venerdì 20 novembre 2020

L'opinione: Sassoli, riformista o sovranista?

E poi succede quello che non ti aspetti, David Sassoli, attuale Presidente del Parlamento Europeo, chiede, o auspica, che "l'Europa cancelli i debiti contratti dai governi durante il periodo della pandemia", ed aggiunge, "non è accettabile che essi ricadano sui cittadini e sulle generazioni future, si abbia la capacità di scelte forti e coraggiose". Quello che non ti aspetti non tanto per la dichiarazione in se, ma per lo spessore stesso del dichiarante, per la sua cultura concertativa e politica, per la sua storia e non ultimo per il ruolo che ricopre. Di sicuro le sue parole, se lette con il giusto spirito critico e ripulite dalle immondizie populiste di questi anni sul tema, aprono negli organismi europei ad una riflessione molto forte, anche se, al momento, questa riflessione sembra molto ben celata, e lo fa soprattutto dal suo interno, non da nazionalista e lontanissimo da ogni possibile lettura sovranista. 

Una simile dichiarazione non può lasciarci indifferenti proprio perché, se non ben perimetrata (e nella dichiarazione il chiaro richiamo al debito del solo periodo di pandemia è centrale) rischierebbe di lasciare ampi spazi di galoppo ai tanti cani sciolti in giro per l'Europa (per l'appunto sovranisti e populisti). Ci piace comunque pensare che questa svolta di pensiero arrivi proprio da un uomo del Partito Democratico, Riformista nell'accezione più nobile del termine, con una visione paternalistica sul futuro prossimo che va oltre l'art.123 del funzionamento dell'Unione Europea stessa, laddove si dice che la BCE non può finanziare gli Stati membri, che va oltre un ragionamento più ampio sugli interessi, esclusivamente politici, delle diverse nazioni europee che per loro interessi interni osteggerebbero tale scelta, che va oltre anche al legittimo pensiero che, tale scelta, potrebbe minare la fiducia dei mercati verso la stessa Banca Centrale Europea. E' difatti un pensiero che "va oltre", di ampio respiro, di visione, probabilmente teso a smuovere e frugare nelle coscienze più statiche, ed egoistiche, dei diversi Governanti europei, europeisti o presunti tali.

Vogliamo credere e sperare che quel vento caldo ed avvolgente creato dal Recovery Fund, purtroppo anch'esso ancora ostaggio di alcuni veti, i soliti, sappia ancora soffiare e gonfiare non solo i membri delle Governance, ma le vele di quei Paesi che, da quel vento, potrebbero recuperare il gap economico-sociale epocale, a cui loro stessi, con le loro politiche esclusivamente assistenzialiste, si continuano a condannare, a partire dall'Italia. Una seconda possibilità, forse l'ultima, per spingere la così "rinnovata" Unione Europea verso quel futuro da soggetto centrale dell'economia mondiale per cui era nata e per cui ha ancora un senso crederci. Una seconda possibilità anche per rilanciare lo sguardo all'orizzonte dove, offuscato dalle nebbie di incompetenti statisti, c'è ancora il MES, con la sua linea di credito da dedicare alla Sanità, e per questo privo di ogni condizionalità e con tassi largamente inferiori a qualsiasi richiesta di credito attualmente in essere sul mercato. 

Due grandi opportunità per le quali c'è un però, il solito però italiano, o meglio di quell'italietta che vogliamo e dobbiamo superare, essi hanno bisogno di progettualità, ed è proprio li, in quegli spazi di tentennamenti, lunghe riflessioni e colpevoli ritardi che si inseriscono i venditori di fumo. Stavolta dobbiamo essere più bravi di loro, ci sono tutte le condizioni per un rilancio vero, autentico, affidiamoci alle competenze vere. Non perdiamoci in chiacchiere, la sfida stavolta non può essere recuperare le condizioni pre-Covid, non stavamo bene neanche allora, facciamo uno sforzo di memoria, andiamo oltre, basta immaginare un Paese migliore, è ora di costruirlo.

Un abbraccio europeista,

La Redazione



mercoledì 28 ottobre 2020

Meglio il consenso, o la verità?

