domenica 30 agosto 2020

I “nemici” di Francesco e la sfida di un nuovo modello di sviluppo

Terza parte

E’ opportuno che i lettori del blog conoscano almeno queste citazioni tratte da uno dei documenti approvati dal Papa e dai Vescovi alla fine del Concilio Vaticano II. Parlo della Costituzione denominata Lumen Gentium di cui riporto i numeri 1, 31, 38.

Cristo è la luce delle genti: questo santo Concilio, adunato nello Spirito Santo, desidera dunque ardentemente, annunciando il Vangelo ad ogni creatura (cfr. Mc 16,15), illuminare tutti gli uomini con la luce del Cristo che risplende sul volto della Chiesa. E siccome la Chiesa è, in Cristo, in qualche modo il sacramento, ossia il segno e lo strumento dell'intima unione con Dio e dell'unità di tutto il genere umano, continuando il tema dei precedenti Concili, intende con maggiore chiarezza illustrare ai suoi fedeli e al mondo intero la propria natura e la propria missione universale. Le presenti condizioni del mondo rendono più urgente questo dovere della Chiesa, affinché tutti gli uomini, oggi più strettamente congiunti dai vari vincoli sociali, tecnici e culturali, possano anche conseguire la piena unità in Cristo. (…) 31. Col nome di laici si intende qui l'insieme dei cristiani ad esclusione dei membri dell'ordine sacro e dello stato religioso sancito nella Chiesa, i fedeli cioè, che, dopo essere stati incorporati a Cristo col battesimo e costituiti popolo di Dio e, nella loro misura, resi partecipi dell'ufficio sacerdotale di tutto il popolo cristiano. Il carattere secolare è proprio e peculiare dei laici. Infatti, i membri dell'ordine sacro, sebbene talora possano essere impegnati nelle cose del secolo, anche esercitando una professione secolare, tuttavia per la loro speciale vocazione sono destinati principalmente e propriamente al sacro ministero, mentre i religiosi col loro stato testimoniano in modo splendido ed esimio che il mondo non può essere trasfigurato e offerto a Dio senza lo spirito delle beatitudini. Per loro vocazione è proprio dei laici cercare il regno di Dio trattando le cose temporali e ordinandole secondo Dio. Vivono nel secolo, cioè implicati in tutti i diversi doveri e lavori del mondo e nelle ordinarie condizioni della vita familiare e sociale, di cui la loro esistenza è come intessuta. Ivi sono da Dio chiamati a contribuire, quasi dall'interno a modo di fermento, alla santificazione del mondo esercitando il proprio ufficio sotto la guida dello spirito evangelico, e in questo modo a manifestare Cristo agli altri principalmente con la testimonianza della loro stessa vita e col fulgore della loro fede, della loro speranza e carità. A loro quindi particolarmente spetta di illuminare e ordinare tutte le cose temporali, alle quali sono strettamente legati, in modo che siano fatte e crescano costantemente secondo il Cristo e siano di lode al Creatore e Redentore.(…) 38. Ogni laico deve essere davanti al mondo un testimone della risurrezione e della vita del Signore Gesù e un segno del Dio vivo. Tutti insieme, e ognuno per la sua parte, devono nutrire il mondo con i frutti spirituali (cfr. Gal 5,22) e in esso diffondere lo spirito che anima i poveri, miti e pacifici, che il Signore nel Vangelo proclamò beati (cfr. Mt 5,3-9). In una parola: « ciò che l'anima è nel corpo, questo siano i cristiani nel mondo ».”

Quest’ultima metafora è tratta dalla epistola antica A Diogneto, una delle più interessanti opere del cristianesimo antico ed a cui io che Vi scrivo tengo molto. La editrice Citta Nuova ne ha pubblicato una recente traduzione a cura di Fabio Ruggiero.

In conclusione. Dopo il primo post pubblicato qualche settimana fa, abbiamo ripreso a parlare del Pontificato di Francesco, dedicando oggi una riflessione ai “nemici” di Francesco e siamo arrivati a presentare, in linea molto sintetica, il Concilio Vaticano II, un evento che pulsa ancora oggi!

