giovedì 13 agosto 2020

1848-1948 "Dallo Statuto Albertino alla Costituzione della Repubblica Italiana"

Costituzione della Rapubblica Italiana
Parte III                                      

Negli anni della guerra, dopo l’armistizio con gli Alleati annunciato alla nazione l’8 settembre 1943, con la Resistenza e la ripresa dell’attività dei movimenti politici antifascisti precedentemente messi al bando dal regime di Mussolini e la successiva liberazione da esso, si giunse a maturare l’idea che lo Statuto Albertino non fosse più uno strumento adeguato per la costruzione né, soprattutto, per la cura di una società democratica.

Il 2 giugno 1946 si tenne il referendum popolare per stabilire se l’Italia dovesse mantenere come forma di governo la monarchia o se dovesse diventare una repubblica.

Per la prima volta nella storia del nostro Paese la votazione avvenne per suffragio universale, cioè con l’estensione del diritto di voto alle donne, così come era stato stabilito dai decreti legislativi luogotenenziali emanati dai governi provvisori ancora in tempo di guerra, in particolare il numero 23 del 1° febbraio 1945 introdotto su proposta di Palmiro Togliatti e Alcide De Gasperi sotto la seconda presidenza Bonomi.

A essere più precisi, già a partire dal marzo del 1946 la componente femminile dell’elettorato italiano aveva potuto esercitare questo diritto in alcune tornate a carattere amministrativo e locale. La data del 2 giugno resta tuttavia emblematica e simbolica, perché si trattò della prima occasione in cui si adottò il suffragio universale su scala nazionale con il referendum e le contestuali elezioni politiche.

A tal proposito, in una sorta di “election day” ante litteram, Il 2 giugno, oltre al referendum che sancì la vittoria della Repubblica, gli italiani furono anche chiamati ad eleggere i 556 membri dell’Assemblea Costituente, cioè quel novello organo istituzionale che avrebbe avuto il compito di stendere una nuova Costituzione per l’Italia.

All’interno dell’Assemblea Costituente, a seguire, fu individuata una commissione formata da 75 membri e rappresentativa di tutti gli orientamenti politici con il compito di formulare i principi fondamentali del nuovo stato repubblicano, che, in riferimento ai valori della democrazia, dell’uguaglianza e della libertà, sarebbero poi confluiti nei primi dodici articoli della Costituzione.

I lavori dell’Assemblea non furono sempre agevoli, soprattutto per il delicato e onusto compito di armonizzare le diverse istanze delle varie forze politiche in campo e di giungere ad un documento che ne rappresentasse un valido compromesso e allo stesso tempo garantisse al sistema istituzionale italiano una salda tenuta contro potenziali derive autoritarie e antidemocratiche, cosa che lo Statuto Albertino, per la sua flessibilità, non era riuscito a fare.

Dopo circa un anno e mezzo di attività e di sessioni, si arrivò alla promulgazione ufficiale della Costituzione della Repubblica Italiana e alla sua entrata in vigore: era il 1° gennaio del 1948.

La Costituzione era quindi scaturita dal confronto e dalla sintesi degli orientamenti di tutti quei movimenti politici che, pur essendo sottesi a collocazioni ideologiche differente e a volte anche antitetiche, avevano come comune denominatore l’antifascismo e il riconoscimento dei principi e dei diritti democratici e civili dei cittadini come fondamenti inderogabili della nuova società italiana.

Questo passaggio è fondamentale e oggi più che mai urge rammentarlo, poiché l’antifascismo è un valore fondante della nostra società civile che, secondo i dettami costituzionalmente statuiti, ravvisa nel fascismo o anche soltanto nell’apologia di esso un reato perseguibile a norma di legge.

Quali sono le principali caratteristiche della Costituzione repubblicana?

La Costituzione Italiana è:

  • Votata dai membri dell’Assemblea Costituente eletti direttamente dal popolo.

  • Lunga, poiché prevede 139 articoli, suddivisi in tre parti (Principi fondamentali: articoli 1-12; Parte I: diritti e doveri dei cittadini, art. 13-54; Parte II: ordinamento della repubblica, art. 55-139), più le Disposizioni transitorie e finali (18 articoli).


  • Rigida, perché eventuali modifiche non possono essere operate tramite iter legislativi ordinari, ma devono passare attraverso quella che viene chiamata “procedura aggravata” per la revisione delle leggi costituzionali. La flessibilità precipua dello Statuto Albertino,


  • Democratica, perché costitutiva di una repubblica che riconosce i diritti dei cittadini e si impegna a tutelarne il benessere attraverso lo stato sociale.


Per quanto concerne l’ordinamento istituzionale, i Padri Costituenti stabilirono di adottare come forma di governo quello della Repubblica Parlamentare, sistema atto a garantire pienamente la separazione dei poteri dello Stato. Il Capo dello Stato, il Presidente della Repubblica, è la figura rappresentativa dell’unità dello Stato; il potere legislativo è affidato al Parlamento suddiviso in due camere elettive, Camera dei Deputati e Senato, quello esecutivo al governo presieduto dal Presidente del Consiglio e quello giudiziario alla magistratura.

Da quel lontano 1848, quando re Carlo Alberto di Savoia aveva voluto riconoscere alcuni, seppur limitati, diritti ai propri sudditi, passando attraverso le lotte risorgimentali, due conflitti mondiali e la barbarie della dittatura fascista, si è arrivati alla Costituzione Repubblicana del 1948, mai come oggi attuale e garante di quella libertà di cui godiamo grazie al sacrificio e all’intelletto di chi si è impegnato per fare dell’Italia un paese democratico e civile.

A quanti, in nome di una migliore efficienza dello Stato, invocano cambiamenti radicali della Costituzione, spesso in modo capzioso o per finalità piegate ad un particolarismo politico nemmeno troppo celato e potenzialmente pernicioso per la tenuta democratica del Paese, è d’obbligo ricordare come la nostra carta sia davvero foriera di valori esemplari e che, senza con questo venir meno alla necessità di leggere l’evolversi dei tempi, anche su scala globale, sarebbe sufficiente rispettarne appieno le indicazioni per avere una società ancora più funzionale ad una fattiva concretizzazione di quei diritti e di quelle libertà che essa indiscutibilmente sancisce. 

Un abbraccio Costituzionale,

La Redazione