mercoledì 15 settembre 2021

Contributi per la Migliore Politica Lavoro e globalizzazione: un rapporto difficile?

SECONDO POST SUL LAVORO

Il precedente post è stato dedicato a Giuseppe Di Vittorio ed a Giulio Pastore, importanti sindacalisti nel Novecento… Pur in poche righe, vorrei approfondire la prospettiva storica relativoa al nostro discorso sul lavoro. E’ un discorso complesso perché il secolo scorso, il Novecento, aveva un contesto sociale e produttivo ben diverso da quello di questi primi venti anni del 2000… Partiti come il PCI, il PSI, la DC aggregavano soprattutto lavoratori e lavoratrici…e nemmeno pochi: si tratta di centinaia di migliaia di lavoratrici e lavoratori!!!

Frutto legislativo dell’impegno politico dei militanti nei partiti è a mio avviso la legge 300 del 1970, che ha introdotto le norme sulla tutela della libertà e dignità dei lavoratori, della libertà sindacale e dell’attività sindacale nei luoghi di lavoro e norme sul collocamento. 

Cosa è successo negli ultimi venti-trent’ anni? In una parola…è successa la globalizzazione. Infatti, il fenomeno dei mercati su scala globale ha reso il mondo del lavoro più liquido, fragile e molto è cambiato negli ultimi venti – trent’anni…

Quando è iniziato il cambiamento nelle politiche per il lavoro? Per i partiti di sinistra, quando a metà Anni 90 del Novecento è stata scelta la cosiddetta Terza Via, cioè la scelta di unire la rappresentanza di lavoratori e di imprenditori, non solo principalmente dei primi. La Terza Via in Italia era rappresentata dall’Ulivo, in Francia dai socialisti e da F. Mitterand e L. Jospin ed in Germania da  G. Schroeder.

A livello normativo, forse possiamo ricordare il “pacchetto di riforme” del Ministro del lavoro Treu, del 1997, durante il I Governo Prodi: queste riforme hanno iniziato ad introdurre elementi di flessibilità nel mondo del lavoro, sino ad arrivare  ai recenti decreti legislativi relativi al Jobs Act del 2016 (Governo Renzi), i quali hanno introdotto un approccio diverso dal consueto, sicuramente diverso da quello novecentesco…Basti pensare alle lunghe discussioni, dentro e fuori il partito, rispetto alle modifiche dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, l’articolo che tutela il lavoratore dal licenziamento illegittimo.

Il PD ha cercato di rimanere coerente con i propri ideali anche nel nuovo contesto, provando a  tutelare sia i diritti degli imprenditori onesti, creativi, capaci di tenere uniti sviluppo sia i diritti dei lavoratori, in un quadro di sostenibilità ambientale e di lotta ai cambiamenti climatici… Insomma, il lavoro rimane centrale per il PD, ma il contesto sociale ed economico si è modificato nei decenni ed il partito ha dovuto rispondere alle nuove esigenze.

Quanto abbiamo descritto riguarda il passato, ma per il presente ed il prossimo futuro?

In quale direzione il PD dovrà esprimere le proprie energie? Anche tenendo conto delle nuove povertà causate dal Covid-19…. L’attuale Ministro del lavoro è Andrea Orlando, figura di rilievo nazionale del nostro partito. Qualche giorno fa, è intervenuto a Crema sulla importanza di rafforzare welfare e politiche attive. Ecco un passaggio del suo intervento: “La pandemia ci ha insegnato che nessuna economia può prescindere dal tema della centralità della persona e della sua integrità, dall'insieme di relazioni che determinano la coscienza e la visione del mondo”. Questo deve essere il punto di partenza. Anzi “della ripartenza. Si rende necessario ripensare la nostra organizzazione sociale ed economica per evitare che la crisi sanitaria diventi sempre più una crisi sociale”. 

Elenchiamo quattro tematiche:

- Formazione professionale e formazione durante tutta la vita del lavoratore. Occorre migliorare i canali di collegamento tra scuola, lavoro, università, istituti superiori professionali, etc., anche valorizzando la formazione on-line. Un riferimento ideale è quello del diritto alla formazione che è proprio di ogni lavoratrice e lavoratore.