In storia non vi è alcun dubbio, alla fine, la verità vince sempre. Purtroppo però la "storia" è una sciccheria per i posteri e che, chi deve lavorare sul presente per scriverne le trame, anche se abbagliato dalle luci del consenso, non può, e non deve, permettersi. In questo scenario si muove oggi la nostra "amata" politica imbavagliata dalla sua stessa dialettica, spesso di bandiera e vittima, consenziente, dei duri colpi che la "realtà" sanitaria ed economica gli (o meglio "ci") sta sferrando.  
Lo scenario a cui assistiamo quotidianamente è di una politica destinata a lucrare per pochi spiccioli di vantaggi personali, consapevole che, scherzando col fuoco, prima o poi una fiammata, di quelle forti e dolorose, ci investirà, e saranno dolori per tutti. Possibile che nemmeno un nemico dichiarato come il Covid riesce a farci desistere dalla nostra perenne esigenza di "consenso"? Possibile che non riusciamo a percepire il forte odore di bruciato nemmeno quando a bruciare sono le nostre stesse case? Apriamo gli occhi, e lo faccia la politica tutta, questa emergenza sanitaria, se non affrontata con pragmatismo e visione,  finirà per mandare tutti a casa, un reset politico da cui non si salva nessuno, nemmeno il più viscido tra profeti di sventura. 
Abbiamo avuto mesi per preparare il Paese alla seconda ondata, e ora che è arrivata, puntuale come solo le sventure e le brutte notizie sanno essere, ci accorgiamo di non aver fatto abbastanza, di non aver preparato il Paese all'impatto. Si perchè non basta dire che arriverà la pioggia se poi non si costruiscono ripari, o almeno tanto ombrelli (e non monopattini). E di contro un opposizione che di par suo gridava di aprire quando si chiudeva e di chiudere quando si apriva, nel più classico del bastian contrario, finendo per destabilizzare più l'opinione pubblica che la maggioranza stessa. 
Il nuovo DPCM (24 ottobre) è figlio naturale di tutto questo, si chiude la stalla dopo che i buoi sono usciti e senza aver costruito un bel recinto (ampio, sicuro e condiviso) all'interno del quale difenderli. Abbiamo perso mesi, dalla prima forte ondata del virus, a dibattere su come affrontare l'inverno, e ora? Proponiamo alla Scuola la Didattica A Distanza dopo che per mesi ne abbiamo decantato la centralità? Chiudiamo la Cultura accomunandola come pericolosità al più classico aperitivo tra amici e dimenticandoci di esserne il Paese principe per antonomasia? Chiudiamo le attività sportive dopo aver guidato le stesse ad autoregolarsi, e autofinanziarsi, con stringenti protocolli di sicurezza, cosi come hanno fatto anche attività commerciali come Ristoranti e Bar.
Credo che tutto questo faccia male al Paese e faccia ancora più male a noi del PD, noi che, storicamente, dovremmo essere i primi a caricarci sulle spalle il peso delle scelte. Sarebbe ora di imprimere alla "storia" quel cambiamento in cui abbiamo (forse) sempre creduto, accantonando le facili e sterili proposte di assistenzialismo, utile solo per un giro di ruota, e virare la prua verso lidi meno turistici ma più connessi alla realtà, rimettendo al centro del dibattito il vero problema, il Virus, e colpendolo nelle sue debolezze, ovvero rilanciando la Sanità Pubblica e rafforzando i Trasporti con i soldi del MES, pronti da subito, fermi in un limbo di ipocrisie e demagogie a gridare vendetta.
Dopo le elezioni Regionali il nostro segretario, Zingaretti, forse rinvigorito dal pericolo scampato, almeno per le Regioni che il PD è riuscito a difendere, ha iniziato ad invocare un cambio di marcia netto al Governo ma, almeno in apparenza, sembra non crederci nemmeno lui. 
La verità è una pratica faticosa, non sempre (quasi mai) conduce al consenso, ma di sicuro produce stima, questo deve valere per i Governi centrali cosi come per le Regioni, le Province e i Comuni, nessuno deve sentirsi esente da colpe e forse, un giorno, la storia ci ricorderà come quelli che, attraverso la "verità" hanno poi raggiunto il "consenso".

Un abbraccio vero,
La Redazione



mercoledì 21 ottobre 2020

Stiamo meglio nel PD: Motivazioni, visioni, condizioni per stare nel Partito Democratico da cattolici

 

Terza parte

Come scrivevo prima, diversi amici mi invitano a militare in Italia Viva o in Dipende da Noi o in DEMOS o nel nuovo Centro Insieme, poiché mi segnalano diversi limiti del nostro partito.

E’ vero, non dobbiamo nasconderci dietro facili retoriche…ci sono diverse cose da poter migliorare.

