domenica 25 aprile 2021

Il nostro 25 aprile, la nostra rinnovata RESISTENZA

Il 25 Aprile per gli italiani, (tranne per coloro che provengono dal partito fascista e/o si sentono vicini a quella rozza ideologia), rappresenta la liberazione di un POPOLO che per un ventennio è stato Oppresso, Affamato, Massacrato fisicamente e moralmente da un manipolo di incolti, disadattati e delinquenti comuni capeggiati da un misogeno affiancato da un re incapace e dai conservatori di quel tempo.

Un capo popolo che per le sue mire di potere e narcisismo sfrenato ha venduto la Nazione all'altro narcisista, tedesco, a cui ha fornito il supporto per il massacro degli ebrei e di tutte le minoranze. Insomma un servo del nazionalsocialismo che portò ad una guerra sconsiderata che tanti lutti e disastri inflisse agli italiani.

Gli italiani hanno trovato il coraggio di ribellarsi e imbracciarono le armi. La maggioranza giovani donne e uomini  hanno messo a rischio la loro vita, e moltissimi sono morti, per dare Libertà e Democrazia a questo paese e che successivamente hanno costituito la nuova classe dirigente anche se in organizzazioni politiche, i Partiti, diversi ma democratici.

In rispetto a quei giovani, ai loro sacrifici è necessario continuare a ricordare e impegnarsi in una continua resistenza contro i soprusi, le disuguaglianze, i nuovi diritti necessari a garantire un futuro al Nostro paese ed ai lavoratori donne e uomini, ai nuovi poveri a quali il capitalismo sfrenato ha portato solo un peggioramento delle loro condizioni; ai giovani nati da famiglie di origini non italiane ma che da anni vivono regolarmente in Italia, completamente integrate. Famiglie i cui figli hanno frequentato la scuola italiana raggiungendo anche la laurea, parlano perfettamente l'italiano, oltre che i dialetti locali, e che ad oggi non non hanno ancora diritto di cittadinanza. Retaggio di quel fascismo che nel 1946 è stato cancellato dalla Costituzione e che i partiti di destra attuali, nelle varie forme, ancora oggi attuano.

La nuova resistenza non richiede le armi ma l'uso dell'intelligenza, del buon senso, del mettere in atto un impegno politico continuo sui nuovi fronti: salvaguardia del bene terra, ridistribuzione equa tra lavoratori e impresa, parità di accesso alle opportunità e alle risorse, diritti umani a livello globale, miglioramento delle classi dirigenti basati sul merito e competenza, formazione continua per tutto il ciclo lavorativo e molto altro.

Questa è la Resistenza per la quale il PD di Monte San Vito continuerà a combattere affinchè tutti gli UOMINI siano liberi davvero.

“Si può considerare veramente libero un uomo che ha fame, che è nella miseria, che non ha lavoro, che è umiliato perchè non sa come mantenere i suoi figli e educarli? Questo non è un uomo libero” cit. Sandro Pertini.

Un abbraccio libero,

La Redazione



domenica 18 aprile 2021

Contributi per una Migliore Politica: Il messaggio di Enrico Berlinguer ed Aldo Moro, oggi: Socialismo e cristianesimo

Il post precedente ha centrato l’attenzione su Enrico Berlinguer e Aldo Moro. Per una coincidenza del destino politico, in questi giorni il compagno G. Bettini ha presentato una nuova area culturale nel partito, Le Agorà, chiamando a discuterne tanti militanti, dirigenti, eletti ed intellettuali. L’area ha elaborato un manifesto intitolato “socialismo e cristianesimo”.

Nel mio piccolo, trovo una coincidenza impressionante tra questa proposta e l’idea che sommessamente avanzo da ottobre scorso, di delineare il PD come partito neoberlingueriano e neomoroteo.

Pertanto, anticipando che nel prossimo post analizzeremo insieme proprio questa nuova area culturale, oggi mi limito a fare la seguente panoramica storica.

