazione del lavoro, sia verso i lavoratori sia verso le imprese, in special modo per le nuove assunzioni. Incentivi che mirino ad un occupazione buona, stabile, che dia garanzie di reddito e di futuro. Altro tema caldo riguarda le delocalizzazioni, per combatterle serve creare condizioni ed infrastrutture che rendano virtuoso investire nel nostro Paese. Al momento vedo solo tanta demonizzazione e poco realismo verso le imprese, lasciamo gli spot elettorali ai partitini di destra e ritroviamo lo spirito costruttivo intorno al quale nasce il PD. La crescita del nostro paese passa attraverso il suo grado di coesione sociale e la difesa e la creazione di lavoro, distribuendo cosi i benefici dei fondi europei, in questa direzione vanno individuate le giuste soluzioni. Dobbiamo crederci di più.

In conclusione, quali sono le principali riforme che Vi attendete?

Risponde Laura: Mi aspetto norme sull’abbattimento del cuneo fiscale, misure a sostegno di chi perde li lavoro per un certo arco temporale breve (es. un anno), questo finché i centri per l’impegno (sempre entro un anno) non siano in grado di reimmettere le persone (di qualsiasi età) che perdono il posto di lavoro sul mercato. Occorre, quindi, effettuare un generale miglioramento e un perfezionamento delle strutture che già abbiamo.

Risponde Donato: Il tema principale, quando si parla di riforme, sono le risorse economiche di copertura e sono convinto che trovare e destinare le risorse ad un determinato tema non sia un fatto tecnico ma assolutamente politico. Servirà una riforma solidale degli ammortizzatori sociali che esca dall’ottica del corporativismo. Una riforma strutturale dei centri per l’impiego anche assorbendo le attuali agenzie, private, per il lavoro interinale: bisogna uscire dall’ottica della riduzione selvaggia dei costi ed abbracciare la più proficua e prospettica ottica della competenza. Serve una definitiva e solidaristica riforma delle Pensioni (lo accennavo prima) che metta al centro i giovani e le donne. Vanno individuate soluzioni che permettano di superare le disuguaglianze create dalla sperimentale “quota 100” evitando però di tornare alla Fornero, ormai fuori dai radar di tutte le forze politiche. Ci sono già importanti indicazioni che escono dal lavoro dalla Commissione lavoro della Camera (presieduta dal PD Cesare Damiano) che sta svolgendo un lavoro capillare individuando le categorie usuranti, ne sono state individuate già oltre 25, che consentirebbero un uscita anticipata dal lavoro… è solo l’inizio di una discussione e di un lavoro, politico, che si preannuncia comunque molto lungo e complicato (le sensibilità in campo sono molto diverse e spesso troppo attratte dal consenso). Nelle ultime riforme pensionistiche si è sempre parlato di Patto tra le generazioni, è ora di dare il giusto valore a questa affermazione individuando una formula che, al netto delle categorie usuranti, garantisca tutti, in special modo le nuove generazioni. Serve finalmente una concreta riforma del Fisco che riesca ad abbattere il muro dell’evasione, un macigno che affossa il nostro bilancio, anno dopo anno. Non ultimo serve una “legge elettorale” che da un lato sia capace di garantire a chi vince le elezioni condizioni concrete di governabilità e dall’altro garantisca alle opposizioni strumenti concreti di dialogo.

Ringraziamo Laura e Donato per queste preziosi riflessioni!!!

Giandiego Carastro

domenica 26 settembre 2021

CONTRIBUTI PER LA MIGLIORE POLITICA Intervista all’avv. Laura Carnevali ed al sindacalista Donato Acampora

Prima PARTE

Dedichiamo i prossimi due post all’ascolto di due voci che vivono sulla propria pelle le contraddizioni del mondo del lavoro, o meglio dei lavori…L’avv. Laura Carnevali ed il sindacalista CISL Donato Acampora.

Li ringraziamo sin d’ora per le loro risposte.

Quale è la situazione concreta di chi lavora oggi, o di chi è in cerca di lavoro?