Personalmente, indico queste aree di miglioramento con il termine “condizioni” e ne elenco alcune:

Potremo stare tutti meglio nel PD:

A condizione che il PD diventi un luogo dove la formazione della classe dirigente pesi…eccome

Gli studenti universitari hanno il loro libretto. La mia proposta è che anche i militanti ed i loro dirigenti abbiano un loro libretto, nel quale inserire le ore di attività formativa a cui si è preso parte, da discenti, come da docenti. I militanti dovrebbero garantire l’impegno a frequentare almeno 50 ore annuali. I dirigenti invece almeno 100 ore. Per questi ultimi, sarà necessario prevedere una formazione speciale, a seconda che vogliano offrire le proprie energie per candidarsi alle elezioni, oppure dentro gli organismi di partiti, oppure nelle società partecipate dallo Stato, dalle Regioni, dagli enti pubblici.

Non vi spaventate…nel conteggio delle ore, andranno considerate le ore di Assemblea di circolo o i Seminari previsti dalle componenti culturali che compongono il PD oppure le ore di volantinaggio oppure il tempo dedicato a scovare, studiare, condividere con il partito un determinato saggio di cultura, oppure le ore certificate ad esempio dalle Università sui temi di interesse di un partito come il PD.

Il riferimento è all’articolo 35 dello Statuto nazionale del PD, che incentiva la formazione continua, attraverso la Fondazione Costituente.

Potremo stare tutti meglio nel PD:

A condizione che il PD dimostri più chiaramente di avere a cuore la qualità della democrazia interna

Il PD deve adottare al proprio interno i principi espressi dalle leggi regionali sulla partecipazione. Qui citiamo la legge n. 31 del 2020 delle Marche poiché, come sopra riportato, Argomenti2000 ha potuto contribuire alla sua stesura. Inclusione di più punti di vista, trasparenza, fiducia nel dialogo, accountabiliy...sono solo alcuni principi per riformare alla radice la vita dei circoli del PD.

Un secondo elemento sarà quello di valorizzare le componenti! Sul punto vorrei essere chiaro.

Le correnti possono esser di due tipi: d’aria fredda e fanno ammalare; di energia e danno la carica. Ecco una condizione per abitare da cattolici democratico il PD è che esso inizi ad essere animato da componenti che siano correnti di energia, di collegamento tra vita concreta e idee politiche, che facciano circolare nuova linfa. Nel concreto, ipotizzando che ogni circolo convochi 4-5 Assemblee e 8-10 Direttivi per anno solare, ogni riunione dell’Assemblea e del Direttivo dovrebbero essere preceduta da una riflessione delle componenti presenti, in modo da arrivare adeguatamente preparati. Ciò comporta che i Segretari di circolo e le rispettive segreterie programmino per tempo temi e date degli incontri.

La base di questa riflessione è data dalla necessità di dare attuazione all’articolo 1, comma 8 dello Statuto del PD, sul rispetto del pluralismo delle opzioni culturali e delle posizioni politiche come essenziale alla vita di partito.

Potremo stare tutti meglio nel PD: 

A condizione che nel PD siano valutate le competenze dei propri iscritti/intellettuali, non solo dei propri amministratori

Nel PD ci si deve confrontare tra culture politiche, prima ancora che sui nomi da inserire nelle liste elettorali. Altrimenti le persone non si avvicineranno più ai circoli e non ci voteranno perché non ci sarà il sale che anima una sana dialettica politica.

Il PD non può essere solo il partito che elogia i sindaci che ben amministrano. Deve ritornare ad essere il partito di studiosi, studenti, appassionati di politica che pensano, si confrontano, litigano sui temi della cittadinanza, della giustizia, della religione e della laicità. Non solo sindaci, ma anche professori, impiegati, giuristi, architetti, operatori sociali, teologi possono offrire un contributo di pregio…la figura che individuo è quella dell’intellettuale militante, di cui va valorizzato il sapere, la esperienza, lo sguardo critico…

In questo ambito, invito il Partito a non cedere alle lusinghe del “frettolismo” rispetto a come decidere su piani, progetti, opere dal grande impatto sociale ed ambientale. Le sirene del decisionismo democratico, proprie di molti nostri sindaci, non sono un campo fruttuoso. Occorre recuperare, con pazienza, un tema caratteristico dei partiti di centrosinistra: la valorizzazione della partecipazione dei cittadini e dei comitati alla vita delle istituzioni: ascoltare i cittadini PRIMA di una decisione è di sinistra e fa ridurre i contenziosi al TAR o al Consiglio di Stato. Per questo, bisogna stare attenti a non assecondare versioni neoliberali,  incentrate sul “fare di fretta”, richiamandosi al modello del sindaco di destra di Genova. Il PD dovrebbe ricordare un altro modello Genova, quello voluto dalla sindaca pro tempore Marta Vicenzi che dieci anni fa ebbe il coraggio di istituire un “dibattito pubblico”, alla francese sul tema della Gronda di Genova, servendosi di esperti brillanti come il compianto Luigi Bobbio!!!