Ai lettori del blog vorrei offrire questa conclusione: il cristianesimo è una religione della incarnazione, non dello spiritualismo; Papa Francesco è figlio del Concilio Vaticano II e per apprezzare, promuovere, custodire le sue innovazioni a tutela della pace mondiale suggerisco di approfondire sia gli scritti e le azioni di Papa Francesco, che anche gli scritti del Concilio Vaticano II.

Pur mantenendo la legittima ed opportuna distinzione tra sfera civile e sfera ecclesiale, penso che le parole ed i gesti di Papa Francesco potranno essere di ispirazione per il PD che sarà chiamato a rispondere nei fatti a chi lo accusa di essere un partito diversamente di destra, neoliberista, conservatore. Il PD è spesso accusato “da sinistra” di aver scelto la via del neoliberismo, contro il sogno di un modello di sviluppo diverso, maggiormente centrato sulle persone e meno sulle merci, sul rispetto del creato e non sul suo sfruttamento.

Nei prossimi post, potremmo ritornare a parlare di “cattolici in politica”. Vi lascio con le parole del Presidente nazionale di Argomenti2000, Ernesto Preziosi, scritte nella Newsletter di questo caldo agosto 2020: Resta aperta la questione di fondo di un maturo rapporto dei cattolici italiani con la politica e la democrazia in questo inizio di XXI secolo nel quale sono venute meno le grandi famiglie che hanno fatto la cultura politica del secolo scorso e la stessa democrazia è oggetto di mutamenti profondi tanto sul piano procedurale quanto su quello sostanziale.”

Giandiego Carastro

 

venerdì 28 agosto 2020

I “nemici” di Francesco e la sfida di un nuovo modello di sviluppo

Seconda parte

Non ignoro che per tanti secoli, il cristianesimo ha promosso una cultura dell’austerità, della fuga dal mondo, della rinuncia ai piaceri del mondo. Ma questo è un filone proprio del monachesimo, cioè dei monaci e delle monache che scelgono un modo radicale di vivere l’appartenenza a Dio ed alla Chiesa. La chiamata ad essere monaci e monache non è per tutti; uguale dignità in termini di vita santa e felice ha la chiamata a vivere da battezzati nella quotidianità: e questa caratteristica è della larga maggioranza del popolo di Dio!

Un momento in cui il nucleo finanziario ed il nucleo teologico si sono fusi è la critica alle attenzioni del Papa alla cura della casa comune, espressa nella enciclica Laudato Sì, del 2015. Papa Francesco chiede alle Nazioni di lottare contro il cambiamento climatico, che potrebbe far emergere inique diseguaglianze e danneggerà l’ecosistema in modo irrimediabile. Alcuni credenti e prelati hanno apprezzato le posizioni “negazioniste” rispetto alle alterazioni climatiche del Presidente degli USA D.Trump, piuttosto che sostenere l’impegno di Francesco per la casa comune.

Vorrei provare a fare un ragionamento più ampio, di natura storica: i prelati che hanno espresso critiche a Papa Francesco sono in realtà critici anche del Concilio Vaticano II, un evento che ha segnato il Novecento, di rilevanza ecclesiale, ma anche civile.

Mi piacerebbe nei prossimi mesi far conoscere bene cosa è stato Concilio Vaticano II: basti pensare che grazie a questo evento, Paesi come la Spagna ed il Portogallo sono usciti da una fase di dittatura per arrivare ad una fase di democrazia, senza spargimenti di sangue tra il popolo. Rinvio ai lavori del Convegno organizzato qualche anno alla Sapienza dal titolo: Paolo VI, Il Concilio Vaticano II e la terza ondata democratica. https://stefanoceccanti.it/15-ottobre-alla-sapienza-paolo-vi-e-la-terza-ondata-democratica/).  