Cosa è accaduto quando cristianesimo e socialismo si sono ignorati oppure si sono scontrati:
- Il liberalismo autoritario ebbe facile presa contro entrambi e le truppe regine fecero fuoco contro le masse milanesi che volevano pane e dignità, uccidendo 83 persone (1898)
- La monarchia poté approfittare della divisione tra cattolici e socialisti, per lasciare spazio al regime fascista (1922)

Cosa è successo quando cristianesimo e socialismo/comunismo si sono fidati gli uni degli altri:
è nata la Carta Costituzionale dopo due anni di Costituente (1946-1948)
L’energia elettrica è diventata per tutti (legge n. 1643 del 1962)
La scuola media è diventata per tutti ( legge n. 1859 del 1962)
La sofferenza psichica è stata liberata dalle mura ( legge n. 180 del 1978)



Ha avuto luogo un compromesso alto tra diritti delle donne e apertura alla vita ( n. 194 del 1978)
La sanità pubblica è diventata per tutti ( legge n. 833 del 1978)

Nel frattempo, condivido il link per leggere il manifesto delle Agorà:
prima di copertina (leagora.it)
Il prossimo post sarà arricchito da un dialogo con lo studioso di politica, Enzo Musolino, nonché militante del PD di Reggio Calabria, il quale ci aiuterà in questo approfondimento.

Giandiego Carastro




domenica 11 aprile 2021

Contributi per una Migliore Politica: Il PCI e la DC negli anni 70 Enrico Berlinguer ed Aldo Moro

Riprendiamo questi post, dopo la pausa pasquale.  Ringraziamo le lettrici ed i lettori che sinora ci hanno seguito e ci hanno espresso interesse. Abbiamo avviato un percorso di riflessione sulla storia della politica italiana nel Novecento, scegliendo di ricordare, di volta in volta, due figure di riferimento, una per il PCI e una per la DC. Dopo la pausa pasquale riprendiamo il discorso.

Sinora abbiamo ricordato Achille Occhetto e Mino Martinazzoli, Pio La Torre e Piersanti Mattarella, Nilde Iotti e Tina Anselmi, con un approfondimento sul tema donne e società, insieme al Gruppo Donne del circolo.

… adesso è la volta di Enrico Berlinguer ed Aldo Moro

Sono un po' emozionato ad iniziare questo post, perché lo reputo particolarmente importante, dal momento che, a mio parere, me il PD è chiamato ad essere un partito contemporaneamente neoberligueriano e neomoroteo.  In ogni sezione d’Italia dovrebbe essere affissa la seguente celebre foto:


Vista la importanza dei due protagonisti del Novecento politico italiano, qui tratteggerò solo alcuni aspetti. Nel prossimo post, proveremo a dare voce ai ricordi di dirigenti, militanti, uomini e donne impegnati in politica, per rappresentare il loro ricordo di Enrico ed Aldo.

Enrico Berlinguer
Dati biografici

Nato a Sassari nel 1922,  morto a Padova nel 1984, durante un comizio. Si iscrisse al PCI nel 1943. Entrò nel 1962 nella Segreteria nazionale. Dieci anni dopo divenne Segretario generale.

Significative azioni politiche

Ebbe la intuizione di lanciare l’eurocomunismo, cioè un PCI presente attivamente nel cammino di integrazione europea (ricordiamo che all’inizio il PCI fu contrario alla Comunità europea, perché considerata troppo filo-americana).
Ebbe il coraggio di andare a Mosca e legare le sorti del PCI alla democrazia pluralistica. Era il 1977 e si celebrava il 70 anniversario della Rivoluzione d’Ottobre.
Ebbe il coraggio di dire di sentirsi più sicuro sotto ombrello Nato anziché nel patto di Varsavia, in una celebre intervista a G. Pansa del 1976.
Accettò di dialogare con Aldo Moro, perseguendo la politica del compromesso storico, cioè un connubio tra masse comuniste e masse cattoliche per una trasformazione dello Stato nell’ottica di una democrazia sostanziale.
Portò il PCI a superare la DC nelle elezioni europee del 1984.
Diede la vita letteralmente per il partito, iniziando a stare male a Padova nel 1984 durante un comizio elettorale.

Aldo Moro
Dati biografici

Nacque a Maglie in Puglia nel 1916. Si sposò il 5 aprile 1945 presso il Santuario dell’Alberici, con Eleonora Chiavarelli originaria di Montemarciano, a pochi chilometri da noi. Nel 1978 venne rapido dalle Brigate Rosse che uccisero gli uomini della scorta: dopo due mesi di prigionia, venne ucciso barbaramente.