E’ molto importante aver riattivato il blog del circolo e per questo ringrazio in particolare Matteo e Donato. E’ su questa strada che occorre continuare, anche sfruttando le competenze informatiche apprese durante i mesi di pandemia, chiusi in casa ma collegati tramite Internet con i colleghi, gli amici, etc.

Conclusioni

“Il PD deve porsi l’obiettivo di essere il primo partito dei cattolici”, scriveva qualche anno fa il prof. Fulvio De Giorgi nel saggio Il mito del centro, cattolico? che potete leggere nel libro a cura di Argomenti2000 Il cattolicesimo democratico in ricerca.

E’ un obiettivo a cui tendere insieme, nei prossimi anni.

La motivazione è questa: nel PD, da cattolici democratici, si può essere incisivi.

La visione è da far tremare le vene ai polsi: il PD sia un partito ad impianto berlingueriano ed a trazione morotea.

A patto che siano rispettate le condizioni espresse: un PD che punti concretamente sulla formazione della classe dirigente; un PD di amministratori ed anche di iscritti/intellettuali; un PD che abbia  cuore la democrazia interna.

Sarà un cammino non facile, ma l’obiettivo è sfidante e sono convinto che possa essere condiviso da tanti iscritti e dirigenti del PD, non solo da tante cattoliche e cattolici democratici.

Per conto mio, in questa direzione vorrei poter continuare a dare il mio contributo per i prossimi anni…

Giandiego Carastro

lunedì 19 ottobre 2020

Stiamo meglio nel PD: Motivazioni, visioni, condizioni per stare nel Partito Democratico da cattolici


Seconda parte

La visione in tre punti: antifascismo, cattolicesimo politico, benecomunismo

Il Segretario nazionale del PD Zingaretti ha da tempo lanciato il Congresso delle idee, per dare nuovo slancio ideale al partito, e riposizionarlo in un tempo nuovo, diverso – come ricordavo prima.

Poi è arrivata la pandemia ed il congresso è stato rinviato senza una data certa. Ma prima o poi sarà svolto, e, da cattolico democratico, mi piacerebbe presentare la seguente nuova visione per il bene comune di tutto il PD. Da quando nella società civile era ancora presente lo spirito dell’Ulivo, il movimento popolare di trasformazione sociale che ha animato moltissime realtà a fine anni 90 del secolo scorso, raggiugendo importanti traguardi in tema di adesione all’Unione Europea e di riduzione delle diseguaglianze. Lo spirito dell’Ulivo è esaurito: occorre costruire insieme una nuova visione. Da dove partire?

Vorrei ricordare che un anno fa, a novembre 2019, l’Assemblea nazionale del PD ha modificato lo Statuto del partito: "Il PD è un partito antifascista che ispira la sua azione al pieno sviluppo dell'Art.3 della Costituzione". La modifica collega la qualifica di "partito antifascista" con l'Art.3 della Costituzione italiana che recita: "Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
E' compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese".

La pandemia non ci ha permesso di approfondire questa importante modifica, ma adesso possiamo dire che il PD può creare delle alleanze con i ricercatori che stanno analizzando sotto basi rinnovate il tema della riduzione delle disuguaglianze: penso a Suor Smerilli, a Fabrizio Barca, a Luigino Bruni, a Enrico Giovannini, ed anche gli stessi Zamagni, Becchetti, Rosina che ho citato nei post precedenti.

A mio avviso, il PD del futuro, oltre proporsi come partito antifascista, è destinato ad essere un partito benecomunista e socialcattolico.

Il PD sarà un partito benecomunista, perché tenderà verso la trasformazione profonda del modello economico volto ad implementare resilienza, sostenibilità, prossimità. La Laudato Sì di Papa Francesco e le azioni di G. Thumberg con i ragazzi di Friday for Future hanno tanto da suggerire al partito. Come anche le riflessioni dei cittadini attivi che da anni guardano ai beni comuni come risorsa di rinnovamento (penso a Labsus, o alla Rete dei beni comuni emergenti, etc).

Come diventare partito “benecomunista”?