Il Concilio Vaticano II si è svolto dal 1962 al 1965 ed è stato il momento in cui duemila vescovi insieme al Papa (prima Giovanni XXIII e poi Paolo VI) hanno chiesto aiuto allo Spirito Santo per aggiornare il modo con cui essere presenti nel mondo. Hanno scelto di lasciare da parte la fase delle condanne (contro gli ebrei, contro i protestanti, contro i massoni, contro i comunisti, contro la scienza, contro i musulmani) per scegliere la via del dialogo con le persone di buona volontà, siano esse ebree, protestanti, massoni, comuniste, siano esse scienziati, musulmani, etc. A che fine? Per sperimentare una convivenza pacifica, secondo i principi della dignità umana, della solidarietà, della sussidiarietà, del bene comune…

Giandiego Carastro

martedì 25 agosto 2020

I “nemici” di Francesco e la sfida di un nuovo modello di sviluppo

Prima parte

Il Pontificato di Francesco ha avviato dei processi universali, per rimettere al centro le persone ed il creato, rispetto a logiche economiche basate esclusivamente sulla produzione di nuove merci, che trasformano i cittadini in consumatori e li inducono a rincorrere l’acquisto di beni di consumo superflui o comunque non sempre necessari. Nel precedente post, ho descritto solo alcuni dei passaggi importanti di questo Pontificato. Mi è stato chiesto dalla Redazione di dedicare un secondo post per dare conto delle posizioni contrarie al messaggio di Francesco, sia dentro che fuori la comunità ecclesiale.

Il tema è reale, è presente sui giornali e sui blog: è stato trattato dal giornalista Nello Scavo nel libro I Nemici di Francesco, edizioni Piemme, al quale rimando i lettori. Cosa succede? Succede che da anni alcuni laici e (pochi) vescovi si dedicano a rivolgere accuse a Francesco: la sua elezione sarebbe nulla; il vero papa sarebbe ancora Benedetto XVI ; Francesco sarebbe eretico perché abbandona la retta tradizione. Spesso tali laici e vescovi, critici con il Papa, guardano con favore ai regimi di “democratura” (democrazia illiberale o vicina alla dittatura). Perché questa acrimonia contro il Papa?

A mio avviso, i nuclei di oppositori al papato di Francesco possono essere due: il primo di natura economico-finanziaria, il secondo di natura teologica.

“Questa economia uccide”, ha scritto chiaramente Francesco nella esortazione apostolica Evangelii Gaudium del 2013. Riporto i numeri 53 e 54 della Esortazione apostolica:

“No a un’economia dell’esclusione. 53. Così come il comandamento “non uccidere” pone un limite chiaro per assicurare il valore della vita umana, oggi dobbiamo dire “no a un’economia dell’esclusione e della inequità”. Questa economia uccide. Non è possibile che non faccia notizia il fatto che muoia assiderato un anziano ridotto a vivere per strada, mentre lo sia il ribasso di due punti in borsa. Questo è esclusione. Non si può più tollerare il fatto che si getti il cibo, quando c’è gente che soffre la fame. Questo è inequità. Oggi tutto entra nel gioco della competitività e della legge del più forte, dove il potente mangia il più debole. Come conseguenza di questa situazione, grandi masse di popolazione si vedono escluse ed emarginate: senza lavoro, senza prospettive, senza vie di uscita. Si considera l’essere umano in se stesso come un bene di consumo, che si può usare e poi gettare. Abbiamo dato inizio alla cultura dello “scarto” che, addirittura, viene promossa. Non si tratta più semplicemente del fenomeno dello sfruttamento e dell’oppressione, ma  di qualcosa di nuovo: con l’esclusione resta colpita, nella sua stessa radice, l’appartenenza alla società in cui si vive, dal momento che in essa non si sta nei bassifondi, nella periferia, o senza potere, bensì si sta fuori. Gli esclusi non sono “sfruttati” ma rifiuti, “avanzi”. 54. In questo contesto, alcuni ancora difendono le teorie della “ricaduta favorevole”, che presuppongono che ogni crescita economica, favorita dal libero mercato, riesce a produrre di per sé una maggiore equità e inclusione sociale nel mondo. Questa opinione, che non è mai stata confermata dai fatti, esprime una fiducia grossolana e ingenua nella bontà di coloro che detengono il potere economico e nei meccanismi sacralizzati del sistema economico imperante. Nel frattempo, gli esclusi continuano ad aspettare. Per poter sostenere uno stile di vita che esclude gli altri, o per potersi entusiasmare con questo ideale egoistico, si è sviluppata una globalizzazione dell’indifferenza. Quasi senza accorgercene, diventiamo incapaci di provare compassione dinanzi al grido di dolore degli altri, non piangiamo più davanti al dramma degli altri né ci interessa curarci di loro, come se tutto fosse una responsabilità a noi estranea che non ci compete. La cultura del benessere ci anestetizza e perdiamo la calma se il mercato offre qualcosa che non abbiamo ancora comprato, mentre tutte queste vite stroncate per mancanza di possibilità ci sembrano un mero spettacolo che non ci turba in alcun modo.”