Azioni politiche significative

Da Ministro dell’Istruzione, introdusse la educazione civica nelle scuole.
Nel 1959 divenne Segretario nazionale della DC.
Fu cinque volte Presidente del Consiglio dei Ministri
Fu un abile tessitore, capace di spostare il corpaccione DC e gran parte dell’elettorato moderato verso la apertura al Partito socialista italiano di Nenni. Da questa scelta, nacque un periodo di innovazione democratica che portò ad esempio alla scuola media unica ed alla energia elettrica per tutti.
Fu tra i pochi politici a capire che i giovani del 68 avrebbero cambiato il contesto sociale e cercò sempre un dialogo con loro. Inoltre, pur essendo Presidente del Consiglio dei Ministri oppure Ministro degli esteri, non volle mai abbandonare i suoi studenti di diritti e procedura penale a Scienze Politiche alla Sapienza di Roma.

In un contesto assai ostile, maturò la idea della solidarietà nazionale, cioè una fase di reciproca attenzione tra DC e PCI finalizzata a dare all’Italia una democrazia compiuta, in cui anche il PCI avrebbe in teoria potuto vincere le elezioni ed andare al Governo. Ricordiamo che in qui decenni c’era un veto internazionale a che i comunisti andassero al potere, in un Paese della Nato.

Nel prossimo post continueremo a studiare queste due importanti figure, anche cercando di capire cosa possono ancora dire e dare al nostro PD.

Giandiego Carastro



domenica 28 marzo 2021

Contributi per una Migliore Politica: Donne e società alla luce di Nilde e Tina

Concludevamo il precedente post, chiedendoci cosa Tina Anselmi e Nilde Iotti potessero dire oggi al PD, alle sue donne ed ai suoi uomini ed in generale ai cittadini della nostra Repubblica. Già nel precedente post abbiamo ascoltato le voci di alcune donne: Laura, Veronica, Annapaola, Rosa, Teresa. In questo post proviamo ad allargare il discorso, parlando di donne e società alla luce dell’esempio di Nilde e Tina. Chissà come Tina Anselmi e Nilde Iotti avrebbero affrontato le sfide post-pandemia, siano esse  politiche, sociali, economiche, culturali... E per far questo ho chiesto la cooperazione del Gruppo Donne del PD che ringrazio per il contributo e per la pazienza nell’aver voluto leggere la prima versione di questo post.

Un po' di filosofia

In questa indagine su donne e società, devo riconoscere un tributo alle riflessioni della teologa Selene Zorzi, che ha approfondito le tematiche del “genere” sia nella sfera culturale che in quella ecclesiale. Ad i suoi saggi rimando le lettrici ed i lettori. Proprio da un suo scritto, ho trovato questa “premessa” filosofica che risale a Platone e Aristotele (Antica Grecia), ma che ha ancora i suoi impatti oggi giorno (v. maschilismo).

Per Platone, le donne potevano diventare filosofe e guardiane. Per lui prevaleva la uguaglianza: la uguaglianza è morale, non legata alla diversa fisiologia dei corpi; quindi le donne possono valutare e decidere come gli uomini. Per Aristotele, invece, ha prevalenza la differenza. E da lui deriva la visione della donna come un uomo mancato, come un mezzo uomo. S. Tommaso, che nel Medioevo studiò molto Aristotele, assorbì la sua visione ed anche nella Chiesa per molti secoli la donna è stata considerata un uomo a metà… Quindi, quando nel discorso pubblico, tendiamo a sottolineare la uguaglianza tra uomo e donna, siamo più platonici. Quando invece tendiamo a sottolineare le differenze, siamo più aristotelici (anche le femministe, in una certa fase del loro percorso, hanno praticato la differenza, promuovendo la separazione sociale tra uomini e donne al fine di dare alle donne quanto spetta loro). 

E’ utile questa premessa culturale, per provare a capire insieme in modo aggiornato la questione di genere? Penso di sì. Ovviamente, le visioni che considerano la donna come uomo-a-metà sono sorpassate ed occorre trovare nuovi paradigmi, come ad esempio quelli basati sulla relazione paritaria tra donne ed uomini!!!