- Sicurezza sul lavoro. Nonostante le leggi e la cultura aziendale abbiano da tempo fatto passi in avanti per la sicurezza sul lavoro, purtroppo le cosiddette morti bianche continuano a spargere dolore e morte tra lavoratrici e lavoratori.  Mentre ultimavo questo post, arrivavano luttuose notizie di nuove morti sul lavoro a Pietrasanta e Napoli!!!

- Ascoltare periodicamente il mondo sindacale. Il Partito potrebbe prevedere periodici incontri son i sindacalisti delle aziende del territorio. Magari con la scusa di ricordare Giuseppe Di Vittorio e Giulio Pastore…

- Parità retributiva tra uomini e donne. Nei mesi scorsi, abbiamo a lungo riflettuto sul ruolo delle donne nella società e nel mondo del lavoro. Oggi segnaliamo una azione concreta che potrebbe essere proporre anche nelle Marche la legge regionale Lazio sulla parità salariale tra donne ed uomini!!!

Conclusioni

...Il mondo del lavoro è un tema basilare per il PD, molto complesso ed articolato: con questo post abbiamo fornito solo alcuni cenni… Nel prossimo post, ascolteremo la voce dei militanti (avv. Laura Carnevali) e dei  sindacalisti (Donato Acampora) per sentire i loro pareri e le loro idee per un mondo del lavoro più giusto ed equo.

Approfondimenti

Accanto ai sindacalisti, esistono esperienze di attivisti che alzano la voce artisticamente contro lo sfruttamento. Pensiamo alla dignità dei raccoglitori di pomodori in Puglia. Valorizziamo la testimonianza di Diletta Bellotti che ho conosciuto guardando Rai 3.

I diritti sociali e del lavoro nella Costituzione italiana, a cura di Giuseppe Casadio, disponibile presso la biblioteca del circolo

Pacchetto Treu - Wikipedia

Statuto dei lavoratori nell'Enciclopedia Treccani

Consiglio Regionale del Lazio - Approvata la legge sulla parità retributiva di genere (regione.lazio.it)

Giandiego Carastro


lunedì 6 settembre 2021

Contributi per la Migliore Politica: Il lavoro al centro

Il lavoro al centro

Ricordando Giuseppe Di Vittorio e Giulio Pastore

Gli ultimi tre post sono stati dedicati al tema degli enti locali, dello sviluppo dei territori e del ruolo dei sindaci, a partire dal ricordo della sfida elettorale tra Giuseppe Dozza e Giuseppe Dossetti per il ruolo di sindaco di Bologna, nel 1956.

Oggi iniziamo ad affrontare il nuovo tema del lavoro. 

Ecco alcuni episodi di cronaca sociale:

“Lavoro disprezzato, a rischio tenuta democrazia. Andremo in piazza a chiedere la proroga del blocco dei licenziamenti”. Queste le parole dell’attuale segretario nazionale della CGIL Landini, pronunciate qualche giorno fa.

A giugno, Adil Belakhdim - rappresentante dei Si Cobase padre di due figli- è stato ucciso, travolto da un camion durante una manifestazione sindacale.

Nella nostra Regione, poche settimane fa, una importante azienda ha deciso di de localizzare alcune linee produttive in Polonia: una decisione contestata dai consiglieri regionali del PD!

Questa la cronaca…

A livello di valori, il lavoro è un tema importante per il PD, che si è sempre presentato come partito laburista, a tutela delle lavoratrici e dei lavoratori. Per questo motivo, questo primo post è dedicato a Giuseppe Di Vittorio ed a Giulio Pastore, espressione dell’impegno sindacale per i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori.

Giuseppe Di Vittorio:

Nacque a Cerignola in Provincia di Foggia nel 1892. Morì a Lecco nel 1957. Nel 1924 avviene l'incontro con Antonio Gramsci e con Palmiro Togliatti: aderisce al Partito Comunista. Nel 1941 è arrestato a Parigi dai nazisti e nel 1943 viene liberato e partecipa alla lotta di Liberazione. 