Molto probabilmente, i circoli finanziari di Wall Street piuttosto che di Londra o Milano avranno reagito male nel leggere queste parole. Infatti, il Papa chiede di trasformare il modello economico a livello globale, continentale, nazionale, locale. I critici del Papa vedono un attacco alle proprie dottrine di neo-liberismo estremo e accusano il Papa di pensare poco alle anime e troppo ai corpi. In questo, il nucleo “finanziario” si allea con il nucleo “teologico”, poiché alcuni esponenti del mondo ecclesiale, del laicato e della gerarchia, non concordano con il fatto che il Papa parli di come migliorare le condizioni di vita materiali delle donne e degli uomini. Qui, sta una dimenticanza, perché il cristianesimo è la religione del Dio che si fa Uomo per salvare le donne e gli uomini, in spirito, corpo, anima. Non solo nell’anima. I prelati che accusano Papa Francesco vivono la smemoratezza di non ricordare che esiste la Dottrina sociale della Chiesa, cioè un insieme di principi che la Tradizione cristiana ha maturato alla luce del Vangelo e del Magistero: dignità della persona umana; solidarietà, sussidiarietà, bene comune (ecco un link utile: http://www.vatican.va/roman_curia/pontifical_councils/justpeace/documents/rc_pc_justpeace_doc_20060526_compendio-dott-soc_it.html).

  Giandiego Carastro

lunedì 17 agosto 2020

PD, uno sguardo sul futuro prossimo.

Il nostro spirito di continua autocritica ci ha spesso portati ad interrogarci sulla bontà e sulla efficacia di questo Governo, partendo dalle ragioni che hanno contribuito alla sua nascita, di necessità prima, per dare una nuova solidità al Paese ed impedire ad una certa destra di prendere il comando sotto i fumi del mojito, e di convivenza dopo, decreto dopo decreto, scoprendo che tra le due parti (PD e M5S) sussistono diverse affinità di pensiero, anche se, realisticamente, le distanze sembrano essere ancora tante e, soprattutto, sembrano concrete. La risposta non è semplice e non può essere cosi facilmente sintetizzata in un Si o un No. Certo, alla luce degli accadimenti di quest'anno, con la durissima crisi sanitaria da gestire, non si può che rispondere con un Si, per fortuna questo Governo è nato ed ha gestito, con la dovuta serietà, un momento davvero complicato e storico, altri Paesi non sono riusciti a fare altrettanto e la differenza l'ha fatta proprio il differente approccio politico. Siamo decisamente convinti che i problemi non hanno colore politico, non sono ne di destra ne tantomeno di sinistra, ma le soluzioni si, quelle hanno un sempre un chiaro colore ed una precisa connotazione politica. Per nostra fortuna non avremo mai la controprova, ma possiamo tranquillamente immaginare cosa sarebbe potuto succedere, in una situazione sanitaria delicatissima, con un governo a spinta Lega, con l'attenzione tutta sui porti e sui migranti e negazionismo diffuso e di convenienza nel Paese (come se i flussi migranti si muovessero solo via mare, vorremmo ricordare che gran parte di questi flussi segue la rotta balcanica, via terra, ma forse questi fanno meno audience, prima o poi qualcuno, magari laureato su Facebook, ci spiegherà il perché).