Ringrazio Giorgia del Gruppo Donne del PD per questa aggiunta che conferma quanto riportato dalla teologa Selene Zorzi: “ Per la parte filosofica c’è un libro molto bello del filosofo Paolo Ercolani del 2016 “Contro le donne. Storia e critica del pensiero più antico” dove esamina i pregiudizi dall’antichità per capire la storia della misoginia. Aristotele, filosofo greco, sosteneva che era il maschio ad essere portatore del principio di movimento e della generazione, mentre la femmina era ridotta al rango di materia fecondabile: il corpo della donna svolgeva una funzione passiva ed impotente di ricezione del seme maschile, un seme generativo che quel corpo non era in grado di coagulare e scernere al proprio interno. Aristotele vede nella donna un uomo sterile ma che non deve essere considerata al pari degli schiavi. Anche i filosofi religiosi Sant’Agostino e San Tommaso d’Aquino avevano pregiudizi verso il genere femminile: Sant’Agostino sosteneva che la donna doveva essere sottomessa per ragioni sessuali e corporali al sesso maschile nonostante la ritenesse intelligente e razionale come l’uomo mentre San Tommaso d’Aquino cita Aristotele che bolla la donna come “maschio mancato o menomato, la cui sottomissione all’uomo è perfettamente naturale in virtù della capacità di discernimento razionale che abbonda in quest’ultimo, a differenza di quanto accade per ella, evidentemente”.

Fare memoria dei diversi femminismi

Le donne hanno qualcosa da dire e dare non solo in casa o nell’ambito del focolare: questa visione è parziale, ma ha dei supporters in politica (basti pensare alle  recenti affermazioni di  alcuni esponenti dei partiti di destra nella nostra Regione)…Per non parlare del diffondersi dei femminicidi e della violenza dei maschi contro le donne.

Qui accenno solamente, al ruolo dei diversi femminismi che dall’ Ottocento in poi hanno lottato per dare voce, diritti di voto, spazio, dignità alle donne.  I femminini sono stati sia laici che cattolici, basti pensare ad Armida Barelli, fondatrice della Gioventù Femminile di Azione Cattolica e della Università cattolica a Milano e da poco dichiarata Beata da Papa Francesco!!!

Ovviamente, vanno ricordate le lotte per i diritti civili, in campo del diritto famigliare (legge sul divorzio e nuovo diritto di famiglia), della tutela della gravidanza ed al contempo della interruzione volontaria di gravidanza (1978)

Donne e laicità

Nel precedente post, abbiamo ricordato come Nilde Iotti si batté per i diritti delle donne, anche in tema di scelta della interruzione volontaria di gravidanza. Tina Anselmi fu profondamente credente ma questo non le impedì di  firmare la legge che depenalizzò l’aborto, che rimane una scelta dolorosissima e che nessuna donna immagino compia a cuor leggero. La legge  in questione è la n. 194 del 1978 e prevede anche una parte che promuove e tutela la maternità, creando una sintesi alta tra cultura DC e la cultura PCI. Ciò delinea un polarità interna alla legge: da un lato il diritto alla autodeterminazione della donna e dall’altro la promozione della maternità tramite il ruolo dei consultori.   In Nilde Iotti, si possono rivedere le tante donne di sinistra che hanno manifestato per i propri diritti. In  Tina Anselmi, cattolica e democratica, si possono rivedere quelle donne sinceramente democratiche che, pur contrarie all’aborto per motivi di coscienza e culturali, difendono la  salute delle donne, la laicità della convivenza civile. Cosa questo può dirci oggi? Forse può spingerci a chiedere a tutte le donne di riconoscere la importanza di una legge approvata dal Parlamento, per la cui piena attuazione  (autodeterminazione e tutela della maternità) occorre ancora oggi impegnarsi insieme. Laiche e credenti.

Donne e potere

Una amica mi ha scritto, leggendo una versione di questo post: “ La questione di genere non è solo da imputare al maschilismo imperante, ma anche al mondo femminile troppo abituato ad accomodarsi sulle posizioni degli uomini”…registro e riporto anche questo punti di vista…

Anche recentemente il PD si è interrogato su come dare equa rappresentanza alle donne: il  precedente Segretario nazionale, Nicola Zingaretti, è stato criticato per non aver proposto figure femminili nel Governo Draghi, preferendo alle donne la nomina di esponenti delle principali correnti interne, tutti e tre maschi. Per qualche giorno, la questione è andata sulle pagine dei giornali e dei siti Internet, con la critica anche interna che il PD si fosse fatto battere da Forza Italia che aveva espresso più donne. Poi, la questione è come tramontata. E’ importante ritornarci perché il PD ha alle spalle l’impegno di tante donne, sia nei ruoli di partito, che nelle istituzioni.  Ricordiamo, ad esempio, che il  Consiglio regionale delle Marche  ha approvato nel 2019  all'unanimità la introduzione della parità di genere nel voto per le elezioni regionali: per questa legge si era battuta l’assessore alle Pari Opportunità Manuela Bora e con lei tutto il gruppo consigliare dei PD.