Impegno per il sindacato

Firmatario del Patto di unità sindacale di Roma del 1944 con Achille Grandi per i democristiani e Emilio Canevari per i socialisti, diviene segretario generale della Cgil unitaria e poi, dopo la scissione, della Cgil fino alla sua morte. Tra le sue innumerevoli iniziative, si ricorda il Piano per il lavoro, del 1949. Nel 1953 viene eletto presidente della FSM (Federazione Sindacale Mondiale).

Giulio Pastore:

Dati biografici

Nacque a Genova nel 1902. Morì a Roma nel 1969. Operaio tessile da giovane e iscritto all’Azione Cattolica, inizia  il suo impegno  sindacale  nell’Unione della Confederazione Italiana dei Lavoratori. Nel   1942   viene   arrestato   dalla   polizia   fascista. Nel secondo dopoguerra aderisce alla DC e viene eletto nelle elezioni del ’46 per l’Assemblea Costituente. 

Impegno per il sindacato:

È stato il primo segretario nazionale delle ACLI e ha accompagnato il travaglio del  movimento   sindacale   cattolico   che   lo   ha portato all’interno della CGIL  unitaria. Nel 1950 è tra i fondatori della CISL, sindacato di  ispirazione   democratica  e  cristiana. Sarà segretario   fino   al   1958,   quando  diviene ministro per lo sviluppo del Mezzogiorno nel governo Fanfani II. 

Ricordiamo, dunque, l’impegno per i lavoratori e le libertà sindacali da parte di Giuseppe Di Vittorio e di Giulio Pastore: la loro storia sindacale è stata animata da un profondo senso di giustizia nei confronti dei lavoratori, per la quale si sono assunti responsabilità in prima persona senza paura di pagarne le conseguenze. 

Nel prossimo post, approfondiremo le principali normative sul lavoro approvate dal Parlamento, per venire incontro ai diritti dei lavoratori e delle lavoratrici.

Link per approfondire:

DI VITTORIO, Giuseppe in "Dizionario Biografico" (treccani.it)

PASTORE, Giulio in "Dizionario Biografico" (treccani.it)

Giuseppe Di Vittorio (rai.it)

A. CIAMPANI,  Giulio Pastore  (1902-1969).  Rappresentanza sociale e democrazia  politica,

Studium, Roma 2020.

V. SABA, Giulio Pastore sindacalista, Lavoro, Roma 1983.

Antonio Carioti. Di Vittorio. Bologna, Il mulino, 2004.

Anita Di Vittorio. La mia vita con Di Vittorio. Firenze, Vallecchi editore, 1965.

Carlo Ghezzi. Giuseppe Di Vittorio e i fatti d'Ungheria del 1956. Roma, Ediesse, 2007. Adriano Guerra e Bruno Trentin Di Vittorio e l'ombra di Stalin. L'Ungheria, il PCI e l'autonomia del sindacato. 

Davide Lajolo. Il volto umano di un rivoluzionario: la straordinaria avventura di Giuseppe Di Vittorio. Prefazione di Luciano Lama, Firenze, Vallecchi, 1979.

Giandiego Carastro




martedì 31 agosto 2021

Contributi per la migliore politica: Ruolo dei sindaci

Quello che state per leggere è il terzo post dedicato al tema del ruolo dei sindaci. E proviamo a fare un bis, cioè a ripetere l’esperienza dell’ intervista al Segretario del PD di Monte San Vito, ing. Matteo Sticozzi, ed al portavoce del PD di Villa San Giovanni (Reggio Calabria), dott. Enzo Musolino.

Avete potuto leggere i due precedenti post, dedicati alla sfida elettorale del 1956 tra Dozza e Dossetti e ad un recente incontro organizzato a Bologna da Repubblica. Cosa ne pensate?

Risponde Enzo: Davvero ottimo l’incontro a Bologna. Riprendo l’intervento del Presidente dell’ANCI: se è vero che sarebbe assurdo parlare oggi di un partito dei sindaci, è verissimo che i sindaci sono gli unici organi delle istituzioni pubbliche a diretto contatto con i cittadini e che soffrono su di loro il peso delle responsabilità.  Responsabilità amministrative, penali, come nel caso recente del bambino di Crema che si è incastrato le dita nel cancello della scuola ed il sindaco si è preso la denuncia penale.

