mercoledì 2 settembre 2020

I nostri candidati alle Elezioni Regionali Marche 2020: Manuela Bora

Continuiamo con la presentazione dei candidati, di espressione PD, della provincia di Ancona per le prossime Elezioni Amministrative Regionali che si terranno il 20 e 21 SETTEMBRE. 
 
In rigoroso ordine alfabetico andiamo a conoscere: Manuela Bora
 
Anche per lei il nostro quesito: "Parlaci un po di te, cosa ti ha spinto a candidarti e qual è il tuo progetto per le Marche".

"5 ANNI DI IMPEGNO PER LE MARCHE

Il mio amore per la nostra Regione è innato, come pure la passione per la politica. A soli 20 anni mi sono candidata e sono stata eletta consigliera comunale a Monte San Vito. La stessa passione mi ha spinto a laurearmi in Economia delle Amministrazioni Pubbliche e delle Istituzioni Internazionali all’Università Bocconi di Milano. Oggi ho 34 anni, sono sposata e madre di due figli, parlo tre lingue straniere ed esercito la professione di Commercialista. 

Grazie alla grande fiducia che mi è stata concessa cinque anni fa (4.044 preferenze nella provincia di Ancona), nel 2015 sono stataeletta al Consiglio Regionale delle Marche e scelta come Assessora più giovane d’Italia con deleghe allo Sviluppo economico, Green economy, Fondi europei e Pari opportunità.

A questi compiti di grande responsabilità ho affiancato un impegno nelle istituzioni centrali ed europee in qualità di membro e coordinatrice di diverse commissioni economiche e produttive a Roma, Bruxelles e Strasburgo.

Ho interpretato questi ruoli operando sempre nell’interesse dei marchigiani e mi sono adoperata per raggiungere gli obiettivi prefissati ottenendo risultati importanti, riconosciuti da tutti coloro (cittadini ed esponenti delle istituzioni) con cui ho lavorato per raggiungerli.

L’intensa esperienza maturata in questi cinque anni mi ha fatto capire come l’energia, il coraggio, la serietà e la competenza siano ingredienti fondamentali per continuare a immaginare e a costruire nuovi orizzonti per la nostra Regione. Per farlo, è necessario un forte contributo, prima di tutto da parte delle nuove generazioni.

Per questo mi candido nuovamente al Consiglio Regionale, impegnandomi a proseguire il lavoro su tre importanti sfide: Innovazione e sviluppo, Riduzione dell’impatto climatico, Parità di genere.

NUOVE SFIDE PER NUOVI ORIZZONTI

1) INNOVAZIONE E SVILUPPO – PER UNA REGIONE CHE SA CRESCERE E COMPETERE
Mi impegno a proseguire il lavoro avviato con la Legge Regionale 25/2018 “Industria 4.0”, di cui sono prima firmataria, e a promuovere modelli di impresa innovativa per creare nuovi posti di lavoro e professionalità. Gli investimenti in ricerca e innovazione sono la chiave per la creazione di nuovi spazi e nuove opportunità.

Obiettivi:
Ampliare la diffusione della banda ultra-larga e incentivare la digitalizzazione delle piccole realtà aziendali
Semplificare la burocrazia e facilitare l’accesso al credito
Attrarre investimenti esteri e incrementare le esportazioni delle nostre imprese

2) RIDUZIONE DELL’IMPATTO CLIMATICO – SALVAGUARDIAMO LA NOSTRA TERRA!
Quella del clima è la grande battaglia dei nostri tempi. Dobbiamo dimostrare di essere capaci di far crescere le Marche in maniera sostenibile.

Obiettivi:
Ridurre del 40% le emissioni di gas serra a livello regionale entro il 2030 (Agenda 2030)
Proseguire nell’efficientamento energetico degli edifici pubblici e privati
Puntare su un modello di sviluppo basato sull’economia circolare
Ridurre l’utilizzo dei combustibili fossili e incentivare quello di fonti di energia rinnovabile

3) PARITÀ DI GENERE – IN UNA REGIONE FEMMINILE PLURALE.
Una società civile deve investire sulla libertà delle donne, a tutti i livelli, tutelandole in ogni ambito della loro vita sociale, familiare e lavorativa.