Proprio in questi giorni, il neo-Segretario Enrico Letta ha chiesto a deputati e senatori di eleggere due nuove capigruppo. Al Senato, è stata eletta la Sen.  Flavia Malpezzi. Alla Camera, si dovrà scegliere tra Marianna Madia e Deborah Serracchiani. 

Quale protagonismo femminile per la ricostruzione nel dopo-pandemia?

Mi è capitato di intervenire a favore della valorizzazione delle donne in politica.  Un’ amica mi ha criticato perché ho usato il termine “valorizzazione”, quasi che fosse una gentile concessione maschile valorizzare le donne. Le donne ci sono e vanno riconosciute. Non valorizzate…

Sempre a livello terminologico, da qualche anno, provo a parlare sia al maschile che al femminile (“care amiche ed amici”), non solo al maschile (“cari amici”). Provocatoriamente, mi rivolgo ad un pubblico generico  anche con il solo riferimento al femminile (“care amiche”)…ma mi è stato fatto notare che a loro non fa caldo né freddo essere chiamate al “plurale maschile”, “tanto ci siamo abituate da sempre”…Al recente Festival della canzone italiana a Sanremo è sorta la questione se fosse preferibile chiamare Beatrice Venezi “Direttore di orchestra” o “Direttrice di orchestra”…Lei accettava la definizione di “Direttore”, ma altre donne, come Laura Boldrini, sono intervenute per dire che sarebbe stato opportuno chiamarla “Direttrice”.

Al di là di queste pur importanti questioni terminologiche, qui possiamo chiederci quali politiche attive dedicare al protagonismo femminile. Personalmente sono un fautore delle quote-rosa, cioè di quei meccanismi previsti per legge che ad esempio garantiscano che una percentuale di posti nei consigli di amministrazione delle aziende sia destinato al genere meno rappresentato, quindi solitamente al genere femminile. Ma anche qui, quante discussioni con quelle amiche anche nel PD che non si considerano “panda” da salvaguardare ! Sono solo desiderose di vedere riconosciuti i propri meriti, le proprie competenze, le proprie peculiarità….La loro critica è questa: le donne vanno prese in considerazione  dalla società, perché valgono, non perché donne…

Inoltre, segnalo che alcuni studi sociali segnalano come la presenza delle donne nei ruoli apicali sia ancora diseguale rispetto a quella degli uomini. Invece, le aziende che premiano le donne sono quelle che hanno rendimenti migliori… ma è un dato che pochi conoscono e che andrebbe divulgato…

Volgendo alla conclusione, mi sento di dire che la testimonianza di Nilde e Tina sia ancora eloquente.

Lascio l’ultima parola a Chiara Canta ed a Laura.

La cara amica prof.ssa Chiara Canta mi fa notare che “durante la pandemia l’impegno femminile nel lavoro domestico e di cura è aumentato. Quando si è trattato di decidere nelle case degli italiani, all’interno della coppia, chi doveva restare a casa a prendersi cura dei figli e delle persone con disabilità, non ci sono stati dubbi: le donne sono state le prime ad essere scelte per smart working, cassa integrazione o licenziamento non appena possibile. Lavorare da remoto rischia di essere l’ennesima trappola attraverso cui farle fuori dall’ufficio, dalla vita sociale del Paese relegandole a un ruolo marginale, facendo compiere alle donne un balzo all’indietro di cinquant’anni rispetto alle posizioni conquistate”.  Di Chiara mi permetto di segnalare l’importante saggio “ Le Pietre scartate”, Edizione Franco Angeli, sul ruolo delle teologhe ( e quindi anche delle donne) nella Chiesa cattolica.