Risponde Matteo. Credo che manchi un punto importante e che deriva dall'antipolitica. Per fare il Sindaco, oggi più che nel passato, è necessario disporre di una preparazione e conoscenza della macchina amministrativa, che molti sindaci di piccole comunità non hanno; di capacità di discernere l'evoluzione della società. Ritengo che manchi la componente di formazione politica da cui deriva l'impostazione dell'amministrare rispetto ad una visione verso cui si intende indirizzare il futuro della comunità. Se, come spesso accade , l'azione primaria è  occuparsi  della normalità, che dovrebbe essere in capo ai funzionari, allora  non si parla più di ruolo del sindaco ma di un normale  lavoro . Fare il Sindaco è ben altra cosa.

Quali problematiche ritenete importanti far emergere, quando si parla di sindaci?

Risponde Enzo: Il problema che vorrei porre è in relazione alle retribuzioni.  Bisogna essere concreti e pragmatici. Un sindaco prende una retribuzione bassa, se la paragoni a quella di un semplice consigliere regionale che non ha alcuna responsabilità paragonabile a  quella di un sindaco. La emergenza di responsabilità penale gigantesca e la retribuzione- per nulla  paragonabile al ruolo - spingono molti ad allontanarsi da questa responsabilità. Ed è un peccato. La prassi e la palestre negli enti locali potrebbero essere un buon viatico per successive responsabilità.

Risponde Matteo. Premesso che fare il Sindaco è una scelta che attiene alla parte di noi che afferisce all'area del contributo che si vuol dare alla comunità, è altrettanto vero che esiste un forte squilibrio tra le competenze e l'impegno richiesti e il riconoscimento economico. Su questo fronte va tenuto conto anche la situazione di squilibrio tra un dipendente pubblico, un dipendente del mondo privato e un libero professionista. Nel caso del dipendente pubblico, la condizione che deriva dal suo statuto giuridico risulta privilegiata, visto che mantiene tutte le tutele del proprio contratto di lavoro. Per il mondo delle professioni, l'appannaggio riconosciuto con il ruolo ricoperto  risulta del tutto inadeguato, anche in considerazione del fatto che un professionista deve sviluppare il suo mercato giorno per giorno. Il rischio è che il ruolo di Sindaco possa diventare un lavoro per chi non lo ha o per privilegiati che hanno un posto pubblico.

L’ultima domanda…che prospettiva volete lanciare?

Risponde Enzo: Vorrei essere provocatorio: magari sarebbe necessario mettere in Costituzione che prima di assumere cariche più ampie (in Consiglio regionale, nei Comuni metropolitani, in Parlamento) si debba fare un pregresso background amministrativo. Lascio ai lettori ed alle lettrici questa provocazione…

Risponde Matteo. Alle forze politiche strutturate, suggerisco di riprendere il percorso di selezione del personale che dovrà assumere incarichi istituzionali nella sequenza che va dal Comune al Parlamento….Personale che abbia dimostrato competenze certificate nel ruolo in cui opera e che conosca la storia dell'Italia e dell'Europa, visto che della stessa il nostro Paese ne è stato il promotore. Non è pensabile avere amministratori - a qualsiasi livello- che non conoscono l'ABC del mondo in cui vivono, come si è arrivati alla situazione storica in cui siamo... Se i Sindaci sono il primo anello della “catena istituzionale”, devono essere i più ferrati nella capacità di trasmettere il pensiero repubblicano, della convivenza civile, dell'importanza del rispetto delle leggi, del rispetto e dell'integrazione tra i popoli, agendo fattivamente in tal senso. Molto altro sarebbe da riportare ma non vorrei annoiare il lettore. Ringrazio Giandiego per il lavoro che sta portando avanti e che spero possa essere un punto di partenza per una rinascita della cultura istituzionale molto spesso violentata nelle piccole comunità e dall'antipolitica. Vedasi, per esempio, quanto accaduto a Voghera.

Giandiego Carastro

domenica 25 luglio 2021

Contributi per la Migliore Politica Oggi, come stanno i sindaci?