Risponde Laura: La situazione concreta è che gli stipendi sono troppo bassi, mangiati dalle tasse e dal caro vita. Naturalmente tale circostanza poi si riversa sulle famiglie e sui giovani.  Oggi cercare lavoro è una missione, in primo è che nel nostro contesto (la Vallesina) non ci sono molte opportunità per trovare lavori gratificanti, ben pagati e sicuri nel tempo. Purtroppo a livello lavorativo non vedo molte chance.  La crisi produttiva e di mercato iniziata dal 2008 ha comportato significative variazioni nella fisionomia del sistema produttivo locale, ad oggi infatti registriamo una forte contrazione sia dell’offerta che della domanda di lavoro, come pure di opportunità lavorative; vi invito ad entrare in un centro per impiego per vedere i lavori che vanno in voga nel nostro contesto territoriale. Che il mondo lavorativo è in crisi lo dimostrano anche le PMI presenti nel nostro territorio che, pur non affette da situazioni gravi di crisi produttivo-finanziaria e pur mantenendo quote di mercato in sufficiente forza, mostrano un forte rallentamento dell'assorbimento di manodopera, ovvero la delocalizzazione della produzione in Paesi a minor costo del lavoro.  Oltre a quanto già detto sopra anche il Covid ci ha messo lo “zampino”, la CNA infatti nel mese di marzo affermava che nella Provincia di Ancona hanno chiuso a causa della pandemia quasi 500 aziende, falciando più di 17mila posti di lavoro. A fronte di questa drammatica situazione però i prezzi dei beni e servizi hanno avuto un’impennata pazzesca, ad es. questa estate mi è capitato spesso di pagare un pezzo di pizza 2,50 €, 2 piadine farcite al prosciutto 16 €, che dire poi del carburante e/o dei rincari delle future bollette. Quello che mi domando è: siamo solo costretti a vivere per pagare le tasse e vedere i nostri stipendi sempre più ridotti all’osso, o si può cercare di pensare a come far risparmiare di più i cittadini, cercando di fargli mettere da parte più di € 50, e di più cercando di far avere a tutti un livello di vita più dignitoso e sereno a cui hanno diritto?

Risponde Donato: Innanzitutto una precisazione, non sono sindacalista, almeno non inteso come lavoratore del sindacato, ma sono un semplicissimo rappresentante dei lavoratori, per la Fim-Cisl, eletto dai lavoratori nell'azienda in cui lavoro, un importante multinazionale nella Vallesina. Ma torniamo alla domanda, il mondo del lavoro è da sempre al centro del dibattito politico, vuoi per pura, spesso spietata, ricerca di consenso, e di voti, vuoi per le ingenti necessità innovative che questo mondo elemosina da anni. Rinchiusi tra due e più fuochi ci sono i lavoratori, o quello che ne rimane, contratti sempre più precari e corti. Una richiesta di flessibilità sempre maggiore che col tempo sta erodendo il significato stesso della parola lavoro, un tempo sinonimo di dignità. Per rispondere alla domanda, il mondo del lavoro oggi, senza voler entrare nelle diverse sfaccettature dei diversi, forse troppi, contratti di categoria, ha declinato ogni forma di dignità alla meno nobile arte della necessità. Anche in passato si lavorava per necessità, questo è ovvio, ma essere lavoratori non significava solo avere uno strumento per arrivare a beni materiali, siano essi alimenti o accessori, ma rappresentava appartenere, nel più alto e nobile del significato del termine, ad una società ed in essa costruire un identità ed una “dignità”. Ritrovino presto Politica e Sindacato la strada maestra che riporti il lavoro al centro non più del dialogo ma dell’azione. Basta con azioni spot pre-elettorali, le toppe non reggono più. Servono azioni chiare per far ripartire il lavoro e per attrarre nuovi capitali, anceh e soprattutto dall’estero.

Cosa possiamo imparare dagli altri Paesi dell’Unione Europea?

Dagli altri Paesi europei dovremmo più che altro calibrare il mondo del lavoro e questo a partire dal lavoratore subordinato, all’autonomo, alle imprese. L’Italia ha voluto prendere spunto dai modelli del Nord Europa per abolire il posto fisso e mutare la nostra concezione del lavoro, ma poi tale adattamento è stato attuato “all’italiana”. 

A titolo esemplificativo, riporto un elenco delle maggiori garanzie che hanno i Paesi del Nord Europa a cominciare dalla settimana lavorativa, che a differenza della stragrande maggioranza dei Paesi europei, quasi mai supera le 40 ore settimanali;

vi sono leggi che impongono una presenza obbligatoria di donne tra il personale dirigenziale delle aziende pubbliche;

è garantita la parità di diritti tra uomo e donna, anche a livello retributivo, come in nessun altro Paese europeo;

sono previsti tutta una serie di incentivi per chi decide di crearsi una famiglia e avere dei figli, non a caso è molto più semplice, nei Paesi del Nord Europa, per le donne conciliare lavoro e bambini, a differenza dell’Italia, dove molto spesso la parola maternità va a coincidere con mancata assunzione o licenziamento;

più ferie pagate per i lavoratori rispetto al resto d’Europa;

maggiori garanzie contrattuali e, in caso di perdita del lavoro, una cospicua disoccupazione con l’impegno da parte dello Stato di creare le condizioni  che permettano al disoccupato di trovare quanto prima un nuovo impiego;

agevolazioni fiscali e sovvenzioni particolari per i genitori.