Laura, del Gruppo Donne del PD, aggiunge: “Purtroppo i passi per le donne non sono finiti. In quarantena, molte donne sono saltate dai posti di lavoro e al contempo sono aumentati femminicidi e maltrattamenti. La strada è ancora lunga perché il nostro Paese ci tenga in considerazione a prescindere se si è belle o brutte, o dalla lunghezza delle gonne. Anche a me viene detto vuoi fare carriera come avvocata, o vuoi una famiglia? …Come se non avere una famiglia fosse una condicio sine qua non della carriera…Forse avere figli rallenta la carriera, ma senza bimbi continuiamo ad essere il Paese con molti anziani ed un tasso demografico che sale (pochissimo) grazie alle persone straniere..”

Ecco, mi auguro che  dopo questi due post dedicati alle donne, le lettrici di questo blog  possano sentirsi chiamate in causa, in qualche modo prendendo il testimone da Tina e da Nilde e prendendo parte attiva al Gruppo Donne promosso dal PD

Materiali per approfondire:

(Ringrazio Ilaria, Coordinatrice di Argomenti2000 Senigallia,  per i consigli sui libri):

A cura di Ester Rizzo, Associazione Toponomastica femminile, Le mille. I primati delle donne

Ritratti di grandi donne del nostro tempo,  Edizioni White Star

Valentina Ricci,Viola Afrifa,Romana Rimondi, Via Libera. 50 donne che si sono fatte strada

Paolo Ercolani, “Contro le donne. Storia e critica del pensiero più antico”, Marsilio, 2016

Dobbiamo trasformare la pandemia in un’occasione per diminuire le disuguaglianze di genere, insieme - THE VISION

San Giovanni Paolo II, Mulieris Dignitatem (15 agosto 1988) | Giovanni Paolo II (vatican.va)

La Legge Golfo-Mosca 8 anni dopo - Diversity Management (diversity-management.it)

Benedetta Zorzi, Genere in teologia: dalla trinitaria verso una rigenerazione della maschilità, in CONVIVIUM ASSISIENSE XI (2009) 1, 105-146

Giandiego Carastro



domenica 21 marzo 2021

Contributi per una Migliore Politica: Il PCI e la DC negli anni 70 Nilde Iotti e Tina Anselmi

Ringrazio Laura, Veronica, Rosa, Annapaola, Teresa per aver arricchito il post con la loro voce

Dopo aver pubblicato l’articolo su Achille Occhetto & Mino Martinazzoli (anni 90) e quelli più recenti su Pio La Torre & Piersanti Mattarella Mattarella (anni 80), entriamo adesso negli anni 70 del Novecento. Il post che segue è dedicato a due donne: Nilde Iotti e Tina Anselmi, due figure importanti sia per il PCI e per la DC, sia per la Repubblica e per la storia delle donne nel nostro Paese. Sono, per così dire, delle “madri della Repubblica”. Vissero in periodi difficili, cioè negli anni del fascismo, della fuoriuscita dalla dittatura, della ricostruzione del Paese: pur da avversarie (PCI e DC erano antagonisti),  queste due donne seppero dare una visione comune e concreta all’impegno femminile  in politica. Nilde Iotti fu la prima Presidente della Camera. Tina Anselmi fu la prima Ministra! Nelle righe che seguono saranno ospitate delle voci di donne di oggi che arricchiscono questo mio articolo.

Dati Biografici di Nilde Iotti

Nilde Iotti, pseudonimo di Leonilde Iotti (Reggio Emilia, 10 aprile 1920 – Poli, 4 dicembre 1999).

Incarichi pubblici

Prima donna nella storia dell'Italia repubblicana a ricoprire una delle tre massime cariche dello Stato, la Presidenza della Camera dei deputati, incarico che detenne per quasi 13 anni e per ben tre legislature, dal 20 giugno 1979 al 22 aprile 1992. Il suo impegno politico affonda le radici nella partecipazione alla Resistenza come attivista nei Gruppi di Difesa della donna: in tali strutture provvedeva alla raccolta di indumenti, medicinali e cibo per i partigiani impegnati nella guerra di Liberazione. Nilde Iotti ha partecipato alla stesura della Costituzione.  Ha voluto dar voce alle donne emiliane.

Dati Biografici di Tina Anselmi

Tina Anselmi (Castelfranco Veneto, 25 marzo 1927 – Castelfranco Veneto, 1º novembre 2016 ).

