Negli ultimi trent'anni ed in particolare dalla crisi finanziaria del 2008, le paure derivanti dalla crisi e la consistente riduzione della partecipazione alla politica hanno portato all'indebolimento dei partiti. In questo quadro, oggi il PD è forse l'unico partito che investe energie nella partecipazione dei propri iscritti, pur nella circostante disgregazione dei legami sociali. Noi siamo convinti che i partiti devono tornare a rappresentare ed attuare il loro ruolo, previsto dalla Costituzione, (articolo 49), con i dovuti ammodernamenti e le necessarie aperture alla cittadinanza attiva, alla società civile, ai gruppi giovanili, alle associazioni culturali, a chi fatica ogni giorno per difendere l'ambiente, etc.
Per questo, su input del Direttivo del circolo PD di Monte San Vito, ci è stato chiesto di avviare un nuovo ciclo di riflessioni, finalizzato a far conoscere alcuni momenti chiave di due partiti che hanno fatto la Resistenza, che hanno fatto la Costituzione, che hanno permesso al nostro Paese di crescere in democrazia e diritti civili e che sono idealmente collegati a ciò che siamo oggi: il Partito Comunista Italiano e la Democrazia Cristiana.
Il metodo prescelto, crediamo, è originale: dedicare un post per ciascun decennio dagli anni 90 agli anni 20 del secolo scorso, scavando a ritroso, offrendo delle sintesi basate su alcuni protagonisti dell'epoca, i cui insegnamenti, i cui travagli, le cui riflessioni possono essere ancora di stimolo per il PD che siamo chiamati a costruire.
Il metodo è pertanto parziale e siamo sin d'ora aperti ad ospitare riflessioni critiche o integrative.
L'obiettivo è contribuire a creare le condizioni per quella che Papa Francesco chiama "La migliore politica", a partire dal nostro punto di vista di militanti del Partito Democratico.
Ecco alcuni punti della Enciclica Fratelli Tutti che vogliamo riportare perché ci sono di ispirazione
154. Per rendere possibile lo sviluppo di una comunità mondiale, capace di realizzare la fraternità a partire da popoli e nazioni che vivano l’amicizia sociale, è necessaria la migliore politica, posta al servizio del vero bene comune. Purtroppo, invece, la politica oggi spesso assume forme che ostacolano il cammino verso un mondo diverso.
169. In certe visioni economicistiche chiuse e monocromatiche, sembra che non trovino posto, per esempio, i movimenti popolari che aggregano disoccupati, lavoratori precari e informali e tanti altri che non rientrano facilmente nei canali già stabiliti. In realtà, essi danno vita a varie forme di economia popolare e di produzione comunitaria. Occorre pensare alla partecipazione sociale, politica ed economica in modalità tali «che includano i movimenti popolari e animino le strutture di governo locali, nazionali e internazionali con quel torrente di energia morale che nasce dal coinvolgimento degli esclusi nella costruzione del destino comune»; al tempo stesso, è bene far sì «che questi movimenti, queste esperienze di solidarietà che crescono dal basso, dal sottosuolo del pianeta, confluiscano, siano più coordinati, s’incontrino». In questo senso sono “poeti sociali”, che a modo loro lavorano, propongono, promuovono e liberano. Con essi sarà possibile uno sviluppo umano integrale, che richiede di superare «quell’idea delle politiche sociali concepite come una politica verso i poveri, ma mai con i poveri, mai dei poveri e tanto meno inserita in un progetto che riunisca i popoli».[145] Benché diano fastidio, benché alcuni “pensatori” non sappiano come classificarli, bisogna avere il coraggio di riconoscere che senza di loro «la democrazia si atrofizza, diventa un nominalismo, una formalità, perde rappresentatività, va disincarnandosi perché lascia fuori il popolo nella sua lotta quotidiana per la dignità, nella costruzione del suo destino».
Vi lasciamo con queste riflessioni e vi invitiamo a seguirci con il primo post della serie in uscita la prossima settimana.
Giandiego Carastro