La prospettiva per me più fertile per il PD sarà quella di proporsi come partito moroteo ad impianto berlingueriano. Cosa voglio dire? Voglio dire che il PD si proporrà come partito con il radicamento nella cura per la qualità costituzionale delle istituzioni ed attivamente proteso verso la difesa dei diritti e dei doveri dei cittadini, soprattutto i più piccoli e poveri.  Provando a dare visibilità alle soggettività benecomuniste presenti nel Paese, che costituiscono il terzo pilastro del vivere civile, insieme alle istituzioni (Comuni, Aree vaste, Regioni, Stato, Unione Europea, Onu…) ed al mercato.

Il PD sarà berlingueriano… mi spiego meglio: il riferimento è al compromesso storico elaborato da Enrico Berliguer, negli anni 70 e che si basava sull’orizzonte di una fusione tra cattolici e comunisti per la trasformazione socio-economica del Paese nell’ottica della riduzione delle diseguaglianze.  Il progetto venne interrotto dal barbaro omicidio di Aldo Moro ad opera delle Brigate Rosse, nel 1978. Tuttavia, questo precedente storico mi porta a proporre di definire il PD “ad impostazione berlingueriana”, dal momento che - come da Statuto nazionale - la  base del PD è e continuerà ad essere plurale, nell’orizzonte unitivo elaborato da E. Berlinguer: cattolici, atei, agnostici, ebrei, islamici, femministe, LGBTQ sono la componente attiva del PD, ciascuno con la ricchezza delle proprie culture politiche di riferimento, come voleva l’allora Segretario del PCI.

Inoltre il PD sarà a trazione morotea…che vuol dire? La impostazione sarà berlingueriana, ma la trazione sarà morotea perché come metodo e direzione il PD si reggerà sul cattolicesimo politico democratico e sociale  che ha ospitato tra le sue file lo statista di Maglie. Come A. Moro ha guidato il processo di inserimento pieno nella dinamica democratica del PSI (anni Sessanta del Novecento) e del PCI (Anni 70 del Novecentro), così adesso la mission dei prossimi decenni sarà guidare il cambiamento ecologista rappresentato da un parte consistente del M5S nella accettazione della dinamica parlamentare e rappresentativa. Certo, il M5S dovrà stemperare l’ardore eccessivo verso la democrazia diretta on-line, ma i processi politici necessitano tempo ed Argomenti 2000 Senigallia può offrire una base di partenza: la legge sulla partecipazione n. 31 del 2020 che ha avuto come primo firmatario Antonio Mastrovincenzo e come relatore Claudio Minardi. E’ una legge trasformativa, basata sulla democrazia deliberativa e partecipativa e che non contrasta la democrazia rappresentativa, ma la arricchisce…C’è già, basta implementarla e praticarla…

Inoltre, il PD sarà a trazione morotea perché il riferimento al ruolo del cattolicesimo politico dentro il PD non riguarda solo l’ingegno di Aldo Moro, ma è rivolto al cattolicesimo universale e sociale: come abbiamo visto nei post precedenti, la Chiesa cattolica (ad esempio con la enciclica Laudato Si ed adesso con la enciclica Tutti Fratellista irrorando di nuova linfa le riflessioni di persone, popoli, istituzioni planetarie: sui seguenti temi: verso nuovo modello di sviluppo che superi la economia che uccide; una ecologia integrata con la giustizia sociale; politiche attive per lavori degni, creativi, partecipati; la strategia del voto con il portafoglio... Il PD potrà utilmente assorbire nel suo tessuto connettivo queste idealità molto concrete…...Continua....

Giandiego Carastro


giovedì 15 ottobre 2020

Stiamo meglio nel PD: Motivazioni, visioni, condizioni per stare nel Partito Democratico da cattolici

Prima parte

Questo è l’ultimo post che dedico al tema “cattolici e politica al tempo di Papa Francesco”. Nei post precedenti abbiano esaminato le novità sociali del Magistero di Papa Francesco alla luce del Concilio Vaticano II (1962-1965), abbiamo accennato alla storia del movimento cattolico rimandando alle opere dello storico Ernesto Preziosi, abbiamo infine approfondito tre distinte posizioni: Stefano Zamagni, Leonardo Becchetti, Alessandro Rosina. Abbiamo concluso il precedente post, citando una riflessione del prof. Riccardo Saccenti che ha dato conto della complessità del mondo cattolico, tra la seconda metà del Novecento ed inizio del nuovo Millennio.