Di seguito riportiamo un analisi del nostro Segretario Nicola Zingaretti a cui però vorremmo ricordare due passaggi che riteniamo centrali rispetto al nostro modo di pensare Politico:

  • Il MES, da qualche settimana assente ingiustificato dalla discussione politica (seppur presente nel articolo completo su la stampa), eppure avevamo lottato per renderlo esigibile e privo di condizionalità, possibile che non riusciamo ad imporre un punto cosi importante nell'agenda politica dei nostri "compagni" di viaggio?
  • Il ritiro delle denunce contro il M5S per le accuse infamanti di questi anni. Seppur comprendendone la natura, difficile passeggiare allegramente spalla a spalla con chi hai denunciato, e consapevoli che "loro" hanno fatto altrettanto, avremmo almeno meritato, come iscritti ed attivisti una analisi completa ed una discussione che arrivasse alla base del Partito.
Di seguito le dichiarazioni del nostro Segretario:

"La scelta di formare questo governo da parte del Pd è stata lungimirante. Anche se non vanno nascoste le difficoltà in nome della salvezza della Repubblica.

Senza questo governo non avremmo potuto fronteggiare la pandemia: Salvini l'avrebbe gestita come Trump o Bolsonaro e il rapporto conflittuale con l'Europa non avrebbe permesso di ottenere per l'Italia gli straordinari risultati, anche in termini di risorse.

Il Pd è la garanzia ed è il motore affinché le cose cambino in meglio.

Le risorse del Recovery Fund vanno utilizzate su progetti credibili, concreti e di valore strategico.  Ne ho parlato oggi su La Stampa.

ECCO LE NOSTRE PRIORITÀ

• Innovazione, ricerca, scuola, capitale umano, valorizzazione dei nostri talenti, green economy, digitalizzazione del Paese e drastico ammodernamento della pubblica amministrazione, con la semplificazione dei regolamenti troppo numerosi e complicati e della ancora così forte vischiosità della pubblica amministrazione.

• Impegno contro le discriminazioni di genere.

• rilancio di politiche industriali in grado di coordinare meglio le strategie e dare alle nostre grandi imprese pubbliche degli obiettivi Paese.

• Sostegno molto più attivo al tessuto della piccola e media impresa.

• Sul piano fiscale, l’adeguamento dei pagamenti all'erario da parte da tante partite Iva.

• Infrastrutture moderne, risanamento strutturale del dissesto idrogeologico dei nostri territori, interventi nel Mezzogiorno.

• Rilancio del Sistema sanitario. Occorre attivare il Mes che è una linea di finanziamento molto più vantaggiosa rispetto alla ricerca di risorse sul mercato. Ed è senza condizioni.

So che dovremo raggiungere questi obiettivi in una situazione politica per certi aspetti anomala. Ma è inutile lamentarsi, tramare o fare confusione. Occorre un impegno corale per cambiare e ricostruire fiducia nel futuro.

Abbiamo una missione: lasciare ai giovani un'Italia migliore di quella che abbiamo trovato. Ora è possibile."

Un abbraccio riflessivo,

La Redazione 

venerdì 14 agosto 2020

Solo una "Questione Morale"?

"La questione morale esiste da tempo, ma ormai essa è diventata la questione politica prima ed essenziale perché dalla sua soluzione dipende la ripresa di fiducia nelle istituzioni, la effettiva governabilità del paese e la tenuta del regime democratico". (cit. Berlinguer).

Una dichiarazione drammaticamente attuale, come molte sue altre. Così lo storico leader di quella Sinistra che seppe, partendo anche dalla dura analisi delle sue ombre interne, costruire un pezzo di storia importante per le future Democrazie.

Viene da domandarci cosa Berlinguer potrebbe pensare e dire oggi, a circa 40 anni da quelle dichiarazioni ed alla luce dell'attuale scandalo del Bonus Covid, i famosi 600 euro, poi diventati 1000, richiesto ed ottenuto anche dai parlamentari (almeno 5 stando alle dichiarazioni INPS), oltre che dalle tante figure che rappresentano comunque le istituzioni a livello regionale, e cosa aggiungerebbe alle sue già dure parole sulla politica di allora. 