Incarichi pubblici 

Fu staffetta partigiana, poi politica nella DC. Fu la prima donna a ricoprire la carica di Ministro della Repubblica. Nominata nel Luglio del 1976 titolare del dicastero del Lavoro, fece approvare la legge 903 del 1977 sulla occupazione femminile. Successivamente fu Ministro della  Sanità. Grazie al suo impegno, venne istituito il Servizio Sanitario nazionale universale ( legge n. 833 del 1978) e reca la  sua firma la legge per il riconoscimento della interruzione volontaria di gravidanza (legge n. 194 del 1978, poi “confermata” dai cittadini durante lo storico referendum nel 1981).  Nel 1981,Tina Anselmi fu  inoltre Presidente della Commissione parlamentare di inchiesta che scoperchiò il cancro della P2, la loggia segreta che manovrava nell’ombra contro le decisioni del popolo sovrano.

La voce delle donne di oggi

“Nilde Iotti è stata una donna che ha combattuto tante battaglie, in nome della giustizia sociale, del divorzio e del diritto all’aborto” mi dice Laura, giovane avvocata, impegnata nel nostro circolo e che ringrazio anche per le note biografiche sopra esposte. “Donne determinate come Nilde Iotti hanno partecipato alla stesura del più importante documento italiano, la Costituzione. In questo breve intervento, vorrei evidenziare il forte sentimento politico della Iotti, ma anche le forti ideologie politiche che dopo il fascismo hanno spinto le persone a lottare per vedere affermati finalmente i diritti civili, l’uguaglianza tra gli uomini e l’emancipazione femminile.  Oggi, purtroppo viviamo passivamente il sentimento politico e le grandi lotte che hanno vissuto i nostri nonni ci sembrano solo un vecchio libro di storia impolverato, non ci rendiamo conto del fatto che alcuni politicanti si stanno divertendo a voler cancellare diritti acquisiti con fatica e, talvolta con il sangue di chi quelle lotte le ha volute e/o dovute davvero combattere per sfuggire ad un opprimente regime che non dava libertà.   Anche oggi, nel 2021, c’è da combattere, cito un recente episodio che mi ha particolarmente colpito: la pallavolista citata per danni dalla società che ha investito su di lei perché incinta; ancora una volta la nostra società fa apparire come la “lotta al femminile” non sia affatto terminata con le battaglie di Nilde Iotti, ma al contrario, emerge proprio di quanto ci sia ancora da combattere affinché la parità di genere non rimanga solo nei testi giuridici e venga effettivamente affermata”. 

Veronica - professoressa di Lingua inglese e Scienze politiche a Roma, presso l’ Università La Sapienza - mi dice che un fil rouge collega Tina e Nilde: “Hanno conquistato i ruoli istituzionali non perché donne, ma per la loro autorevolezza. Tina ha fatto moltissimo per i diritti delle donne e Nilde aveva una grande forza nell’espletare la sua carica istituzionale. Vorrei ricordare anche Rosa Oliva recentemente premiata dal Presidente Mattarella”.