Adesso è mio compito sostenere le ragioni per rimanere o entrare nel Partito Democratico, da cattolici democratici e sociali.

Inizio con alcuni episodi di vita reale, verificatisi durante la campagna per le recenti elezioni regionali. Alcuni amici che hanno votato per Italia Viva mi hanno criticato perché rimango nel PD: per loro è un partito "troppo di sinistra". Amici che hanno votato per Dipende Da Noi (movimento marchigiano vicino al prof. Roberto Mancini) mi hanno mosso una critica speculare: il PD è un partito "troppo che si dice di sinistra, ma in fondo in fondo assai simile alla destra". Dal 4 ottobre, immagino che altri amici mi diranno di andare nel nuovo partito cattolico di centro denominato Insieme, opposto alla destra e alternativo alla sinistra, da poco costituito.

Non sapendo a chi dare retta, e visto che” virtus in medio stat”, rimango nel PD.

Provo a ragionare insieme a Voi, offrendo motivazioni, visioni, condizioni per una presenza fruttuosa del cattolicesimo democratico dentro il PD.

Premessa

Il PD ha una sua identità ed una sua missione. Queste vanno “ritarate” a partire da alcuni fenomeni esterni ed interni. Tra i fenomeni esterni, basti citare la crisi profonda causata dalla pandemia (“Nulla sarà come prima”) oppure la globalizzazione che ha creato agio per le classi medie in alcuni Paesi (vedi Cina) e disagio in altri Paesi (v. Italia). Tra i fatti interni, cito semplicemente la necessità di trovare dei nuovi miti fondatori: infatti, andando a ritroso, si sono esauriti i miti “ delle primarie” (v. gli anni del confronto tra Renzi e Bersani, non a caso entrambi Segretari PD ed entrambi usciti dal loro ex partito..), della buona politica (il riferimento è alle lezioni del primo Segretario nazionale W. Veltroni) e dell’Ulivo (cioè di quel fermento sociale che ha  non solo spinto ma addirittura “spintonato” i dirigenti del PPI-Margherita, dei Repubblicani, degli ambientalisti, dei socialisti, del PDS-DS a dare una prospettiva politica unica ed unitaria: il PD appunto).

La mia proposta, che riprenderò successivamente, è quella di recuperare la stagione del confronto serrato tra Aldo Moro ed Enrico Berlinguer, in quella stagione che la DC definiva della “solidarietà nazionale” ed il PCI “compromesso storico”.

Nel nostro circolo, fino a qualche tempo fa, era presente una foto della storica stretta di mano tra Berlinguer e Moro.

Quella foto andrebbe riaffissa a Monte San Vito, come in tutti i circoli PD del Paese…

Le motivazioni

Ecco una prima motivazione: è’ opportuno rimanere nel PD, perché il cattolicesimo democratico può essere significativo. Con questo, rispondo indirettamente alle annotazioni dei professori Zamagni e Becchetti per i quali nel PD i cattolici non contano. Nel 2018 e 2019, Argomenti2000 di Senigallia ha avviato una riflessione sulla qualità della partecipazione democratica. Il 5 ottobre 2019, a Senigallia, insieme alla Presidente nazionale di Aip2 Chiara Pignaris ed al Presidente del Consiglio regionale Antonio Mastrovincenzo, le idee hanno preso forma. Grazie al fatto che alcuni di noi di Argomenti2000 erano anche componenti del PD, queste idee sono diventate legge regionale sulla partecipazione n. 31 del 2020. Una legge che trasforma alla radice la partecipazione marchigiana!.A Senigallia, è stato importante il ponte che siamo riusciti a costruire tra società civile riflessiva, partiti, istituzioni regionali. E’ stato importante il ruolo della coordinatrice di Argomenti2000 Senigallia, Ilaria Ramazzotti, membro dell'Assemblea regionale del PD Marche.

Quindi, da cattolici democratici si può incidere nel PD: è una motivazione in termini di efficacia dei processi.

Ecco una seconda motivazione, forse poco nota: alcuni membri di Argomenti2000 che sono anche iscritti al PD hanno costituito, due anni fa, la componente Progetto Italia Progetto Europa, che ha siglato un patto con l’allora candidato alla Segreteria nazionale Nicola Zingaretti, che il 18 dicembre 2018 ha ringraziato Argomenti2000 per il contributo.

Adesso, Progetto Italia Progetto Europa è una componente del PD, come le tante altre che esistono…Si tratta di una motivazione squisitamente politica per rimanere nel PD, ma assai importante!  ....a breve la seconda parte...

Giandiego Carastro