Siamo chiari, questa del Bosus rappresenta solo l'ennesima dimostrazione di quanto poveri, miserevoli, ridicoli, meschini, inadeguati possano essere certi "uomini", ed ovviamente "donne", di questa "nuova politica italiana". Personaggi talmente pieni di se che a forza di urlare "al ladro" si sono dimenticati che, l'invettiva, laddove spregevole, deve valere anche e soprattutto per se stessi. Dov'è quella politica che deve ergersi da "esempio", dentro quale anfratto del dibattito è andata persa. Come ci siamo ritrovati in un mondo in cui gli slogan, e soprattutto le "cazzzate", contano più di un serio dibattito e, tristemente, più delle azioni meritevoli?

Cosa penserebbe del continuo sberleffo che, anche conseguenza di comportamenti "volutamente" leggeri ed irrispettosi di certi politicanti, tanti cittadini si sentono il diritto di avere verso le Istituzioni?

Cosa penserebbe del degrado morale e culturale in cui tutto questo ci sta trascinando?

Noi volgiamo credere che, piuttosto, ci chiederebbe "cosa ne pensiamo noi" e cosa siamo disposti a fare per inserire la retromarcia, fermo restando che non sia già troppo tardi.

Proprio cosi, oggi siamo noi gli attori in campo, Politici e non, attivisti e non, o più semplicemente cittadini di un Paese che non sa più come urlarci il suo bisogno di "ridestarsi". Siamo convinti che ci sia un Italia che crede nella giustizia, nella legalità, nella trasparenza, convivenza civile, finanche nelle Istituzioni e nello Stato, e crede in un Paese stufo di farsi ingannare dalle solite menzogne, architettate ad arte per distrarre l'opinione pubblica delle proprie incapacità.

Provate a fare un "test", pubblicate sulla vostra pagina Facebook (vale per qualsiasi Social) 2 post nella stessa giornata, uno nel quale parlate di un argomento importante, nel quale credete, esempio immigrazione, scuola, economia, scegliete voi, poi poco dopo pubblicate un post volutamente "leggero", ad esempio voi che bevete una birra magari con una mascherina nel taschino o sul gomito, ironizzando su questo, bhe credetemi, il post con la birra surclasserà di "mi piace" l'altro post. Questo piccolo test non ha alcuna pretesa di carattere sociologico, ma restituisce un idea molto semplice e banale di come gli argomenti seri perdono facilmente contro argomentazioni di gran lunga più leggere e disinpegnative.

Quello che sembra mancare al dibattito attuale sembra essere quel forte legame con gli "Ideali" che contraddistingueva il dibattito politico fino a qualche tempo fa, soprattutto di una parte della sinistra,

Dobbiamo tornare a riempire di significato le Nostre parole, riscoprendo la "grande bellezza" dei nostri temi, che significato riusciamo ancora a dare a temi come "Etica e Morale" se lasciamo che all'indignazione iniziale non seguano azioni mirate ad impedire nuovi scempi, ed altri temi come "Giustizia, Legalità" che valore hanno se al ricordo ed alla commozione non seguono azioni forti e vere di contrasto agli abusi, alle corruzioni facili e diffuse, alle evasioni fiscali (tema drammaticamente vivo) e non ultimo di contrasto a tutte le Mafie. Ed il senso di "Riformismo" vogliamo davvero consegnarlo alla storia come un "bluff", un inganno a noi stessi della serie "avevamo in mente tante belle riforme, ma una volta l'opposizione, una volta l'Europa ed una volta Capitan Nessuno ce l'hanno impedito?

E' giunta l'ora di smettere di guardarsi allo specchio, se la società in cui viviamo inizia a non piacerci dobbiamo impegnarci con tutte le nostre forze per cambiarla. Abbiamo tante sfide importanti davanti a noi, la crisi (nostro malgrado) ci consegna un Paese che ha necessità di cambiare passo, davvero, fuori dagli slogan, penso al MES. Tutti concordiamo sulla necessità di una Sanità nuova, efficiente, equa e solidale da nord a sud, ora è il momento. Dobbiamo affermarlo a voce alta, fieri e convinti che sia la cosa giusta, perchè sappiamo che lo è.

Lasciamo agli altri gli "slogan" non hanno altro, Noi abbiamo da fare, abbiamo un Paese a cui pensare.

Un abbraccio Riformista,

La Redazione