Rosa - già dirigente scolastica e consigliera comunale a Jesi ed in provincia-  aggiunge: "Due donne che pur appartenenti a parti politiche opposte si sono trovate vicine nell'impegno  profuso nelle Istituzioni ai massimi livelli sempre con lucida intelligenza che le ha condotte ad assumere responsabilità anche molto pesanti affrontate con stile discreto, solerte, intellettualmente onesto. Voglio solo ricordare il lavoro condotto dalla Anselmi come Presidente (quando la politica maschilista non vuole correre rischi chiama una donna) della Commissione Parlamentare d'inchiesta sulla loggia segreta P2 di Licio Gelli, una storia buia che allunga ancora le sue nocive ombre sulla nostra fragile democrazia. Ambedue rappresentano un modello di impegno politico che sembra essere assente nel vuoto vociare al quale ci ha abituato il panorama politico di oggi". Ringrazio Rosa per avermi mandato la foto che ritrae insieme Iotti ed Anselmi:  sono a Montecitorio in occasione della festa della donna 8 marzo 1991. (La foto è tratta dal libro autobiografico di Tina Anselmi, Storia di un passione politica, Sperling & Kupfer, 2016).
In particolare su Tina Anselmi si è soffermata la voce di Annapaola, dirigente di cooperativa ed impegnata nella pastorale sociale: “Non si può riuscire a contenere in poche righe il pensiero, le esperienze, insieme al coraggio e alla generosità imponente che hanno attraversato le scelte di vita di Tina Anselmi; un bel libro- intervista: “Storia di una passione politica” l’autobiografia -  la descrive con semplicità e rende ragione della personalità originale di una donna speciale. Tra i tanti passaggi mi ha colpito una sua affermazione: ͔<< La democrazia va a cercare i protagonisti, affida loro un compito e se ciascuno lo assume perché ci crede, allora la democrazia vive e progredisce. Anche su questo punto mi trovavo in perfetta sintonia con Nilde Iotti, così come eravamo entrambe convinte di dover lasciare un segno in politica: noi che crediamo nella libertà e pretendiamo che sia difesa e tramandata alle nuove generazioni. Testimoniare è possibile se non si smette di cercare la verità>>. È una sintesi bellissima dell’impegno che la Anselmi ha espresso verso le istituzioni e la gente del suo amato Paese, della dignità di una donna politica capace di apprezzare la statura degli avversari fino alla libertà di esprimere loro più stima che rispetto;  ma soprattutto, la tenace ricerca della verità che l’ha sostenuta in tante battaglie. Tina Anselmi, si definisce come Nilde Iotti una testimone orgogliosa e serena di un grande amore verso le future generazioni. Per questo riconosciamo ancora oggi il loro incontestabile valore di donne di Stato ”.
Infine, ecco la voce di Teresa, giurista dei diritti umani ed insegnante apprendente: “Ho conosciuto personalmente Tina Anselmi che era già anziana, a Bassano. 15 o forse 20 anni prima l’ avevo ascoltata ad un incontro Rosy Bindi a Treviso, che lei presentò come la sua " delfina". Due donne in gamba, democristiane preparate e colte di generazioni diverse. In quest’ ultimo incontro a Bassano avevamo condiviso con lei i temi della Resistenza… io ero intervenuta come esperta in diritti umani o come difensora civica o come fondatrice del club Unesco in zona, non ricordo. Comunque  abbiamo condiviso forme e approcci, oltre ad un rispetto ed un ascolto reciproco del quale mi sono, ricordo nitidamente,  meravigliata anch’ io … perché  sembrava che avessimo sempre condiviso molto. Alla fine con Tina ci siamo subito date del tu … e mi dice che avremmo dovuto vederci presto, perché  dovevamo fare molte altre cose insieme. Poi non ci siamo più riviste,  ma ricordo - e vorrei condividere questo con chi mi legge- che, allora, la visione comune riguardava un senso di libertà e uguaglianza per una democraticità fondata sui valori costituzionali… per una consapevolezza che, mi sembrava, pochi potessero  avere come noi due. La cosa mi gratificò molto. Ho conoscenza della sua storia e di come si era comportata nei luoghi di potere dove fu eletta:  Tina Anselmi affrontò l’impegno con grande senso dei valori, di quegli stessi valori che abbiamo condiviso, con un contributo che dovrebbe essere di indicazione su come comportarsi anche oggi… I politici veneti potrebbero  ricordare e imparare  da tale “archivio” di memoria colta, democratica e di condivisione”.
Cosa Tina e Nilde possono dire oggi al PD, alle sue donne ed ai suoi uomini? A tutte le cittadine e cittadini? Quale sarà il protagonismo femminile nella società della ricostruzione dopo la pandemia? Ne parleremo nel prossimo post…

Per approfondire:
:: Fondazione Nilde Iotti ::
9 Dicembre 1977: la ‘Legge Anselmi” sul lavoro. La rottura di un tabù, l’inizio della marcia per la “parità di trattamento” (ilmamilio.it)
Tina Anselmi, Storia di un passione politica, Sperling & Kupfer, 2016
Luisa Lama, Nilde Iotti. Una storia politica al femminile
Nilde Iotti, La tecnica della libertà, Edizioni di Comunità
Andrea Canova, Nilde Iotti, La ragazza dalle spalle larghe. Omaggio alla figura di Nilde Iotti, nel centenario della nascita. Con scritti di Luca Vecchi, Ileana Malavasi, Raffaella Curioni, Antonio Petrucci, Ugo Bellocchi, Marisa Malagoli Togliatti, Jone Bartoli, Marisa Rodano, Loretta Giaroni, Giorgio Napolitano, Livia Turco, Giorgio Frasca Polara, Vannino Chiti, Rocco Caccavari, Michele Giardiello, Piera Capitelli, Mauro Guerra, Anna Foglietta

Giandiego Carastro