Nel post precedente ci siamo soffermati sul ricordo della sfida elettorale del 1956 tra DC e PCI a Bologna,  tra i candidati  Giuseppe Dossetti e Giuseppe Dozza. Continuiamo ad occuparci del ruolo dei sindaci, delle difficoltà che incontrano, delle sfide in arrivo…

Nei primi cinquant’anni circa della nostra Repubblica, i candidati in Parlamento oppure nei Consigli regionali provenivano dai partiti e dalle loro "scuole di formazione interna". A partire dagli anni 90 del secolo scorso, un bacino importantissimo da cui trarre la nostra classe dirigente nazionale sono diventati sindaci e, più in generale, gli amministratori locali. Questo forse anche a causa della legge 25 marzo 1993, n. 81 che introdusse la elezione diretta dei sindaci (prima i sindaci venivano eletti dai consigli comunali). 

Proprio negli anni Novanta, a seguito di questa riforma elettorale, ricordiamo la nascita di una stagione importante, ricca di passioni politiche a livello comunale che portarono ad un nuovo ruolo dei sindaci  in diverse città: a  Roma ( F. Rutelli), a Torino (V. Castellani), a Napoli (A. Bassolino), a Reggio Calabria (I. Falcomatà), a Venezia (M. Cacciari), a Milano (M. Formentini), a Palermo (L. Orlando), etc… Ai sindaci di quel decennio si collegò in un certo senso una nuova primavera democratica.  Per tutti, cito il cosiddetto “rinascimento” di Napoli e la riqualificazione del tessuto socio-urbanistico…

Questo…trent’anni fa. Ma oggi, come stanno i sindaci? Che ruolo stanno avendo? Il loro ruolo è più facile o più difficile di 20 anni fa? Dove si incontrano le maggiori difficoltà? Invece, quali sono gli ambiti di maggior innovazione? 

Ho rivolto queste domande a Gianni, un mio amico padovano che da decenni studia i fenomeni partecipativi locali, in tema di società e innovazione e che è impegnato in Argomenti2000 (e non solo).  Egli mi scrive così,  sul tema del ruolo dei sindaci oggi: “ In mesi recenti ho visto all'opera alcuni sindaci, soprattutto di comunità di non grandi dimensioni. Mi sembra che siano soprattutto "tesi" a far bene, a svolgere "con efficacia" il mandato ricevuto. Certo. NON sempre sono aiutati dalla formazione pregressa, o dal contesto "esigente", o dal ruolo - differenziato - dei partiti”.

Proprio sul legame tra partiti, comunità locali e ruolo dei sindaci si è svolto un recente incontro organizzato a Bologna da Repubblica delle idee.

Il  tale sede, il Presidente dell’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani, Antonio Decaro, ha chiesto alle istituzioni nazionali di far contare di più i sindaci. “Io non credo sia il tempo del partito dei sindaci, ma i sindaci possono rappresentare il Paese in una dimensione nazionale”, ha dichiarato a Repubblica il 12 luglio scorso. Proprio Repubblica aveva organizzato il giorno prima a Bologna un incontro su questo tema, con la attuale sindaca di Crema Stefania Bonaldi e con il candidato PD a Sindaco di Bologna, Matteo Lepore. 

Il moderatore dell’incontro è stato il giornalista Stefano Folli, che ha messo il dito in una piaga: politici e sindaci appartengono a mondi che stanno diventando distanti, a mondi che non si parlano abbastanza…I relatori hanno espresso un disagio: i sindaci sono responsabili di troppe cose: dal marciapiede sconnesso che fa inciampare un cittadino alle dita di una bimba, schiacciate dalla porta antincendio di un asilo (fatto realmente accaduto a Crema). Proprio la sindaca di Crema ha sottolineato la peculiarità di chi è amministratore:  i sindaci sono immersi nella realtà, costretti alla concretezza, abituati alla compassione. 