Obiettivi:
Ridurre il costo degli asili nido
Favorire la conciliazione tra vita familiare e lavoro, con aiuti e incentivi alle aziende per agevolare il reinserimento delle donne dopo la maternità, servizi di baby sitting e cure domestiche
Potenziare gli strumenti di accompagnamento all’autonomia per le donne vittime di violenza

I PRINCIPALI RISULTATI OTTENUTI

- attivate il 97% delle risorse del Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (567 milioni di euro su 585) – Marche seconda Regione migliore d’Italia per capacità di spesa fondi europei nel 2019]

- creati 3 nuovi centri anti violenza, 2 centri per l’emergenza, 5 case rifugio, 2 case per la semi autonomia e assegnati 3,5 milioni di euro di risorse]

- La Camera di Commercio delle Marche diviene la quinta camera più grande a livello nazionale, l’unica aggregazione realizzata su base regionale]

- Maggior credito per le imprese – stanziati 37 milioni di Euro per lo strumento dei confidi i quali hanno generato credito per oltre un miliardo di euro a beneficio di 27.000 imprese marchigiane]

- in questi anni la Regione Marche ha visto crescere gli investimenti in ricerca & sviluppo a un ritmo 4 volte più rapido rispetto alla media italiana - Oltre 1.000 le nuove assunzioni di personale qualificato, 112 le collaborazioni di università e imprese, 320 milioni di euro gli investimenti attivati. Uno sforzo enorme, grazie al quale nel 2019 le Marche si sono piazzate al quinto posto tra le Regioni italiane nella classifica europea degli innovatori facendo registrare un + 12,9% rispetto al 2011.

- al Patto dei Sindaci, che prevede una forte riduzione delle emissioni di anidride carbonica, hanno già aderito 100 comuni e 35 sono in fase di adesione."

La redazione del Circolo PD di Monte San Vito ringrazia Manuela di vero cuore per il contrubuto offerto con questo articolo. Difficile sintetizzare 5 anni di lavoro, impegno e concretezza e crediamo che, proprio grazie all'esperienza maturata in questi anni, Manuela, figlia di questa terra, rappresenti una risorsa importante per il futuro del nostro territorio. Per le Marche e per i Marchigiani, crediamoci insieme. Forza Manuela. 

 Un abbraccio convinto,

La Redazione


 

lunedì 31 agosto 2020

I nostri candidati alle Elezioni Regionali Marche 2020: Bellomaria Michela

Il 20 e 21 SETTEMBRE sono indette le Elezioni per il rinnovo dell’Amministrazione Regionale.
Il PD, col candidato Maurizio Mangialardi (sostenuto da molti Sindaci delle Marche e da diverse liste civiche) propone un programma per le Marche ben dettagliato e costruito partendo dall’ascolto e dalla partecipazione delle associazioni del territorio e dei cittadini.
Un PROGRAMMA CONCRETO che potrà garantire alle Marche uno sviluppo di tutti i territori, dalla costa fino a quelli del bellissimo entroterra.
A fianco del Presidente serve una squadra che unisca figure con competenze amministrative già acquisite e figure provenienti dal mondo del lavoro e delle professioni, quotidianamente a contatto con le necessità di aziende e cittadini.
Una squadra equilibrata dal punto di vista di genere, con una prevalenza di DONNE che da oggi presentiamo alla comunità per poterne valutare lo spessore.
Ricordiamo che il candidato Presidente Maurizio Mangialardi è stato scelto dai marchigiani, ha competenze consolidate di amministrazione di un comune come Senigallia, ha ricoperto la carica di Presidente dell’ANCI Marche che gli ha permesso di conoscere le problematiche di tutto il territorio marchigiano e lo ha portato ad interloquire con i vari governi nazionali per le istanze che venivano evidenziate dai territori.
Un Presidente VERO che presenta un programma politico concreto, realizzabile e non fatto da soli slogan!
Dedicheremo un post ad ogni candidato. A tutti abbiamo posto la stessa domanda: "Parlaci un po di te, cosa ti ha spinto a candidarti e qual è il tuo progetto per le Marche"

In rigoroso ordine alfabetico andiamo a conoscere: Michela Bellomaria.

"Sono Michela Bellomaria e sono la candidata del Partito Democratico per le prossime elezioni regionali per l’Area Montana.