Insomma abbiamo voluto la cancellazione del posto fisso, un lavoro più smart e plasmato sui modelli del nord Europa, ma ancora ad oggi c’è tanta strada da fare e mi piacerebbe che il nostro partito desse eco anche a queste esigenze, altrimenti sarà difficile recuperare la fiducia dei cittadini.

Risponde Donato: Bella domanda a cui ci potrebbero essere una serie di risposte diverse a secondo della categoria a cui facciamo riferimento, ma in media generale facendo riferimento ai paesi del Nord Europa, in particolar modo alla Danimarca, si sbaglia poco, salari più alti, una media di 25 euro/ora contro i circa 12,5 degli italiani, un welfare mirato che non si limita a tutelare la disoccupazione ma la guida verso l’occupazione, evitando quindi forme di assistenzialismo passive, un attenzione particolare di genere, con un tasso di occupazione femminile che in media, nel nostro paese, è di 10 punti percentuale al di sotto della media europea, e diminuisce laddove ci sono figli o anziani nel nucleo familiare. Ecco solo alcuni aspetti dove il nostro Paese ha, colpevolmente, ampi spazi di miglioramento, e la politica deve farsene carico. Basta con sterili ed infiniti assistenzialismi, si dia il via ad una nuova e vera rivoluzione del mondo del lavoro, si incentivino le competenze, si aiutino le donne a ritrovare un ruolo vero e centrale nel lavoro svincolandole dal focolaio domestico, con asili nido capillari ed aiuti concreti per non autosufficienti. Si riducano le forme di flessibilità raggruppandole sotto pochi e mirati contratti che garantiscano a tutti i lavoratori tutele minime di sicurezza e di salario sottraendoli alla fasulla necessità di un mercato selvaggio, per competere con i ritmi della globalizzazione servono competenze e coinvolgimento. Ripartiamo da queste. 

E’ per voi opportuno prevedere delle norme che tutelino maggiormente le donne?

Si indubbiamente, sono ancora troppo poche le aziende che hanno nel loro organico più donne che uomini, ma questo perché la maternità è concepita ancora ad oggi come un handicap. Anche se va detto che non tutte le donne possono godersi il lusso della maternità, pensiamo alle lavoratrici autonome. Forse più di norme tutelanti, occorrerebbe realizzare norme che migliorino anche regolamentazione della maternità, oppure incentivare la realizzazione di asili nido aziendali, questi ultimi infatti rappresenterebbero sicuramente una forma di attenzione verso i propri dipendenti e i loro bambini, inoltre favorirebbe il miglioramento della qualità della vita (lavorativa e non), come anche il rientro al lavoro delle lavoratrici dopo una maternità. Voglio spendere anche due parola sull’assegno unico per i figli 2021, è stata una bella iniziativa da parte del PD, perché da anni ormai nel nostre Paese le nascite sono in forte contrazione. Tuttavia mi auguro, che in futuro questo assegno possa essere esteso a tutti i cittadini italiani ed europei e non solo a chi presenta un certo ISEE, ovvero rientra in alcune categorie di lavoratori.

Risponde Donato: Come risposta secca direi che prevedere delle norme che tutelino le Donne nel mondo del lavoro rappresenta, a mio avviso, già di per sé una sconfitta per la nostra società. Una sconfitta, ovvero la necessità di introdurre procedure e regolamenti chiari per meglio tutelare le Donne nel mondo del lavoro, che al momento sembra l’unica opportunità per mirare ad una crescita collettiva mettendo in atto tutti quegli strumenti utili al raggiungimento della parità professionale, di carriera e soprattutto salariale. Questo richiede uno sforzo epocale, ovvero richiede che siano garantite parità di condizioni competitive tra generi, e senza delle politiche attive e concrete di welfare quest’obiettivo resterà sempre una chimera, da qui, da questa inefficienza della politica (per lo più maschilista e non solo maschile) ne derivano tristi ed umilianti provvedimenti come “le quote rosa”.               ......continua

Giandiego Carastro