Conclusioni:

Per alcuni osservatori gli 8 mila sindaci vivono una fase di stanchezza, perché amministrare è sempre più complesso, i cittadini sono sempre più esigenti o arrabbiati (v. la pervasività dei social-media ed il controllo assiduo dei cittadini nei confronti dell’operato dei sindaci), i vincoli economico-finanziari di Roma sono forse eccessivi ed i bilanci comunali sono sempre più esigui…
Ma - come dimostrano le testimonianze raccolte recentemente da Repubblica - i sindaci rappresentano un pilastro fondamentale della democrazia repubblicana e come tale il loro ruolo va apprezzato, tanto più che dal PNRR arriveranno ingenti risorse da investire per migliorare le situazioni territoriali in tema di ambiente, riqualificazione urbana, coesione sociale…
Possiamo concludere dicendo che essere sindaco oggi è più complicato di un tempo, ma - in una logica di rete - i sindaci rimangono  protagonisti decisivi, insieme alle istituzioni nazionali e regionali, alle forme associate della società civile, ai cittadini ed alle cittadine attive sui social e nei contesti locali...

Per approfondire:

Ecco il lini alla videoregistrazione dell’incontro di Repubblica delle idee
Rep Idee 2021 - Bologna e il fronte dei sindaci: Lepore, Bonaldi e Decaro - la Repubblica

Sul rinascimento napoletanto
Napoli ieri: il rinascimento napoletano, “passo dopo passo”… (napoliflash24.it)

La  prof.ssa Francesca Gelli ha scritto un libro sulla democrazia locale, tra rappresentanza e partecipazione

La democrazia locale tra rappresentanza e partecipazione - FrancoAngeli.

Giandiego Carastro




mercoledì 23 giugno 2021

CONTRIBUTI PER UNA MIGLIORE POLITICA GLI ANNI 50

GIUSEPPE DOZZA E GIUSEPPE DOSSETTI

Il post di oggi è dedicato a due figure del PCI e della DC che si scontrarono politicamente, a Bologna: Giuseppe Dozza per il PCI e Giuseppe Dossetti per la DC.  Lo scontro fu elettorale ed avvenne negli anni 50, quando anche in Italia era scesa la “cortina di ferro”, cioè la netta divisione, anche sociale, tra socialcomunisti, da un lato ( egati al patto di Varsavia e quindi a Mosca) e promotori del cosiddetto mondo libero, dall’altro (atlantisti legati a Washington). Per una coincidenza, concludo questo post quando non si sono ancora  concluse le primarie comunali del centrosinistra che si terranno il 20 giugno anche a Bologna. L’ex Presidente del Consiglio dei Ministri, Romano Prodi,  le ha definite “primarie al sangue”, per le ruvidezze che si sarebbero scambiati i candidati di Italia Viva, Conti e del PD, Lepore.  Ruvidezze che sono poca cosa rispetto alle elezioni del 1956, in cui si sfidarono PCI e DC, proprio con Dozza e Dossetti candidati!!! 

Oggi facciamo fatica a capire il clima “pesante” che si respirava nella società italiana. Ci provo a descriverlo, facendo ricorso ad un motivetto famosissimo degli anni 80, quindi trent’anni dopo le elezioni che riguardarono Dozza e Dossetti. Il motivo è “Vamos a la playa”, dei Righeira. Ad un certo punto, si parla di una bomba che scoppia, che rilascia un vento radioattivo, il quale a sua volta spettina i capelli dei bagnanti…

Vamos a la playa

Todos con sombrero

El viento radiactivo

Despeina los cabellos

Il cantante Johnson Righeira, intervistato dal critico musicale Red Ronnie, spiegò che il tema  della guerra nucleare era nell’aria. Si temeva uno scontro radioattivo tra USA ed URSS. Questo negli anni 80. Figuriamoci il clima negli anni 50…figuriamoci la sfida del 1956, sessantacinque anni fa…

Giuseppe Dozza

Biografia

Nasce a Bologna nel novembre 1901, e qui muore nel dicembre 1974. Fu membro del Comitato di Liberazione Nazionale di Bologna con Ilio Barontini ed Giuseppe Alberganti.

Impegni politici

Per 25 anni fu Sindaco di Bologna, contribuendo alla diffusione del “mito” del comunismo emiliano-romagnolo, efficiente nella gestione amministrativa e vicino alle masse operaie e contadine.