Ho 39 anni, sono di Cerreto d’Esi, ho un bambino di 5 anni, sono un operatore socio-sanitario. Ho sempre avuto la passione per la politica e nel 2009 mi iscrissi al Partito Democratico spinta dall’entusiasmo verso questo nuovo soggetto politico che andava a cambiare volto al riformismo italiano. Nello stesso anno, mi candidai nella lista civica a trazione PD per le comunali e replicai nel 2014, quando venni eletta in Consiglio Comunale sempre con una lista civica. Sono sempre stata molto attiva anche nella società civile cerretese: ho fatto parte della Pro Loco, dell’AVIS e ho contribuito a fondare il gruppo comunale di Cerreto d’Esi.

Nel passato più recente, ho sostenuto e promosso le battaglie del circolo PD di Cerreto d’Esi in netta opposizione all’attuale amministrazione comunale cerretese, che sta distruggendo tutte le fondamenta sociali, politiche e comunitarie di Cerreto d’Esi.

Nel partito, ho sempre cercato di portare il mio contributo di idee e proposte, impegnandomi in tutti i fronti affinché il nostro partito continuasse ad esprimere donne e uomini capaci e competenti per la guida delle nostre comunità.

Sono stata eletta nell’assemblea provinciale e regionale e sono membro della segreteria della Federazione di Ancona guidata da Sabrina Sartini.

Come candidata alle prossime regionali, sto portando avanti una campagna elettorale che si fondi sulla normalità, sulla quotidianità e sulla discontinuità.

Prima di essere una candidata, sono una normale cittadina, con un lavoro comune che vive, lavora e cresce la propria famiglia nel nostro territorio, toccando con mano e combattendo quotidianamente con le difficoltà su sanità, depauperamento di servizi e carenze infrastrutturali, come tutti i cittadini.

Con la mia professione di operatore socio-sanitario che mi vede impegnata dalla parte dei più fragili, mi confronto tutti i giorni con i paradossi e le lungaggini del nostro sistema sanitario.

Ho messo tutto ciò al centro della mia campagna elettorale, attraverso la quale mi impegno ad incontrare in maniera propositiva e capillare i cittadini di tutte le comunità dell’area montana: dai grandi centri fino ad arrampicarmi per raggiungere anche il più piccolo borgo di montagna.

A livello politico, in tutti gli organismi, ho espresso la necessità di agire in discontinuità rispetto al passato, attraverso persone ed idee nuove. Il nostro candidato Maurizio Mangialardi interpreta nella maniera migliore questa necessità che viene dal basso: dai nostri circoli e dai nostri concittadini.

Come candidata alle prossime elezioni regionali ho un solo obiettivo: ridare dignità e voce a tutti i cittadini dell’area montana e a tutti i marchigiani che per troppo tempo si sono sentiti e tutt’ora si sentono di serie B."

Ringraziamo Michela per aver aderito alla nostra iniziativa oltre che per la prontezza con la quale ci ha inviato il suo testo, a dimostrazione della sua grande sensibilità ed umiltà, doti che avevamo ampiamente compreso dalle righe da lei scritte. Questo per noi è un motivo in più per farle un grande "in bocca al lupo" per la sua campagna elettorale che, entrando nel vivo, a cosi poche settimane dalle elezioni, diventerà sicuramente più dura e faticosa. Michela noi siamo con te, cosi come saremo con gli altri candidati di espressione PD della nostra Provincia. Forza PD, insieme alla nostra gente, difendiamo Le Marche.

Un convinto abbraccio,

La Redazione

 

domenica 30 agosto 2020

I “nemici” di Francesco e la sfida di un nuovo modello di sviluppo

Terza parte

E’ opportuno che i lettori del blog conoscano almeno queste citazioni tratte da uno dei documenti approvati dal Papa e dai Vescovi alla fine del Concilio Vaticano II. Parlo della Costituzione denominata Lumen Gentium di cui riporto i numeri 1, 31, 38.

Cristo è la luce delle genti: questo santo Concilio, adunato nello Spirito Santo, desidera dunque ardentemente, annunciando il Vangelo ad ogni creatura (cfr. Mc 16,15), illuminare tutti gli uomini con la luce del Cristo che risplende sul volto della Chiesa. E siccome la Chiesa è, in Cristo, in qualche modo il sacramento, ossia il segno e lo strumento dell'intima unione con Dio e dell'unità di tutto il genere umano, continuando il tema dei precedenti Concili, intende con maggiore chiarezza illustrare ai suoi fedeli e al mondo intero la propria natura e la propria missione universale. Le presenti condizioni del mondo rendono più urgente questo dovere della Chiesa, affinché tutti gli uomini, oggi più strettamente congiunti dai vari vincoli sociali, tecnici e culturali, possano anche conseguire la piena unità in Cristo. (…) 31. Col nome di laici si intende qui l'insieme dei cristiani ad esclusione dei membri dell'ordine sacro e dello stato religioso sancito nella Chiesa, i fedeli cioè, che, dopo essere stati incorporati a Cristo col battesimo e costituiti popolo di Dio e, nella loro misura, resi partecipi dell'ufficio sacerdotale di tutto il popolo cristiano. Il carattere secolare è proprio e peculiare dei laici. Infatti, i membri dell'ordine sacro, sebbene talora possano essere impegnati nelle cose del secolo, anche esercitando una professione secolare, tuttavia per la loro speciale vocazione sono destinati principalmente e propriamente al sacro ministero, mentre i religiosi col loro stato testimoniano in modo splendido ed esimio che il mondo non può essere trasfigurato e offerto a Dio senza lo spirito delle beatitudini. Per loro vocazione è proprio dei laici cercare il regno di Dio trattando le cose temporali e ordinandole secondo Dio. Vivono nel secolo, cioè implicati in tutti i diversi doveri e lavori del mondo e nelle ordinarie condizioni della vita familiare e sociale, di cui la loro esistenza è come intessuta. Ivi sono da Dio chiamati a contribuire, quasi dall'interno a modo di fermento, alla santificazione del mondo esercitando il proprio ufficio sotto la guida dello spirito evangelico, e in questo modo a manifestare Cristo agli altri principalmente con la testimonianza della loro stessa vita e col fulgore della loro fede, della loro speranza e carità. A loro quindi particolarmente spetta di illuminare e ordinare tutte le cose temporali, alle quali sono strettamente legati, in modo che siano fatte e crescano costantemente secondo il Cristo e siano di lode al Creatore e Redentore.(…) 38. Ogni laico deve essere davanti al mondo un testimone della risurrezione e della vita del Signore Gesù e un segno del Dio vivo. Tutti insieme, e ognuno per la sua parte, devono nutrire il mondo con i frutti spirituali (cfr. Gal 5,22) e in esso diffondere lo spirito che anima i poveri, miti e pacifici, che il Signore nel Vangelo proclamò beati (cfr. Mt 5,3-9). In una parola: « ciò che l'anima è nel corpo, questo siano i cristiani nel mondo ».”

Quest’ultima metafora è tratta dalla epistola antica A Diogneto, una delle più interessanti opere del cristianesimo antico ed a cui io che Vi scrivo tengo molto. La editrice Citta Nuova ne ha pubblicato una recente traduzione a cura di Fabio Ruggiero.

In conclusione. Dopo il primo post pubblicato qualche settimana fa, abbiamo ripreso a parlare del Pontificato di Francesco, dedicando oggi una riflessione ai “nemici” di Francesco e siamo arrivati a presentare, in linea molto sintetica, il Concilio Vaticano II, un evento che pulsa ancora oggi!

Ai lettori del blog vorrei offrire questa conclusione: il cristianesimo è una religione della incarnazione, non dello spiritualismo; Papa Francesco è figlio del Concilio Vaticano II e per apprezzare, promuovere, custodire le sue innovazioni a tutela della pace mondiale suggerisco di approfondire sia gli scritti e le azioni di Papa Francesco, che anche gli scritti del Concilio Vaticano II.

Pur mantenendo la legittima ed opportuna distinzione tra sfera civile e sfera ecclesiale, penso che le parole ed i gesti di Papa Francesco potranno essere di ispirazione per il PD che sarà chiamato a rispondere nei fatti a chi lo accusa di essere un partito diversamente di destra, neoliberista, conservatore. Il PD è spesso accusato “da sinistra” di aver scelto la via del neoliberismo, contro il sogno di un modello di sviluppo diverso, maggiormente centrato sulle persone e meno sulle merci, sul rispetto del creato e non sul suo sfruttamento.

Nei prossimi post, potremmo ritornare a parlare di “cattolici in politica”. Vi lascio con le parole del Presidente nazionale di Argomenti2000, Ernesto Preziosi, scritte nella Newsletter di questo caldo agosto 2020: Resta aperta la questione di fondo di un maturo rapporto dei cattolici italiani con la politica e la democrazia in questo inizio di XXI secolo nel quale sono venute meno le grandi famiglie che hanno fatto la cultura politica del secolo scorso e la stessa democrazia è oggetto di mutamenti profondi tanto sul piano procedurale quanto su quello sostanziale.”