Giuseppe Dossetti

Biografia
Nasce a Genova nel Febbraio 1913, muore a Oliveto di Monte Veglio nel dicembre del 1996, 25 anni fa. Da adolescente, fu impegnato negli studenti di Azione Cattolica e con il sacerdote don Torreggiani visitò le periferie della sua città, stando vicino in particolare ai carcerati ed al popolo Rom. Fu un affermato docente di diritto ecclesiastico.
Impegni politici
Fu partigiano, poi membro della Costituente dal 1946 al 1947: dialogò direttamente con il Segretario generale del PCI, Palmiro Togliatti per sottolineare quanto c’era in comune tra masse cattoliche e masse comuniste, con l’ obiettivo di rifondare i legami sociali dopo gli anni della dittatura fascio-monarchica. Dossetti poi scelse la via del monachesimo, si impegnò nel riconciliare la Chiesa cattolica con la Modernità, nel famoso Concilio Vaticano II su cui ho scritto qualche mese fa…Alla fine della sua vita, il 25 aprile 1994, fondò i Comitati per la difesa della Costituzione, temendo che le destre italiane di fine Novecento avessero dentro di sé una potenza liberista e mercatista, fortemente antipolitica e quindi anticostituzionale.
Le elezioni comunali del 1956
Come ricorda Paolo Tirelli sul sito della enciclopedia Treccani: le consultazioni, svoltesi il 27-28 maggio del 1956 con il sistema proporzionale, premiarono  la lista "Due torri" con il 45,2 per cento dei voti e 29 seggi e il Partito socialista italiano (PSI) con il 7,4 per cento dei voti e 4 seggi. Le preferenze per Dozza. furono 31.000, mentre Dossetti ne ricevette solo 13.000 (la DC aveva avuto il 27,7 per cento dei voti e 17 seggi). La nuova Assemblea si riunì il 30 giugno e  Dozza, prima di essere confermato sindaco con 31 voti e 18 schede bianche su 56 presenti, rivolse un misurato discorso ai consiglieri, in cui propose, cessate le polemiche della contesa elettorale, una seconda collaborazione" alle forze politiche centriste. Ma la battaglia politica fu aspra. Il candidato del PCI, Dozza, in conferenza stampa  pre-elettorale, espresse  il timore che una vittoria di Dossetti potesse preludere alla rinascita dell'antico regime delle legazioni e potesse inaugurare un periodo di "corruzione politica e morale" (v. P. Tirelli sul sito Internet della Enciclopedia Treccanti). Dossetti sarebbe stato un candidato straniero, imposto dal Vescovo di Bologna Mons. Lercaro…e stiamo parlando di Dossetti, partigiano e padre Costituente!!!  
Tuttavia, Dossetti, seppur politicamente sconfitto, vinse, culturalmente. Infatti, Dossetti, affiancato dal sociologo Achille Ardigò (forse il Gramsci cattolico…ma sul ruolo degli intellettuali dedicheremo un altro post, quando parleremo di don Sturzo e del pensatore de I quaderni dal carcere), elaborò un percorso di ascolto minuzioso di quartieri e rioni, dando vita al famoso “Libro Bianco” che fece scuola nei decenni successivi in tantissimi comuni italiani. Dossetti nel suo programma  aveva proposto i Consigli di quartiere, come originale strutture di autogoverno decentrato.
… Il prossimo post sarà dedicato ad un approfondimento sul ruolo dei sindaci nella storia della Repubblica, con particolare attenzione alla parabola iniziata negli anni 90 con la elezione diretta dei sindaci fino ad arrivare alla difficoltà di essere sindaco oggi, come recenti fatti di cronaca descrivono.

Link per approfondire:
Don Giuseppe Dossetti: breve biografia, articoli e materiali (circolidossetti.it)
DOSSETTI, Giusepppe in "Enciclopedia Italiana" (treccani.it)
1994 - Giuseppe Dossetti e i Comitati per la difesa della Costituzione - Cronologia di Bologna dal 1796 a oggi | Biblioteca Salaborsa
Giuseppe Dossetti e il Libro bianco su Bologna - Achille Ardigò - Libro - EDB - Fede e storia | IBS
DOZZA, Giuseppe in "Dizionario Biografico" (treccani.it)
Giuseppe Dozza. La rinascita della città Libro - Libraccio.it
GIUSEPPE DOZZA - BIOGRAFIA BREVE DI UN SINDACO (cronologia.it)

Giandiego Carastro