Giandiego Carastro

 

venerdì 28 agosto 2020

I “nemici” di Francesco e la sfida di un nuovo modello di sviluppo

Seconda parte

Non ignoro che per tanti secoli, il cristianesimo ha promosso una cultura dell’austerità, della fuga dal mondo, della rinuncia ai piaceri del mondo. Ma questo è un filone proprio del monachesimo, cioè dei monaci e delle monache che scelgono un modo radicale di vivere l’appartenenza a Dio ed alla Chiesa. La chiamata ad essere monaci e monache non è per tutti; uguale dignità in termini di vita santa e felice ha la chiamata a vivere da battezzati nella quotidianità: e questa caratteristica è della larga maggioranza del popolo di Dio!

Un momento in cui il nucleo finanziario ed il nucleo teologico si sono fusi è la critica alle attenzioni del Papa alla cura della casa comune, espressa nella enciclica Laudato Sì, del 2015. Papa Francesco chiede alle Nazioni di lottare contro il cambiamento climatico, che potrebbe far emergere inique diseguaglianze e danneggerà l’ecosistema in modo irrimediabile. Alcuni credenti e prelati hanno apprezzato le posizioni “negazioniste” rispetto alle alterazioni climatiche del Presidente degli USA D.Trump, piuttosto che sostenere l’impegno di Francesco per la casa comune.

Vorrei provare a fare un ragionamento più ampio, di natura storica: i prelati che hanno espresso critiche a Papa Francesco sono in realtà critici anche del Concilio Vaticano II, un evento che ha segnato il Novecento, di rilevanza ecclesiale, ma anche civile.

Mi piacerebbe nei prossimi mesi far conoscere bene cosa è stato Concilio Vaticano II: basti pensare che grazie a questo evento, Paesi come la Spagna ed il Portogallo sono usciti da una fase di dittatura per arrivare ad una fase di democrazia, senza spargimenti di sangue tra il popolo. Rinvio ai lavori del Convegno organizzato qualche anno alla Sapienza dal titolo: Paolo VI, Il Concilio Vaticano II e la terza ondata democratica. https://stefanoceccanti.it/15-ottobre-alla-sapienza-paolo-vi-e-la-terza-ondata-democratica/).  

Il Concilio Vaticano II si è svolto dal 1962 al 1965 ed è stato il momento in cui duemila vescovi insieme al Papa (prima Giovanni XXIII e poi Paolo VI) hanno chiesto aiuto allo Spirito Santo per aggiornare il modo con cui essere presenti nel mondo. Hanno scelto di lasciare da parte la fase delle condanne (contro gli ebrei, contro i protestanti, contro i massoni, contro i comunisti, contro la scienza, contro i musulmani) per scegliere la via del dialogo con le persone di buona volontà, siano esse ebree, protestanti, massoni, comuniste, siano esse scienziati, musulmani, etc. A che fine? Per sperimentare una convivenza pacifica, secondo i principi della dignità umana, della solidarietà, della sussidiarietà, del bene comune…

Giandiego Carastro

martedì 25 agosto 2020

I “nemici” di Francesco e la sfida di un nuovo modello di sviluppo

Prima parte

Il Pontificato di Francesco ha avviato dei processi universali, per rimettere al centro le persone ed il creato, rispetto a logiche economiche basate esclusivamente sulla produzione di nuove merci, che trasformano i cittadini in consumatori e li inducono a rincorrere l’acquisto di beni di consumo superflui o comunque non sempre necessari. Nel precedente post, ho descritto solo alcuni dei passaggi importanti di questo Pontificato. Mi è stato chiesto dalla Redazione di dedicare un secondo post per dare conto delle posizioni contrarie al messaggio di Francesco, sia dentro che fuori la comunità ecclesiale.

Il tema è reale, è presente sui giornali e sui blog: è stato trattato dal giornalista Nello Scavo nel libro I Nemici di Francesco, edizioni Piemme, al quale rimando i lettori. Cosa succede? Succede che da anni alcuni laici e (pochi) vescovi si dedicano a rivolgere accuse a Francesco: la sua elezione sarebbe nulla; il vero papa sarebbe ancora Benedetto XVI ; Francesco sarebbe eretico perché abbandona la retta tradizione. Spesso tali laici e vescovi, critici con il Papa, guardano con favore ai regimi di “democratura” (democrazia illiberale o vicina alla dittatura). Perché questa acrimonia contro il Papa?

A mio avviso, i nuclei di oppositori al papato di Francesco possono essere due: il primo di natura economico-finanziaria, il secondo di natura teologica.

“Questa economia uccide”, ha scritto chiaramente Francesco nella esortazione apostolica Evangelii Gaudium del 2013. Riporto i numeri 53 e 54 della Esortazione apostolica:

“No a un’economia dell’esclusione. 53. Così come il comandamento “non uccidere” pone un limite chiaro per assicurare il valore della vita umana, oggi dobbiamo dire “no a un’economia dell’esclusione e della inequità”. Questa economia uccide. Non è possibile che non faccia notizia il fatto che muoia assiderato un anziano ridotto a vivere per strada, mentre lo sia il ribasso di due punti in borsa. Questo è esclusione. Non si può più tollerare il fatto che si getti il cibo, quando c’è gente che soffre la fame. Questo è inequità. Oggi tutto entra nel gioco della competitività e della legge del più forte, dove il potente mangia il più debole. Come conseguenza di questa situazione, grandi masse di popolazione si vedono escluse ed emarginate: senza lavoro, senza prospettive, senza vie di uscita. Si considera l’essere umano in se stesso come un bene di consumo, che si può usare e poi gettare. Abbiamo dato inizio alla cultura dello “scarto” che, addirittura, viene promossa. Non si tratta più semplicemente del fenomeno dello sfruttamento e dell’oppressione, ma  di qualcosa di nuovo: con l’esclusione resta colpita, nella sua stessa radice, l’appartenenza alla società in cui si vive, dal momento che in essa non si sta nei bassifondi, nella periferia, o senza potere, bensì si sta fuori. Gli esclusi non sono “sfruttati” ma rifiuti, “avanzi”. 54. In questo contesto, alcuni ancora difendono le teorie della “ricaduta favorevole”, che presuppongono che ogni crescita economica, favorita dal libero mercato, riesce a produrre di per sé una maggiore equità e inclusione sociale nel mondo. Questa opinione, che non è mai stata confermata dai fatti, esprime una fiducia grossolana e ingenua nella bontà di coloro che detengono il potere economico e nei meccanismi sacralizzati del sistema economico imperante. Nel frattempo, gli esclusi continuano ad aspettare. Per poter sostenere uno stile di vita che esclude gli altri, o per potersi entusiasmare con questo ideale egoistico, si è sviluppata una globalizzazione dell’indifferenza. Quasi senza accorgercene, diventiamo incapaci di provare compassione dinanzi al grido di dolore degli altri, non piangiamo più davanti al dramma degli altri né ci interessa curarci di loro, come se tutto fosse una responsabilità a noi estranea che non ci compete. La cultura del benessere ci anestetizza e perdiamo la calma se il mercato offre qualcosa che non abbiamo ancora comprato, mentre tutte queste vite stroncate per mancanza di possibilità ci sembrano un mero spettacolo che non ci turba in alcun modo.”

Molto probabilmente, i circoli finanziari di Wall Street piuttosto che di Londra o Milano avranno reagito male nel leggere queste parole. Infatti, il Papa chiede di trasformare il modello economico a livello globale, continentale, nazionale, locale. I critici del Papa vedono un attacco alle proprie dottrine di neo-liberismo estremo e accusano il Papa di pensare poco alle anime e troppo ai corpi. In questo, il nucleo “finanziario” si allea con il nucleo “teologico”, poiché alcuni esponenti del mondo ecclesiale, del laicato e della gerarchia, non concordano con il fatto che il Papa parli di come migliorare le condizioni di vita materiali delle donne e degli uomini. Qui, sta una dimenticanza, perché il cristianesimo è la religione del Dio che si fa Uomo per salvare le donne e gli uomini, in spirito, corpo, anima. Non solo nell’anima. I prelati che accusano Papa Francesco vivono la smemoratezza di non ricordare che esiste la Dottrina sociale della Chiesa, cioè un insieme di principi che la Tradizione cristiana ha maturato alla luce del Vangelo e del Magistero: dignità della persona umana; solidarietà, sussidiarietà, bene comune (ecco un link utile: http://www.vatican.va/roman_curia/pontifical_councils/justpeace/documents/rc_pc_justpeace_doc_20060526_compendio-dott-soc_it.html).

  Giandiego Carastro